Mi
sembra di ricordare che la Costituzione italiana garantisce ai propri cittadini
la certezza giuridica di non avere la propria libertà personale da chicchessia
e per qualsiasi motivo a meno che non ci
sia una sentenza di terzo grado emessa da un Tribunale italiano e che disponga altrimenti.
Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone sono rientrati in Italia “per una licenza natalizia” ma
non mi sembra che a loro siano assicurate le garanzie di tutti gli altri
cittadini. Liberi di stare con le loro famiglie giusta e condivisibile
soluzione dopo 10 mesi di prigioni immotivata, ma sicuramente non liberi nel
vero senso della parola. Piuttosto controllati a vista dalle Autorità italiane
su mandato di uno Stato Terzo peraltro non sovrano, ma federale.
Un
articolo del quotidiano “Il Giornale” riporta oggi tra l’altro che “Nelle 21
pagine dell'ordinanza che concede la licenza si sentenzia che la «Repubblica italiana è
responsabile» per i marò «fino al loro ritorno in India». Latorre e Girone
«saranno sotto il costante controllo, custodia, supervisione e tutela della
Repubblica italiana». Non solo: il nostro Paese ha «garantito che assumerà
tutte le azioni necessarie, all'interno dei poteri costituzionali, per
garantire» che i marò «torneranno in India»…….
Oltre
all'obbligo per le nostre «autorità competenti, che devono garantire la
sorveglianza dei richiedenti (i marò, ndr), di fornire i loro indirizzi, numeri
di cellulare ed (i dettagli) dei movimenti in Italia» alla polizia di Kochi.
Questa
non è una licenza ma una libertà condizionata come abbiamo subito scritto
appena è arrivata la notizia
dell’accordo Italia – India, soluzione di cui staranno sicuramente ridendo i
nostri alleati inglesi che conosco bene il Paese del Gange.
Un
altro schiaffo alla credibilità della nostra Nazione, un'altra sberla alla
dignità dei nostri militari!
Auguri
a tutti !
23
dicembre 2012 – ore 10,30
1 commento:
Auguri amari, amare considerazioni.
Ma non si può -credo io- non essere d'accordo con il gen.Termentini.
Cioè, pur riscontrando gli sforzi fatti dalle ns. Autorità e la dimostrazione di buona volontà per 'portare a casa' un risultato tangibile dopo tante parole, non si può che giungere a due tipi di "conclusioni".
Le une, giuridiche, di realpolitik (o noopolitik?) le altre.
Per le prime, non si può non ricordare che varie norme -prima ed anche di rango costituzionale, poi anche pattizie ad iniziare da quelle sui dir.umani e sul dir.umanitario di guerra- impedirebbero la restituzione di cittadini italiani nel caso di pericolo di pena di morte (come, se non erro, esisterebbe, sia pur in astratta ipotesi nella fattispecie).
Per le seconde, sempre a mio modesto avviso, non si può non riscontrare quella che almeno in apparenza sembra una partita a scacchi tra due soggetti variamente collegati. Trattasi, cioè, di due 'potenze', dove l'Italia costituisce una 'p.regionale' e l'India, che costituisce il ruolo di 'm./g.potenza' e P.economicamente emergente. Due soggetti che hanno economie variamente connesse ed interessi internazionali spesso convergenti, dove - in uno- è presente il Capo di una comunità religiosa che incide anche nell'altro e, in questo, è presente una persona 'teoricamente' o 'suppostamente' connessa con il primo.
Il caso è, manco a dirlo, a mio sommesso avviso, di difficilissima interpretazione nel concreto.
Purtroppo all'interno di questo 'canestro di rovi' si è inserita una vicenda umana - prima che giuridica - tragica ed incresciosa e che, quindi, tra l'altro, impegna tutti al rispetto ed alla prudenza.
Forse questa mia annotazione non apporta nulla alla discussione, ma siano le energie che ho messo di auspicio per la migliore riuscita ed uscita da questo garbuglio, nel rispetto di tutte le parti coinvolte.
Auguri!
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