domenica 23 dicembre 2012

Gli italiani hanno perduto un altro pezzo di dignità nazionale


Mi sembra di ricordare che la Costituzione italiana garantisce ai propri cittadini la certezza giuridica di non avere la propria libertà personale da chicchessia e per qualsiasi motivo a meno che  non ci sia una sentenza di terzo grado emessa da un Tribunale italiano e  che disponga altrimenti.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono rientrati in Italia “per una licenza natalizia” ma non mi sembra che a loro siano assicurate le garanzie di tutti gli altri cittadini. Liberi di stare con le loro famiglie giusta e condivisibile soluzione dopo 10 mesi di prigioni immotivata, ma sicuramente non liberi nel vero senso della parola. Piuttosto controllati a vista dalle Autorità italiane su mandato di uno Stato Terzo peraltro non sovrano, ma federale.

Un articolo del quotidiano “Il Giornale” riporta oggi tra l’altro che “Nelle 21 pagine dell'ordinanza che concede la licenza si sentenzia che la «Repubblica italiana è responsabile» per i marò «fino al loro ritorno in India». Latorre e Girone «saranno sotto il costante controllo, custodia, supervisione e tutela della Repubblica italiana». Non solo: il nostro Paese ha «garantito che assumerà tutte le azioni necessarie, all'interno dei poteri costituzionali, per garantire» che i marò «torneranno in India»…….
Oltre all'obbligo per le nostre «autorità competenti, che devono garantire la sorveglianza dei richiedenti (i marò, ndr), di fornire i loro indirizzi, numeri di cellulare ed (i dettagli) dei movimenti in Italia» alla polizia di Kochi.

Questa non è una licenza ma una libertà condizionata come abbiamo subito scritto appena è  arrivata la notizia dell’accordo Italia – India, soluzione di cui staranno sicuramente ridendo i nostri alleati inglesi che conosco bene il Paese del Gange.

Un altro schiaffo alla credibilità della nostra Nazione, un'altra sberla alla dignità dei nostri militari!

Auguri a tutti !

Fernando Termentini
23 dicembre 2012 – ore 10,30

lunedì 10 dicembre 2012

Sempre più in bilico il futuro dei due Marò

Iniziative politiche con una mossa inaspettata ma che in democrazia deve essere rispettata, porteranno probabilmente ad una conclusione anticipata di qualche settimana dell’attuale legislatura.

Un termine mandato annunciato dallo stesso Presidente Monti che, per quanto da capire, non è disposto ad accettare la prassi di una possibile sfiducia in Parlamento ed ha dichiarato l’intenzione di dimettersi non appena approvata le legge di stabilità. 

Una decisione forse prevedibile in quanto non credo che nessuno abbia mai avuto il dubbio che un Accademico di chiara fama come Lui potesse accettare di tramandarsi alla storia come un ex Presidente del Consiglio sfiduciato in Parlamento.

I mercati economici hanno preso male la notizia come era assolutamente immaginabile nel momento che ormai è certo che la finanza mondiale è nelle mani di potenti di gruppi internazionali come la Bieldberg e la Trilaterale ed in cui la Germania può attuare immediate e consistenti manovre speculative avendo acquisito nel tempo una gran parte dei debiti sovrani dei Paesi europei in difficoltà economiche. Una realtà pericolosa perché destinata  a condizionare pesantemente il futuro delle democrazie e la sovranità degli Stati.

A questi problemi si aggiunge quello della sorte di Massimiliano Latorre e di  Salvatore Girone che preoccupa le centinaia di migliaia di cittadini impegnati  in questi dieci mesi per tenere alta l’attenzione sul destino dei due militari italiani che arbitrariamente sono stati arrestati e sono tenuti prigionieri da uno Stato estero.  

