sabato 21 dicembre 2013

I due Fucilieri di Marina prigionieri in India, apriamo i dossier !

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trascorreranno il Natale ed il Capodanno a Delhi, insieme alle loro famiglie ma lontani da tutti gli altri affetti tradizionali che si ama convivere in questo particolare periodo dell’anno. L’amore per la propria, per gli amici, per tutti i  famigliari, per la Patria intesa come custode dei valori che fanno grande un Paese.

I due Fucilieri della Marina Militare saranno, invece, costretti a rimanere a Delhi,  in ostaggio di uno Stato che non rispetta il più elementare dei diritti previsti dalla normativa internazionale e da quella consuetudinaria. Uno Stato, l’India, che si è appropriata della libertà dei nostri militari dopo che l’Italia li ha estradati per la terza volta riconsegnandoli al giudizio penale di un Tribunale Speciale indiano, nonostante che nell’ordinamento locale fosse prevista la pena di morte. Un atto deciso dall’Esecutivo nel marzo 2013,  sembra e per quanto noto, al fine di  non compromettere i rapporti commerciali con l’India. Una svendita di due servitori dello Stato anche e soprattutto superando vincoli previsti dalla nostra Costituzione.

In questo contesto sicuramente non trasparente e comunque tutto da chiarire leggiamo improvvisamente due Agenzia stampa che riportano il pensiero del Ministro degli Affari i Esteri italiano.

La prima espressione di una meditazione ancora una volta di speranza, ma priva di ogni certezza:
“La loro vicenda in una fase delicata, speriamo finale'
   (ANSA) - ROMA, 18 DIC - I due maro' non hanno "neanche chiesto una licenza per Natale e saranno le loro famiglie a passare una parte delle vacanze con loro a New Delhi perche' non l'hanno ritenuto" opportuno in "questa fase delicata che speriamo finale". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino, rispondendo a RaiNews ad una domanda sui due fucilieri di Marina.”

Solo una precisazione alla Ministra, i due militari non hanno chiesto la licenza confermando ancora una volta la loro fierezza di essere soldati, cittadini in uniforme  che nonostante tutto guardano a testa alta al loro futuro come ho scritto il 3 marzo 2012 all’inizio di questa vicenda : http://fernandotermentini.blogspot.it/2012/03/la-fierezza-di-rappresentare-il-proprio.html

La seconda Agenzia lascia invece perplessi in quanto la Rappresentante della Farnesina ci dice che non reagrirà agli insulti ma non ci spiega quali. .

“Maro': Bonino, non reagiro' a insulti, ma sempre sgradevoli

   (ANSA) - ROMA, 18 DIC - "Mi sono imposta di non reagire agli insulti e di non fare polemiche finche' non saranno a casa, poi chi vorra' aprire il dossier lo fara'". Cosi' il ministro degli Esteri Emma Bonino ha parlato della vicenda dei due maro' italiani trattenuti in India, a Rainews24. "Per il momento - ha aggiunto - questo e' il mio impegno quotidiano, detto cio' gli insulti sono sgradevoli lo stesso".

Ne prendiamo atto dispiaciuti per il disagio della dottoressa Bonino, anche se non crediamo che possibili critiche o non condivisioni di pensiero,  possano in qualche modo rappresentare un insulto. Semmai dovrebbero significare spunti di meditazione per un confronto sereno e democratico delle posizioni reciproche anche se divergenti.  

Rimaniamo perplessi, invece, leggendo la frase “poi chi vorrà aprire il dossier lo farà”. Un dire poco trasparente, forse suggerito al Ministro del rispetto della “secret diplomacy” sino ad or applicata nella vicenda, proposto, peraltro, con toni che oserei affermare di provocazione se non di avvertimento.

Ebbene, dottoressa Bonino, chi scrive è pronto ad aprire i dossier ed approfondire i contenuti per individuare responsabilità o leggerezze decisionali che hanno contraddistinto fin dall’inizio l’intera vicenda.

A partire da chi nella notte tra il 15 e 16 febbraio 2012 ha condiviso con l’Armatore della Lexie la decisione di far rientrare la nave in acque territoriali indiane,   per arrivare ai motivi che hanno indotto i responsabili della gestione della vicenda a far rientrare in India il 22 marzo u.s. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, forse dimenticando o sottostimando i vincoli costituzionali e del Codice Penale in tema di estradizione. In particolare le sentenze della Suprema Corte n. 223 del 27 giugno 1996, n. 45253 del 22 nov. 2005, Cc. Dep. Il 13 dic. 2005, Rv, 232633 e da quanto sentenziato dalla Sez. VI il 10 ottobre 2008 n. 40283, dep. 28 ottobre 2008 su chi e come si deve decidere un’estradizione.

Non si può, quindi,  che concordare con la Ministro Bonino. I dossier devono essere aperti e resi pubblici condividendone i contenuti con i cittadini che ne facciano richiesta ed evitando di trincerarsi dietro un non chiaro decreto interno al MAE (n. 604 del 7 settembre 1994) oppone motivi ostativi alle regole di trasparenza ricorrenti invece nella Pubblica Amministrazione, come avvenuto varie volte a richieste di accesso agli atti di chi scrive .

A tale riguardo, un’occasione è stata persa anche quando sono state operate palesi forme di censura, come espressamente pubblicato a  http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/12/i-misteri-della-pagina-del-ministro.html,  nei confronti di chi tentava proprio di entrare a fondo nella vicenda, attraverso interventi o quesiti proposti nella pagina di FB del Ministro Bonino

Se invece la frase  “non fare polemiche finche' non saranno a casa, poi chi vorra' aprire il dossier lo fara'",  rappresenta un non meglio definibile avvertimento, sarebbe auspicabile che la Ministra esca dal Suo ermetismo e spieghi cosa significa in realtà la Sua affermazione.

 Infatti, in una democrazia moderna come non sono accettabili gli “insulti” non è altrettanto assolutamente condivisibile la mancanza di trasparenza e chiarezza in una frase di una Rappresentante istituzionale dello Stato.

Valori etici  come ripetutamente espresso dalla stessa la dottoressa Bonino durante la Sua lunga militanza politica, che rappresentano i punti basilari che contraddistinguono uno Stato di diritto, garante di una democrazia evoluta.

