mercoledì 28 maggio 2014

Marò : l’Italia sceglie esperti legali inglesi


Solo poche righe per sottolineare il disappunto come italiano sulle scelte che vengono fatte per tutelare e risolvere, secondo la motivazione ufficiale,  la vicenda dei due Fucilieri di Marina.

 

Ieri un’Agenzia ci informa, infatti, che la Ministro degli Esteri Mogherini ha nominato un "comitato dei giuristi" che si occuperà  della "nuova fase" di internazionalizzazione del caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

 

La Ministro ci dice anche che "Abbiamo insediato il comitato di giuristi che sta seguendo  la nuova fase, c'è stato un primo incontro con le famiglie. Il lavoro continua in modo molto diretto e costante, quotidiano. Il team è guidato da Sir Daniel Behtlehem, ex capo del servizio giuridico del Foreign Office, uno dei maggiori esperti di diritto internazionale e che ha una grande esperienza sul campo. Il gruppo è al lavoro da diverse settimane".

 

Non entro nel merito delle decisioni istituzionali, ma non posso esimermi dall’esprimere meraviglia sul fatto che nonostante  la Difesa e gli Esteri dispongano di strutture organiche deputate proprio a risolvere i problemi legali, e sebbene in Italia ci siano egregi accademici esperti di diritto internazionale secondi a nessuno, si sente la necessità di assegnare la direzione del Gruppo di Lavoro in questione all’ex responsabile del servizio giuridico del Ministero degli esteri inglese.

 

Sir Daniel Behtlehem, che  dal maggio 2006 al maggio 2011 è stato il principale Consigliere Giuridico del Regno Kingdom Foreign & commonwealth Office e dal cui  CV , comunque, (http://www.biicl.org/files/5184_cv_-__daniel_bethlehem.pdf) non emerge una peculiare esperienza nel settore del Diritto o convenzioni internazionali sulla navigazione.

 

Probabilmente, invece, un internazionalista italiano esperto in Diritto del Mare avrebbe meglio coordinato gli esperti incaricati di risolvere il problema.

 

In ogni caso, senza entrare nel merito, si fa osservare che le decisioni della Ministro inducono a pensare che non ritenga affidabili le professionalità specifiche italiane,  per cui se così fosse sarebbe auspicabile che nel quadro del riassetto della Pubblica Amministrazione in corso, la Mogherini consigliasse al Premier di rimodulare in primis il Servizio per gli Affari Guridici del MAE ed a seguire tutte le strutture di natura legale operative  negli altri Ministeri, rivedendo anche gli organici delle cattedre di Diritto Internazionale e della Navigazione previste nelle Università di Stato.

 

In questo caso e tenuto conto dei risparmi in termini economici che lo Stato potrebbe ottenere,  il ricorso a expertise non italiana sarebbe sicuramente più accettabile e giustificato.   

 

Fernando Termentini, 28 maggio 2014 - ore 12,30

martedì 27 maggio 2014

Marò : l’avvocato difensore destinato alla nomina di Procuratore Generale

Il pragmatismo di Modi comincia  a manifestarsi con azioni concrete che non lasciano ben sperare per i nostri Fucilieri di Marina in ostaggio di Delhi. Il neo Presidente non palesa astio nei loro confronti, diversamente da quanto avvenuto ripetutamente durante la campagna elettorale, rimane neutrale, ignora i due italiani, ma esercita indirettamente a loro danno le proprie prerogative istituzionali destinando il loro avvocato difensore alla carica di Procuratore Generale.

Una notizia riportata da The Times of India che informa che “ Mukul Rohatgi, il legale che rappresenta i marò e l'Italia nei ricorsi esaminati in questi mesi presso la Corte Suprema dell'India, è il principale candidato per la carica di Attorney General (Procuratore generale) del nuovo governo di Narendra Modi.

L’avvocato se venisse nominato  diventerebbe da difensore il  tutore istituzionale degli interessi dello “Stato indiano contro i due Fucilieri di Marina”, peraltro con una posizione di vantaggio rispetto a qualsiasi altro Pubblico Ministero  conoscendo perfettamente il dossier che riguarda i due militari.

Un particolare che potrebbe essere positivo per gli aspetti che riguardano gli elementi a loro discolpa ma che ,  come ha anche detto l’ex Ministro Ambasciatore Terzi  all''Adnkronos, "…… si  tratta di un professionista istituzionale che dovrebbe mostrare un atteggiamento imparziale. Si tratta quindi di vedere l''orientamento del nuovo primo ministro indiano su questa vicenda. E' uno sviluppo che dovrà essere seguito con grandissima cautela da parte di chi, in  Italia, sta seguendo questo dossier". Aggiunge Terzi, "Teniamo inoltre sempre presente che l'obiettivo di questi due ultimi anni del governo indiano è stato quello di affermare un''assertività della politica estera del Paese contraddicendo addirittura dei principi fondamentali del diritto internazionale,  l'India ha voluto dimostrare che la sua politica estera si colloca al di sopra degli impegni internazionali dei trattati ratificati. Il continuo attendismo che l'Italia ha avuto nell''ultimo anno nell'esperire l'azione di arbitrato obbligatorio ha creato nei mesi passati una situazione sempre più difficile, se l'avessimo affrontata con maggiore determinazione dopo la decisione scellerata di rimandare i marò in India, affrontando con rapidità e decisione questa materia sul piano internazionale, non ci troveremmo a questo punto".

Il pensiero dell’Ambasciatore Terzi è assolutamente condivisibile e mette in risalto alcune incongruità che in questo momento caratterizzano l’azione del Governo nella vicenda specifica.

La Ministro degli Esteri che ripete continuamente che è stata avviata l’internazionalizzazione del caso , quello della Difesa che rivendica l’immunità funzionale dei due militari, ma, di fatto,  nulla si conosce su quali azioni siano state compiute o siano in itinere perché tutto ciò avvenga e, in particolare, se sia stato avviato o meno l’arbitrato internazionale.

Nel frattempo, Modi con la sua decisione sottrae di fatto  la difesa ai due Marò costringendoli ad individuare un altro collegio difensivo, che non potrà essere immediatamente operativo dovendo studiare le carte processuali. Un modo come un altro per allungare ancora una volta i tempi dell’iter processuale in corso.  

