lunedì 17 maggio 2010

Attacco in Afghanistan, uccisi due militari italiani

Due soldati italiani sono stati uccisi e altri due, un uomo e una donna, sono stati gravemente feriti in seguito ad un attacco terroristico avvenuto nel nordest dell'Afghanistan. Le prime notizie ci dicono che l’azione è stata effettuata impiegando uno IED (Improvised Explosive Device) fatto esplodere sotto un blindato Lince in dotazione all’Esercito italiano, che muoveva inserito nel nucleo di testa di un’autocolonna formata da diversi mezzi della Coalizione internazionale diretti a Bala Murghab. In questi casi qualsiasi ipotesi formulata nell’immediatezza dei fatti che cerchi di capire come l’atto terroristico possa essere stato realizzato, può essere confermata o sconfessata dai risultati che scaturiranno dalle inchieste ufficiali. Ciò non toglie che cercare di capire attraverso un’analisi di “prima battuta” è forse opportuno se non addirittura etico, in particolare se si disporne di specifiche conoscenze sull’Afghanistan, sugli afgani e sulle tecniche costruttive ed operative degli IED. In Afghanistan le nevi si stanno sciogliendo per lasciar posto ad un’estate torrida ed asciutta. Come ogni anno nel Paese questo momento rappresenta la ripresa di qualsiasi attività lecita e non, civile e militare. Le strade che portano verso l’Iran e verso la Russia fino ad ieri colme di neve iniziano ad essere percorribili. La droga raffinata durante l’inverno è già stata caricata sugli autocarri per raggiungere i mercati del mondo sgomberando i magazzini che a breve dovranno raccogliere il prossimo raccolto di papaveri da oppio. Il Contingente Internazionale e l’Esercito afgano si preparano ad attaccare a sud la roccaforte di Kandahar e molti gruppi della guerriglia talebana si stanno spostando a nord per sfuggire all’azione. E’ ripreso da poco il contrabbando di nitrato di ammonio, materia prima per realizzare cariche esplosive di IED, proveniente dal Pakistan come molte fonti locali ed internazionali riferiscono. Di qualche giorno fa la notizia pubblicata dal Los Angeles Times che riferisce come da Peshawar almeno due volte a settimana partono convogli di autocarri carichi apparentemente di legna che attraversano di notte la capitale della North West Province pakistana diretti verso Kabul lungo la strada del Kyber Pass. Fonti locali ben informate affermano che sotto i carichi di legna sono nascosti sacchi di nitrato di ammonio ed altri fertilizzanti che possono essere utilizzati per realizzare cariche esplosive artigianali. Materiale diretto ai Talebani ma che non è escluso possa raggiungere anche i Signori della Guerra che devono difendere i propri feudi. E’ certo che in Pakistan sono prodotte ogni anno 496.000 tonnellate di nitrato di ammonio e fintanto che questo rimarrà legale in Pakistan non potrà essere esclusa qualsiasi forma di contrabbando verso l’Afghanistan, anche se Karzai ha proibito il commercio e l’utilizzazione di nitrato di ammonio. In questo contesto, improvvisamente si risveglia in maniera potente l’offensiva terroristica e quanto avvenuto oggi potrebbe rappresentare una tragica ripresa di attentati con IED posizionati lungo le strade. Ordigni che possono essere realizzati utilizzando grossissimi quantitativi di esplosivo, anche derivato dal nitrato di ammonio ed utilizzando le migliaia di manufatti bellici abbandonati sul territorio afgano. Cariche che possono essere variate di volta in volta e che quindi vanificano la certezza che le corazzature di protezione dei mezzi da combattimento militari possano resistere a qualsiasi esplosione. L’attentato di oggi ha colpito il quarto veicolo di una colonna. Le prime notizie ci dicono che lo IED è stato azionato da un comando a distanza, ma sarebbe opportuno non escludere altre ipotesi sulla possibile utilizzazione di dispositivi derivati da tecniche e sistemi di guerriglia impiegati da sempre dai mujaheddin afgani. Fra le possibili, quella più plausibile potrebbe essere rappresentata dall’utilizzo di particolari congegni di accensione derivati da meccanismi realizzati negli anni ottanta nell’Ex Unione Sovietica che attivati dal primo mezzo di una colonna in movimento possono attivare un’esplosione “ritardata” per distruggere i mezzi che seguono nella marcia. Una tecnica di agguato che, a prescindere dal sistema di attivazione utilizzato, è stata abbondantemente sperimentata in Iraq dalla fine della guerra del 2003 ed ereditata dalla guerriglia afgana quando attaccava le truppe sovietiche. Un metodo di imboscata che ha un’elevata valenza tattica in quanto l’esplosione disarticola l’obiettivo in movimento ostacolando le immediate possibilità di reazione. Se, infine, l’attacco non è stato realizzato dai Talebani, ma da bande armate al servizio dei Signori della Guerra che vogliono la certezza di non essere intercettati nei loro traffici illeciti, questa eventualità dovrebbe essere approfondita per contrastare il consolidarsi di ogni possibile link fra gli insorti e la malavita locale che pregiudicherebbe notevolmente la sicurezza dei Contingenti internazionali.
17 Maggio 2010

1 commento:

Unknown ha detto...

L'attivita' di prevenzione e' purtroppo di limitata efficacia nella casistica IED.A memoria storica l'azione di guerriglia basata sulla sorpresa e' l'unica tattica efficace nelle mani della controparte.Da Teutoburg,la Spagna durante l'invasione Napoleonica,Vietnam,ecc..L'IED e' solo l'aggiunta della tecnologia alla vecchia tattica.Forse un sistema di prevenzione basato su premi in denaro ai "confidenti" porterebbe a risultati concreti.