Fernando Termentini, 21 dic. 2013 - ore 11,30


martedì 17 dicembre 2013

L’Italia a rischio aggressivi chimici


Ieri il Ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha ribadito a Bruxelles che si stanno valutando le caratteristiche dei porti italiani per scegliere quale mettere a disposizione per il passaggio delle armi chimiche della Siria. Notizia di Vista Agenzia televisiva parlamentare pubblicata dal quotidiano “Il Giornale” al link http://www.ilgiornale.it/video/esteri/bonino-bruxelles-porto-italiano-armi-chimiche-siriane-976469.html.

Una notizia quasi passata inosservata ma rilevante in materia di sicurezza. Lascia, infatti perplessi, l’ipotesi formulata dalla Responsabile della Farnesina, una volta paladina del rispetto ambientale e della difesa del territorio, di proporre la disponibilità italiana ad ospitare nei propri porti materiale altamente pericoloso per la vita dei cittadini e per l’inquinamento del territorio.

Un’Italia che non dispone di una struttura portuale adeguata per demolire un relitto come la Costa Concordia e smaltire tonnellate di materiale inquinante, comunque  a basso rischio rispetto i gas nervini di Damasco. Ci proponiamo, però, ad ospitare navi cariche di veleni.

Naturalmente nell’assoluto non rispetto dei trasparenza che ormai è diventata prassi ricorsiva per la Farnesina, la Ministro non ci dice se qualcuno lo abbia chiesto all’Italia o sia una nostra volontaria disponibilità. Non  ci informa nemmeno perché dopo il passaggio delle navi a Latakia ed a Cipro devono fare una terza sosta in Italia.

Non è dato di sapere se la richiesta arriva dalla Russia, dagli Usa dalle Nazioni Unite perché l’ermetismo della dottoressa Bonino è impenetrabile, fedele alla “secret Diplomacy” che sta applicando per la vicenda dei due Fucilieri di Marina in ostaggio dell’India. Non è nemmeno chiarito in un momento di ristrettezze economiche chi sosterrà l’impegno finanziario per predisporre quanto necessario a garantire la massima sicurezza alle possibili aree destinate all’attracco di questo naviglio ed alle popolazioni residenti ed a predisporre un’adeguata risposta sanitaria in caso di incidenti.

Chiedo, quindi,  al Ministro, anche se sono consapevole che non mi sarà risposto, se, prima di dare l’annuncio presso la sede della UE, ha acquisito adeguate informazioni sulle difficoltà logistiche ed economiche per affrontare problemi della fattispecie, anche in base ad una recente pregressa esperienza italiana affrontata per dismettere, nel rispetto delle direttive dell’Opac, vecchi depositi di aggressivi chimici risalenti alla prima Guerra Mondiale, conservati   in fusti corrosi dal tempo  ed ad alto rischio di fuoruscita del materiale altamente tossico, anche se molto meno letale del Sarin siriano.

Mi permetto di chiedere ancora se si  è consultata con la Difesa che dispone della necessaria conoscenza per gestire un problema del genere od è una di quelle decisioni estemporanee indotte dalla supponenza della carica istituzionale ricoperta come ormai da tempo siamo abituati a constatare.

Nel momento, infatti,  che il Ministro degli Esteri ha ufficializzato all’Unione Europea che “si stanno individuando porti adeguati” ha di fatto formalizzato una decisione già consolidata in ambito Esecutivo. Ci si augura quindi che sia stato informato il Parlamento e ci sia stato un coordinamento con le Autorità locali destinate a correre  un rischio elevato.

In Italia non si costruiscono termovalorizzatori per la distruzione dei rifiuti perchè inquinano e comunque si coinvolge la popolazione locale prima di decidere, ma decidiamo di ospitare navi con carichi ad elevatissimo rischio in caso di fuoruscita di gas senza prima aver informato la popolazione che sarebbe coinvolta a correre possibili rischi.  

Pericoli di elevata valenza in questo caso, in quanto solo la dispersione per cause accidentali di modestissime quantità di gas Sarin, produrrebbero la morte immediata di migliaia di persone ed un rilevante inquinamento ambientale.

La dottoressa Bonino non ci chiarisce nulla, ma annuncia a Bruxelles la disponibilità dell’Italia. Gli italiani vengono informati quasi per caso l’iniziativa di seri professionisti dell’informazione mentre la maggior parte degli altri ed in particolare la TV di Stato preferiscono  ignorare.

Fernando Termentini, 17 dic. 2013 - ore 12,00


giovedì 12 dicembre 2013

I non risultati della “Secret diplomacy” italiana

In tempi lontani Kissinger inventò la formula della “secret diplomacy” per riallacciare i contatti degli USA con la Cina. Approccio ripreso recentemente da Obama per l’accordo nucleare con l’Iran, una vittoria rara per lo stile di Obama ma un esempio di diplomazia segreta che Kissinger avrebbe sicuramente apprezzato.

Anche in Italia qualcuno ha rispolverato vecchie reminescenze scolastiche di storia,  quando raccomanda la massima riservatezza nelle trattative con L’india per la vicenda dei due militari italiani ostaggio di Delhi da 22 mesi.

Ce lo consiglia  il Commissario Straordinario del Governo dott. Staffan de Mistura e con fermezza la Ministro degli Esteri Emma Bonino, ambedue però contraddetti dalle parole del Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli che fin  del 25 settembre, ha dichiarato al Mondo: "…..All'inizio di quest'anno, l'Italia aveva una linea abbastanza incerta su come procedere. Si litigava sul tipo di giurisdizione, si era tentati di chiedere un arbitrato, si offriva un indennizzo ma ogni tanto si faceva la faccia feroce, in altri termini una gestione un po' zigzagante. Ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise; nomina di un magistrato che ha tolto al Kerala la questione; avvio di un procedimento convenuto con le autorità indiane, che deve essere equo, in quanto sappiamo qual è la legislazione applicabile, e veloce, il che non vuol dire stabilirli adesso i tempi. All'indomani del giudizio, vi sarà un trattato tra le parti che permette comunque agli eventuali condannati di scontare la loro pena in Italia, nel paese di appartenenza. Siamo costanti e attenti con le autorità indiane e io dico che i due ragazzi torneranno a casa".

Un Vice Ministro che dimostra di non essere però coerente con la “diplomazia segreta” raccomandata dal suo Ministro, rivelandoci aspetti inquietanti su come la diplomazia italiana stia operando per risolvere  la vicenda dei due Fucilieri di Marina estradati in India il 22 marzo u.s. e ci rivela che l’Italia “condivide” una giustizia come quella indiana che prevede nel suo ordinamento la pena di morte.

