L'11 marzo 2013
l 'allora Ministro degli Esteri, l'Ambasciatore Giulio Terzi , avvertì le
Sedi diplomatiche italiane dislocate nel mondo che l'Italia aveva deciso di
avviare un arbitrato internazionale nei confronti dell'India che da piú di un
anno continuava ad ignorare ogni regola di diritto internazionale con la
pretesa di esercitare un'arbitraria azione giudiziaria nei confronti di due
militari italiani, per fatti che la stessa Suprema Corte
indiana aveva ammesso essere avvenuti in territorio italiano, cioè a bordo di una nave a 20,5 miglia dalla costa
indiana.
Una decisione formalizzata all’India dopo che inutilmente
l’Italia aveva inutilmente cercato di aprire un tavolo bilaterale di trattative
con il Governo indiano, per la ricerca di una soluzione diplomatica del caso,
come suggerito dalla stessa Corte.
Alla luce, quindi, delle mancate risposte indiane il Governo
italiano, infatti, ritenendo che ormai sussisteva con l’India una controversia sulla
applicazione della Convenzione UNCLOS e del Diritto Internazionale, l’11 marzo
formalizzava a Delhi una nota verbale per il tramite dell’Ambasciatore Mancini,
con la quale si ribadiva la disponibilità italiana ad arrivare ad una soluzione
amichevole della controversia anche attraverso un arbitrato internazionale od
una soluzione giudiziaria e si chiedeva all’India di attivare le consultazioni
previste dalla Convenzione UNCLOS.
Con l’occasione veniva informato il Governo indiano che
avendo l’Italia instaurato una formale controversia internazionale fra i due
Stati i “Fucilieri di Marina
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
non faranno rientro in India alla scadenza del permesso loro concesso”.
Un atto formale rilevante, ufficializzato ad altro Stato
che non poteva rappresentare una decisione autonoma del Ministro degli Affari
Esteri ma che necessariamente doveva
essere stato approvato e condiviso dal Presidente del Consiglio Mario Monti. Decisione,
peraltro, che risulta essere stata condivisa ed approvata al momento anche dai
Dicasteri della Giustizia e della Difesa.
Inoltre, il non far rientrare i due Marò in India avrebbe
rappresentato una garanzia dei loro diritti
in tema di estradizione assicurati dalla Costituzione italiana, già una
volta disattesi alla scadenza della licenza natalizia del 2012.
Per quanto attiene alla sorte dei due militari come a
tutti noto la vicenda ebbe uno sviluppo diverso ed il Premier Monti decise di
riconsegnarli a Delhi. Il nuovo Governo presieduto dall'Onorevole Enrico Letta non parlò più
di arbitrato, azione giudiziaria palesemente non condivisa dal dott. de Mistura
nel frattempo nominato nel frattempo Commissario di Governo per la vicenda dei
due marò e come da lui stesso più volte ammesso in varie occasioni.
Altrettanto svaniva nel tempo la determinazione che invece
era emersa con le decisioni prese dal Governo italiano in quei giorni di marzo
e veniva sostituita da modeste frasi ricorrenti
"condividiamo regole di ingaggio con l'India" come ci raccontava
a maggio il Vice Ministro agli Esteri Pistilli o, "l'innocenza dei due
marò non era stata provata", come
si affannava a dire il Ministro degli Esteri Bonino, addolcendo la negazione
dello stato di diritto con la speranzosa frase "a breve processo rapido ed
equo".
Nessuno parlava più di arbitrato. Solo l’Ambasciatore
Terzi supportato dalle sue competenze giuridiche internazionali e da propria consolidata
esperienza diplomatica, in ogni occasione rispolverava il problema
dell’arbitrato richiamando l’attenzione delle autorità e dei media.
Un determinazione supportata anche dalla condivisione di
Accademici esperti di Diritto Internazionale ed associata a quella di comuni
cittadini impegnati a tenere alta l’attenzione sulla sorte di Massimiliano e Salvatore.
Un’azione che ancora continua per l’alto senso dello
Stato dell’Ambasciatore Terzi e di tutti gli italiani che insieme a lui hanno
fin dal primo momento anteposto a qualsiasi tornaconto personale o di lobby, gli
interessi nazionali, la tutela di due militari italiani di due cittadini
italiani e dell’immagine dell’Italia,.
Solo il dott. de Mistura, unica voce nel silenzio
dell’esecutivo Letta, ha sempre difeso con convinzione la scelta di non
ricorrere all’arbitrato, preferendo, per sua ammissione, di controbattere la
controparte indiana con un scelte machiavelliche che però allo stato dei fatti hanno
dimostrato essere poco conclusive.
Ieri,
improvvisamente, l’Onorevole
Federica Mongherini Ministro degli Affari Esteri, ha ammesso che la prossima azione da compiere
nei confronti dell’India è quella del ricorso all’Arbitrato internazionale e di
averlo comunicato all’India. Con un’ANSA la Responsabile della Farnesina ci
informa, infatti, "abbiamo mandato
l'ultima nota verbale la settima scorsa" a New Delhi, "il prossimo
passaggio può essere l'avvio di un arbitrato internazionale: ne discuteremo con
loro e con i loro avvocati". Ed ancora "E' giusto che il parlamento
sia informato" degli sviluppi sul caso maro', ha aggiunto il ministro
sottolineando che il "raccordo dei ministeri degli Esteri e della Difesa e
la presidenza del Consiglio e' uno strumento per affrontare in modo più
coordinato e più unito di quanto fatto in passato".
Parole che oltre
ad indicare la volontà di una trasparenza di azione fino ad ora offuscata dai
silenzi dell’ex Ministro Bonino, dimostrano che forse fino ad ora si sia perso
del tempo prezioso, abbandonando la strada maestra che invece l’Ambasciatore Terzi aveva ben individuato e
tracciato fin da 12 mesi orsono.
In questa fase é essenziale essere decisi ed uniti come sollecita
Migliore auspicio non può essere fatto, ma non dimentichiamo chi dovrà
poi rendere conto a Latorre, a Girone, alle loro famiglie ed a tutti gli
italiani del perché il 22 marzo i due Fucilieri di Marina furono rimandati in
India, a vantaggio di chi e per proteggere che cosa. Sicuramente non
l’onorabilità dell’Italia e nemmeno i due Fucilieri di Marina !
Nessun commento:
Posta un commento