domenica 19 settembre 2010

Osama Bin Laden, rappresenta ancora una minaccia ?

Dopo nove anni dall’attentato alle Torri Gemelle del 11 settembre 2001 qualcosa anche di inedito aiuta a comprendere come mai Osama Bin Laden, se vivo, è ancora latitante. Quasi nove anni fa, Bin Laden ed altri membri della leadership di Al Qaeda, in previsione di quanto sarebbe accaduto dopo l'attentato alle Tori Gemelle, abbandonarono i loro rifugi nelle grotte delle montagne di Tora Bora, raggiungendo le Aree Tribali pakistane a ridosso del confine con l’Afghanistan. In questi anni la pressione bellica esercitata sull’Afghanistan dalla coalizione anglo americana negli anni immediatamente prima dell’attacco all’IRAQ e poi dal Contingente multinazionale della NATO ha imposto a Bin Laden prudenza nel riorganizzare il network terroristico. Non gli ha impedito, però, di incontrare nel febbraio del 2003 in Pakistan Khalid Sheikh Mohammed ideatore e coordinatore dell’attentato negli USA, poco prima dell’inizio degli attacchi a Bagdad ed immediatamente prima che costui fosse catturato. E’ indubbio, quindi, che nonostante una situazione di assoluta non sicurezza Osama abbia sempre potuto fare sempre riferimento a coperture che gli hanno consentito di muoversi ed operare sul territorio. Per cercare di comprendere l’origine di questo network di protezione e come in qualche modo sia ancora efficace è necessario approfondire le origini del terrorista e quanto sia stata favorita nel tempo la sua affermazione sullo scenario internazionale. Bin Laden negli anni ’80 - ’90 ha avuto un rapporto intenso e consolidato con la CIA che lo ha coinvolto nella resistenza afgana contro l’Unione Sovietica e, successivamente, perché impegnato ad appoggiare gli Stati Uniti nel 1991 durante la Guerra del Golfo. Un rapporto che varie fonti riportano consolidato per anni, fin dal momento che la rete di Al Qaeda fu creata come una struttura per attività di intelligence “in ombra”, finanziata, armata, addestrata e protetta in tutto il mondo da importanti Agenzie fra cui quelle degli Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Arabia Saudita, e Pakistan. Ingenti flussi di danaro avvenuti in quegli anni fra banche arabe ed europee su conti intestati a Bin Laden ed alla sua famiglia confermano queste ipotesi. Tra il 1990 ed il 1997 Osama gestiva in Svizzera cospicui conti correnti bancari insieme ad un suo fratellastro Yeslam bin Laden. Nel 2000 aprì un conto presso la sede della Deutsche Bank di Ginevra intestato a una società denominata Cambridge, una filiale SBG (Saudi Bin Laden Group) dal quale immediatamente dopo trasferito danaro in Pakistan per un controvalore di € 241.000.000 versati su un conto intestato a Osama Bin Laden ed a qualcuno di nazionalità pakistana. Movimenti di denaro che come informa il quotidiano tedesco “Der Spiegel” sono stati assicurati negli anni dalla “élite saudita” e da tutta la monarchia e bancari di primo piano del Medio Oriente. Molti altri gli intrecci fra la famiglia e l’Occidente. Dopo la morte del padre di Osama. Salem bin Laden, fratello di Osama, divenuto capo della società, Arabia Binladen Group (SBG) stringe legami consolidati (come riferisce sempre Der Spiegel) con l'elite politica americana e fonti dei servizi segreti francesi, aiuta l'amministrazione Reagan a canalizzazione 34 milioni dollari ai ribelli di destra che operano in Nicaragua. Inoltre, nel 1990, quando re Fahd dell'Arabia Saudita in occasione della Prima Guerra del Golfo concede agli americani basi militari in Arabia Saudita, la SBG provvede alla costruzione. Nello stesso periodo Osama lascia l’Afghanistan ormai liberato dall’invasore sovietico per andare in Sudan ed organizzare al meglio la sua rete terroristica facendo leva sui somali che si opponevano a Mogadiscio al Contingente internazionale di pace dell’ONU. Solo nel 1994 per un’intensa pressione pubblica, l'Arabia Saudita e la famiglia Bin Laden dichiararono pubblicamente di aver rotto qualsiasi legame con Osama. Un’improvvisa e “storica” espulsione della pecora nera della famiglia saudita, forse per gettare fumo negli occhi del mondo, come la stessa sorella di Osama