sabato 11 dicembre 2010

La Cyberguerra

Wikileaks in questi giorni sta dimostrando di essere una realtà in grado di influire sugli equilibri internazionali andando ad intaccare i rapporti fra li Stati. Un modello in grado di avere effetti sulle strutture di potere globale nonostante che le informazioni finora diffuse abbiano carattere di gossip piuttosto che notizie sensibili. “Chiacchere di party” o sapienti sintesi di articoli di stampa comunque potenzialmente in grado di influire sugli equilibri internazionali. Wikileaks rappresenta, in ogni caso, una delle espressioni della moderna realtà globale a fianco di Internet e di Al Qaeda, dimostrando di essere in grado di incidere sul futuro ordine internazionale in cui potrebbe prevalere la forza piuttosto che i confronti economici o l’eticità dei rapporti. Una realtà che, per quanto noto, allo stato attuale sta comunque evidenziando solo la capacità di gestire la divulgazione di una grossissima mole di informazioni copiate con la complicità di funzionari corrotti e non ottenute attraverso tecniche di pirateria informatica evoluta ed in grado di permeare i Data Base istituzionali. In ogni caso la minaccia esiste e si impongono immediate iniziative di difesa in grado di applicare tecniche di “Cyberguerra” intesa come l'alterazione e/o la distruzione dell'informazione e dei sistemi di comunicazione dell’avversario, gestendo gli equilibri dell'informazione stessa attraverso l’uso di evolute tecnologie elettroniche, informatiche e di adeguati sistemi di telecomunicazione. Una guerra non combattuta sul terreno ma davanti agli schermi dei computer, destinata a condizionare il futuro. Risulta che il Pentagono USA abbia anticipato i tempi e disponga già di una struttura in grado di rendere attuali forme di difesa ed offesa informatica. Quasi mille agenti “cyberguerrieri” coordinati da un Generale a quattro stelle. Anche la Gran Bretagna sta seguendo la stessa strada con consistenti investimenti economici nonostante i tagli di bilancio indotti dalla crisi economica del momento. A Lisbona, in occasione del recente vertice della NATO la “Cyberwar” è stata oggetto di confronto fra i partecipanti arrivando alla decisione comune di posizionare l’esigenza fra le undici prioritarie che l’Alleanza dovrà affrontare nel breve periodo. Peraltro, altre potenze mondiali “non NATO” come la Cina, stanno investendo consistenti risorse economiche e di potenziale umano nello specifico settore ed iniziative simili potrebbero anche suscitare l’interesse delle organizzazioni terroristiche internazionali, prime fra tutti Al Qaeda. Anche l’Italia si sta preprando ad affrontare la potenziale minaccia e proprio in questi giorni, alla fine dello scorso mese di novembre, è stata svolta una esercitazione militare sullo specifico tema. Il Comando C4 della Difesa ha sviluppato una serie di attività specifiche nel quadro della “Cyber shot 2010” per verificare la propria capacità di risposta ad una possibile crisi internazionale dovuta ad attacchi di “Cyberwarfare”. Un vero e proprio confronto fra i vari protagonisti impegnati che hanno sviluppato concrete operazioni simulate con il coinvolgimento di tutti gli apparati istituzionali italiani e rappresentanti dell’industria nazionale che opera nello specifico. L’impegno internazionale, quindi, è già orientato ad affrontare la specifica minaccia che potrebbe rappresentare uno dei parametri condizionanti la futura sicurezza internazionale. Uno sforzo sicuramente oneroso, ma se gli obiettivi saranno raggiunti strutture come Wikileaks e gli hackers fiancheggiatori avrebbero scarsissime possibilità di successo, simili a quelle di una feluca di corsari che attaccasse una fregata a propulsione nucleare.
11 dicembre 2010

1 commento:

Risk Security Assessment ha detto...

Generale,

bell'articolo ma non sono cosi sicuro che le strutture istituzionali saanno in grado di difendersi da cyberattacchi con semplicita'. Negli Stati Uniti sono solo stati dedicati fondi al Dipartimento della Difesa per defendere se' stesso. Se attacchi verranno perpetrati contro altre infrastrutture (energia, salute pubblica, costruzioni, etc) i danni saranno enormi per la popolazione e di conseguenza per le istituzioni. Non so se ha mai sentito parlare di "Logic Bombs" che apparentemente sono state disclocate in servers di infrstrutture critiche pronte per essere attivate da cybererroristi. Sono troppo allarmista? Forse, ma le sono grato per stimolare un dibattito intorno questi argomenti di alta rilevanza. Cordialmente, G. Roca.