Una nomina che probabilmente rientra in una strategia programmata in precedenza da Modi e che conferma sempre di più che l’uomo è più pragmatico che nazionalista.

Sarebbe, quindi,  auspicabile un’esposizione diretta del Ministro Mogherini e dello stesso Premier Renzi che dovrebbero immediatamente interfacciarsi con il Presidente indiano senza compromessi, in maniera palese, abbandonando ogni forma di possibile diplomazia parallela come da qualcuno ipotizzato.

Piuttosto, attivando immediatamente l’Arbitrato perché a  Modi arrivi un messaggio inequivocabile : l’Italia non è più disposta ad accettare la disattenzione indiana nei confronti degli obblighi imposti dal  Diritto Internazionale e dai trattati sottoscritti.

Fernando Termentini, 27 maggio 2014 - ore 13,00

 

giovedì 22 maggio 2014

Caso Marò : parole e promesse, ma per ora pochi risultati

Da quel fatidico 22 marzo 2013, quando l’Esecutivo presieduto dal senatore Monti riconsegnò i due Fucilieri di Marina all’India compiendo un vero e proprio atto di  “estradizione passiva”, siamo abituati ad ascoltare o leggere dichiarazioni a dir poco estemporanee. Ricordiamone qualcuna.

Le dichiarazioni dell’ex Premier Monti in occasione del suo intervento in Parlamento il 27 marzo 201, da cui traspariva che fra i motivi che avevano portato alla decisione di rimandare i Marò a Delhi, vi erano anche quelli di proteggere interessi economici italiani in India, riconducibili a singoli o a lobby economiche.

Valutazioni presumibilmente condivise dall’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera, lo stesso che oggi si ripresenta sulla ribalta politica italiana e si  accinge a lanciare un nuovo partito che, almeno in prima battuta, sembra solo guardare alla finanza e, quindi,  forse tendenzialmente portato a ritenere preminenti gli interessi economici ad altri valori come la difesa dei diritti dei servitori dello Stato. Qualcosa di simile a quando fu deciso di riconsegnare Latorre e Girone all’indebita azione giudiziaria di uno Stato Terzo.

Le sorprendenti dichiarazioni dell’ex Ministro Bonino che rinunciando alle garanzie dello Stato di diritto affermava “L’innocenza dei Marò non è stata accertata” e, nello stesso tempo assicurava ripetutamente “un rapido processo equo”, mentre il suo Vice Ministro Pistilli parlava di “regole di ingaggio” concordate con l’India per una rapida e condivisa soluzione della vicenda.

Ed ancora le estemporanee e per taluni aspetti “simpatiche” e ricorrenti dichiarazioni dell’ex Commissario di Governo dott. de Mistura incaricato di  seguire il problema come inviato speciale, quando compariva improvvisamente sugli schermi televisivi per dirci che “aveva assi nella manica”, che intendeva adottare nei confronti degli indiani un “approccio machiavellico”  ed era pronto a portare avanti ferme azioni nei confronti dell’India.

Lo stesso, però, che insieme all’Ambasciatore Mancini  lanciava segnali di subordinazione alla Giustizia indiana, partecipando alle udienze in Tribunale, alzandosi in piedi  di fronte ai Giudici indiani, manifestando, in tal modo,  un  palese segnale di rispetto sicuramente esagerato per due rappresentanti istituzionali italiani. Un ossequio che potrebbe rappresentare un precedente a favore  della controparte indiana in un futuro dibattimento in caso di arbitrato internazionale.

Alternanza di dichiarazioni ed assicurazioni che ancora oggi non sembra essere destinata a finire, anche se proposte in termini formalmente più incisivi ed apparentemente più determinati.

La Ministro degli Esteri Mogherini rivendica, infatti, lo sforzo per internazionalizzare caso ma si cautela sottolineando che “il percorso non sara' facile. “Bisogna dire verità a italiani". specifica inoltre in un’intervista radiofonica a Radio24  e sottolinea che  "Non e' una questione bilaterale", ricordando che i due partecipavano a una missione anti-pirateria inserita in "un sistema internazionale".

Per contro, la Ministro della Difesa Pinotti, forse appropriandosi di competenze più proprie alla Farnesina,  afferma che è necessario  passare all’arbitrato e si deve garantire ai due Fucilieri di Marina l’immunità funzionale. Aggiunge però che prima di partire con l'arbitrato si deve provare ad avere un'intesa con il Paese con cui c'e' il contenzioso, riaprendo quindi le porte ad un approccio bilaterale nonostante che la collega degli Esteri abbia affermato “non è una questione bilaterale”.  Conclude, inoltre la Pinotti “Se cosi' non sara' non attenderemo oltre e passeremo direttamente all'arbitrato internazionale".

Sorge spontaneo, quindi, il dubbio su quale sarà la futura gestione della vicenda. Un’ internazionalizzazione della stessa con l’avvio di un Arbitrato internazionale come sembra sia nelle intenzioni della Farnesina o, piuttosto, far precedere questa decisione da ulteriori contatti bilaterali con l’India, dopo l’insediamento del nuovo Governo, magari preparando contatti informali ed “off record” con il nuovo Leader indiano ?

La realtà che si sta configurando, purtroppo, non è diversa da quella che ha caratterizzato questi 800 giorni in cui si sta trascinando la vicenda. Sembra quasi che gli interessi economici a cui fece cenno il Senatore Monti per motivare le decisioni prese quel fatidico 22 marzo  siano ancora prevalenti e rappresentino i vincoli da rispettare.

Traspare, infatti, un paradigma che si ripete. Cautela nelle dichiarazioni e nelle azioni per non “disturbare” l’India e prediligere annunci programmatici al posto di azioni concrete.

L’attuale responsabile della Farnesina preferisce non illudere su una rapida soluzione di un problema di natura internazionale e non bilaterale, a differenza dell’ex Ministro Bonino che, invece, era solita assicurare su una rapida soluzione attraverso un processo equo affidato agli indiani. La Ministro Pinotti sembra voler pretendere maggiori garanzie per i due militari a differenza dell’ex Ministro della Difesa Mauro che si limitava ad auspicare una soluzione “onorevole” del caso.  