Un’ammissione che preoccupa in quanto accompagnata dall’aver accettato che sia una Tribunale Speciale a giudicare due militari italiani sulla base di un’indagine affidata ad un’Agenzia investigativa indiana (National Investigation Agency NIA)  che, per mandato istituzionale, è "obbligata" a fare ricorso al 'Sua Act' (Convenzione per la repressione degli atti illeciti contro la sicurezza della Navigazione marittima) che prevede la pena di morte. Un vincolo statutario che impedisce alla NIA di svolgere indagini su fatti omicidiari, come ben specificato nell’atto costitutivo del 2008 dove fra i vari compiti non è riportato l’articolo 302 del codice penale indiano, che per l’appunto punisce il  reato di omicidio.

Un Vice Ministro che ci parla di “regole di ingaggio” concordate con l’India ma che non ci spiega perché sia stato rinunciato il ricorso all’Arbitrato internazionale per aver riassegnati i diritti di sovranità nazionale calpestati dall’India. In primis quello fondamentale della garanzia dell’immunità funzionale dovuta a  propri militari impegnati in funzioni istituzionali.

La situazione è quindi sempre più confusa e sicuramente non aiutata dalla riservatezza raccomandata dalla Responsabile della Farnesina peraltro superata da un suo Vice Ministro che propone uno scenario sicuramente non tranquillizzante accompagnato, invece,  da un approccio ottimistico del Commissario di Governo de Mistura.

Un contesto reso ancora meno chiaro dai motivi dell’azione censoria posta in essere nella pagina istituzionale della dottoressa Bonino, dove lo spazio dedicato ai nostri Fucilieri di Marina è stato chiuso e cancellato dopo appena 12 ore dall’apertura, annunciata peraltro da una delle più importanti agenzia di stampa italiane, l’ANSA.

Una decisione ancora non chiara e  che la Ministro nell’assoluto rispetto della riservatezza non ha mai cercato di motivare nonostante precipue richieste di molti italiani, taluni definitivamente proscritti dal poter esprimere commenti dissonanti con la gestione della pagina del social network della dottoressa Bonino ed altri definitivamente cassati perché non coerenti con “il segreto della diplomazia boniniana”. 

Noi, però, rispettiamo le regole della democrazia prima fra tutte la trasparenza fra Stato e cittadini e, quindi, proponiamo una  serie di articoli che forse potrebbero chiarire se, piuttosto,  dietro la riservatezza si nasconde uno scopo censorio per oscurare gli scarsi risultati fino ad ora raggiunti  (http://www.fernandotermentini.it/art.htm ), accompagnati da una  riproduzione di post estrapolati dalla pagina di FB  in questione,  raccolti sul Web a futura memoria (http://www.fernandotermentini.it/postbonino.htm).

Forse Kissinger condividerebbe la “secret diplomacy” di Obama, ma quasi sicuramente non apprezzerebbe l’interpretazione che ne viene data nel caso specifico  dalla dottoressa Emma Bonino, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica Italiana.  

Fernando Termentini, 12 dic. 2013 - ore 10,00





martedì 10 dicembre 2013

I misteri della pagina del Ministro Bonino su Facebook


Il 30 settembre l’ANSA aveva diramato un’agenzia con la quale la dottoressa Bonino, Ministro degli Affari Esteri della Repubblica italiana, annunciava l’apertura di un Thread sulla Sua pagina ufficiale di  Facebook dedicato alla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Un’iniziativa destinata a durare solo qualche decina d’ore perché il Thread fu immediatamente rimosso e la pagina invasa da iniziative censorie nei confronti di chi si permetteva di esporre pensieri diversi dalle linee guida evidentemente date dal Ministro, fino a precludere agli “indesiderati” la possibilità di commentare i post.

L’Agenzia riportava testualmente :  "BARI, 30 SET - ''Non è accertata la colpevolezza, e non è accertata l'innocenza. I processi servono a questo''. Lo scrive lo staff del ministro degli Esteri, Emma Bonino, in risposta ad alcuni commenti che si stanno susseguendo nello spazio aperto ieri su Fb,''per ospitare pareri e commenti sulla vicenda che ha coinvolto i due marò italiani Latorre e Girone'', trattenuti in India da circa 600 giorni con l'accusa di aver ucciso 2 pescatori del posto,scambiandoli per pirati, in una missione al largo di Kerala".

E lo spazio era annunciato sul social network nella pagina del Ministro (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225) “Staff: Questo argomento viene aperto per ospitare pareri e commenti sulla vicenda che ha coinvolto i due marò italiani Latorre e Girone. Non si dubita della buona fede di molti, e quindi sono benvenuti tutti coloro che vorranno lasciare un segno del loro interesse, ma dato che è evidente la malafede di alcuni e la strumentalizzazione del caso (di per sé delicato, anche a causa della squilibrata gestione precedente), che viene fatta a fini politici se non banalmente provocatori, si avverte che ogni intervento che sia contrario alle regole della civile convivenza e del ragionevole dialogo sarà cancellato a discrezione di chi amministra questa pagina. Si apre con le dichiarazioni del viceministro Lapo Pistelli, del 25 settembre, rese a Il Mondo: "Credo che sulla vicenda dei due marò la cosa peggiore sia porre la questione in termini di previsioni sui tempi, previsione che può essere smentita. All'inizio di quest'anno, l'Italia aveva una linea abbastanza incerta su come procedere. Si litigava sul tipo di giurisdizione, si era tentati di chiedere un arbitrato, si offriva un indennizzo ma ogni tanto si faceva la faccia feroce, in altri termini una gestione un po' zigzagante. Ora abbiamo rimesso la questione su un binario di certezza: scelta di una giurisdizione speciale, condivisa; regole da utilizzare in processo, condivise; nomina di un magistrato che ha tolto al Kerala la questione; avvio di un procedimento convenuto con le autorità indiane, che deve essere equo, in quanto sappiamo qual è la legislazione applicabile, e veloce, il che non vuol dire stabilirli adesso i tempi. All'indomani del giudizio, vi sarà un trattato tra le parti che permette comunque agli eventuali condannati di scontare la loro pena in Italia, nel paese di appartenenza. Siamo costanti e attenti con le autorità indiane e io dico che i due ragazzi torneranno a casa".

Nell’arco di una notte è sparito tutto. I1 ottobre il thread specifico non era più leggibile. Personalmente ho pensato in quel momento ad inconvenienti tecnici, ho anche cercato di sollecitare , ammetto anche con espressioni abbastanza dure nei contenuti, l’interesse dello Staff del Ministro che gestiva la pagina a fornire un chiarimento. Insieme a me migliaia di altri cittadini.