La preoccupazione di chi teme che i tempi di rilascio si allunghino all’inverosimile a causa delle dimissioni  del Governo che fino ad ora ha gestito il problema specifico con i risultati a tutti noti.  Un Esecutivo che raramente ha esplicitato nel dettaglio quanto stesse accadendo in India; che ha ammesso, solo dopo una precisa interrogazione parlamentare, un coinvolgimento istituzionale nelle decisioni prese dall’Armatore sul rientro della Enrika Lexie in acque territoriali indiane; che non ha mai chiarito perché due cittadini italiani siano stati consegnati ad un Paese che li imputa di un reato per il quale è prevista la pena di morte. Di fatto, un’estradizione in contrasto con i dettati della nostra Costituzione che ne vieta l’esecuzione in caso di rischio di pena capitale e con il Diritto Internazionale in particolare per quanto attiene alla tutela dei “militari in transito”.

Il timore di italiani che  hanno preso atto che fino ad ora sono state espresse solo parole di circostanza da coloro che per mandato istituzionale avrebbero dovuto invece dimostrare fermezza di intenti coinvolgendo con atti ufficiali tutta la comunità internazionale, a partire dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea. Frasi di vicinanza dette, peraltro, solo  in occasione di ricorrenze storiche, quando forse sarebbe stato “politicamente grave”  non pronunciarle.

Il Governo dichiara di volersi dimettersi e nemmeno in questo caso ci dice quali siano le iniziative poste in essere fino ad ora dall’Italia per garantire ai due marò la certezza di rientrare al più presto e liberi in Patria. Parole che almeno per un momento travalichino le conseguenze meramente finanziarie che le fine operativa dell’Esecutivo in carica potrebbero comportare, ma ricordino anche altre problematiche che rimarrebbero in sospeso ed attinenti alla sicurezza di nostri cittadini minacciata dalla protervia di un altro Stato. Una dimostrazione di rispetto per i valori etici e tradizionali che contraddistinguono il nostro popolo. Un messaggio di incoraggiamento per coloro che in uniforme garantiscono  la sicurezza sul territorio nazionale e che  all’estero sono impegnati per favorire la pace e la stabilità internazionale. Un segnale per le loro famiglie, che induca in loro una rinnovata fiducia per le Istituzioni e la certezza che lo Stato è in grado di garantire il massimo impegno qualora si verificassero altri casi come quello dei due Fucilieri di Marina prigionieri in India.   

Forse una larga maggioranza di italiani  avrebbe apprezzato maggiormente dimissioni indotte dalla consapevolezza che in dieci mesi non si è riusciti a riportare a casa i nostri militari,  piuttosto che la rimessa dell’incarico in quanto  “venti di fronda” consigliano di sfuggire alla possibile “offesa della sfiducia”.

Invece, lo scenario che si sta configurando permette a chi ha gestito fino ad ora il problema specifico di poter dire “io ce l’ho messa tutta, ero ad un passo dal successo ma mi hanno imposto di lasciare”. Una giustificazione quanto mai probabile,  ma che fin da ora confutabile in quanto ciò che sta avvenendo sul piano politico anticipa solo di qualche settimana quello che sarebbe accaduto per scadenza naturale della legislatura. Solo giorni a fronte dei dieci mesi trascorsi dal quel fatidico 15 febbraio 2012

Il nuovo Esecutivo non potrà essere operativo prima del mese di marzo 2013 con la conseguenza che i nostri ragazzi potrebbero anche rischiare una condanna penale se l’Alta Corte indiana confermasse la competenza di giudicare del  Kerala.

Un  nuovo Governo che prescindendo dalla propria connotazione politica,  sarà peraltro costretto a raccogliere quanto già seminato, forse con scarso concime ed ormai inaridito da una non adeguata irrigazione nel tempo.

10 dic. 2012, ore 14.00

venerdì 7 dicembre 2012

L’assurdo silenzio della RAI, Azienda di informazione pubblica


Ormai da dieci mesi due nostri Fucilieri di Marina sono prigionieri in India, trattenuti arbitrariamente e contro tutte le norme del Diritto Internazionale e della Cnvenzione delle Nazioni unite sul Diritto del mare (Montego Bay - 1982 ).
 