Comunque, solo parole, peraltro a ridosso di un momento elettorale. A quando i fatti ?

Fernando Termentini, 22 maggio 2014 - ore 11,30

lunedì 19 maggio 2014

Modi ed il futuro dei due Fucilieri di Marina

Nareda Modi il leader del Partito nazionalista indiano ha vinto le elezioni e si accinge a formare il  Governo dopo aver conquistato una buona maggioranza.

Non appena in Italia sono stati resi noti i risultati, in molti hanno immediatamente annunciato una svolta  positiva per la sorte dei nostri Fucilieri di Marina ed un loro presumibile rapido rientro in Patria.

Noi tutti ci auguriamo che tutto ciò avvenga, ma preferiamo essere più cauti nel manifestare un esagerato ottimismo che alla fine potrebbe essere sconfessato dai fatti. Prima di gridare “vittoria” sarebbe, infatti,  opportuno ricordare quanto Modi  affermava sulla vicenda dei due Marò fin dall’inizio e durante tutti gli 830 giorni fino ad oggi trascorsi, in particolare,  recentemente,  durate la campagna elettorale quando ha imputato a più riprese a Sonia Gandhi di essere troppo accondiscendente sulla sorte dei due Fucilieri di Marina. Modi che a parte le forzature della campagna elettorale, in questi due anni non ha mai smesso di esprimere nei confronti dei due Fucilieri di Marina parole di ferma condanna sollecitando il Governo centrale ad adottare nei loro confronti una “punizione esemplare” ed arrivando ad invocare in più di un’occasione anche l’applicazione della pena capitale.

Ora Nareda è il nuovo Presidente indiano ed in Italia si risvegliano interessi mai sopiti di natura economica ed affaristica con l’India. Gli stessi che nel marzo 2013 spinsero a rimandare i due Marò in India, consegnandoli all’indebito giudizio di un Tribunale di Delhi, per garantire le convenienze di lobby finanziarie ed affaristiche, anche rinunciando a difendere i diritti incontrovertibili di due militari italiani incappati in una situazione difficile mentre difendevano gli interessi dello Stato su mandato del Parlamento.

Oggi sembra che siamo tornati al passato quando l’11 marzo 2013 l’Esecutivo annunciò la decisione dell’Italia di avviare un’azione internazionale per poi sconfessarla 10 giorni dopo rimandando i due Marò in India. Mentre da settimane la Farnesina parla di internazionalizzazione della vicenda e dell’avvio dell’Arbitrato internazionale ed il Ministero della Difesa invoca il diritto dell’immunità funzionale per i due militari, altri, dopo la vittoria del Bjp,  lasciano intendere che questa strada potrebbe essere abbandonata per facilitare accordi con Modi che permettano di risolvere la vicenda e nello stesso tempo garantiscano la continuità dei rapporti d’affari Italia / India.

Personalità che all’ombra di non meglio identificata expertise nelle vicende indiane,  accompagnano questo ottimismo suggerendo anche accordi “off record” con il vincitore delle elezioni dimenticando, però, il rischio che compromessi del genere potrebbero influire negativamente sullo sviluppo di una possibile futura azione giudiziaria italiana a livello internazionale. Infatti, in questo momento,  ogni possibile approccio “amicale” italiano nei confronti dell’India, costituirebbe atto compromissorio nel corso del dibattito arbitrale e rappresenterebbe un'altra manifestazione di accondiscendenza italiana nei confronti di uno Stato terzo che si aggiungerebbe all’ossequio manifestato al Tribunale indiano, dall’ex inviato speciale de Mistura e dall’Ambasciatore Mancini, in occasione di una delle ultime udienze a Delhi.

Non è escluso comunque che Modi, conclusa con successo la tornata elettorale,  potrebbe, ora, affrontare il caso dei Marò mutuando l’approccio italiano del marzo 2013. Una eventualità possibile considerate le tradizioni asiatiche in tema di “affari”, ma che, non può né deve indurre a rinunciare ancora una volta a portare avanti l’iter procedurale per l’internazionalizzazione della vicenda, primo fra tutti l’Arbitrato internazionale.


Credo che dopo 830 giorni di altalena fra machiavellici approcci, assi nella manica, ferme posizioni nei confronti dell’India che tutti ricorderemo e che non hanno portato ad alcun risultato, non possiamo ancora privilegiare tentativi di negoziato confidando nella accondiscendenza del nuovo interlocutore Modi.  


Sarebbe opportuno, quindi, pur auspicando in un approccio benevolo del nuovo Leader indiano, lasciare da parte gli accordi “di convenienza” ed attivare immediatamente il Tribunale di Amburgo perché sia nominato il collegio arbitrale, se non altro per lanciare un messaggio inequivocabile  a Modi : l’Italia è stanca di continuare  a cedere sovranità nazionale ed ad essere offesa da un Governo indiano arrogante e supponente.


Fernando Termentini 19 maggio 2014 - ore 10,00


 

venerdì 16 maggio 2014

Il rischio sanitario accompagna i migranti


Quasi trentamila poveretti sono arrivati in Italia dalle coste africane, fuggendo dalla guerra in Siria e dalle lotte armate africane. Un flusso migratorio imponente ed epocale che non accenna a diminuire, ignorato dall’Europa e gestito dall’Italia con un approccio umanitario che fa parte del DNA della nostra tradizione culturale e storica. Tanta generosità ma molta improvvisazione per carenza di informazione e di risorse.  

Ormai è accertato e confermato dalle varie testimonianze raccolte dai media che una larga percentuale di questa povera gente, una volta a terra, fugge prima che sia censita e siano rilevate le impronte digitali in mancanza di documenti di riconoscimento. I più senza nemmeno essere stati oggetto di specifici controlli sanitari.  

Fra costoro potrebbero esserci terroristi infiltrati, malavitosi, trafficanti di droga, portatori di malattie gravi che ormai erano state debellate in Occidente, in particolare TBC,  Scabbia e Poliomelite.

