Dopo una lunga attesa e dopo che
lo stesso Commissario del Governo dott. Staffan de Mistura aveva per mesi
osteggiato il ricorso all’arbitrato annunciato prima delle sue dimissioni
dall’ex Ministro Terzi, oggi dall’India un improvviso ripensamento con una notizia in controtendenza
.
(ANSA) - NEW
DELHI, 13 GEN - Non c'e' piu' tempo da perdere.
La 'melina' che l'India ha adottato nella vicenda dei
maro' non piace all'Italia che oggi ha rotto gli indugi facendo partire a New
Delhi, ad opera dell'inviato Staffan de Mistura, una "iniziativa molto
forte e decisa" per mettere fine all'impasse che allunga a dismisura la
prospettiva di rientro in Italia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone , e
scongiurare qualsiasi tentativo di introdurre lo spettro della pena di morte.
L'accelerazione
disposta da Roma e' stata accompagnata anche da pressioni esercitate sui
vertici dell'Unione europea - il presidente Jose' Manuel Barroso e l'Alto
Rappresentante Catherine Ashton - affinche' sostengano la posizione italiana. E
in un incontro con il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani,
Barroso ha garantito un impegno, assicurando che "siamo tutti contro la
pena di morte".
C'e' la
convinzione che la tattica indiana sia tesa ad imporre per il processo capi
d'accusa desunti dalla polizia investigativa Nia dal SUA Act, una legge del
2002 approvata per reprimere la pirateria marittima che capovolge l'onere della
prova sull'imputato, si estende in acque internazionali e, soprattutto, prevede
una richiesta automatica di pena capitale.
E cio' nonostante
che il governo di Delhi, nel pieno della crisi per il minacciato non ritorno in
India dei due Fucilieri di Marina, avesse formalmente assicurato all'Italia -
per bocca del suo ministro degli Esteri Salman Khurshid - che il caso non
rientrava fra quelli "rarissimi" in cui e' prevista nei tribunali
indiani la richiesta della pena capitale.
Cosi',
apprendendo che ancora una volta il portavoce del ministero degli Esteri
indiano, Syed Akbaruddin, ha oggi "chiamato fuori" il suo governo da
una rapida soluzione della crisi sostenendo che essa "e' esaminata in un
tribunale, suo luogo naturale", De Mistura ha rivelato all'ANSA a New
Delhi una mossa che fino ad ora era stata mantenuta segreta.
"Su
indicazione del presidente del Consiglio Enrico Letta - ha
dichiarato - abbiamo preso qui una iniziativa molto forte e decisa per
sbloccare l'impasse in cui si trovano i maro'". Senza entrare in
particolari, De Mistura ha aggiunto che si tratta di "una iniziativa con
valenza giuridica e politica".
Questa mossa e'
giunta mentre in Italia vari settori dell'arco politico (il Movimento 5 Stelle,
Fratelli d'Italia e il gruppo "Per l'Italia"), hanno annunciato
l'invio di missioni in India per intervenire nella crisi dei maro'.
E' probabile che
gia mercoledi' - domani l'India osserva una delle sue tante festivita' - si
potra' conoscere qualcosa di piu' circa la mossa italiana. Potrebbe magari
trattarsi di un ricorso d'urgenza per chiedere alla Corte Suprema il rispetto
dei criteri da essa stessa posti in una sentenza del 18 gennaio 2012 per il
processo nei confronti di Latorre e Girone.
In sostanza, come
la Corte ebbe a ribadire anche in un successivo verdetto del 26 aprile, si
trattava di giudicare l'incidente in cui morirono al largo del Kerala due
pescatori indiani con strumenti e leggi indiane e internazionali (fra cui la Convenzione UNCLOS ),
ma senza menzione alcuna del SUA Act.
Il presidente del
massimo tribunale, Altamas Kabir, ricordo' di aver impartito chiare direttive
per "incaricare le indagini ad una agenzia neutrale e, poi, creare un
tribunale dedicato con giurisdizione per condurre il processo".
"Speriamo sinceramente - concludeva Kabir - che le indagini terminino in
tempi brevi, e che pure il processo, da svolgersi a ritmo quotidiano, sia
completato in modo accelerato".
Questo, sostengono
i difensori dei maro', "e' stato disatteso" ed "il governo
indiano ha bloccato tutto non riuscendo a realizzare la quadratura del
cerchio" di mantenere sua la giurisdizione sul caso senza essere obbligata
a far chiedere dalla polizia la pena di morte.
Non ci dice quale sarà l’iniziativa ma oltre che ricorrere
all’Arbitrato esistono solo poche alternative fra cui ricorrere al Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite o appellarsi alla Carta dell’Alleanza Atlantica
in quanto l’India detiene arbitrariamente due militari dell’Italia, Paese della
NATO.
Staremo a vedere !!!
2 commenti:
Sono 2 anni che "stiamo a vedere"...Così come sono 2 anni che questa gestione continua a reiterare la stessa logora e molle strategia, con la stessa speranza della barzelletta del carabiniere, che andava tutte le sere a vedere lo stesso film di cow-boys e indiani, sperando che almeno una volta riuscissero a vincere gli indiani, invece che i cow-boys...Avendo citato per caso gli "indiani", qui la barzelletta è solo "rovesciata", vincono sempre gli indiani, mentre i bocconi attendono che 2+2 faccia 3 o 5...L'intervento di Barroso e Ashton, fatto di proclami e auspicazioni(brutta parolaccia), non garantisce forse altro che temporaggiamenti indiani ancora più lunghi...Qui ci vuole qualcosa, invece, di molto più forte e brutale,..come avrebbe potuto insegnare il compianto Generale Sharon, o altri di quello stampo...
Thanks great blogg
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