Venerdì
13 Marzo 2015 11:58
Ovviamente tre anni fa abbondanti sul luogo del delitto io
non c’ero e non posso raccontare come siano andati i fatti. Posso dire, però,
che le cose potrebbero essere decisamente diverse da come vengono più o meno
vagamente rappresentate.
Io ebbi modo di parlarne di persona con il generale Fernando Termentini e
in quella occasione mi furono fatte notare troppe incongruenze per non sentire
puzza di bruciato. E, sia chiaro, non si tratta solo delle ingenuità di chi
comandava la nave o delle incredibili sciocchezze compiute da chi ci dovrebbe
rappresentare in India e da chi in
campo internazionale, ma d’incongruenze di natura balistica e
di registrazioni satellitari di presenze mai spiegate nelle estreme vicinanze
del teatro degli avvenimenti.
Come purtroppo accade da sempre in quell’immensa osteria che
è l’Italia, da noi si è pro
o contro a prescindere. Da noi la ragione non esiste e il dubbio nemmeno. Da
noi si è tifosi e basta e i tifosi hanno solo certezze. Ora, poi, da un po’ di
anni abbiamo la pesantissima aggravante di Internet dove, spesso grazie
all’anonimato o al privilegio non proprio onorevole di non mostrare la faccia e
di non dover rispondere delle affermazioni, l’idiozia soverchia ogni cosa,
regna sovrana e le teorie più strampalate fanno proseliti. E questi
frequentatori d’osteria pretendono che i due marò siano condannati, magari a
morte perché così ci si diverte di più, a prescindere da qualunque verità e da
qualunque legge.
L’ho detto: io non ho dati personali da presentare né ho
simpatie o antipatie per i due marò detenuti in India. Per me si tratta
semplicemente di due persone che lavorano per un datore di lavoro che è lo
stato italiano, e questo indipendentemente da ogni altra considerazione. Ciò
che posso dire è che esistono leggi accettate a livello planetario e quelle
leggi non sono state rispettate. Se il fatto di cui, in attesa di un
pronunciamento, pare Latorre e Girone sono accusati è accaduto fuori delle
acque territoriali di un paese, quei fatti non possono essere giudicati come si
pretende di fare in India dove ci si prende gioco non solo delle leggi ma della
nostra dignità, ammesso che qualcosa di simile esista.
Impossibile, poi, non sottolineare come il comportamento
indiano sia a dir poco bizzarro e incomprensibile se si ragiona a filo di
logica onesta e si rifiuta qualunque dietrologia. Ed è impossibile non
sottolineare come l’immagine dell’Italia esca massacrata da questa vicenda. Non
so quale altro paese avrebbe camminato a pantaloni calati come stiamo facendo
noi né so quale altro paese si permetta di mantenere persone così palesemente
incompetenti in posizioni che possono essere sì dei sine cura ma possono anche,
magari in circostanze rare, diventare delicatissime.
A tutto questo si aggiunge la mortificante posizione di chi,
in questa nostra povera penisola, vorrebbe che i due militari fossero
condannati solo perché militari. E io vivo personalmente questa tragedia
psichiatrica da nuovo Termidoro leggendo i messaggi che di tanto in tanto mi
arrivano a proposito dei soldati cui noi, a dispetto di tutto, diamo una mano
quando tornano, ahimè non proprio di rado, malati dalle cosiddette missioni di pace.
Ora, con l’arroganza che forse meritiamo, l’India ha deciso
di giocare ancora un po’ rimandando a luglio il prossimo passo della loro farsa
giudiziaria. Da parte nostra, noi non abbiamo altro che una vocetta ridicola da
opporre. Anzi, ormai più nient’altro che il silenzio umiliato della vittima
consenziente.
Che cosa chiedo io, per quello che può valere la mia
richiesta? Molto semplicemente che vengano applicate le leggi a dei fatti
provati. Se i due militari sono colpevoli, se hanno ucciso per qualunque
ragione due pescatori, magari per il ben poco condivisibile gusto di farlo,
vengano giudicati come si conviene da una corte competente. Nei giudizi non
possono entrare altre considerazioni che non siano i fatti e le leggi, e qui
pare proprio che fatti e leggi siano del tutto irrilevanti. E cado pure nella
tentazione di chiedere che lo stato non affitti più i militari nelle azioni
contro la pirateria ormai diventata industria fiorente per diversi paesi. Se
qualche nave sarà assalita e depredata, pazienza. E, se ci scapperà qualche
morto, ancora pazienza. In fondo, è quello che vogliamo o che lasciamo che
accada. O no?
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