Uno sforzo inutile e tutti aspettiamo ancora una delucidazione sul perché si è deciso di cancellare nell’arco di poco più di 12 ore un’iniziativa annunciata dalla maggiore Agenzia di Stampa italiana ,che sicuramente non aveva inventato la notizia, bensì era stata attivata da fonte ufficiale del MAE.

Immediata la reazione di moltissimi impegnati  nella vicenda dei Marò e semplici cittadini sconcertati per quanto stesse accadendo in una pagina di FB titolata ad una storica esponente del libero pensiero e contro il silenzio di Stato quale è stata per più di 40 anni la Emma Bonino politico accreditato del Partito Radicale.

Prima fra tutti il dott. Alfredo d’Ecclesia che con puntuale precisione ha svolto un prezioso lavoro di analisi e di denuncia di quello che avveniva nella pagina in questione, tutto pubblicato nel web e raggiungibile al link  http://www.fernandotermentini.it/art.htm.

Io stesso scrissi qualcosa a tale riguardo rappresentando quello che giudicai e tuttora ritengo essere un inaccettabile atto censorio nei confronti di chi con la massima educazione e rispetto reciproco desiderava esporre il proprio pensiero anche se dissenzienti (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/il-ministro-bonino-e-la-sua-pagina-su.html).

Ebbene  come poteva essere immaginabile non ci sono state risposte ufficiali, tantomeno chiarimenti ma nella pagina si è continuato a criticare il pensiero non allineato ed a bannare chi tentava di affermare proprie posizioni precise.

Un approccio inaccettabile almeno da chi come chi scrive ha avuto sempre il massimo rispetto dell’altrui pensiero ed è stato sempre aperto ad ogni possibile confronto. Si è quindi deciso di raccogliere una parte di quanto pubblicato nei post riportati nei vari Thread della pagina della Ministro Bonino e pubblicarlo in rete anche in maniera ridondante per dare la possibilità a ciascuno di verificare a confronto le varie posizioni, le censure e le azioni di proscrizione di accesso alla pagina.

Un’ informazione disponibile a tutti, non commentata ma solo pubblicata copia dell’originale, consultabile al  link http://www.fernandotermentini.it/postbonino.htm.

Fernando Termentini, 10 dic. 2013 - ore 15,30

giovedì 5 dicembre 2013

I due Marò : le responsabilità nascoste

Ieri alla Camera 415 presenti hanno votato all’unanimità un Ordine del Giorno sulla necessità che si faccia qualcosa per sbloccare la situazione dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
 
Precise e pungenti le parole dell’Onorevole Cirielli di Fratelli d’Italia sulle possibili responsabilità dirette ed indirette sulla gestione dell’intera vicenda ed in particolare su chi ha deciso la loro terza estradizione in India il 2 marzo u.s. Parole chiare quelle di Cirielli "Ci sono responsabilità gravissime del Ministro Monti, probabilmente del Ministro Di Paola e forse anche del Ministro Passera, che ha avuto, in tutta la vicenda della restituzione vergognosa dei nostri due marò all'India, un ruolo stranamente iperattivo", che lasciano poco spazio ad interpretazioni.

In quei giorni è stato, infatti, palesemente violato il Diritto Internazionale e quello pattizio delegando irreversibilmente all’India il diritto di un giudizio penale nei confronti di due cittadini italiani e rinunciando a portare avanti l’unico atto giuridico possibile,  l’Arbitrato internazionale.

Nello stesso momento è stato commesso un atto contrario alla nostra Costituzione ed al nostro Codice Penale in tema di estradizione. Sono stati infatti consegnati ad un Tribunale speciale indiano due nostri cittadini imputati di un reato che in India è perseguibile con la pena di morte. Un atto totalmente arbitrario anche contro il rispetto di sentenze della Corte Costituzionale che chiaramente nel 1996, nel 2005 ed ancora  il 28 ottobre 2008 ha ribadito i vincoli in tema di estradizione. Una decisione peraltro presa dall’Esecutivo in assenza di un preciso pronunciamento di un Tribunale nazionale giustappunto quanto ribadito dalla Suprema Corte  nell’ottobre del 2008.

Cosa farà il governo italiano si chiede il dott. Alfredo  d’Ecclesia in un suo articolo dai toni giustamente duri (http://alfredodecclesia.blogspot.it/2013/12/schiacciante-voto-allunanimita-sui.html?spref=fb). Insieme a lui, tutti noi attendiamo una risposta ufficiale sui motivi che quel fatidico 22 marzo hanno indotto il Governo in carica a procedere all’esecuzione di  quella che tecnicamente viene chiamata “estradizione passiva” ed accettando di fatto una cooperazione giudiziaria con l’India.

Motivi forse immaginabili ed ascrivibili ad interessi di lobby economiche o peggio ancora per oscurare possibili responsabilità nella gestione iniziale di  in una vicenda che fino dal 15 febbraio 2012 quando è iniziata, ha presentato lati oscuri.

Ricordiamone qualcosa. Accondiscendenza al rientro in acque territoriali indiane ed autorizzazione all’approdo della petroliera italiana Erica Lexie sul porto di Koci, consegna dei due militari alla Polizia di uno Stato Federale e non centrale, mancata rivalsa per le comunicazioni ingannevoli della Guardia Costiera del Kerala in assoluto dispregio del Diritto Marittimo, mancata garanzia di una attività di interpretariato non affidata nella prima fase ad interpreti accreditati presso la nostra Sede diplomatica di Delhi, consegna di armi ed equipaggiamento militare ad uno Stato Terzo, mancato avvio di un Arbitrato Internazionale. 

L’Onorevole Cirielli è stato incisivo nelle Sue affermazioni, noi ci uniamo a lui fiduciosi e nella  speranza che l’iniziativa che si inquadra in un’iniziativa specifica portata avanti dall’Onorevole Elio Vito  Presidente della Commissione Difesa, rappresenti l’inizio di un’incisiva azione parlamentare per risolvere la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e costituisca in prospettiva un indirizzo per atti legislativi inequivocabili che garantiscano i militari in missione in Aree di contingenza.

Fernando Termentini, 5 dic. 2013 -ore 11,15
 
Fonti :



 

sabato 30 novembre 2013

Massimiliano e Salvatore, una condanna già scritta ?

Il dott. de Mistura ieri ha raccomandato di non dare credito alle notizie che arrivano dall’India, ma non ha fornito altri elementi di conoscenza su quanto sta accadendo intorno a Massimiliano e Salvatore.

