venerdì 2 marzo 2012

Militari italiani fermati in India, punto di situazione

Dal 20 febbraio i nostri connazionali Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, Fucilieri di Marina del Reggimento S.Marco sono “ospitati” in stato di fermo nella Guest House del Comando di polizia di Kochi nello Stato indiano di Kollam. Sono sospettati di aver ucciso due pescatori indiani in un’azione antipirateria avvenuta in acque internazionali, mentre erano imbarcati a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie.

Ad oggi le notizie si accavallano “strappate” dai media indiani ed internazionali e solo qualche testata italiana si preoccupa di informare sulla sorte dei due cittadini italiani in difficoltà.

Tutti gli altri media nazionali tacciono, impegnati come sono da tempo ormai immemorabile, a fare gossip sul Comandante della Costa Concordia o perché troppo assorti nell’elucubrare sul giallo di Avetrana o su quello di Parolisi.

Anche le Istituzioni tacciono, limitandosi a fornire stringati comunicati sugli eventi e a raccontare lo stupore del ministro Terzi “profondamente colpito dalla qualità di questi uomini in armi”. Nessun approfondimento, invece, del quadro di situazione generale e sui rischi che i nostri marò stanno correndo. Solo la Marina Militare ha parlato dei suoi uomini sottolineandone la professionalità.

I nostri ragazzi meritano, invece, più rispetto, più considerazione, qualsivoglia cosa possa essere avvenuta. Nel rispetto delle leggi internazionali, le responsabilità dovranno, comunque, essere accertate dalla Magistratura italiana e non da quella indiana in quanto gli eventi, qualunque siano stati, sono accaduti in acque internazionali ed hanno avuto protagonisti due militari italiani con la consegna di difendere gli interessi nazionali, proteggendo una nave Stato sovrano al momento dei fatti.

Salvatore e Massimiliano in questo momento sono, invece, valutati da una giustizia lontana per tradizione e contenuti da quella italiana ed applica un Codice Penale che prevede la pena di morte per reati quali quelli ipotizzati a carico dei nostri concittadini.

Tutto si svolge sotto gli occhi disattenti dei garantisti italiani, in altre occasioni pronti ad insorgere per sollecitare le Istituzioni. Oggi tacciono trincerati dietro l’alibi di mantenere un “low profile” che, però, fino ad ora non sembra abbia dato significativi risultati.

Peraltro, sempre per quanto dato da capire interpretando i media indiani, non sembra che le Autorità di Kollam abbiano prodotto riscontri dell’accaduto ai difensori dei militari e tantomeno alle Autorità diplomatiche italiane a Delhi o a Mumbai. Fotografie dei cadaveri dei poveri pescatori uccisi a seguito della ipotizzata maldestra azione degli italiani, risultati autoptici, reperti oggettivi come i proiettili estratti dai corpi dei defunti o dalle strutture di legno del peschereccio dove erano imbarcati.

Gli indiani, invece, sono saliti a bordo della nave italiana, l’hanno perquisita, hanno sequestrato quattro casse di materiale e documenti fra cui le armi e le munizioni in dotazione ai due militari italiani. Subito dopo, inopinatamente e disattendendo accordi presi, hanno rifiutato che esperti italiani dei carabinieri partecipassero alla perizia balistica, peraltro rimandata di 24 ore per uno “sciopero improvviso”.

Nel frattempo sui media locali ed in particolare sul maggiore quotidiano indiano “The Hindu” sono comparse notizie contrastanti sui proiettili che dovrebbero essere in mano alla Polizia di Kochi (il condizionale è d’obbligo !).

All’inizio 0,54 pollici attribuibile ad un’arma britannica degli anni ’40. Successivamente 7,62 mm del Kalashinkof in dotazione anche alle forze armate indiane.

Infine, notizia dell’ultima ora, dopo che i periti indiani sono entrati in possesso delle armi e del munizionamento italiano, il calibro dei proiettili sembra essere dichiarato 5,56 mm.

Notizie contraddittorie che al di là di qualsiasi possibile dubbio evidenziano solo una certezza : il pressappochismo con cui l’intero problema è affrontato dagli organi di polizia locale.

Nel frattempo i nostri militari tra un rinvio e l’altro della magistratura di Kollam attendono un giudizio che nella migliore delle ipotesi arriverà non prima di 4-5 giorni. Sono trattenuti presso la Polizia di Kochi dopo un interrogatorio a cui non ha nemmeno partecipato un interprete “giurato” ed accreditato presso l’Ambasciata italiana a Delhi, ma solo ricorrendo alla traduzuone di un Vescovo cattolico indiano che, peraltro, il 20 febbraio u.s. ha espresso giudizi negativi sul loro operato.

Questa la sintesi dei fatti salienti che si lascia alla valutazione di chi avrà interesse a leggere queste righe. Altro, per il momento, non può essere raccontato perché le notizie che arrivano non sono adeguate per narrare nel dettagli. Aspetto che, comunque, contribuisce ad accrescere la preoccupazione per gli esiti di una vicenda nata male e gestita peggio.

Un solo auspicio, quello che ogni giorno di più aumenti il numero di italiani che vogliono essere solidali con i loro militari che devono rientrare in Patria per essere sottoposti alle regole e garanzie legali italiane.

Qualcosa si sta cercando di fare coagulando in un gruppo lanciato su Facebook alla pagina http://www.facebook.com/#!/groups/337996802910475/. Speriamo che abbia un seguito.

2 marzo 2012, ore 11.30

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Fernando,
seguo anch'io con apprensione, sgomento e tristezza la sorte dei due militari "fermati" in India. Apprensione perchè, da come si sta sviluppando la questione, ci sono seri motivi di preoccupazione. Sgomento per come la vicenda è trattata (fin dall'inizio) dalle autorità italiane. Tristezza per l'oblio dei media che prediligono la farfallina di Belen. Ciao. Mimmo Scozzaro, 5^cp. 1°pl.