Un termine mandato annunciato
dallo stesso Presidente Monti che, per quanto da capire, non è disposto ad
accettare la prassi di una possibile sfiducia in Parlamento ed ha dichiarato
l’intenzione di dimettersi non appena approvata le legge di stabilità.
Una decisione forse prevedibile
in quanto non credo che nessuno abbia mai avuto il dubbio che un Accademico di
chiara fama come Lui potesse accettare di tramandarsi alla storia come un ex
Presidente del Consiglio sfiduciato in Parlamento.
I mercati economici hanno preso
male la notizia come era assolutamente immaginabile nel momento che ormai è
certo che la finanza mondiale è nelle mani di potenti di gruppi internazionali
come la Bieldberg e la Trilaterale ed in cui la Germania può attuare immediate
e consistenti manovre speculative avendo acquisito nel tempo una gran parte dei
debiti sovrani dei Paesi europei in difficoltà economiche. Una realtà
pericolosa perché destinata a
condizionare pesantemente il futuro delle democrazie e la sovranità degli
Stati.
A questi problemi si aggiunge
quello della sorte di Massimiliano Latorre e di Salvatore Girone che preoccupa le centinaia di
migliaia di cittadini impegnati in
questi dieci mesi per tenere alta l’attenzione sul destino dei due militari italiani
che arbitrariamente sono stati arrestati e sono tenuti prigionieri da uno Stato
estero.
La preoccupazione di chi teme che
i tempi di rilascio si allunghino all’inverosimile a causa delle dimissioni del Governo che fino ad ora ha gestito il
problema specifico con i risultati a tutti noti. Un Esecutivo che raramente ha esplicitato nel
dettaglio quanto stesse accadendo in India; che ha ammesso, solo dopo una
precisa interrogazione parlamentare, un coinvolgimento istituzionale nelle
decisioni prese dall’Armatore sul rientro della Enrika Lexie in acque
territoriali indiane; che non ha mai chiarito perché due cittadini italiani
siano stati consegnati ad un Paese che li imputa di un reato per il quale è
prevista la pena di morte. Di fatto, un’estradizione in contrasto con i dettati
della nostra Costituzione che ne vieta l’esecuzione in caso di rischio di pena
capitale e con il Diritto Internazionale in particolare per quanto attiene alla
tutela dei “militari in transito”.
Il timore di italiani che hanno preso atto che fino ad ora sono state
espresse solo parole di circostanza da coloro che per mandato istituzionale
avrebbero dovuto invece dimostrare fermezza di intenti coinvolgendo con atti ufficiali
tutta la comunità internazionale, a partire dalle Nazioni Unite e dall’Unione Europea.
Frasi di vicinanza dette, peraltro, solo in occasione di ricorrenze storiche, quando forse
sarebbe stato “politicamente grave” non
pronunciarle.
Il Governo dichiara di volersi
dimettersi e nemmeno in questo caso ci dice quali siano le iniziative poste in
essere fino ad ora dall’Italia per garantire ai due marò la certezza di
rientrare al più presto e liberi in Patria. Parole che almeno per un momento
travalichino le conseguenze meramente finanziarie che le fine operativa
dell’Esecutivo in carica potrebbero comportare, ma ricordino anche altre
problematiche che rimarrebbero in sospeso ed attinenti alla sicurezza di nostri
cittadini minacciata dalla protervia di un altro Stato. Una dimostrazione di
rispetto per i valori etici e tradizionali che contraddistinguono il nostro
popolo. Un messaggio di incoraggiamento per coloro che in uniforme garantiscono
la sicurezza sul territorio nazionale e
che all’estero sono impegnati per
favorire la pace e la stabilità internazionale. Un segnale per le loro famiglie,
che induca in loro una rinnovata fiducia per le Istituzioni e la certezza che
lo Stato è in grado di garantire il massimo impegno qualora si verificassero altri
casi come quello dei due Fucilieri di Marina prigionieri in India.
Forse una larga maggioranza di
italiani avrebbe apprezzato maggiormente
dimissioni indotte dalla consapevolezza che in dieci mesi non si è riusciti a
riportare a casa i nostri militari, piuttosto che la rimessa dell’incarico in
quanto “venti di fronda” consigliano di
sfuggire alla possibile “offesa della sfiducia”.
Invece, lo scenario che si sta
configurando permette a chi ha gestito fino ad ora il problema specifico di
poter dire “io ce l’ho messa tutta, ero ad un passo dal successo ma mi hanno
imposto di lasciare”. Una giustificazione quanto mai probabile, ma che fin da ora confutabile in quanto ciò
che sta avvenendo sul piano politico anticipa solo di qualche settimana quello
che sarebbe accaduto per scadenza naturale della legislatura. Solo giorni a
fronte dei dieci mesi trascorsi dal quel fatidico 15 febbraio 2012
Il nuovo Esecutivo non potrà
essere operativo prima del mese di marzo 2013 con la conseguenza che i nostri
ragazzi potrebbero anche rischiare una condanna penale se l’Alta Corte indiana
confermasse la competenza di giudicare del
Kerala.
Un nuovo Governo che prescindendo dalla propria
connotazione politica, sarà peraltro costretto
a raccogliere quanto già seminato, forse con scarso concime ed ormai inaridito
da una non adeguata irrigazione nel tempo.
10 dic. 2012, ore 14.00
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