Da queste pagine abbiamo denunciato, dopo l’allarme della OMS su casi di Ebola con morti in Africa centrale ed occidentale, che anche la febbre emorragica poteva essere veicolata fra la nostra popolazione. Un’analisi proposta il 4 aprile 2014 (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/la-febbre-emorragica-potrebbe.html) e ripresa poco dopo il 22 aprile (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/ebola-gli-italiani-hanno-diritto-di.html) dopo essere venuti a conoscenza che un migrante era morto per cause incerte in un centro di accoglienza in Sicilia.

Parole cadute nel nulla, anzi considerate da molti mero allarmismo sulla base di valutazioni probabilistiche piuttosto che oggettive,  mentre in Francia, Spagna, Portogallo ed Olanda venivano attivati, invece, controlli specifici sui passeggeri di voli provenienti dall’Africa.

Ieri improvvisamente  è circolata la notizia  che con un messaggio del 14 maggio alle ore diramato alle ore 14:43 Z, lo Stato Maggiore della Difesa ha informato gli Stati Maggiori delle Forze Armate e l'Arma dei Carabinieri che il personale militare impegnato nelle operazioni fuori dai confini nazionali potrebbe essere esposto a rischio infezione da Coronavirus (MERS-CoV) e "raccomanda le definizioni di caso relative alla patologia".

Il coronavirus provoca la nota influenza SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), forma atipica di polmonite apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong (Canton) in Cina. (fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/SARS).

I casi sospetti devono essere isolati, preferibilmente in stanze a pressione negativa, e deve essere garantita una completa protezione del personale medico che garantisca qualsiasi contatto diretto con il paziente.

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ha registrato, al 30 aprile 2014, 424 casi di infezione in tutto il mondo; 131 di questi hanno comportato la morte dei pazienti. Alcuni casi sono stati segnalati in Inghilterra e Francia, collegati direttamente o indirettamente con la penisola araba o con aree mediorientale limitrofe come la Giordania e probabilmente la Siria.

I flussi migratori continuano, abitanti del Mali, del Gana e della fascia subsariana dell’Africa, dove risulta essere ancora in corso l’emergenza sanitaria per l’ Ebola, arrivano imbarcati su battelli fatiscenti mescolati a mediorientali a stretto contatto fisico, in particolare siriani, molti provenienti dai campi profughi della Giordania.  Entrano in contatto con le nostre Forze Armate, con i Corpi Armati dello Stato e con i volontari impegnati nell’operazione Mare Nostrum e trasportati nei centri raccolta da dove moltissimi fuggono immediatamente senza essere né visitati né identificati e sciamano in Italia proiettati verso l’Europa del nord, naturalmente entrando a contatto con la popolazione residente ed utilizzando mezzi pubblici.

L’Unione Europea sembra non accorgersi del fenomeno. LAgenzia  europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri, Frontex, sembra più impegnata a contabilizzare le percentuali degli arrivi piuttosto che sviluppare analisi e piani di rischio, come invece rientrerebbe nel suo mandato istituzionale.    

L’Italia che più degli altri Paesi è esposta ai possibili nuovi problemi sanitari è sola ed è inquietante che in piena emergenza immigrazione si sia potuto apprendere di questo preoccupante rischio casualmente, attraverso un  messaggio di  CINCNAV  Comando in Capo della Squadra Navale,  il braccio operativo dello Stato Maggiore della Marina. 

 Ci si augura che il Ministero della Salute si appropri immediatamente del problema seppure ancora allo stato ipotetico, non solo con circolari più o meno generalizzate come quella del 4 aprile u.s.  sul problema dell’Ebola, ma emanando precisi protocolli medici e dotando gli operatori in prima linea di sistemi sanitari adeguati per fronteggiare eventuali casi; primi fra tutti camere e barelle stagne a pressione negativa e adeguati indumenti protettivi per gli operatori.

Si spera che anche in questo caso non venga invece innalzato un muro di riservatezza tagliando fuori i cittadini da ogni informazione e che i Ministri della Salute, della Difesa, degli Interni  e degli Esteri forniscano immediate rassicurazioni sui dispositivi di prevenzione che certamente hanno già messo in atto.

 Una prassi della “non informazione” che ormai si consolida giorno dopo giorno nel nostro Paese, come viene confermato dall’assoluta assenza di notizie sui carichi delle navi che trasportano armi chimiche siriane e dovrebbero approdare a breve  in Italia nel porto di Gioia Tauro.

 Diversamente sarebbe chiaro che ci troveremmo, ancora una volta,  di fronte all’improvvisazione piuttosto che ad un’attenta pianificazione dei possibili rischi e saremmo destinati ad affidarci ancora una volta alla “buona sorte.”
 

Fernando Termentini, 16 maggio 2014 - ore 11,00

giovedì 15 maggio 2014

I Due Fucilieri di Marina : la Ministra Mogherini ha imparato subito !


La Ministro degli Esteri Federica Mogherini è a Washington, dove ha incontrato il segretario di Stato Usa John Kerry.

La titolare dalla Farnesina, prima di partire per gli USA, aveva annunciato di voler affrontare tematiche importanti, prima fra tutte gli ultimi sviluppi sull'Ucraina  concordati al vertice di  Bruxelles del 12 maggio a cui hanno partecipato i responsabili della diplomazia dei 28 Paesi Membri dell’Unione e di avere intenzione, nel corso dell'incontro, di sollevare "sicuramente" il tema dei Maro' italiani accusati della morte di due pescatori in India, "anche per valutare insieme gli scenari aperti dalle elezioni indiane, e per aggiornare Kerry sui nuovi passi che l'Italia sta facendo sulla strada dell'internazionalizzazione della vicenda".

Direttamente da Washington, poi, la Mogherini è tornata sull’argomento informando che l'Italia chiederà agli Stati Uniti un sostegno nella crisi che riguarda i due Fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, detenuti in India. Una comunicazione ufficiale fornita ai media all’arrivo a Washington Dc. "Sarà un tema che solleverò, per valutare insieme gli scenari che le elezioni indiane aprono e anche per aggiornare Kerry, con cui avevamo parlato della vicenda dei marò durante la visita del Presidente  Barack Obama a Roma". In questa occasione la Mogherini ha anche precisato che l’'Italia sta preparando il terreno per un arbitrato internazionale ed evitare un processo in India ed aggiunto:  "Lo aggiornerò chiedendo un loro sostegno anche perche il tema fondamentale è il riconoscimento della immunità funzionale”.