In questo periodo solo sporadiche notizie, flash di Agenzia, apparizioni fugaci di rappresentanti istituzionali sugli schermi televisivi per raccontarci che tutti sono impegnati per riportare a casa i nostri militari e tutti sono a loro vicini con il pensiero.  
 
Nessuno spazio televisivo alla vicenda per informare gli italiani su quanto sta avvenendo, per analizzare l’accaduto e trasmettere agli ascoltatori una precisa versione dei fatti che permetta ai cittadini di farsi un’idea precisa sulle vicende di due nostri Fucilieri della Marina Militare  fermati e trattenuti in uno Stato estero mentre  assolvevano un mandato nazionale sancito dal Parlamento italiano. Colleghi di altri militari che ogni giorno rischiano la vita in terre lontane per garantire la sicurezza internazionale ed assicurare l’affermazione della pace. 

Una Televisione Pubblica prodiga invece in tempi recenti a raccontarci per settimane altre vicende di mare come l’affondamento della Costa Concordia ed ogni giorno impegnata  ad approfondire notizie di gossip o peggio a disquisire anche in fascia protetta di squallide vicende su delitti ormai datati.

Nessuno spazio per i  due servitori dello Stato nemmeno fossero militari di un’altra Nazione a vantaggio, invece, di quanto dedicato a semplici turisti incappati in guai proprio in India per loro scelte comportamentali forse avventate e quasi contemporaneamente al momento dell’arresto dei due Marò.

Gli italiani sono stanchi di essere trattati come un popolo interessato solo alle gravidanze di personaggi stranieri od ai particolari tatuaggi ostentati in Mondovisione da una showgirl  profumatamente retribuita dalla RAI e di non ricevere, invece, dalla Televisione Pubblica informazione e cultura come peraltro la Legge istitutiva dell’Azienda prevede. Per questo ho scritto la lettera che riporto di seguito al Direttore Generale della RAI.

Mi risponderà il dott. Gubitosi, attuerà quanto a Lui possibile perché sia colmata questa carenza ? Non mi illudo e forse nemmeno credo che avvenga, ma spero di essere smentito !

“Egregio dott. Luigi Gubitosi, ho letto lo Statuto RAI ed ho preso atto che l’articolo 29.3 comma c), riferito alle competenze del Direttore Generale, che come a Lei noto recita testualmente “Assicura in collaborazione con i direttori di rete e di testata la coerenza della programmazione con le linee e le direttive formulate dal Consiglio di Amministrazione”. Direttive che sicuramente il CdA emana nel rispetto della legge 3 maggio 2004 n. 112 sul riassetto della RAI in particolare per quanto attiene agli articoli 4.5.6 ed all’articolo 17 del Capo IV. Ciò al fine di tutelare il diritto dei cittadini di essere informati e di esaltare il compito della Televisione come vettore di cultura ed informazione. Ciò premesso, trovo doveroso segnalarLe che nonostante da 10 mesi l’Italia abbia due suoi cittadini prigionieri in India, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone Sottufficiali del reggimento S.Marco della Marina Militare, fermati mentre svolgevano le proprie funzioni di sicurezza secondo un preciso mandato ricevuto dal Parlamento italiano, nessuna trasmissione dell’Azienda pubblica da Lei diretta ha dedicato alla vicenda momenti di informazione diversi da qualche sporadico flash di telegiornale, peraltro palcoscenico di ribalta di rappresentanti istituzionali. Nessun momento di informazione / discussione ed approfondimento sulla sorte dei nostri concittadini in difficoltà ai quali quotidianamente ed in qualsiasi ora sono stati preferiti e continuano ad esserlo argomenti che non è esagerato definire “frivoli” come le notizie di gossip o proponendo e riproponendo commenti su notizie di cronaca ormai datate. Un’indicazione questa mia che, fatto salvo ogni mio possibile errore di interpretazione delle Sue prerogative di Direttore Generale, ha lo scopo di portarLa a conoscenza di quella che a mio avviso è una carenza dell’azienda RAI in particolare per quanto attiene al contenuto dell’articolo 17.2.b) della sopracitata legge. Si ritiene infatti che proporre una vicenda di rilevanza nazionale in cui sono coinvolti due militari italiani ricada nei concetti di “……educazione, informazione, formazione….” a cui si riferisce l’articolo 17, laddove formare significa anche insegnare trattando tematiche importanti come ritengo sia quella in questione. Fiducioso di aver indotto in Lei motivi di approfondimento nello specifico, Le porgo cordialissimi saluti. Fernando Termentini” (mail@fernandotermentini.it).

