lunedì 20 settembre 2010

Afghanistan, otto bambini massacrati dall’esplosione di un razzo contro carro

Una domenica assurda nella provincia settentrionale afgana, otto bambini sono stati uccisi dall’esplosione accidentale di un razzo RPG7 raccolto integro sul terreno perchè non esploso. Sicuramente un’arma utilizzata da Talebani considerandone la tipologia assai diffusa nel Paese. Habibullah Mohtashim, capo del distretto dove è avvenuto l’evento ha riferito di “sette dei bambini sono morti sul colpo e un altro è deceduto successivamente durante il trasporto in Ospedale” (Ansa/Reuters). L’episodio dimostra che in Afghanistan anche settori essenziali come quello della bonifica del territorio e della sensibilizzazione della popolazione a convivere e difendersi da ordigni bellici non esplosi, non occupano più l’interesse di chi dal 1989 si è impegnato nel Paese per affrontare lo specifico problema. Un evento tragico su cui non si deve speculare, ma che non può essere sottaciuto in particolare in previsione di “lasciare tutto in mano agli afgani dal prossimo 2011”. L’episodio ci riporta al passato, quando fatti simili rientravano nella ineluttabilità del quotidiano e non meravigliava più di tanto. Un concetto fatalistico che, oggi, non può più essere accettato in particolare considerando che proprio in Afghanistan è iniziata nel 1989 la prima operazione internazionale per affrontare il problema della bonifica dei territori post bellici inquinati da mine ed ordigni bellici inesplosi pronti ad uccidere (ERW - Explosive Remants of the War). A Kabul negli anni ’90 fu fondata la prima struttura di Coordinamento di queste attività specifiche gestita dalle Nazioni Unite e da cui sarebbe nata l’Agenzia ONU UNMAS (UN Mine Action Service). In quegli anni furono addestrati e coordinati anche da esperti militari italiani migliaia di afgani specialisti nelle attività specifiche che nel tempo hanno dato vita a locali Organizzazioni Non Governative locali ed imprese commerciali strutturate per occuparsi di bonifica del territorio da ERW. In sovrapposizione programmi di informazione capillare a favore della popolazione civile, in particolare donne e bambini, per aiutarli a convivere con il pericolo specifico senza incorrere in incidenti (Mine Risk Education e Mine Awarennes). A partire dal gennaio 2002, dopo la fine della guerra, l’attività, in parte contrastata durante il periodo dei Talebani, è ripartita su larga scala con la partecipazione di decine di esperti internazionali accompagnati da decine di milioni di dollari donati dalla Unione Europea, dalle Nazioni Unite e direttamente dai singoli Stati fra cui l’Italia. Danaro impegnato per riorganizzare la struttura di bonifica, per attivare a macchia di leopardo sul territorio veri e propri centri di formazione / informazione della popolazione in particolare scolare e rurale sui comportamenti da tenere in caso di presenza di ERW. A partire da marzo del 2002 centinaia di migliaia di cartelli con fotografie, messaggi di avvertimento, schemi di comportamento redatti nelle due lingue principali locali ed in inglese, sono stati posti nei villaggi, lungo le strade, davanti alle scuole portando in 6 mesi ad abbattere in maniera significativa il numero di incidenti. Per garantire al sistema affidabilità in questi anni sono stati rivitalizzate ONG locali come Omar, Halo Trust, ATC, per citare le più importanti, con lo scopo specifico di bonificare ed accompagnare e precedere le attività operative con quelle di sensibilizzazione a livello scolastico e villaggio per villaggio. Ieri otto ragazzini hanno raccolto un razzo contro carro. Lo hanno probabilmente confuso con un bastone perché a loro mancava l’informazione che qualcuno doveva fornire. L’arma è esplosa e li ha uccisi. Sicuramente qualcosa in precedenza è stato omesso o sottovalutato. Un gap inaccettabile che deve essere immediatamente colmato prima che altri eventi del genere si ripetano. Innanzi tutto controllare se l’utilizzo delle risorse finanziarie disponibili è gestito con attenzione ed oculatezza per raggiungere gli obiettivi prefissati e se l’impegno e la preparazione di coloro cui sono affidate le risorse è adeguata. Investigazioni cui dovrebbero partecipare anche gli esperti militari nel settore della bonifica del territorio, punte di eccellenza di tutti i Contingenti militari che fanno parte della Coalizione Nato. Iniziative destinate a salvare delle vite e per verificare, “prima di lasciar l’Afghanistan agli afgani”, se la corruzione sta insinuandosi anche in questo particolare settore che per molti ha sempre rappresentato un business di tutto rispetto.
20 settembre 2010

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