Il Ministro degli Esteri non ci dice di più. Solo affermazioni del tipo “ Non è accertata l’innocenza dei due Marò”, “auspichiamo un processo rapido ed equo”, “saranno a casa per Natale” dimenticando di esplicitare l’anno, “è esclusa la pena di morte e non dico altro”. Una serie di dogmatiche affermazioni prive di qualsiasi motivazione, quasi a trasmettere il messaggio: se lo dico io …..!

I cittadini comuni, quindi, tutti coloro che non sono illuminati dalla “sapienza” istituzionale e politica e non hanno altri riferimenti, non possono che trarre conclusioni facendo riferimento a ciò che solo la stampa indiana ci propone.

L’India ci dice che   la NIA avrebbe rilevato nel proprio rapporto che i nostri Fucilieri di Marina non hanno rispettato le comuni procedure, quali  avvertimenti con la voce, fuoco dissuasivo e quanto altro necessario per indurre il possibile avversario a recedere nelle proprie intenzioni.

Frasi preoccupanti quelle che dovrebbero essere state scritte a conclusione del rapporto investigativo, come ci informa un’ANSA di oggi da Delhi. "Allorchè una unità sospetta si avvicina - ha dichiarato la fonte - dovrebbero essere utilizzati altoparlanti e sparati colpi di avvertimento. Ma in questo caso non sono state seguite le regole. C'erano undici pescatori sulla St. Antony quando i fucilieri di Marina italiani gli hanno sparato contro". "solo due di essi - Ajesh Binki e Jelestine - sono stati colpiti mentre erano ai comandi del peschereccio. I rimanenti nove dormivano al momento in cui e' avvenuto l'incidente".  

La fonte ha concluso che a suo avviso i due sono stati uccisi in una sorta di tiro al bersaglio, colpiti uno in fronte e l'altro al cuore, colpi che si sono rivelati “istantaneamente letali".

Affermazioni gravissime che ci piombano addosso assolutamente imprevedibili, conseguenza di un vuoto comunicativo sicuramente non rispettoso delle più elementari regole di democrazia. Qualcosa che palesemente coglie di sorpresa anche chi avrebbe dovuto averne sentore, se non altro per aver seguito la vicenda fin dall’inizio. Dimostrazione che forse non si è riusciti in 22 mesi nemmeno a creare un network locale che permettesse di ottenere informazioni preventive anche “off record”, essenziali ed indispensabili per decidere come affrontare l’evolversi della situazione ed  applicare corrette contromisure.

La vicenda sembra precipitare, le notizie si accavallano inducendo pessimistiche previsioni. Si conferma solo quanto a suo tempo intuito dalle affermazioni del Vice Ministro Pistilli che poco dopo il suo insediamento  ci informava di “regole di ingaggio” concordate e condivise con l’India. Se la condivisione era quella di una condanna rabbrividiamo,  anche nella ipotesi che in questi giorni sembra essere caldeggiata da fonti non meglio collocate, di una “colpa non dolosa” dei due militari.

Sbigottimento ancora più marcato nel momento che si è lasciato il diritto di giudicare a chi non lo aveva, cedendo sovranità e credibilità internazionale magari solo per poter un giorno pronunciare slogan del tipo “ abbiamo scongiurato il peggio, siamo stati bravi”.

Un’ipotesi non troppo azzardata, visto come la vicenda specifica è stata fino ad ora accettata e gestita in particolare dal 22 marzo in poi


Fernando Termentini, 30 nov. 2013 - ore 12,30 

mercoledì 27 novembre 2013

Un Natale triste per Massimiliano e Salvatore

Il Commissario del Governo dott. Staffan de Mistura, designato a seguire e gestire la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, Fucilieri della Marina Militare italiana in ostaggio dell’India da 22 mesi, ci informa da Delhi con parole poco rassicuranti.

Dopo oltre 640 giorni, durante i quali l’Italia ha subito un ricatto continuo da parte indiana e rinunciato ad affermare anche la sua sovranità nazionale proponendo un arbitrato internazionale  a cui Delhi non poteva sottrarsi, in fondo al tunnel non si accende una luce, piuttosto si allontana  la possibilità che la vicenda si risolva in maniera dignitosa per i nostri ragazzi.

Un’altra resa italiana che sicuramente non contribuisce a riscattare la meschina figura fatta dall’Italia nel contesto internazionale nel momento che si è rinunciato a pretendere l’applicazione di Diritti universalmente riconosciuti.

Emerge, infatti, in maniera sempre più  evidente che ormai l’Italia è supinamente pronta ad accettare anche una pena lieve sancita dall’India nei confronti di Massimiliano e Salvatore perché giudicati responsabili di eventi colposi, mentre, invece, si delinea un rischio tante volte paventato in passato, quello che il Giudice monocratico indiano, Presidente di un Tribunale Speciale, potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su prove ben più gravi da quelle afferenti a fatti colposi.

Infatti, de Mistura ci dice che  "la prassi della NIA (National Investigation Authority),  è di mirare in alto. Ovvero usare le cosiddette manieri forti nel suo rapporto", per cui la relazione conclusiva sulle indagini svolte dall’Agenzia potrebbe concludersi configurando un reato ben più grave ritornando alle vecchie ipotesi di un omicidio volontario per il quale l’ordinamento giudiziario indiano prevede la pena di morte.

In tutto questo contesto coloro che  istituzionalmente dovrebbe esprimersi tacciono. Accettano, invece,  che siano pubblicati su youtube video che ci raccontano la possibilità che i fatti in essere potrebbero essere colposi, aggrappandosi all’unica zattera di salvataggio rimasta, ma non escono allo scoperto per ottenere giustizia vera, ossia il rispetto di diritti internazionali che spettano ai due nostri militari.

Nemmeno in questa occasione si sente la voce del Capo dello Stato, Capo delle Forze Armate e Garante della Costituzione. Nessun commento sulla sorte dei due ragazzi e nessuna parola sul fatto che due militari italiani suoi dipendenti nella scala gerarchica, siano costretti a subire un giudizio da un organo giudicante che non né ha diritto, rischiando anche condanne gravi come la pena di morte.

