domenica 6 giugno 2010

La Loya Jirga afgana esorta alla pace

I notabili afgani e gli anziani, circa 1600 membri, hanno partecipato la scorsa settimana alla “Loya Jirga”, grande assemblea del popolo afgano, originariamente aperta solo ai gruppi Pashtun ed ora anche alle altre etnie. I lavori sono durati tre giorni e tutti i partecipanti hanno concordato sulla necessità di fermare i combattimenti per raggiungere una pace duratura in una nazione ormai martoriata. La jirga è stata presieduta da Ustad Burhanuddin Rabbani presidente dell'Afghanistan nel 1990, quando i signori della guerra talebani stavano lottando per il controllo del paese, sicuramente non considerato nel paese come l’ideale figura di collegamento per arrivare a porre fine alla guerra. Gli osservatori internazionali non credono, comunque, che questa assemblea abbia avvicinato l'Afghanistan alla pace in quanto ai lavori non hanno partecipato tutti i gruppi rappresentativi del Paese ma per lo più esponenti di correnti vicine a Karzai ed ai suoi alleati, con una palese esclusione dei rivali politici e dei rappresentanti della società civile afgana. Sono stati esclusi anche le principali fazioni ribelli come i talebani afgani e la rete di Haqqani e Gulbuddin Hekmatyar Hezb-i-Islami ed invece è stata favorita una significativa presenza di ex signori della guerra veterani della jihad anti sovietica, molti dei quali, peraltro, inscritti nelle black list internazionali perché corrotti e coinvolti in soprusi e traffici illegali. I Talebani destinatari del piano di pace ma assenti ai lavori hanno espresso pesanti critiche attraverso i loro siti su Internet, definendo l’Assemblea una “bravata propagandistica" voluta per accontentare gli USA e nello stesso tempo non deludere gli alleati islamici. Gli analisti del “Afghanistan Network” riferiscono che i delegati, articolati in 28 commissioni, hanno prodotto un documento finale dai contenuti “sfumati” che cerca di mantenere attiva l’apertura verso l’occidente e nello stesso tempo non rinuncia ai punti fermi della tradizione islamica afgana. In sintesi per citare alcuni dei principali punti sottoscritti. I ribelli che deporranno le armi e parteciperanno alle trattative di pace dovranno essere cancellati dalla lista nera delle Nazioni Unite. I ribelli che intendono prendere parte alle trattative devono immediatamente interrompere i loro collegamenti con formazioni terroristiche straniere. Non dovranno essere cancellati i progressi compiuti a favore della democrazia e dei diritti delle donne. Le truppe della NATO devono continuare a sostenere l'esercito afgano ed a garantire che l'Afghanistan non diventi un campo di battaglia per i clan delle varie province afgane. Dovranno essere incrementati i programmi di educazione islamica per tutti i rappresentanti del Governo centrale che dovrà impegnarsi a combattere la corruzione ed attuare quanto necessario per riscuotere la fiducia degli afgani. Nella tradizione dell’Afghanistan la Jirga ha sempre rappresentato un punto fermo le cui decisioni prese all’unanimità diventano le linee guida per i responsabili politici del paese, ma l’ultima assemblea non sembra, invece, aver raggiunto questi scopi. Piuttosto ha riproposto un approccio pragmatico caratteristico della tradizione locale, proponendo più opzioni per taluni aspetti anche contrastanti fra di loro. Maggiore apertura agli USA ed alla comunità internazionale per garantirsi il necessario supporto economico ma, nello stesso tempo, incrementare il “senso islamico” di chi è destinato a governare, condizione essenziale per mantenere attiva la liason appena creata con l’Iran e la Siria. Lotta alla corruzione, ma apertura ai Signori della Guerra che hanno partecipato con una nutrita rappresentanza alla jirga e che proprio attraverso la corruzione garantiscono i loro traffici illeciti. Nessun accenno al problema della riconversione della coltivazione del papavero da oppio a favore della produzione agricole, ma richiesta di aiuti per abbattere il tasso di povertà che come noto nel paese coinvolge principalmente le realtà rurali. Posizioni contraddittorie che come avvenuto nel 1989 dopo l’uscita dei sovietici dall’Afghanistan seguiteranno a consigliare scelte ambigue destinate a non favorire la pace ma a lasciare aperte più soluzioni da applicare secondo le circostanze del momento. Anche la posizione di Karzai non si discosta, almeno in prima battuta, da questa realtà. Visita gli USA ai quali promette amicizia e chiede aiuto all’Occidente, Nello stesso momento strizza l’occhio all’Iran, alla Siria ed al confinate Pakistan, si fa ospitare dal governo islamico delle Maldive per portare avanti le trattative di pace e si prepara a fondare una Repubblica Islamica in cui forse difficilmente sarà assicurata la parità dei diritti fra uomini e donne.
6 giugno 2010

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