ha affermato, ”Io non credo assolutamente che i Bin Laden abbiano rinnegato Osama. In questa famiglia, un fratello è sempre un fratello, non importa quello che ha fatto”. Osama, tornato in Afghanistan nella metà degli anni 1990, inizia a collaborare con i talebani pur mantenendo contatti con il principe saudita Turki responsabile dell’intelligence del suo Paese, che avrebbe portato "doni" (decine di camions ed altre attrezzature) per ottenere la garanzia che Al Qaeda non avrebbe mai colpito in Arabia Saudita. Si arriva al 9 gennaio 2001 e nonostante che Osama sia stato “cacciato” dalla sua famiglia, la madre e due fratelli partecipano in Afghansitan al matrimonio di un suo figlio. Il 4 luglio dello stesso anno è quasi certo che Osama si rechi negli Emirati Arabi dal Pakistan per essere ricoverato presso il Reparto di urologia dell’Ospedale Americano in Dubai. Mentre è in ospedale viene visitato da vari membri della sua famiglia e, sembra, anche dal principe Turki al Faisal e dal responsabile della CIA a Dubai. Il 10 Settembre 2001, la notte prima degli attacchi alle Torri Gemelle, Osama Bin Laden tornato in Pakistan, è ricoverato presso l’ospedale militare di Rawalpindi per un trattamento di dialisi renale. Per chi conosce il Pakistan non poteva avvenire che il viaggio a Dubai ed il ricovero a Rawalpindi potessero avvenire senza il coinvolgimento della potente struttura di Intelligence pakistana (Inter Services Intelligence - ISI) impegnata fin dal 1970 attraverso il Club Safari a fornire copertura ed assistenza alle più importanti Agenzie di Intelligence occidentali che operavano in Medio Oriente ed allo stesso Osama. Fondamentale anche l’appoggio locale dei clan residenti nelle Aree Tribali del Pakistan, prima fra tutte la North West Frontier Province, sede peraltro del più importante insediamento dell’ISI ed una delle zone più sicure da cui gestire l’eversione in Afghansitan, prima contro l’invasione sovietica, poi a favore dei Talebani e successivamente per garantire sicurezza alla nomenclatura di Al Qaeda. Alleanze consolidate dalla fine degli anni ’90 attraverso accordi per la fabbricazione dell’eroina ricavata dal papavero da oppio afgano e dal commercio della droga insieme a quello delle armi dirette alla malavita occidentale fabbricate in Aree Tribali limitrofe come Darra. Alleanze che nel tempo hanno permesso a Bin Laden di potersi stabilire in zone rurali della più importante Area Tribale del Pakistan e di spostarsi continuamente costringendo l’Intelligence occidentale e giocare di rimessa. A partire dal 2004, si parla di una ristrutturazione organizzativa di Al Qaeda con un riavvicinamento anche territoriale di Bin Laden al suo Vice Al Zawahiri, sembra oggi ambedue posizionati in aree tribali contermini che consentono loro di comunicare facilmente e senza ricorrere a sistemi tecnici intercettabili dall’avversario. Lo scorso mese di luglio è emerso (sito Wikileaks) che Bin Laden ed il suo staff sono concentrati ad occuparsi a riorganizzare Al Qaeda su un piano globale superando i confini dell’Asia Centrale. Probabilmente con lo scopo di interfacciarsi attraverso il Golfo di Aden, con le cellule in parte già operative nel Corno d’Africa e nelle regioni sub sahariane del Mali e della Mauritania. Sembra, anche, che gli Stati Uniti siano in procinto di catturare Osama, anche se il Direttore della Cia Leon Panetta nel mese di giugno ha dichiarato che si dispongono di ben poche informazioni sui suoi movimenti. Quanto ancora Osama possa rappresentare una minaccia è azzardato quantificarlo. La sua partecipazione diretta alla riorganizzazione di Al Qaeda potrebbe essere priva di fondamento, ma se fossero false le notizie che lo danno per morto o gravemente ammalato e se non sarà fatta chiarezza sui possibili collegamenti ed interessi strategici che ancora potrebbero collegarlo al mondo islamico radicale potrebbe ancora esserci il rischio di un atto terroristico più eclatante rispetto a quello dell’11 settembre 2001, con nuovi obiettivi: il rifornimento delle risorse energetiche necessarie all’Occidente.


19 settembre 2010

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