Un obbligo forse solo morale quello del Comandante Supremo delle F.A. che diventa però una responsabilità oggettiva se costui rappresenta anche il Garante della Costituzione e deve vigilare sulla sua corretta applicazione anche per quanto attiene agli obblighi da onorare in caso di estradizione.  Vincoli che nella fattispecie non sembrano essere stati rispettati completamente nel momento che il 21 marzo u.s. una serie di discutibili decisioni hanno portato a riconsegnare a Delhi i due militari italiani per essere giudicati su un reato per il quale l’ordinamento giudiziario indiano prevede la pena capitale. Atto che in prima approssimazione non ha  tenuto conto di quanto previsto dal Codice Penale italiano, dalla Costituzione e da precise sentenze della Suprema Corte nello specifico.

Forse un segnale forte sarebbe auspicabile ma si ritiene che mai come in questo caso si sia destinati a subire il vecchio detto “chi di speranza vive, di speranza muore”.

Fernando Termentini, 27 nov. 2013 - ore 10,30




martedì 26 novembre 2013

L’attenzione della diplomazia italiana sempre più lontana dalla vicenda dei due Marò

Il 23 novembre a Roma migliaia di  cittadini ITALIANI che ancora credono nel loro Paese, nella democrazia, nello Stato di Diritto e nella sovranità nazionale, hanno manifestato la loro solidarietà a Massimiliano e Salvatore in ostaggio dell’India da 640 giorni.

Famigliari dei due Fucilieri di Marina, amici, reduci di tutte le Forze Armate, semplici cittadini si sono riuniti sotto la pioggia battente ed hanno sfilato compostamente per il centro di Roma, inchinandosi rispettosamente di fronte all’Altare della Patria che per costoro è ancora il simbolo sostanziale della Nazione,  intesa come la terra che custodisce le tradizioni, la cultura e le spoglie dei propri avi.

Significativa presenza di tantissima gente esaltata dall’altrettanta significativa assenza di rappresentanti istituzionali o loro delegati che a prescindere dalla loro appartenenza politica abbiano partecipato per dimostrare solidarietà ad altri italiani e la loro compartecipazione alla situazione di disagio di due cittadini italiani che hanno scelto la professione di dedicare la loro vita al Paese, i Fucilieri di Marina del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Il giorno dopo solo qualche testata giornalistica, peraltro con modesto spazio, ha informato di quanto era accaduto a Roma. Significativa, invece,  l’analisi che ci ha proposto ieri  Gianandrea Gaiani nella testata online la “Nuova Bussola Quotidiana”. Parole pregne di italianità ed avulse da qualsiasi sudditanza politica ed istituzionale, un volo d’uccello che ci ha ricordato tutta l’inerzia istituzionale e diplomatica che ha contraddistinto l’intera vicenda, unica nella storia internazionale a non essersi conclusa dopo 22 mesi.

L’amico Gianandrea ripercorre le vicende stigmatizzando i punti oscuri delle stesse che anche noi in passato e di volta in volta abbiamo prospettato. Dubbi sul perché non si sia attivato un arbitrato internazionale lasciato in eredità dal precedente Governo all’attuale esecutivo, mai portato avanti per valutazioni non chiare e comunque in contrasto con il pensiero della maggior parte di esperti di diritto internazionale.

La sudditanza ripetuta di due Governi nei confronti dell’India e la ormai palese scelta dell’attuale Esecutivo di raggiungere un obiettivo minimo, quello rappresentato da una modesta  condanna dei due Fucilieri di Marina, colpevoli solo di aver scelto di servire lo stato indossando un’uniforme e di non aver garantiti dal Paese i diritti elementari loro spettanti, primo fra tutti quello dell’immunità funzionale.

L’essersi limitati il 12 novembre a far partecipare alla Conferenza internazionale Asia - Europa un Funzionario del MAE piuttosto che un Vice Ministro o un Direttore Generale. Il rappresentante italiano in questa occasione ha stigmatizzato l’importanza della lotta alla pirateria ma non ha richiesto di bloccare i rapporti economici UE - India fin tanto che non si fosse risolta la vicenda dei due Marò alla quale, peraltro, sono state dedicate modeste parole.

Inerzia sempre di più ingiustificata e che si trascina da 22 mesi, in particolare dal quel fatidico 22 marzo in cui i due militari sono stati estradati per la terza volta in uno Stato che prevede nel suo ordinamento la pena di morte, nel più assoluto dispregio dei vincoli costituzionali e di precisazioni della Suprema Corte in materia.

Solo una mediocre ed opaca azione del Commissario di Governo de Mistura, accompagnata da un formale interessamento del Ministro degli Esteri Bonino che il 22 novembre ci dice attraverso il TG2 che il Governo segue la vicenda “con intensità straordinaria perché è una vicenda straordinaria”. Un impegno quindi imposto dalla complessità degli atti e non dalla sorte di due cittadini italiani ai quali è stato negato ogni diritto internazionale e pattizio. Una Bonino in quell’occasione impegnata anche a precisare che segue “con altrettanta attenzione 10 mila casi di italiani in difficoltà all’estero di cui 3120 in carcere e 400 bambini che non hanno rapporti con le loro famiglie”.

Lo stesso Ministro che il 19 settembre affermando “ non è accertata l’innocenza dei due Marò” ha dimenticato di essere una rappresentante istituzionale di uno Stato di Diritto in cui non è l’innocenza che deve essere dimostrata ma la colpevolezza e che il 22 novembre è stata colpita da un’altra amnesia. Le è sfuggita la differenza fra un cittadino qualunque arrestato all’estero per reati comuni e due militari che vengono imputati per qualcosa che dovrebbe essere avvenuto mentre loro operavano per conto e su ordine dell’Italia.

La rappresentante della Farnesina parla di dignità quando afferma che l’obiettivo di questo Governo è quello di “di risolvere la situazione in dignità”, ma a noi sorge lo stesso dubbio che ci prospetta nel suo articolo l’amico Gaiani :  La dignità di chi?

Fernando Termentini, 25 novembre 2013 - 16,00

Fonte : Nuova Bussola Quotidiana - “A Roma si manifesta, ma i Marò restano in India” (Gianandrea Gaiani) ,  http://www.lanuovabq.it/it/articoli-a-romasi-manifestama-i-marorestano-in-india-7807.htm



mercoledì 20 novembre 2013

Vicenda dei due Marò : la “secrety diplomacy” ormai è solo un retaggio della Farnesina

Il numerosissimo popolo di Facebook vicino a Massimiliano Latorre ed a Salvatore Girone non ha mai taciuto fin dal 18 febbraio 2012, anzi talvolta ha alzato anche la voce per far arrivare il disappunto ai livelli istituzionali più alti. Ora il silenzio comincia ad essere rotto anche da altre realtà italiane, quali Deputati e Senatori eletti dal popolo anche per  tutelare la sovranità e gli interessi nazionali e rappresentanti politici delle amministrazioni locali, prima fra tutti la Regione Lazio. 
 
