lunedì 14 settembre 2015

I due Marò, i motivi di una Commissione di inchiesta


Dopo quanto è emerso dall’esame della documentazione indiana depositata preso il Tribunale di Amburgo il cui contenuto è stato ben spiegato dall’ing. Luigi Di Stefano da sempre convinto assertore dell’innocenza di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, la mancata nomina di una Commissione di inchiesta parlamentare non è più un’omissione. Piuttosto, evidenzia la negazione dello Stato di Diritto e l’affermazione di un regime inconciliabile con i moderni concetti di democrazia.

Da tempo l’Onorevole Edmondo Cirielli ha chiesto “l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul sequestro e detenzione illegale di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone”, ma il Parlamento non ha ancora deciso ! Evidente la volontà di soprassedere e prendere tempo come avvenuto per l’Arbitrato internazionale,  avviato con più di due anni di ritardo.

Una situazione di stallo non giustificabile che favorisce le ipotesi più svariate. Non ultime quelle da molti proposte  sull’esistenza di interessi politici, personali e di lobby da tutelare. Non impegnarsi, infatti, ad approfondire per ricercare la verità non può che avere uno scopo, evitare che emergano verità scomode o atti che inequivocabilmente dimostrino che nella gestione della vicenda ci siano state palesi violazioni della Costituzione.

Molti i punti oscuri che dovrebbero essere affrontati. Aspetti non chiari che riguardano l’operato degli organi istituzionali coinvolti. Tre Governi (Monti, Letta Renzi), quattro Ministri degli Affari Esteri (Monti, Bonino, Mogherini, Gentiloni), tre Ministri della Difesa (Di Paola, Mauro, Pinotti), tutti un po’ disattenti considerando quanto emerge dai documenti indiani depositati  presso il Tribunale di Amburgo. Una gestione istituzionale della vicenda che lascia sempre più perplessi con almeno dieci punti su cui incombe il silenzio assoluto e che, invece, meriterebbero la massima attenzione del Parlamento e forse anche della Procura della Repubblica perché sia fatta chiarezza sui misteri della più squallida vicenda della storia italiana. Proviamo a proporre questi dubbi.

1. A partire dalle dichiarazioni rese in Parlamento il 17 ottobre 2012 dall’allora Ministro della Difesa Di Paola sul coinvolgimento diretto della catena di Comando Militare nel concedere l’OK perché la Lexie rientrasse sul porto di Koci, è d’obbligo  accertare a che livello fu coinvolto il Comando della Squadra Navale (CINCINAV)  e chi partecipò al processo decisionale e se l’Armatore avvertì e con quale esito anche il Centro Operativo Interforze (COI).

2. Accertare se coloro che hanno gestito la vicenda sulla catena di Comando dei due Fucilieri di Marina in missione di antipirateria,  abbiano poi  ottenuto benefici e/o vantaggi - seppure meritati e coerenti con la progressione di carriera - in particolare per quanto attiene le loro successive posizioni in ambito Difesa, Amministrazione dello Stato o strutture private.

3. Alla luce di quanto riportato dall’esame autoptico indiano sul calibro dei proiettili che hanno ucciso i due poveri pescatori, aspetto già evidenziato il 3 novembre 2012 in varie analisi ma mai approfondito, discusso o valutato a livello Istituzionale. (http://fernandotermentini.blogspot.it/2012/11/linciucio-indiano.html), quali approfondimenti sono stati sviluppati dalla Difesa, in particolare dalla Marina Militare. Si parla di una relazione tecnico - balistica prodotta dall’Ammiraglio Piroli, peraltro segretata ma pubblicata da uno dei maggiori quotidiani nazionali. Nel documento si conclude che i due fucili che spararono il 15 febbraio 2012 non erano quelli assegnati a Latorre e Girone ma ad altri due Sottufficiali del Nucleo Militare di Protezione (NPM) della Lexie. Nessun cenno invece alla differenza di calibro fra i proiettili in dotazione alla MM e quelli estratti dai corpi dei morti durante l’esame autoptico. Conclusioni che lasciano perplessi anche perché non è chiaro come si sia proceduto a svolgere le prove di sparo trattandosi di prove che dovrebbero essere state svolte (maggio 2012 ?) quando ancora tutte le armi e munizionamento italiano del NPM erano stati sequestrati dall’India.