L’incontro c’è stato. Al termine dei lavori la Responsabile della Farnesina ha tenuto una conferenza stampa il cui video è pubblicato su Youtube al link  https://www.youtube.com/watch?v=dE4eGnu22J0, ma, fatto possibile ogni errore di interpretazione delle sue parole, non emerge che abbia parlato con Kerry dei due Marò.

Un’omissione informativa o piuttosto una scelta della Ministro vincolata dalla ricorrente riservatezza che sempre di più viene imposta alla vicenda, o, piuttosto,  una omessa comunicazione dei media presenti?

Al momento non è dato da saperlo perché come di consueto specialmente negli ultimi due Governi, i brevi e sporadici flash sulla vicenda dei due Marò vengono immediatamente oscurati da un sipario impenetrabile da cui non permea nulla, mutuando l’approccio della “Secret Diplomacy” di boniniana memoria, di cui sembra  si sia invaghita anche la Mogherini e che abbia scelto la strada dei contatti riservati da non "divulgare".

Un silenzio forse suggerito da chi sembra stia ipotizzando contatti riservati con Modi, il vincitore delle elezioni indiane,  preferendo la linea “off record” che, in ogni caso, garantirebbe ai responsabili di poter affermare in caso di fallimento: “io non c’ero, se c’ero non ho visto”. Scelta, però, non coerente con la tanto declamata intenzione di internalizzazione della vicenda e con la volontà di garantire ai nostri militari il diritto dell’immunità funzionale.

Dubbi molti, certezze poche, ipotesi tante. Non ultima che la strada aperta il 22 marzo 2013 dal Governo Monti con la riconsegna dei due Fucilieri di Marina all’indebito giudizio dell’India, continua ad essere percorsa sotto la pressione di interessi non meglio definibili delle lobby economiche che continuano a mantenere sigillato “il vaso di Pandora” dell’intera vicenda.

Sicuramente come i fatti dimostrano si preferisce non “disturbare”  anche a danno della sorte di due uomini, di due cittadini italiani a cui si sta negando ogni tutela nazionale.

Fernando Termentini, 15 maggio 2014 - ore 11,15

 

 

 

martedì 13 maggio 2014

I morti del Mediterraneo: l’Italia chiama l’Europa non risponde ?

Una fiumana umana continua ad arrivare dalle coste mediterranee dell’Africa per approdare in Italia, confine meridionale dell’Unione Europea. La gente seguita a morire nel mare. Gli italiani “brava gente”, però, non si smentiscono e continuano a rischiare la loro vita per salvare i poveri migranti anche a rischio personale, esposti a malattie contagiose come la TBC e la scabbia che ormai è certo approdano sulle nostre terre insieme ai rifugiati e forse anche a rischio di Ebola.

Fra ieri e l’altro ieri due altre tragedie con morti non esattamente quantificabili, le nostre navi della Marina Militare fanno avanti indietro dalla Libia alla Sicilia, arrugginite sotto la salsedine, mentre l’Unione Europea sta a guardare come se non fosse un problema suo.

Un’Europa che chiede all’Italia riforme immediate in particolare per abbassare i vincoli burocratici nella gestione del Paese e che di fronte ai morti nel mare rimanda, invece, al “prossimo consiglio interno”  per discutere del problema dei migranti.

Un’Europa Holding economica, preoccupata dello spread del debito sovrano dei Paesi, peraltro pilotato nei mercati secondari da due o tre Stati dell’Unione, piuttosto che di proteggere i propri confini da un’invasione senza fine.

Un Europa che dispone al suo interno di un’organizzazione costosissima deputata proprio a proteggere le frontiere, FRONTEX. Un’Agenzia per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne ’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea è stata istituita con il regolamento (CE) n. 2007/2004 del Consiglio del 26 ottobre 2004 (GU L 349 del 25.11.2004), con il compito di coordinare la cooperazione operativa tra gli Stati membri in materia di gestione delle frontiere esterne; assistere gli Stati membri nella formazione di guardie nazionali di confine, anche elaborando norme comuni in materia di formazione; preparare analisi dei rischi; seguire l’evoluzione delle ricerche in materia di controllo e sorveglianza delle frontiere esterne; aiutare gli Stati membri che devono affrontare circostanze tali da richiedere un’assistenza tecnica e operativa rafforzata alle frontiere esterne; fornire agli Stati membri il sostegno necessario per organizzare operazioni di rimpatrio congiunte. (fonte http://europa.eu/about-eu/agencies/regulatory_agencies_bodies/policy_agencies/frontex/index_it.htm).

FRONTEX opera in stretto collegamento con altri organismi comunitari e dell’UE responsabili in materia di sicurezza alle frontiere esterne, come EUROPOLCEPOLOLAF, e di cooperazione nel settore delle dogane e dei controlli fitosanitari e veterinari, al fine di garantire la coerenza complessiva del sistema e dovrebbe aumentare la sicurezza alle frontiere, assicurando il coordinamento delle iniziative degli Stati membri intese ad attuare le misure comunitarie per la gestione delle frontiere esterne.

Funzionari super pagati, personale in giro per il mondo con diarie stratosferiche (non inferiori ai 300-400 Euro al giorno) che però non mi sembra siano imbarcati sulle navi di mare nostrum o abbiano incarichi nelle sale operative. Quali sono le disposizioni che impartiscono ? Quali sono le analisi tradotte in piani di rischio concreti ? Nessuno ce lo dice anche se rientra nel loro mandato.  

Oggi l’Unione ha chiesto chiarezza all’Italia, il Ministro degli Interni sembra che abbia risposto che l’Italia ha fornito ogni notizia e proposta possibile. Dove è quindi l’intoppo?

Siamo di fronte ad una situazione confusa ed intanto la gente muore ed i nostri concittadini siciliani, calabresi e lampedusani sono costretti a sostenere un onere immane, una fatica senza fine e l’Italia sarà destinata ad essere invasa da persone bisognose alle quali non potremmo soddisfare i bisogni. Gente destinata per garantirsi la sopravvivenza  a diventare facile fonte di reclutamento della malavita o, addirittura, ad entrare a far parte delle cellule terroristiche “dormienti”, sparse in occidente soprattutto dopo chi affrettatamente definì ottimisticamente la Primavera Araba come una ventata di “democrazia”.  

