mercoledì 11 maggio 2011

Gheddafi è fuggito

Moltissimi media internazionali si interrogano sulla possibilità che Gheddafi non sia rimasto ucciso dalle bombe della NATO insieme a suo figlio minore ed ai tre nipotini. Probabilmente, invece, è fuggito nel deserto confermando la sua antica paura di rimanere sepolto sotto le macerie a seguito di un bombardamento. Un timore che risale al 1986, quando gli USA nella notte tra il 14 ed il 15 aprile colpirono con bombe la residenza del Rais a Tripoli ed uccisero la figlia adottiva Hana. Allora Gheddafi fuggì e si nascose per lungo tempo nel deserto ricomparendo successivamente completamente frastornato tanto da indurre il sospetto sull’esistenza di un sosia. Fonti affidabili riferiscono che da quei giorni dell’attacco statunitense, Gheddafi non abbia più dormito per due notti consecutive nello stesso posto, preferendo la famosa tenda alle strutture fisse. Il rituale si ripete e dal 30 aprile 2011 il rais non compare più in pubblico, forse scappato in un luogo sicuro lontano dalle città, probabilmente nella zona desertica di Ash Shurayf che ospita strutture riconducibili a quando la Libia era impegnata nella produzione di “agenti chimici” e situata a ridosso dei confini con il Tchiad dove il rais potrebbe trovare rifugio. La NATO, prosegue a bombardare mentre l’ONU chiede l’immediato cessate il fuoco. I responsabili dell’Alleanza continuano ad assicurare che fra gli obiettivi degli attacchi non c’è la persona di Gheddafi, ammettono di non sapere se il Rais è ancora vivo e non confermano le vittime civili da più parti denunciate a seguito dei bombardamenti. I molti “non so” che caratterizzano i giornalieri briefing dell’Alleanza lasciano perplessi in quanto tutto il territorio libico dovrebbe essere costantemente monitorato dai satelliti per garantire il rispetto della “no fly zone” prevista dalla risoluzione n. 1973 dell’ONU. Invece si susseguono le azioni di attacco al suolo utilizzando le cosiddette “bombe intelligenti” contro i bunker che potrebbero ospitare Gheddafi e viene meno quella sorveglianza attiva che permetterebbe, invece, attacchi mirati su bersagli ben definiti e di sicura valenza militare. Crescono, quindi, i dubbi sull’affidabilità del controllo internazionale degli spazi aerei e marittimi nel momento che l’aviazione libica è in grado ancora di bombardare, come avvenuto giorni orsono su Misurata, e le navi della NATO non riescono ad intercettare i barconi con a bordo i migranti che continuano a passare. Non è azzardato, quindi, chiedersi se non sia possibile che arrivino ancora rifornimenti alle truppe governative, vanificando i contenuti della risoluzione delle Nazioni Unite, tenuto conto che le carrette del mare riescono ad eludere il blocco navale ed i MIG libici continuano a volare.

11 maggio 2011, ore 16.00

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