In tempi lontani Kissinger inventò la formula della
“secret diplomacy” per riallacciare i contatti degli USA con la Cina. Approccio
ripreso recentemente da Obama per l’accordo nucleare con l’Iran, una vittoria rara per lo stile di Obama ma
un esempio di diplomazia segreta che Kissinger avrebbe sicuramente apprezzato.
Anche in Italia qualcuno ha rispolverato vecchie reminescenze
scolastiche di storia, quando raccomanda
la massima riservatezza nelle trattative con L’india per la vicenda dei due
militari italiani ostaggio di Delhi da 22 mesi.
Ce lo consiglia il
Commissario Straordinario del Governo dott. Staffan de Mistura e con fermezza
la Ministro degli Esteri Emma Bonino, ambedue però contraddetti dalle parole
del Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli che fin del 25
settembre, ha dichiarato al Mondo: "…..All'inizio di quest'anno, l'Italia
aveva una linea abbastanza incerta su come procedere. Si litigava sul tipo di
giurisdizione, si era tentati di chiedere un arbitrato, si offriva un
indennizzo ma ogni tanto si faceva la faccia feroce, in altri termini una
gestione un po' zigzagante. Ora abbiamo rimesso la questione su un binario di
certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare
in processo, condivise; nomina di un magistrato che ha tolto al Kerala la
questione; avvio di un procedimento convenuto con le autorità indiane, che deve
essere equo, in quanto sappiamo qual è la legislazione applicabile, e veloce,
il che non vuol dire stabilirli adesso i tempi. All'indomani del giudizio, vi
sarà un trattato tra le parti che permette comunque agli eventuali condannati
di scontare la loro pena in Italia, nel paese di appartenenza. Siamo costanti e
attenti con le autorità indiane e io dico che i due ragazzi torneranno a
casa".
Un Vice Ministro che dimostra di non essere però
coerente con la “diplomazia segreta” raccomandata dal suo Ministro, rivelandoci
aspetti inquietanti su come la diplomazia italiana stia operando per risolvere la vicenda dei due Fucilieri di Marina
estradati in India il 22 marzo u.s. e ci rivela che l’Italia “condivide” una
giustizia come quella indiana che prevede nel suo ordinamento la pena di morte.
Un’ammissione che preoccupa in quanto accompagnata
dall’aver accettato che sia una Tribunale Speciale a giudicare due militari
italiani sulla base di un’indagine affidata ad un’Agenzia investigativa indiana
(National Investigation
Agency NIA) che, per mandato istituzionale, è "obbligata" a fare ricorso al
'Sua Act' (Convenzione per la repressione degli atti illeciti contro la
sicurezza della Navigazione marittima) che prevede la pena di morte. Un vincolo
statutario che impedisce alla NIA di svolgere indagini su fatti omicidiari, come
ben specificato nell’atto costitutivo del 2008 dove fra i vari compiti non è
riportato l’articolo 302 del codice penale indiano, che per l’appunto punisce
il reato di omicidio.
Un Vice Ministro che ci parla di “regole di
ingaggio” concordate con l’India ma che non ci spiega perché sia stato
rinunciato il ricorso all’Arbitrato internazionale per aver riassegnati i diritti
di sovranità nazionale calpestati dall’India. In primis quello fondamentale della
garanzia dell’immunità funzionale dovuta a propri militari impegnati in funzioni
istituzionali.
La situazione è quindi sempre più confusa e
sicuramente non aiutata dalla riservatezza raccomandata dalla Responsabile
della Farnesina peraltro superata da un suo Vice Ministro che propone uno scenario
sicuramente non tranquillizzante accompagnato, invece, da un approccio ottimistico del Commissario di
Governo de Mistura.
Un contesto reso ancora meno chiaro dai motivi dell’azione
censoria posta in essere nella pagina istituzionale della dottoressa Bonino, dove
lo spazio dedicato ai nostri Fucilieri di Marina è stato chiuso e cancellato dopo
appena 12 ore dall’apertura, annunciata peraltro da una delle più importanti
agenzia di stampa italiane, l’ANSA.
Una decisione ancora non chiara e che la Ministro nell’assoluto rispetto della
riservatezza non ha mai cercato di motivare nonostante precipue richieste di
molti italiani, taluni definitivamente proscritti dal poter esprimere commenti
dissonanti con la gestione della pagina del social network della dottoressa
Bonino ed altri definitivamente cassati perché non coerenti con “il segreto
della diplomazia boniniana”.
Noi, però, rispettiamo le regole della democrazia
prima fra tutte la trasparenza fra Stato e cittadini e, quindi, proponiamo una serie di articoli che forse potrebbero
chiarire se, piuttosto, dietro la riservatezza
si nasconde uno scopo censorio per oscurare gli scarsi risultati fino ad ora
raggiunti (http://www.fernandotermentini.it/art.htm ), accompagnati da una
riproduzione di post estrapolati dalla pagina di FB in questione, raccolti sul Web a futura memoria (http://www.fernandotermentini.it/postbonino.htm).
Forse
Kissinger condividerebbe la “secret diplomacy” di Obama, ma quasi sicuramente
non apprezzerebbe l’interpretazione che ne viene data nel caso specifico dalla dottoressa Emma Bonino, Ministro degli Affari
Esteri della Repubblica Italiana.
Nessun commento:
Posta un commento