4. Chi e perché abbia  deciso di “donare” per il danno subito 150.000 Euro alle famiglie dei defunti ed altri 75.000 Euro al proprietario del peschereccio Sant Antony, senza richiedere prima all’India riscontri documentali certi sulle responsabilità degli eventi. Un atto che configura allo stato di quanto emerso dai documenti indiani depositati presso il Tribunale di Amburgo un danno erariale consistente ed un danno indiretto sulla posizione giuridica dei due militari raffigurando “un’ammissione indiretta  di responsabilità”.

5. Per quale motivo la Procura di Roma ha permesso che due indagati per omicidio volontario come risulta fossero  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone nel marzo 2013 espatriassero anche se solo per obbedire ad una disposizione loro data lungo la linea gerarchi funzionale. Questo nonostante che cittadini italiani avessero formalizzato l’eventualità con uno specifico esposto depositato il 13 marzo di quell’anno.

6. Colui o coloro che hanno deciso il 22 marzo 2013 di riconsegnare in mano indiana i due militari, lo hanno fatto nel pieno rispetto della Costituzione ed il Codice Penale italiano o piuttosto hanno privilegiato scelte ancora da chiarire disattendendo quanto il nostro ordinamento giuridico e relative sentenze della Suprema Corte stabiliscono nello specifico.

7. Quali furono le “regole di ingaggio” concordate fra Italia ed India per una soluzione condivisa del caso, come ebbe a dichiarare l’allora Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli (oggi all’ENI in incarico di prestigio) quando ci diceva   "…. Ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise (con India ndr) …….All'indomani del giudizio, vi sarà un trattato tra le parti che permette comunque agli eventuali condannati di scontare la loro pena in Italia, nel paese di appartenenza”. Siamo costanti e attenti con le autorità indiane e io dico che i due ragazzi torneranno a casa". Una palese cessione di sovranità nazionale che andrebbe approfondita per capire fino a che punto sia coerente con gli obblighi costituzionali che regolano peculiari mansioni istituzionali.

8. Chi ha tratto vantaggi da una gestione semplicistica della vicenda come ci portano ad affermare i documenti arrivati da Amburgo, preferendo strumentalizzare ai fini politici e puranche personali la colpevolezza dei due Marò. Perché il Governo Monti li ha riconsegnati all’India rinunciando ad un arbitrato già deciso (http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2013/03/20130318_maro_comunicato_governo.html).

9. Per quale motivo la Procura di Roma non informa sulle decisioni prese 377 cittadini italiani che hanno depositato il 20 giugno 2014 un esposto sui fatti, come chiesto in conclusione dello stesso e come prevede il Codice di Procedura Penale.

10. Per quale motivo l’Avvocatura dello Stato che concorre alla difesa dei due militari,  nonostante sia stata informata dalla Difesa (aprile 2014)  dell’esistenza di un’analisi tecnica dell’ing. Luigi Di Stefano  dalla quale già emergevano inequivocabilmente certezze sulla incoerenza dei calibri dei proiettili estratti dai cadaveri e quelli in dotazione alle nostre FA, non ha contestato immediatamente all’India tali incongruenze pretendendo chiarimenti.  

Questi i punti salienti dell’intera vicenda che se esaminati attentamente potrebbero rivelare mille altre sfumature da approfondire. Tutto ciò impone l’istituzione di una Commissione Parlamentare che accerti se errori ci sono stati e se sussistono responsabilità casuali o attribuibili a colpa grave piuttosto che a dolo.

Non averlo fatto fino ad ora raffigura un ritardo non giustificabile, peraltro in contraddizione con l’abitudine consolidata nel nostro Parlamento, pronto a nominare Commissioni anche per fatti irrilevanti o per valutare problematiche altrimenti consolidate, come, ad esempio,  i problemi relativi all’Uranio Impoverito.
 
Attendere ancora a formalizzare la nomina di una Commissione dopo le notizie di questi giorni rappresenterebbe una dimostrazione di protervia politica inaccettabile. 

Fernando Termentini, 14 sett 2015 - ore 08,00