Fonti Istituzionali, Vice Ministri
ed addirittura garanzie attribuire al Presidente del Consiglio da fonti di
stampa ufficiali italiane come la Televisione di Stato, hanno in questi giorni
più volte assicurato che l’India non applicherà la pena di morte qualora i due
Fucilieri di Marina fossero condannati.
Invece, altre notizie riportate dalla
stampa estera indiana ed oggi anche confermate da quotidiani e settimanali italiani inducono qualche perplessità sulla certezza
riferita dagli organi istituzionali.
Ripercorriamo insieme questi
eventi comunicativi per capire se i nostri militari non corrono alcun rischio
di pena capitale o se invece ci sia l’eventualità che l’Italia abbia
consegnato – disattendendo precisi articoli della Costituzione - due cittadini
italiani ad un Paese terzo che attribuisce loro un’ipotesi di reato per cui
potrebbe essere prevista la pena di morte.
La notizia più recente e non
smentita a livello Istituzionale, ci
dice che il 9 aprile u.s. il Presidente Monti abbia avuto un colloquio
telefonico con il Primo Ministro indiano Singh ed abbia avuto conferma che per
reati del tipo di quello attribuito ai due
Marò, l’India non ha mai applicato la pena di morte.
The Hindu ci informa invece che
"Il primo ministro Singh ha anche detto che, alla luce delle indagini in
corso, sarebbe prematuro esprimere un parere su aspetti specifici” e non dà
nulla di certo sulle garanzie date dal Governo indiano che, peraltro, come più
volte giustamente ribadito non ha influenza sul potere Giudiziario. (http://www.dnaindia.com/india/1820653/report-italian-pm-calls-up-manmohan-singh-discusses-marines-issue).
Di fatto, quindi, viene ribadita una
precisazione più volte ripetuta dal Ministro della Giustizia indiano e che in
qualche modo dovrebbe aver attirato l’attenzione del Premier italiano nel momento
che un autorevole giornale come l’Hindustan Times ieri ha titolato la notizia
della telefonata con “Concerned Italian PM calls up Singh”, che non è azzardato
rendere in italiano con un “Interessato (Preoccupato ?) PM Monti chiama di
nuovo Singh”.
Notizie che si sovrappongono a quelle riferite il 21 marzo quando l’Esecutivo ha
deciso di far rientrare in India i due Marò. Fra tutte la più importante e
tranquillizzante quella dell’allora Sottosegretario De Mistura nominato dal
Premier Monti inviato speciale per l’India e successivamente promosso al rango
di Vice Ministro, che rassicurava di aver ricevuto una garanzia scritta dall’India
sulla non applicazione della pena di morte nei confronti dei due militari
italiani.
De Mistura faceva riferimento ad
un documento ufficiale indiano , forse una nota verbale come si è soliti dire
in diplomazia, comunque mai portata a conoscenza né del Parlamento né di
italiani che ne hanno fatto specifica richiesta, che, secondo quanto oggi
pubblicato dal settimanale Panorama, è solo una specie di dichiarazione sottoscritta
dall’incaricato di affari indiano in Italia, tale Ravi Shankar.
Uno scritto che, inoltre, sempre come riportato dal settimanale italiano,
contiene una promessa in inglese sicuramente non concretamente impegnativa e
tantomeno rassicurante. E’
infatti scritto “According to well settled Indian jurisprudence ths case
wouldn’t fall in the category of matter wich attrach the dealth penality, that
is to say the rarest of rare
cases”.
In sintesi, quindi, l’addetto
d’affari chiarisce che il caso dei Marò non ricadrebbe nella fattispecie di
quelli che in India vengono giudicati con la pena di morte, ma non garantisce
le decisioni del costituendo monocratico Tribunale Speciale indiano. Una Corte
di Giustizia che per quanto noto dovrebbe decidere in base ai riscontri
investigativi che sta raccogliendo l’Agenzia antiterroristica indiana, la NIA,
che potrebbero proporre le ipotesi di reato finora contestate in maniera
diversa e difforme da quelle che hanno portato gli indiani a sottoscrivere “……in
the category of matter wich attrach the dealth penality, that is to say the
rarest of rare cases ….”. Sarebbe
sufficiente infatti che venisse a mancare l’aggettivazione “raro”.
Il Senatore Monti, forse, avrebbe
ragione di essere “Worried” più che “Concerned”.
Roma 11 aprile 2013 – ore 11.30
1 commento:
Eh, sì... speriamo che diano loro "solo" l'ergastolo, così Monti potrà vantare uno spettacolare successo dell'iniziativa diplomatica e il Ministro Di Paola potrà versare, questa volta, lacrime di felicità.
Fulvio
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