giovedì 13 settembre 2012

La Primavera Araba ed il fondamentalismo islamico


Fondamentalisti islamici hanno ucciso ieri a Bengasi l’Ambasciatore statunitense in Libia. Un omicidio compiuto quasi sicuramente da cellule di  Al Qaeda che dimostra  come la Primavera Araba stia aprendo le porte ad un fondamentalismo islamico organizzato in gruppi che applicano precise tattiche militari prepianificate.

 L’evento di ieri, infatti, non è stato casuale. Non un atto sconsiderato indotto da un’improvvisa esaltazione di un gruppo di manifestanti, ma un vero e proprio episodio militare  condotto con un perfetto coordinamento sul terreno come l’efficacia dei risultati hanno dimostrato. Un’azione possibile solo se sviluppata da nuclei addestrati ad interoperare e che per azzerare la probabilità di insuccesso hanno probabilmente svolto in precedenza cicli simulati della stessa operazione.

Un attacco sferrato contro il simbolo degli USA in Libia, che evidenzia anche un’attenta gestione politica dell’azione. L’omicidio è, infatti,  avvenuto in concomitanza di tre momenti significativi.

L’undicesimo anniversario dell’attentato alle Torri Gemelle di New York; le manifestazioni della folla contro l’Ambasciata americana al Cairo quasi a voler creare un falso scopo ed, infine, la dichiarazione del Capo di Al Qaeda Al Zawahiri che proprio ieri ha ufficializzato la morte del suo vice, il libico Abu Yahaha al Libi, avvenuta nel Warziristan pakistano dopo un raid  di Drone americani.

I fatti di Bengasi rappresentano la punta dell’iceberg di un fenomeno  strisciante di emergente fondamentalismo che da tempo caratterizza tutta  l’area che ha ospitato la Primavera Araba nata come riscossa di una democrazia laica secondo la visione ottimistica di molti del mondo occidentale, ma che di fatto ha portato a ben altro.  L’estremismo islamico si sta appropriando, infatti,  delle aspirazioni di quelle popolazioni e le manipola sotto lo sguardo disinteressato del mondo occidentale.

Un Occidente che ha permesso l’esecuzione sommaria di Gheddafi mente fuggiva. Un massacro definito negli Stati Uniti, in Europa ed in Italia come “ una vittoria del popolo libico”, mentre il Governo di Bengasi si affrettava a riaffermare la sharia coranica come base fondamentale della nuova Costituzione libica  e nominava Comandante militare di Tripoli tale Abdel Hakim Bellhady, un tempo molto vicino a Bin Laden e già ospite per lungo tempo di Guantalamo.

Alla stessa stregua, in Egitto è stata favorita la deposizione del dittatore Mubarak  aprendo la porta ai Fratelli Mussulmani sicuramente non laici ed a Tunisi che venisse cacciato il tiranno Bel Alì spianando la strada all’affermazione degli Ennahda, movimento “moderato” che si propone la rinascita attraverso l’affermazione di una Tunisia islamista ed ha imposto di nuovo il velo alle donne.

Le cellule di Al Qaeda,  presenti da tempo nel Maghreb ed in Cirenaica,  hanno approfittato della situazione. Dapprima dando man forte ai ribelli e poi riorganizzando il loro network locale che sta trasformando l’organizzazione eversiva presente in Africa in un organismo sempre più globalizzato. Strutture strettamente collegate fra loro dal Corno d’Africa fino alle rive del Mediterraneo, in cui i Salafiti, da tempo operativi nell’area e collegati alle cellule eversive dislocate nello Yemen, rappresentano  lo “zoccolo duro”.

Una trasformazione che l’Occidente sembra ignorare con il rischio che improvvisamente possa essere ricattato da gruppi estremistici che si siano impossessati del controllo dell’arteria strategica  che dal Golfo di Aden ed  il Canale di Suez sbocca nel Mediterraneo, veicolando le risorse energetiche verso l’Occidente,.

Segnali allarmanti arrivano, inoltre, dalle parole del portavoce americano di Al Qaeda, Adam Gardhan,  che in occasione dell’anniversario dell’11 settembre ha contestato i contenuti delle parole Obama quando afferma che gli USA combattano Al Qaeda e non l’Islam.  Adam ha, infatti, definito la posizione americana come una “chiara opposizione all’Islam come sistema politico” minacciando “un prossimo olocausto contro New York e Los Angeles” per vendicare i mussulmani uccisi dagli attacchi dei Drone americani nello Yemen.  

Un escalation che se non affrontata immediatamente è destinata a favorire l’affermazione nella Regione  di gruppi estremistici che fanno della loro bandiera un’interpretazione esasperata e distorta dei contenuti del Corano, favorendo ancora una volta l’affermazione del ricatto del terrore piuttosto che una pace duratura.

Qualche segnale sta già arrivando dallo Yemen e da tutti i Paesi  del Golfo Persico dove è più radicata l’islamizzazione. 

13 settembre 2012, ore 14,00

 

 

3 commenti:

Alfonso Sabin ha detto...

Caro Fernando,
alcuni sostengono che il film "Innocence of Muslims" non esista. C'è soltanto una clip che gira su internet, peraltro con immagini decisamente brutte e di scarsa qualità, e prodotte da ebrei statunitensi, e fatte girare per mettere in difficoltà il Presidente Obama e partecipare così alla campagna elettorale.
Cosa ne pensi,
Alfonso Sabin

FERNANDO TERMENTINI ha detto...

Carissimo Alfonso potrebbe essere un'ipotesi da tenere in considerazione ma non fondamentale per quanto è accaduto. L'attacco non è stato improvvisato e sicurament epreparato da tempo. Credo che sia molto importante, invece, è l'inerzia con cui tutto l'Occidente ha dato fiato alla Primavera Araba anche sulla scia e quindi facendo gioco delle TV arabe degli Emirati, senza preoccuparsi di gestire il post . Sicuramente Al Qaeda o gruppi da esse derivate si è attestata in zona e se si chiude il cerchio con quanto sta avvenendo in Siria vedo grossi temporali all'orizzone. In particolar eper l'Europa che non ha politica estera e che sembra non preoccuparsi minimamente dei suoi confini meridionali

stavolearm ha detto...

Caro Fernando,
ancora negli USA ti scrivo che ne penso:
1. sull'uccisione di Geddafi come di Bin Laden vale la stessa logica del piu' forte togliere di mezzo uno scomodo testimone, non e' stato forse cosi' per Mussolini?
2. hai ragione di preoccuparti per l'Europa. Certamente gli USA faranno alcuni errori(forse talvolta voluti, per la stessa logica che permea tutti gli imperi), ma reagisce rapidamente. Invece l'Europa e' troppo divisa e lenta nel reagire a qualsiasi tipo di crisi. Vedi quella economica attualmente.
A presto.