Tutti dicono di voler battere i pugni sul tavolo a Bruxelles ma ancora non si sente il rumore e tantomeno si vedono gli effetti. In Italia, intanto, si continua ad andare avanti solo a parole, richiamando una riservatezza su tutto ingiustificata perché intacca i diritti dei cittadini e forse anche la loro sicurezza,  come quella che riguarda la gestione dei due Fucilieri di Marina e i carichi di armi chimiche provenienti dalla Siria e diretti a Gioia Tauro. Nessuno infatti ci dice cosa è stato chiesto a Bruxelles e cosa in realtà ci abbiano risposto e come intenderà agire un’Europea che definire ora molto confusa non è azzardato.

Con rammarico e tristezza sono del parere che questa non sia la strada migliore per riconsegnare all’Italia la propria sovranità e la dignità che le compete come culla di storia e di tradizioni !

Fernando Termentini, 13 maggio 2014 - ore 17,30

mercoledì 7 maggio 2014

Marò : ancora misteri

Credo che allo stato dei fatti non é esagerato né azzardato definire la vicenda dei due Fucilieri di Marina una sciarada senza fine ed indecifrabile. Un enigma che ogni giorno che passa si infittisce di misteri difficilmente interpretabili. Punti oscuri che qualcuno deve chiarire e non possono rimanere tali  tramandandosi  da un Governo all'altro.

Prima il Governo Monti che il 22 marzo 2013 decise di restituire all'India i due Marò delegando  a Delhi l'attività giudiziaria nei loro confronti nel nome di non meglio definiti interessi economici. Poi quello presieduto da Letta perfettamente in linea  con il precedente per quanto attiene alla vicenda specifica confermando la comunanza fra i due di una medesima linea politica e pragmatica. Un’affinità che portò l’Onorevole Letta ad inviare al Senatore Monti il famoso “pizzino” il giorno dell’insediamento in Parlamento da cui era possibile ricavare un messaggio di amicizia  inequivocabile oltre alla disponibilità di un “concorso esterno” nello gestire la “res” pubblica” nel momento che scrisse “Mario, quando vuoi dimmi forme e modi in cui posso esserti utile dall’esterno….”. Infine il governo Renzi, apparentemente in improvvisa fibrillazione  per la vicenda dei Marò ma di fatto, almeno fino ad ora, solo aritmie legate alla campagna elettorale in corso.

Enigmi che hanno origine lontana. La segretazione delle Regole di Ingaggio nemmeno che la loro conoscenza andasse ad incidere sula sicurezza nazionale. L’accettazione  della Marina Militare di imbarcare proprio personale armato su una nave civile senza pretendere che fosse definita un'inequivocabile linea di Comando all'emergenza. Il consenso dato dalla Difesa perché la nave rientrasse sul porto di Koci ed il ruolo avuto da Cincinav in tutta questa delicata e nodale fase della vicenda. Un mistero rimasto tale ma che forse poteva  essere immediatamente chiarito considerando che la sera del 15 febbraio 2012 il Comandante di Cincinav era l'attuale Capo di SM della Difesa, lo stesso che poco dopo la sua nomina in occasione di una cerimonia militare chiese pubblicamente ai politici maggior chiarezza sulla vicenda.
Cincinav avrebbe potuto imporsi all’Armatore ordinando di non invertire rotta verso Kochi, ma evidentemente chi era di servizio quella sera ha deciso di non opporsi e non ha informato i suoi superiori con più elevato potere decisionale. Perché quindi non è stata seguita una procedura normale per qualsiasi struttura gerarchico funzionale come un Comando militare o, invece,  se qualcuno fosse stato informato perché non ci dicono chi è e perché ha deciso di dare un OK forse azzardato? Il Capo Ufficio Operazioni ? Il Capo di SM di Cincinav o lo stesso Comandante ? Nessuno lo ha mai detto il 800 giorni e quello che lascia ancora più perplessi è che nessuno in Parlamento lo abbia mai chiesto ai tre Ministri della Difesa che si sono succeduti nel tempo. Un segreto di Stato anche questo ?
Ma se di mistero vogliamo parlare l’aspetto più strano è il perché la Marina Militare pur in carenza di risorse come l’intero comparto della Difesa si sia fatta carico e continui a farlo, di fornire i Nuclei Armati di Protezione al naviglio commerciale. Per far risparmiare Confitarma a cui un militare costa al massimo 600 Euro al giorno a fronte dei 3000 di un  comune Contractors ? Per agevolare i rapporti mondo civile / Difesa ? Altro mistero a cui nessuno da risposta.

Dove sono finite le registrazioni delle telecamere di bordo della Enrica Lexie a meno che la sera degli eventi l’impianto di sicurezza passiva della nave fosse disattivo ? Chi ha autorizzato il Ministro della Difesa Di Paola a procedere sicuramente oltre alle sue attribuzioni istituzionali concedendo un indennizzo economico agli indiani coinvolti nei fatti. I fondi relativi su quale capitolo di spesa del bilancio dello Stato sono stati imputati e chi ne ha autorizzato la spesa ?

Questi alcuni dei  principali punti oscuri intorno ai quali nel tempo la vicenda si è sempre di più complicata con nuovi enigmi che si sono aggiunti ai vecchi, in un clima di assoluta disinformazione,  quasi si trattasse di difendere ancora una volta il più importante segreto di Stato della nostra storia nazionale.

Ora, improvvisamente un altro punto di domanda si aggiunge agli altri. Ieri l’ANSA comunica da Delhi di essere venuta a conoscenza che fin da aprile  è stata depositata dal proprietario del peschereccio indiano Sant Antony una "transfer petition" delle competenze giudiziarie allo Stato del Kerala, ma nessuno ne ha mai parlato a livello istituzionale anche in occasioni di recenti audizioni parlamentari.

Carenza di informazione da parte di chi invece dovrebbe sapere o sottovalutazione di un punto di estrema importanza in quanto se la richiesta avesse successo andrebbe ad inficiare tutti gli sforzi diplomatici dell’ex Ministro Terzi che, dopo un anno,  era riuscito ad ottenere che il 18 gennaio 2013 la Corte Suprema indiana si pronunciasse sulla non competenza giudiziaria del Kerala.

