venerdì 13 marzo 2015

Ancora sull'Italia piccola piccola dei marò

Un'attenta ed accorta meditazione del dott. Stefano Montanari che da studioso e ricercatore ha analizzato la vicenda in maniera accorta e puntuale. Grazie Stefano anche a nome dei nostri ragazzi


Venerdì 13 Marzo 2015 11:58

Scritto da Stefano Montanari

Ovviamente tre anni fa abbondanti sul luogo del delitto io non c’ero e non posso raccontare come siano andati i fatti. Posso dire, però, che le cose potrebbero essere decisamente diverse da come vengono più o meno vagamente rappresentate.

Io ebbi modo di parlarne di persona con il generale Fernando Termentini e in quella occasione mi furono fatte notare troppe incongruenze per non sentire puzza di bruciato. E, sia chiaro, non si tratta solo delle ingenuità di chi comandava la nave o delle incredibili sciocchezze compiute da chi ci dovrebbe rappresentare in India e da chi in campo internazionale, ma d’incongruenze di natura balistica e di registrazioni satellitari di presenze mai spiegate nelle estreme vicinanze del teatro degli avvenimenti.

Come purtroppo accade da sempre in quell’immensa osteria che è l’Italia, da noi si è pro o contro a prescindere. Da noi la ragione non esiste e il dubbio nemmeno. Da noi si è tifosi e basta e i tifosi hanno solo certezze. Ora, poi, da un po’ di anni abbiamo la pesantissima aggravante di Internet dove, spesso grazie all’anonimato o al privilegio non proprio onorevole di non mostrare la faccia e di non dover rispondere delle affermazioni, l’idiozia soverchia ogni cosa, regna sovrana e le teorie più strampalate fanno proseliti. E questi frequentatori d’osteria pretendono che i due marò siano condannati, magari a morte perché così ci si diverte di più, a prescindere da qualunque verità e da qualunque legge.

L’ho detto: io non ho dati personali da presentare né ho simpatie o antipatie per i due marò detenuti in India. Per me si tratta semplicemente di due persone che lavorano per un datore di lavoro che è lo stato italiano, e questo indipendentemente da ogni altra considerazione. Ciò che posso dire è che esistono leggi accettate a livello planetario e quelle leggi non sono state rispettate. Se il fatto di cui, in attesa di un pronunciamento, pare Latorre e Girone sono accusati è accaduto fuori delle acque territoriali di un paese, quei fatti non possono essere giudicati come si pretende di fare in India dove ci si prende gioco non solo delle leggi ma della nostra dignità, ammesso che qualcosa di simile esista.

Impossibile, poi, non sottolineare come il comportamento indiano sia a dir poco bizzarro e incomprensibile se si ragiona a filo di logica onesta e si rifiuta qualunque dietrologia. Ed è impossibile non sottolineare come l’immagine dell’Italia esca massacrata da questa vicenda. Non so quale altro paese avrebbe camminato a pantaloni calati come stiamo facendo noi né so quale altro paese si permetta di mantenere persone così palesemente incompetenti in posizioni che possono essere sì dei sine cura ma possono anche, magari in circostanze rare, diventare delicatissime.

A tutto questo si aggiunge la mortificante posizione di chi, in questa nostra povera penisola, vorrebbe che i due militari fossero condannati solo perché militari. E io vivo personalmente questa tragedia psichiatrica da nuovo Termidoro leggendo i messaggi che di tanto in tanto mi arrivano a proposito dei soldati cui noi, a dispetto di tutto, diamo una mano quando tornano, ahimè non proprio di rado, malati dalle cosiddette missioni di pace.

Ora, con l’arroganza che forse meritiamo, l’India ha deciso di giocare ancora un po’ rimandando a luglio il prossimo passo della loro farsa giudiziaria. Da parte nostra, noi non abbiamo altro che una vocetta ridicola da opporre. Anzi, ormai più nient’altro che il silenzio umiliato della vittima consenziente.

Che cosa chiedo io, per quello che può valere la mia richiesta? Molto semplicemente che vengano applicate le leggi a dei fatti provati. Se i due militari sono colpevoli, se hanno ucciso per qualunque ragione due pescatori, magari per il ben poco condivisibile gusto di farlo, vengano giudicati come si conviene da una corte competente. Nei giudizi non possono entrare altre considerazioni che non siano i fatti e le leggi, e qui pare proprio che fatti e leggi siano del tutto irrilevanti. E cado pure nella tentazione di chiedere che lo stato non affitti più i militari nelle azioni contro la pirateria ormai diventata industria fiorente per diversi paesi. Se qualche nave sarà assalita e depredata, pazienza. E, se ci scapperà qualche morto, ancora pazienza. In fondo, è quello che vogliamo o che lasciamo che accada. O no?
 
Dott. Stefano Montanari : www.stefanomontanari.net.

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