MARO’: SANTORI, VENERDI IN AULA MOZIONE PER RICHIEDERE RIMPATRIO
 
(AGENPARL) - Roma, 20 nov - "E' fondamentale che il Consiglio Regionale si esprima in maniera decisa sulla vicenda dei nostri militari trattenuti ingiustamente in India anche e soprattutto per esprimere vicinanza ai familiari dei due Marò che sabato  manifesteranno a Roma. Proprio venerdì il Consiglio Regionale discuterà la mozione sui due marò volta a rappresentare al Governo
ed ai Ministri competenti l'assoluta necessità di non dimenticarli e di farsi garanti del rispetto della normativa internazionale ed ottenere quindi l'immediato rimpatrio dei nostri militari. Spero in un atteggiamento costruttivo
e non ideologico della maggioranza di centrosinistra, nel rispetto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, delle loro famiglie e dei tanti italiani che attendono il loro ritorno", così annuncia in una nota Fabrizio
Santori, consigliere regionale del Lazio, primo firmatario della mozione, sottoscritta anche dai capigruppo Gramazio, Righini, Sbardella e Tarzia, che esprime la propria vicinanza ai due militari del San Marco trattenuti dalla
magistratura indiana, e a tutti i militari italiani impegnati all'estero, in particolare quelli impiegati in servizi delicati quali le missioni anti-pirateria.
 "Al di là del valore simbolico della richiesta contenuta nell'atto di esporre le gigantografie dei marò nei palazzi della Regione Lazio, vogliamo sottolineare l'esigenza di unire le forze politiche attorno a una questione che sta mettendo alla berlina la nostra classe dirigente di fronte al nostro popolo per  'ingiustizia che i due nostri militati stanno subendo da troppo tempo", così
conclude la nota di Fabrizio Santori, che ha annunciato la sua partecipazione alla manifestazione indetta dai familiari dei due marò per sabato 23 novembre a Roma.
 
MOZIONE:
 
Oggetto: sostegno ai MARO' e sensibilizzare il Governo ad intensificare le trattative per il loro immediato rientro in Italia Il Consiglio Regionale del Lazio Premesso che: i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, appartenenti al battaglione San Marco sono ancora  trattenuti in stato di fermo dalla magistratura indiana, dal 15 febbraio 2012,  con l'accusa di omicidio;  tale iniziativa della magistratura indiana appare contrastante alle norme di diritto internazionale, sia per la dinamica dell'accaduto, avvenuto in
acque internazionali e su una nave di nazionalità italiana, sia per la natura giuridica dei militari che godono dell'immunità diplomatica.  Considerato che non è mai stata provata la loro colpevolezza e che le azioni poste in essere dall'India nei confronti dei due militari italiani non sono conformi ai trattati internazionali vigenti in materia;  sono numerose le incongruenze sulla ricostruzione dei fatti ed evidenti i fallimenti nelle relazioni politiche e diplomatiche che hanno caratterizzato, negli ultimi 20 mesi, i governi italiani; appare assolutamente necessario che il Governo italiano ponga in essere ogni iniziativa utile e risolutiva per giungere ad un immediato rilascio dei nostri militari, risolvendo prima e spiegando poi una situazione che con ragionevole probabilità poteva e doveva essere evitata, e per accertare, di concerto con le autorità indiane, la reale dinamica dell'accaduto;  Roma Capitale ha deciso la rimozione delle gigantografie dei due marò dal Campidoglio nonostante l'Assemblea Capitolina avesse approvato all'unanimità una mozione in data 12 marzo 2012 dove si rappresentava l'esigenza di sollecitare  il Governo ed i Ministeri competenti al fine di garantire il rispetto della normativa internazionale ed ottenere l'immediato rimpatrio dei nostri ragazzi. Esprime la propria vicinanza ai due militari del san Marco trattenuti dalla magistratura
indiana, e a tutti i militari italiani impegnati all'estero, in particolare quelli impiegati in servizi delicati quali le missioni anti-pirateria. Impegna il Presidente della Giunta Regionale  ad esporre le gigantografie dei due maro' sui palazzi della Regione Lazio, non solo come gesto simbolico e di solidarietà nei confronti dei due militari connazionali, ma anche per rappresentare
al Governo ed ai Ministeri competenti l'assoluta necessità di non dimenticarli e di farsi garanti del rispetto della normativa internazionale ed ottenere quindi l'immediato  rimpatrio dei nostri militari.”
 
Forse sarebbe auspicabile che anche la Farnesina getti la maschera della riservatezza e dia un segnale forte di volersi occupare della sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non solo a parole ma con fatti concreti. Credo che tutti ormai siano stanchi di ascoltare solo dichiarazioni di intenti e frasi di circostanza o, peggio ancora, dichiarazione azzardate come “non è accertata l’innocenza dei due marò” negazione dello Stato di diritto come ci hanno insegnato essere l’Italia. 
 
Non solo i Consigli Regionali devono mobilitarsi ma ci si aspetta che anche il Parlamento pretenda che la riservatezza improduttiva fino ad ora applicata sia cancellata per lasciare il posto alla più completa trasparenza dovuta ai cittadini da una democrazia moderna.  
 
Kissinger applicò la “secret diplomacy” per riaprire i rapporti politici e commerciali con la Cina e riuscì nel suo intento, in Italia qualcuno pensa di mutuare l’approccio kissingeriano con il risultato che l’India cancella contratti milionari con l’Italia e trattiene indebitamente da 21 mesi due militari italiani riconsegnati a Delhi che per il reato a loro attribuito prevede la pena di morte. 
 
Forse qualcosa è sbagliato e memori di un antico detto latino “errare humanum est, perseverare  diabolicum est” ci aspettiamo, ci auguriamo e forse abbiamo anche il diritto di pretendere l’immediata inversione di rotta.
 

Fernando Termentini, 20 novembre 2013 - ore 19,00

Latorre e Girone, il calvario continua


Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in India da ormai 22 mesi. Il Natale si avvicina e sempre di più scemano le speranze che loro possano trascorrerlo in Italia con i loro cari nonostante che da mesi il Ministro degli Esteri italiano rompa talvolta il suo “assordante silenzio” sulla vicenda solo per dirci “a Natale saranno a casa” , è imminente “un processo rapido ed equo”.