 Infatti se la “transfer petition” venisse accolta  comprometterebbe pericolosamente il futuro dei due militari e precluderebbe all’Italia la possibilità dell’internazionalizzazione del caso in quanto lo Stato giudicante non avrebbe sovranità internazionale ma solo federale.

Sorprende quindi la totale assenza di reazioni ufficiali alla notizia di un tentato trasferimento delle attribuzioni al Kerala, inaccettabile come è inaccettabile qualsiasi processo in qualsiasi giurisdizione dell'India.

Invece come riferisce oggi l’Italpress  "Renzi chiede il silenzio stampa sui maro' ma continua a immaginarli come due piccoli trofei elettorali. La verità e' che al momento sta riuscendo persino a fare peggio del governo Monti. Provi, fin quanto può, a salvare la faccia. E li riporti a casa per il voto come è accaduto nel febbraio 2013". Lo affermano i deputati M5S delle Commissioni Esteri e Difesa, a poche ore dal question time in cui "chiederemo al governo di spendersi proprio per il rientro dei nostri due maro' in occasione delle elezioni europee". Ed ancora “Il 25 maggio - concludono i parlamentari M5S - vogliamo riaverli in Italia, altrimenti qualcuno, a cominciare dal Ministro degli Esteri, dovrà cominciare a fare un passo indietro, per amor del popolo".

Altro mistero, quindi, l’invocato silenzio stampa su una vicenda che si intende internazionalizzare, un’incongruenza dell’ultima ora che la dice lunga su come si intenda affrontare e gestire la più brutta pagina della storia italiana.

Dovrebbero invece essere inondati i canali informativi perché tutto il mondo dei media concorra a destare l’interesse internazionale sulla vicenda e dare immediatamente avvio all’Arbitrato se non altro per “conquistare” posizioni sul piano giuridico e precludere contromosse indiane come la richiesta della “transfer petition”.

 Un’altra incongruenza  che si aggiunge alle tante altre che si sono succedute in questi 800 giorni,  ma che conferma la nostra convinzione che il 22 marzo 2013 i due Fucilieri di Marina furono svenduti per trenta denari e queste ne sono le logiche conseguenze.

Fernando Termentini, 7 maggio 2014 - ore 11,00

 

martedì 6 maggio 2014

Marò : prepariamoci alla sesta nota verbale della Farnesina


Il silenzio istituzionale e mediatico sulla vicenda  dei due Marò oggi è rotto da un’Agenzia ANSA dall’India che informa:”a speciale 'petition' mirante a trasferire in Kerala il processo in corso nei confronti dei Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e' stata formalmente registrata presso la Corte Suprema indiana, ma ha poche possibilità di essere esaminata prima dell'inizio il 12 maggio, delle vacanze estive del massimo tribunale indiano. La 'Transfer Petition', di cui l'ANSA ha visionato il testo a fine aprile, e' stata firmata da Freddy John Bosco, proprietario dei peschereccio St. Antony coinvolto nell'incidente in cui il 15 febbraio 2012 morirono due pescatori, e secondo l'avvocato che la patrocina, Usha Nandini V., "mira a portare la causa nel suo luogo naturale, il Kerala".
Il ricorso e' stato registrato il 25 aprile 2014 con il n.14241/14 e con il titolo "Freddy vs U.O.I. & ORS".

Dalla stessa Agenzia viene confermato che fino al 29 giugno i Tribunali indiani rimarranno chiusi e quindi è lecito dedurre che fino a quella data nessuno si occuperà sul piano giudiziario dei due nostri Fucilieri di Marina e che presumibilmente andrà in vacanza  anche il MAE indiano e quindi la quinta nota verbale italiana rimarrà all’ombra in qualche cassetto dei Palazzi di Nuova Delhi.

Siamo di fronte allo stesso film a  cui abbiamo assistito fin dall’inizio della vicenda. Forse leggendo un mio modesto pensiero pubblicato il 6 marzo 2012 sarà più chiara questa mia affermazione (http://fernandotermentini.blogspot.it/2012/03/i-nostri-militari-prigionieri-in-india.html).

In quella occasione scrissi in maniera sicuramente critica “i nostri militari prigionieri in India : RABBRIVIDISCO”, oggi non posso che confermare quella mia sensazione aggravata da un senso di nausea per l’approccio con cui l’Italia affronta la vicenda. Qualcosa che lascia sgomenti e di cui non si riesce a comprendere le ragioni, nemmeno si volesse difendere un “segreto di Stato” legato alla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

L’agenzia ci informa, infatti, che la sede di Delhi dell’ANSA sia a conoscenza della “transfer petition” da aprile. Non risulta che a livello istituzionale italiano il problema fosse noto o meritevole di particolare attenzione e tale da suggerire di accelerare i tempi dell’arbitrato. Pur trattandosi, infatti, di un aspetto rilevante,  nulla è emerso nemmeno dalle audizioni parlamentari dei vari Ministri che si occupano della vicenda.

 Importante per la sorte dei due Marò in quanto se venisse accolta la petizione essi correrebbero il rischio di essere riconsegnati al Kerala, forse anche imprigionati e, comunque,  giudicati da un tribunale sicuramente non imparziale vanificando la sentenza della Corte Suprema del 18 gennaio 2013.

Altrettanto fondamentale per le ricadute di immagine internazionale dell’Italia nel momento che l’organo giudicante farebbe parte di uno “Stato Federale” che come tale non ha contatti diplomatici o di altra natura istituzionale con l’Italia, rendendo più difficile la gestione del problema sul piano bilaterale e per quanto attiene l’avvio di  arbitrati a livello internazionale.

Tutti tacciano. Stanno meditando o dilazionando i tempi mutuando l’approccio indiano ? Aspettiamoci che ci annuncino una “sesta nota verbale” attagliata magari alla richiesta di “transfer petition” a premessa dell’avvio dell’internazionalizzazione della vicenda. Probabilmente un modo come un altro per poi  poter dire “ora l’arbitrato non è possibile perchè lo Stato coinvolto è uno Stato Federale e non un’entità con sovranità nazionale” e non è possibile invocare il riconoscimento del Kerala del diritto di immunità funzionale.

