Giunge notizia che nel
contradditorio Italia / India relativo alla vicenda dei nostri due Marò ed in
particolare all’interrogatorio degli altri quattro Fucilieri del NMP imbarcato
sulla Lexie il 15 febbraio 2012, dopo
quasi 21 mesi si stia prospettando da parte italiana quella che io chiamerei la
“vittoria di Pirro”.
Infatti da Delhi un’agenzia
stampa ci informa :
Maro': stampa, 4 militari forse
in ambasciata India a Roma Possibile videoconferenza per ascoltare i quattro
fucilieri
Secondo l'agenzia, la decisione sarebbe l'unica disponibile dopo che la
Procura della Repubblica di Delhi ha sconsigliato l'invio di un team
investigativo della polizia NIA in Italia. La Pti precisa comunque che questo sarà
possibile dopo l'ottenimento da parte di un tribunale di lettere rogatorie da
trasferire alla magistratura italiana.
E in questo ambito ''fonti ufficiali'' hanno detto all'agenzia che ''i
testimoni potranno essere chiamati nell'ambasciata dell'India a Roma da dove
appariranno davanti agli investigatori per un interrogatorio, in presenza di un
magistrato''.
Non si comprende perché forse per
la prima volta nella giurisprudenza italiana quello che dovrebbe essere lo step
giuridico della rogatoria internazionale viene accettato che sia svolto nel
territorio dello Stato che chiede l’interrogatorio.
Il Codice di Procedura indiano
prevede, perché le indagini possano essere chiuse, che nel fascicolo istruttorio
specifico si debba includere anche la deposizione degli altri 4 militari. Se l’India,
però, vuole giustamente che sia
rispettata la propria sovranità giuridica deve reciprocamente rispettare quella
dell’Italia che, nella fattispecie, non prevede
un’altra estradizione di altri cittadini italiani anche se temporanea.
A tale riguardo, sembra che ci
sia un impegno italiano sottoscritto lo scorso anno in cui si assicurava
all’India di rendere disponibili per un possibile interrogatorio tutti i
militari che componevano il Nucleo Militare di Protezione di cui Latorre era il
responsabile. Non ci viene detto però se nell’impegno fosse sottoscritte le modalità
con cui tutto ciò dovesse avvenire ed in
particolare se l’Italia si fosse impegnata a consegnare a Delhi anche gli altri
4 militari oltre a Massimiliano e Salvatore.
Un documento importate questo, i cui
contenuti purtroppo non furono attentamente valutati da chi decise che il 21
marzo u.s. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fossero estradati in India per la
terza volta. Un impegno di cui si parla ma che non viene reso pubblico nel
rispetto della massima trasparenza istituzionale, per consentire ai cittadini
di capire quali in realtà siano le concessioni italiane a favore di Delhi. Una
sottoscrizione italiana rilevante nei contenuti che, però, come tante altre nella vicenda specifica, non è possibile leggere perché il MAE sembra
aver catalogato tutti i documenti relativi alla vicenda della Lexie come
“documentazione sottratta all’accesso agli atti ai sensi del decreto del
Ministero Affari Esteri 604/1994”.
Continuiamo quindi solo a
disporre di notizie ipotetiche che da 21 mesi si accavallano spesso anche in
maniera contraddittoria. Prima la NIA
sarebbe venuta in Italia, poi la proposta italiana di un interrogatorio da
svolgersi in uno Stato terzo disponibile ad ospitare gli inquirenti indiani e i
soggetti italiani da sentire o, in alternativa, una video conferenza
dall’Italia. Ora una possibile videoconferenza dall'Ambasciata dell'India a Roma.
In questa ottica l’Italia forse
ha vinto la battaglia formale di non mandare in India i 4 Fucilieri di Marina,
ma se costoro fossero interrogati nella
Sede dell’Ambasciata indiana il successo di Roma sarebbe la classica vittoria
di Pirro, in quanto comunque l’India avrebbe ottenuto di sentire i testi sul
proprio territorio.
In questo modo avremmo
sicuramente rispettato i vincoli della “spendig review” in quanto risparmiate
le spese di trasferta a Delhi, ma ad un caro prezzo avendo ceduto un'altra fetta dell’esigua
dignità nazionale che ancora ci rimane .
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