Roma 6 dicembre 2012

 

lunedì 3 dicembre 2012

Le due facce della medaglia


Massima vicinanza al Direttore Sallusti, incondizionata solidarietà e grande disappunto per chi utilizza la Giustizia per censurare o far tacere la libera espressione di Pensiero, unica vera manifestazione  di quella Democrazia a cui molti s richiamano, spesso solo  per riempirsi la bocca ed apparire paladini di diritti, di fatto poi quasi mai oggettivati.

Altrettanto stupore, dispiacere e quanto altro si possa esprimere senza rischiare di trascendere in termini impropri,  sull’iniziativa di ieri del Quirinale di cui sono stati informati immediatamente  i media considerando l’ampio risalto avuto oggi dalla notizia.

Ieri, domenica, il  Quirinale ha convocato un Ministro della Repubblica, quello della Giustizia, chiedendo tutta la documentazione relativa ai fatti che hanno coinvolto il Dott. Sallusti per una “mancata vigilanza nell’esercizio delle sue funzioni di direttore di un quotidiano“ che è stata oggetto di sanzione penale.

Iniziativa assolutamente opportuna, condivisibile ed apprezzabile, ma che nello stesso tempo induce quesiti che mi permetto di ufficializzare al Quirinale confidando nelle garanzie democratiche della nostra Costituzione.

Per i nostri due Fucilieri di Marina indebitamente trattenuti  da nove mesi in India, fermati ed imprigionati nella loro veste di “Pubblici Ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni”, sono stati forse convocati per consultazioni i Ministri degli Esteri e della Difesa e sono stati acquisiti gli atti relativi all’intera vicenda ? In caso affermativo perché non è stata data risonanza come per l’impegno sulla vicenda Sallusti ?

Ed ancora, quali iniziative ufficiali sono in corso nate e gestite per iniziativa del Quirinale nel quadro dei contenuti dell’Articolo 87 della Costituzione, per ottenere un’immediata risposta dell’India che da nove mesi sta meditando sul piano giuridico ed a garanzia della sicurezza di tutti gli altri cittadini in uniforme che per lo Stato operano in terre lontane ?  

Quesiti che sorgono spontanei in tutti i cittadini che, come chi scrive, soffrono per la sorte di due connazionali costretti a subire atti vessatori ed indebiti da parte di uno Stato estero. Militari italiani la cui sorte, per quanto noto, non è ancora definita e che di fatto potrebbero essere ritenuti responsabili di un reato perseguibile dall’India con la pena di morte.

Italiani che vorrebbero essere informati ben oltre le cicliche  istituzionali dichiarazioni di circostanza o le flebili e sommesse parole di vicinanza. Una risposta forse dovuta nel rispetto della garanzia dei diritti che uno Stato democratico deve assicurare al suo popolo.

Quegli stessi cittadini che forse non propongono idee come lamentato dal Capo dello Stato proprio perché tenuti all’oscuro di quanto sta avvenendo. Proporre al buio, infatti, è una prassi del gioco d’azzardo, non applicabile in situazioni in cui sono pesantemente coinvolti due nostri connazionali. 
 
3 novembre 2012 – ore 14.00