Wikileaks ha pubblicato circa 250 mila documenti tratti dagli archivi USA. Una diffusione limitata rispetto al milione di files preannunciati che conferma una scelta a monte, indotta probabilmente da decisioni politiche piuttosto che redazionali. Una divulgazione che dimostra come le possibili azioni destabilizzanti e quindi terroristiche non sono più solo rappresentate da atti eclatanti come quelli dell’11 settembre, ma possono essere attuate anche attraverso azioni globali improntate al’antico concetto “dividi et impera”. Per quanto noto, infatti, quello che è stato pubblicato non risparmia nessuno dei potenti del mondo. Vladimir Putin descritto come un autoritario. Silvio Berlusconi amante delle riunioni conviviali selvagge definito portavoce della Russia in Europa. Sarkozy dipinto come "imperatore nudo". La Cancelliera Merkel che “naviga” evitando i rischi. Il presidente afgano Hamid Karzai afflitto da paranoia e Gheddafi caratterizzato da ipocondria. L’ONU ed il suo segretario generale Ban Ki-moon oggetto di interesse dell’intelligence americana gestita da Obama e dal suo segretario di Stato Hillary Clinton (nota del 31 luglio 2009). Veline su azioni segrete USA progettate per portare via da un reattore nucleare pakistano uranio altamente arricchito, nel timore che potrebbe essere utilizzato per realizzare un ordigno terroristico “sporco”. Documenti che insieme a centinaia di altri incideranno forse in maniera indelebile sulle relazioni diplomatiche internazionali con effetti difficilmente immaginabili. Una realtà che indica al mondo l’assoluta permeabilità dei sistemi di sicurezza statunitensi ed innesca sfiducia e perplessità in tutte le altre entità mondiali che quotidianamente interagiscono con gli USA. Molti i dubbi su chi possa essere il promotore dell’iniziativa di Wikileaks. Sicuramente un regista che ha l’interesse di ridicolizzare gli USA ed attivare una forma di terrorismo silente molto più pericoloso di quello tradizionale. Non sono una novità i rapporti fra Berlusconi e Putin come le preoccupazioni del mondo arabo moderato di fronte alla crescita nucleare dell’Iran, ma la dimostrazione che improvvisamente comunicazioni istituzionali possano diventare oggetto di conoscenza globale rappresenta una pericolosa rottura degli equilibri che fino ad ora hanno caratterizzatogli equilibri politici ed economici mondiali. La divulgazione dei documenti ha proposto alla gente informazioni non commentate né inquadrate nel contesto generale che le ha derivate. E’ stata attivata una forma di “liberalismo informativo” apparentemente moderno ed evoluto ma di fatto pericoloso in quanto foriero di spunti cognitivi avulsi dal contesto generale delle realtà che possono aver dato origine ai contenuti divulgati. Non è , quindi, azzardato affermare che siamo di fronte ad una forma evolutiva del concetto di terrorismo inteso come atto destabilizzante piuttosto che azione cruenta di tipo militare. Una penetrazione silenziosa nel substrato sociale occidentale e del mondo orientale ad esso alleato, che si accompagna all’azione avviata da tempo per colpire le generazioni emergenti attraverso la diffusione della droga. Una conferma che il terrorismo internazionale dispone di altre forme di offesa forse più efficaci dell’esplosivo, tali da incidere significativamente sulla sicurezza globale. In questo contesto il sito di Julian Assange fondato nel 2006 con lo scopo di garantire i diritti umani ed il diritto di informazione ha fallito nel proprio scopo. La divulgazione come segreti di documenti che per la maggior parte rientrano nella routine della diplomazia internazionale rappresenta, infatti, una vera e propria minaccia alla stabilità globale ed alla sicurezza delle singole persone nel momento che gli atti pubblicati sono più vicini a forme di gossip piuttosto che essere caratterizzati da contenuti politici costruttivi. Atti che, però, potrebbero rappresentare oggetto di stimolo per forme di esaltazione collettiva sicuramente non favorevoli per la stabilità internazionale e per l’integrazione delle diverse culture e religioni. Divulgare, infatti, notizie avulse da ogni contesto contingente è assolutamente pericoloso ed assimilabile ai video clip di Bin Laden quando inneggia alla jahad ed al terrorismo internazionale.
29 novembre 2010
29 novembre 2010