lunedì 5 luglio 2010

Petraus e la guerra in Afghanistan

Petraeus ha assunto il comando del Contingente internazionale in Afghanistan sostituendo il generale Stanley McChrystal costretto alle dimissioni da Obama ed ha immediatamente dichiarato l’impegno per raggiungere una rapida vittoria. Il nuovo Comandante è famoso per la sua “fantasia militare” ed il suo acume politico che ancora una volta ha confermato con il suo discorso di insediamento a Kabul, esprimendo la categorica volontà degli USA di sconfiggere Al Qaeda anche e soprattutto colpendo la rete di alleati e fiancheggiatori dell’organizzazione affinché sia annullato il rischio che il terrorismo internazionale possa di nuovo stabilire “santuari” in Afghanistan da dove lanciare attacchi al mondo intero e contro gli stessi afgani. Un messaggio diretto a superare le frontiere afgane è destinato a raggiungere anche la Siria e l’Iran, ma il Generale non ci ha detto come intende incidere sull’egemonia dei Signori della Guerra afgani apparentemente isolati solo nelle loro aree feudali, ma, di fatto, in stretto collegamento con alcuni esponenti del Governo Centrale di Kabul e con fiancheggiatori privilegiati dei Talebani. Bande criminali che proteggono i ribelli ospitandoli fra la popolazione civile e che nonostante gli sforzi della NATO continuano a mantenere il controllo del territorio. Una vitalità operativa confermata anche da piccoli episodi come gli ultimi tre attacchi IED attuati contro il Contingente militare italiano, sicuramente realizzati con ordigni artigianali di bassa potenza, “bombe carta” di un terrorismo fatto in casa più vicino all’avvertimento malavitoso piuttosto che ad un attacco militare come quelli attuati fino ad ora dai Talebani. Il silenzio del Generale è stato superato dalle dichiarazioni delle autorità afgane che continuano a declamare successi nella lotta contro i trafficanti di droga. La settima scorsa nel sud dell’Afghanistan sono stati uccisi oltre 60 ribelli in raid contro i Talebani ed i loro sostenitori impegnati nel commercio di droga. Più di 16 tonnellate di oppio sono stati sequestrati nel distretto di Bahramcha della provincia di Helmand “sfuggite” alla recente operazione militare della NATO e dove sono state anche distrutte due fabbriche per la trasformazione dell'oppio in eroina ed un gran numero di armi e munizioni sono state sequestrate dai commandos antidroga afgani appoggiati dalle truppe NATO. Il possibile successo di Petraeus potrebbe essere, quindi, vanificato se si limitasse a cercare di snidare e sconfiggere i Talebani solo sul piano militare senza colpire anche e preventivamente coloro che forniscono ai ribelli le risorse economiche per agire. L’Afghanistan è il maggior produttore mondiale di eroina, con esportazioni annuali fino a tre miliardi di dollari, carburante essenziale per l’insurrezione islamica ed il terrorismo internazionale. Un appoggio concreto dei Signori della Guerra agli insorti Talebani che permette loro di muoversi sul territorio in assoluta sicurezza e di scegliere gli obiettivi a ragion veduta sfidando in ogni momento la coalizione internazionale. Petraeus è arrivato al Quartier Generale della NATO a Kabul ed all’inizio della stessa giornata a nord a Konduz militanti talebani hanno attaccato un’Agenzia USA ufficialmente impegnata in aiuti umanitari. Un attacco di vaste proporzioni che ha provocato la morte di almeno cinque persone ed il ferimento di altre 20. Il raid è cominciato prima dell'alba, quando un attentatore suicida a piedi e un altro in una macchina si sono fatti esplodere davanti al cancello del complesso che ospitava l’organizzazione e dopo l'attacco iniziale uomini armati hanno preso d'assalto la struttura sparando con mitragliatrici e lanciando bombe a mano, impegnando una significativa struttura operativa sicuramente aiutata da protezioni locali. Un anno fa, posti come Kunduz erano considerati sicuri, certezza oggi vanificata da questa azione dei Talebani che, ancora una volta, rappresenta una sfida alla NATO e conferma che il vero obiettivo degli insorti non è sicuramente quello di aiutare il popolo afgano sottraendo l’Afghanistan al controllo internazionale, ma servire coloro che in Afghanistan detengono il potere economico ed il controllo del territorio, i Signori della Guerra ed i commercianti di droga.
Un messaggio che il nuovo Comandante non deve né può sottovalutare.
5 giugno 2010

1 commento:

Piero Laporta ha detto...

L’aspetto più preoccupante è che in Afghanistan, come accadde per il Viet Nam, si è materializzata una frattura fra militari e staff presidenziale. L’arrivo di Obama ha evidenziato questa situazione che prima era solo sospettabile. Tutta la fase finale della presidenza Bush è stata probabilmente segnata dalle contraddizioni poi esplose con Obama e i suoi tentennamenti strategici.