Mi risponderà mai qualcuno ?

Fernando Termentini, 6 maggio 2014 - ore 14,00

lunedì 5 maggio 2014

Vicenda Fucilieri di Marina : dovrebbe essere iniziata una nuova fase, quale ?


Appena 10 giorni orsono tutti coloro che dal primo momento si occupano della triste vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, hanno gridato un entusiastico “evviva!” leggendo le agenzie di stampa attraverso le quali la Ministro Mogherini annunciava l’inizio di una nuova fase per i due Fucilieri di Marina. 
 
Dopo mesi di buio assoluto, infatti, in cui il Governo Letta aveva proseguito la linea di accondiscendenza nei confronti dell’India instaurata dal Governo Monti, qualcosa di nuovo sembrava affacciarsi all’orizzonte.

De Mistura l’inviato speciale italiano veniva sollevato dall’incarico di “inviato speciale” seppure accompagnato da parole di “summa cum laude” in cui probabilmente ha creduto solo lui  dopo che il suo machiavellico approccio al problema aveva prodotto i risultati a tutti noti.

Finalmente la Responsabile della Farnesina ci faceva sapere che “E' stato avviato un percorso di procedura internazionale sul caso dei due fucilieri detenuti in India", sostituendo le ricorrenti assicurazioni del precedente Ministro che per quasi un anno insieme a de Mistura ci avevano assicurato con cadenza ciclica “un processo rapido ed equo”, con qualcosa di concreto sul piano giuridico. Qualcosa da tempo auspicato da moltissimi, esperti di Diritto Internazionali, analisti di situazione, esperti di pirateria marittima, comuni cittadini ed in primis l’Ambasciatore Terzi che dall’11 marzo 2012 tuonava, solo contro tutti, la necessità di ricorrere all’Arbitrato internazionale.

Una voce quella della Mogherini a cui faceva da controcanto l’altra importante dichiarazione del Ministro della Difesa Pinotti che nella stessa circostanza invocava il diritto italiano di garantire ai due militari l’immunità funzionale, prerogativa riconosciuta in tutto il mondo e non invocata - almeno per quanto noto - solo dai predecessori della Pinotti nei precedenti Governi Monti e Letta.

La Ministro in quei giorni annunciava quindi l’inizio di “una fase nuova” anche se forse iniziata in un modo non completamente condivisibile, partendo da un atto ufficiale come la quinta nota verbale inviata all’India, riservandosi di decidere il tipo di passi successivi da compiere dopo la risposta indiana.

Oggi, 5 maggio tutto è tornato nel silenzio più assoluto come se il problema dei due Marò non esistesse da 800 giorni. Così però non è e lo  sappiamo tutti noi che in questi lunghi mesi non ci siamo mai arresi e non ci arrenderemo  di fronte all’isteresi che contraddistingue molti dei livelli Istituzionali impegnati nella vicenda specifica.

Non ci si può accontentare solo di dichiarazioni del momento peraltro, si conceda l’espressione, viziate da un’inerzia incomprensibile dal momento che il MAE ancora produce note verbali quando, generalmente, dopo la prima nota formalizzata senza esito si procede agli atti che il Diritto Internazionale mette a disposizione, primo fra tutti l’Arbitrato.

Non ci si può accontentare che il Premier Renzi continui ad assicurare il suo personale impegno nella vicenda e di farsi carico di parlare della vicenda  con il Segretario Generale delle Nazioni Unite, dimenticando alcune precedenti posizioni dello stesso sul problema e dimenticando, soprattutto, che un’ingerenza ufficiale delle NU nel caso specifico non rientra nelle attribuzioni dell’ONU. Ci saremmo aspettati, invece, un’iniziativa che confermasse l’approccio decisionista che sembra contraddistinguere l’attuale Premier: avviare immediatamente un Arbitrato Internazionale, prassi usuale in ambito di controversie fra Stati che solo l’Italia ha abiurato nel caso di due Marò, forse per non disturbare altri interessi ben più importanti della sorte di due militari svenduti ad un Paese Terzo.

Il silenzio di regime è tornato ad essere imperante e quello che più preoccupa, fatte salve poche eccezioni, è la condivisione del mutismo da  parte degli organi di informazione forse più interessati a non disturbare chi garantisce loro il sostegno pubblico attraverso le prebende di Stato. Aspettiamoci altre parole a ridosso del 25 maggio, sicuramente non fatti.

E’ assurdo che i Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa sono stati pronti a far sentire il loro sdegno con altisonanti proponimenti che tali sono rimasti, quasi che esistano note di linguaggio di regime che non possono essere superate.  E’ una vera e propria presa in giro che non credo gli italiani meritino, soprattutto Massimiliano, Salvatore e le loro famiglie.

Tutto ciò è inaccettabile in quanto lede i diritti dei cittadini di una democrazia moderna ai quali non può essere negata l’informazione in particolare quando trattasi della sorte di due Militari italiani colpevoli solo di aver adempiuto il compito loro assegnato.

Non lasciamoci trascinare dal silenzio, non lasciamoci convincerci che la riservatezza gioca a vantaggio dei nostri “fratelli” e scuotiamo la polvere che si è depositata su tutti i media per nascondere la loro accondiscendenza a ciò che i regime vuole o non vuole.

 L’annunciata nuova fase ormai è tempo che inizi e non sia invece l’ennesimo motivo per guadagnare tempo nell’affrontare una vicenda che ormai ha del grottesco se non fosse vera e per la quale cediamo giorno dopo giorno un pezzo di credibilità nazionale.

Massimiliano e Salvatore attendono da troppo tempo alla stessa stregua delle loro famiglie, non dobbiamo renderci complici di chi forse ha già pianificato di accettare condanne lievi, un rientro (quando ?) in Italia in base ad accordi bilaterali sottoscritti con l’India sulla sorte dei delinquenti comuni dei due Paesi ed intanto prende tempo stilando note verbali.

Non stiamo contrattando lo scambio di merci ma della vita e del futuro di nostri concittadini che hanno scelto di dedicare la propria vita al servizio dello Stato.

Fernando Termentini, 5 maggio 2014 , ore 13,30