venerdì 15 gennaio 2010

I terroristi della domenica

I TERRORISTI DELLA DOMENICA E LIMITI DEI POSSIBILI DISPOSITIVI DESTINATI AD INTERCETTARE UN TERRORISTA ?

Abdulmutallab Omar Farouk, giovane nigeriano musulmano di 23 anni, figlio di un ricco banchiere e brillante studente, si è manifestato come il “terrorista della domenica” pur essendo riuscito ad aggirare i controlli di sicurezza forse non per sua bravura ma per motivi casuali e contingenti. E’ riuscito però a riattivare la giusta attenzione sui problemi dell’efficacia dei controlli di sicurezza in particolare per quanto attiene al possibile utilizzo di macchine sofisticate per l’individuazione di IED (Improvised Explosive Device). L’omessa individuazione del possibile terrorista si ritiene che non sia da imputarsi però solo alla carenza di dispositivi di controllo ma anche ad una serie di fattori che forse andrebbero valutati per arrivare a soluzioni affidabili piuttosto che adottare soluzioni affrettate e forse anche fuorvianti.
Ad Amsterdam non è stato individuato l’esplosivo contenuto nelle mutande del giovane nigeriano e sarebbe risultato comunque impossibile a meno di non procedere ad un’accurata perquisizione personale in quanto anche gli stessi sniffatori elettronici di esplosivi avrebbero potuto fallire il bersaglio coperto dall’odore dell’urea. Anche ammesso poi che la perquisizione corporale fosse stata possibile, quali ricadute di immagine ed oggettive avrebbe avuto sui responsabili dei controlli di sicurezza, qualora avesse dato esito negativo?
Naturalmente in materia di sicurezza non si può né si deve essere permissivi, ma nello stesso tempo è auspicabile che siano individuate ed adottate procedure che evitino l’ossessiva ripetizione di atti automatici che non aiutano a svelare la minaccia ma che di fatto potrebbero concorrere ad abbassare l’affidabilità dei controlli.
Forse una macchina in grado di “vedere sotto i vestiti” tipo il body scanner avrebbe permesso di individuare il contenuto estraneo all’indumento intimo, ma con quale risultato se il personale addetto al controllo non fosse stato in grado di assicurare un’immediata ed adeguata lettura dell’immagine coniugandola con quanto altro in possesso del soggetto intercettato. Cosa avverrebbe, ad esempio, se la macchina controllasse un poveretto certificato come portatore di handicap per incontinenza urinaria e l’addetto alla sicurezza sarebbe in grado di acquisire solo la certezza che costui indossa un indumento protettivo per lo specifico problema fisico. Quasi sicuramente ci si limiterebbe a memorizzare l’immagine a meno di non dar seguito ad ulteriori accertamenti specifici sulla effettiva esistenza dell’invalidità.
Altro invece sarebbe se qualsiasi macchinario moderno fosse affiancato dalla professionalità dell’uomo preparato a saper riconoscere i possibili IED attraverso un controllo incrociato della persona e delle cose da essa possedute per individuare con rapidità e buona certezza gli elementi necessari perché l’ordigno esplosivo possa funzionare. Una formazione che oggi è possibile sviluppare ed esaltare anche ricorrendo a simulazioni informatiche e sottoponendo ad un continuo “refreshing” formativo ed a test di autovalutazione tutto il personale addetto ai controlli di sicurezza per l’ingresso ad aree sensibili.
Non in ultimo, poi, alla stessa stregua di quanto avvenuto per le limitazioni della quantità di sostanze liquide da portare a bordo degli aerei nel bagaglio a mano a bordo, proibire di avere al seguito batterie di corrente di una certa capacità collegate ai dispositivi da alimentare e prevedere l’obbligo di inserire nel bagaglio di stiva quelle che forniscano energia elettrica superiore a determinati amperaggi.
Soluzioni che sicuramente non risolvono il problema ma che aiutano a contenere la minaccia eliminando forse definitivamente la possibilità di azioni improvvisate dai “terroristici della domenica”.

1 commento:

Unknown ha detto...

Salve mi presento, sono un istruttore di armi da fuoco da molti anni, ripudio la parola esperto, ma credo che una 20ina di anni di esperienza nella sicurezza in giro per il mondo possono darmi un pò di credibilità. Detto ciò, l' unica vera cosa che ho imparato in tanti anni sul campo è che contro il "fattore umano" c'è ben poco da fare. La tecnologia è un aiuto grandioso, ma solo se dietro la macchina, si siede un uomo attento, ben addestrato e sopratutto ben pagato. Dico ben pagato perchè oramai anche la quinta nobile professione (il protettore), non si fà più per onore o amor di patria ma solo per soldi. Il paradosso lo trovo nel fatto che negli aereoporti o in posti chiave ove la sicurezza dovrebbe essere ai massimi livelli, viene messo del personale che nel maggiore dei casi, non ha mai fatto nemmeno il militare o nulla a che vedere con la sicurezza. Oggi tutti vogliono un lavoro a qualsiasi stipendio anche a costo della pelle altrui. La sicurezza oggi è un termine obsoleto secondo me, i nostro governi dovrebbero avere una condotta piu trasparente e meno redditizia, ma qui si entra in politica. Tornando a noi suggerisco la lettura di un certo Kevin Mitnick, L'arte dell'inganno. Questo giovane esperto di Ingegneria Sociale, descrive AMPIAMENTE come l' uomo sia l unico responsabile in ogni evento di una penetrazione ritenuta sicura.
Gianluca Caponegro