Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
sono tenuti in ostaggio dall'India da 20 mesi, trattenuti perché sospettati
dell'omicidio di due pescatori. Un'accusa infamante che non sembra trovare
riscontro in nessuna prova a carico, anzi è confutata da analisi tecniche
depositate presso la Procura della Repubblica di Roma.
Un annuncio che faceva sperare tutti in un
risveglio della dignità italiana dopo un anno di completa accondiscendenza nei
confronti dell’India soprattutto leggendo il comunicato dell’allora
Sottosegretario de Mistura, “La decisione di non far rientrare i
maro’ in India “e’ stata presa in coordinamento stretto con il presidente del
Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri” coinvolti nella vicenda,
“Esteri, Difesa e Giustizia”., precisando che “siamo tutti nella stessa
posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”. E
concludeva con il proposito “a questo
punto la divergenza di opinioni” tra l’Italia e l’India sulle questioni della
giurisdizione e dell’immunità richiede un arbitrato internazionale …..”.
Un fiammata di orgoglio nazionale che, però, veniva immediatamente spenta dalla successiva
ed inaspettata decisione dell’Esecutivo
che dopo dieci giorni sanciva il rientro
dei due militari in India. Un provvedimento destinato a spaccare la compagine
del Governo, inducendo le dimissioni dell'allora Ministro degli Affari Esteri,
l’ Ambasciatore Giulio Terzi .
Da quel momento un susseguirsi di
dichiarazioni ufficiali e/o ufficiose che portavano a pensare che il motivo
della determinazione governativa andava forse ricercato soprattutto in ragioni
di natura economica piuttosto che di politica estera. Dalle parole dello stesso
Senatore Monti in occasione del Suo intervento in Parlamento per relazionare
sui fatti, emergeva, infatti, che non
potevano essere sottovalutati gli interessi economici che coinvolgevano molte
imprese italiane impegnate in India. In
primis un contratto milionario di Finmeccanica per la fornitura di 15
elicotteri militari in quel momento in bilico perché sembrava fossero state
pagate “commissioni” a personalità indiane di spicco.
Si era
deciso, quindi, di riconsegnare i due
Fucilieri di Marina a Delhi, sottraendoli, peraltro anche alla Giustizia
italiana essendo indagati dalla Procura Militare e da quella civile per
importanti ipotesi di reato. Di fatto una sorta di estradizione di due cittadini
italiani in un Paese che intendeva giudicarli per reati punibili secondo
l’ordinamento indiano anche con la pena di morte.
Una forzatura costituzionale per mantenere
buoni rapporti economici con un Paese
terzo parzialmente mascherata da una dichiarazione di Delhi a non ricorrere
alla pena capitale, manifestazione di volontà assolutamente insignificante
secondo quanto sentenziato dalla Corte Costituzionale (n.
223 del 27 giugno 1996). Decisione giuridica con cui la Suprema Corte aveva ritenuto
la semplice garanzia formale della non
applicazione della pena di morte atto insufficiente alla concessione
dell’estradizione.
Un chiaro pronunciamento espresso dalla Sezione VI
(Sentenza n. 45253 del 22 nov. 2005, Cc. Dep. Il 13 dic. 2005, Rv, 232633 ) e
ribadito il 10 ottobre 2008 n. 40283, dep. 28 ottobre 2008 dove si legge tra
l’altro che “ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione , è richiesta
documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi ……”, elementi che
nella vicenda specifica non sembravano nè sembrano assolutamente esserci.
In quel momento, come i fatti dimostrano, fu invece sottovalutata la controparte pensando che l'India
si sarebbe sentita appagata. Così non è stato ed oggi Delhi ha deciso di
annullare il contratto per la fornitura degli elicotteri e si auspica che a
seguire non cancelli altri impegni
commerciali in corso con imprese italiane.
Un errore che si aggiunge a quello compiuto
nell’ aprile 2012 quando fu pagato un indennizzo di 190.000 dollari alle
famiglie dei defunti pescatori indiani. “Un atto di donazione e di
generosità, al di fuori di un contesto giuridico" secondo quanto precisato
dall’allora Ministro della Difesa
Giampaolo Di Paola, interpretato, però, come un’ammissione di colpa da
moltissimi organi di stampa indiani.
(ASCA) - Roma, 23 ott - L'India ha inviato
alla AgustaWestland una nota nella quale si annuncia la volonta' di cancellare
l'acquisto degli elicotteri della azienda del gruppo Finmeccanica, dopo lo
scandalo legato alla corruzione di alcuni funzionari. Lo hanno riferito all'AFP
fonti del Ministero della Difesa indiano, aggiungendo che l'AgustaWestland ''ha
21 giorni di tempo a disposizione per rispondere''.
L'India ha sospeso l'ordine da 556 milioni di
euro dopo che gli inquirenti italiani hanno cominciato a indagare su presunte
mazzette pagate per vincere l'appalto, siglato nel 2010 e riguardante 12
elicotteri dell'azienda anglo-italiana.
L'inchiesta ha portato lo scorso febbraio
all'arresto dell'amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi e
dell'amministratore delegato di AgustaWestland, Bruno Spagnolini, accusati di
corruzione internazionale.
Il
ministro della Difesa indiano, A.K. Antony, ha sospeso i pagamenti dopo aver
ricevuto i primi tre elicotteri, annunciando l'intenzione di cancellare
l'ordine per gli altri nove, destinati ad alte personalita' di rilievo, come il
Presidente e i Ministri.
Pochi
giorni fa la AgustaWestland ha reso nota la volonta di ricorrere a un arbitrato
internazionale e della vicenda ha parlato anche il primo ministro britannico David
Cameron (la AgustaWestland ha una fabbrica nel sudest dell'Inghilterra) nel
corso del suo viaggio in India lo scorso febbraio. (fonte AFP).
Questi i fatti che ci suggeriscono fra le
varie ipotesi un’unica certezza. Gli interessi nazionali, in particolare quando
sono coinvolti cittadini italiani, non
si difendono cedendo al ricatto di un Paese terzo. Chi ha deciso di far
rientrare in fretta e furia in India Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone anche per non compromettere grossi interessi economici
dovrebbe forse rivedere le sue posizioni. In questo modo non si sono garantiti
gli interessi italiani ma è stata svenduta la sovranità nazionale, culminata
con la consegna non dovuta di due
cittadini italiani. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone colpevoli di aver scelto male la loro
professione, quella di indossare un’uniforme e di ipotecare la propria vita per
difendere lo Stato ed il suo prestigio.
La storia però non perdona e tutto alla fine
torna. Svendere la dignità nazionale e mettere a rischio di due italiani
sicuramente non pagherà, ed un primo
rendiconto è arrivato !
3 commenti:
Caro zio, sarebbe ora che questi pagliacci che ci governano e che ci hanno governato si facessero da parte, perché a mio avviso non solo hanno svenduto la dignità nazionale, ma probabilmente nel farlo hanno anche perseguito un loro tornaconto.
Carissimo Fernando,
mi associo a tuo/a nipote e aggiungo che questi "pagliacci" (presenti e passati) responsabili di questa vergognosa vicenda non solo dovrebbero togliersi dai piedi, ma pagarne anche le conseguenze anche in termini economici, tenuto conto che non lo faranno in termini giuridici. Mimmo Scozzaro.
Purtroppo è solo una riprova eclatante della scompsarsa degli ultimi residui di sovranità nazionale, che erano sopravvissuti a stento all'8 settembre 1943.
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