Evidentemente chi scrive non ha chiaro il concetto del tempo né tantomeno l’unità di misura temporale applicate da alcuni rappresentanti istituzionali italiani. Ha però chiaro che la “secret diplomacy” adottata finora ha avuto pochissimo successo e l’India giorno dopo giorno sta dimostrando rispetto all’Italia un’apprezzabile capacità di gestire i rapporti internazionali, naturalmente a vantaggio dei loro interessi nazionali.

Delhi, infatti, nonostante i tentativi italiani in più di un’occasione esitanti,  ha ottenuto - prima volta nella storia della diplomazia moderna - che due militari italiani fossero interrogati da un’Agenzia investigativa indiana, senza essere assistiti né da un avvocato né da un rappresentante ufficiale nazionale e parlando da un territorio estero, l’Ambasciata indiana a Roma.

L’India, dimostra, inoltre, di essere attenta e capace nello gestire anche i propri interessi economici a differenza dell’Italia che con lo stesso scopo aveva deciso di rimandare i due Fucilieri di Marina nella terra del Gange. 
 
Ce lo dice l’ANSA da NEW DELHI.  20 NOV - E' fissato per oggi un incontro tra  AgustaWestland e il ministero della Difesa indiana sulla cancellazione del contratto per la fornitura di 12 elicotteri militari a causa dei sospetti di corruzione. Lo riferisce l'agenzia di stampa Ians, secondo la quale le autorita' di New Delhi hanno chiesto all'azienda anglo-italiana di presentarsi oggi per chiarire il caso prorogando al 26 novembre prossimo il termine per fornire una risposta scritta. 
Nell'intimazione ("show cause notice") del 21 ottobre inviata nella sede britannica di AgustaWestland, il dicastero della Difesa aveva chiesto di eplicare entro 21 giorni. Ma il termine e' stato prolungato di 15 giorni su richiesta dell'azienda controllata da Finmeccanica.
Secondo fonti di stampa, smentite ieri da AgustaWestland, il governo indiano avrebbe deciso di cancellare il contratto da circa 560 milioni di euro siglato nel febbraio del 2010. 
 
Forse una ritorsione quella dell’annullamento del contratto la cui gestione è nelle mani del Ministro della Difesa indiano, che, guarda caso, è originario del Kerala, lo stato indiano dei due pescatori uccisi il 15 febbraio 2012 e da dove è partita l’odissea di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. 

Nel frattempo mancano 35 giorni al Natale e veniamo a sapere che  ci vorrà circa  un mese per consentire agli avvocati di prepararsi per  il processo e l'inviato del governo italiano Staffan de Mistura è di nuovo in India dallo scorso sabato con lo scopo di fare il punto sulla situazione ed incontrare le autorità politiche, in particolare il Ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid.

Una quadro di situazione sempre più nebuloso anche per la volontà della Responsabile della Farnesina Ministro Emma Bonino,  di mantenere un approccio di assoluta riservatezza pronta a rilanciare i rapporti economici con l’India.
 
Obiettivi che abbiamo già sentito quando il 21 marzo u.s. fu deciso di far rientrare i nostri militari in India riconsegnandoli al giudizio penale di uno Stato nel proprio ordinamento giudiziario la pena di morte.

Fernando Termentini, 20 nov. 2013 - ore 12,00

giovedì 14 novembre 2013

Latorre e Girone, un altro mistero italiano


La vicenda di Latorre e Girone i due Fucilieri della Marina Militare italiana da 22 mesi in ostaggio dell’India, rimane ancora avvolta da tanti misteri connessi alla gestione istituzionale dei fatti.

Dal rientro a Delhi dei due militari una coltre di silenzio è calata sul caso. Solo in questi giorni un improvviso accavallarsi quasi frenetico di notizie che lasciavano sperare che fosse stato deciso finalmente di informare gli italiani. Una speranza immediatamente disattesa dopo che è svanito il  lampo accecante che per un attimo aveva distolto l’attenzione dai particolari oscuri di quanto avvenuto ed in itinere sotto il profilo gestionale. Elementi che, invece, se approfonditi potrebbero far emergere anche responsabilità oggettive di chi a suo tempo ha deciso di delegare all’India facoltà che palesemente non le appartengono.
 
I punti cardine dell’intera vicenda che portano ad affermare che siamo di fronte ad un altro mistero italiano sono almeno due. Il primo imperniato su chi abbia deciso che la Lexie rientrasse nelle acque territoriali indiane e disposto che i due Fucilieri di Marina si consegnassero agli indiani. Il secondo, forse più rilevante perché riferito ad obblighi costituzionali,  basato sui motivi che il 21 marzo u.s. ha suggerito di estradare i militari  per la terza volta in India, omettendo di richiedere un arbitrato internazionale.

Fatti incomprensibili che ancora oggi non vengono chiariti nonostante un repentino accavallarsi di informazioni che hanno rotto un silenzio che ormai durava da 7 mesi. Improvvisamente viene annunciato  l’11 novembre che gli altri 4 Fucilieri di Marina componenti del NMP imbarcato sulla Lexie nel febbraio 2012 sono presso l’Ambasciata indiana, per essere interrogati dall’Agenzia investigativa indiana. Palese la soddisfazione del Commissario di Governo designato a seguire direttamente la vicenda, il dott. Staffan de Mistura, che con grande determinazione ci informa, pur non essendo stato presente all’interrogatorio come riferito da organi di stampa, che “è stata un’escussione dei quattro fucilieri che noi volevamo avvenisse perché sono testimoni della difesa e perché questo è l’ultimo tassello prima di chiudere le indagini suppletive. La posizione di Latorre e Girone è chiara ed è stata ancora più chiarita oggi”.
 
Non chiarisce, però, che l’interrogatorio di questi quattro militari più che un’esigenza difensiva è stato imposto da un diritto preteso dalla NIA indiana a seguito di un impegno italiano sottoscritto nel maggio 2012 (non è dato da sapere se dalla Difesa o dagli Esteri) e per una legge di procedura penale indiana la “Nation Investigation Agency, ACT, 2008”.

Abbagliante, quasi in contemporanea,  la dichiarazione del Ministro Bonino, improvvisamente ufficializzata dopo mesi di silenzio e dopo che la stessa ci aveva detto solo il 7 novembre  di preferire "la politica dei risultati a quella degli annunci. La riservatezza - ha detto quel giorno - non e' segretezza e a volte aiuta”. Quali siano i motivi di questa inaspettata inversione di marcia è difficile comprenderlo. La Responsabile della Farnesina attraverso un’articolata intervista  ci racconta quasi nel dettaglio  come l’Italia abbia anticipato il dialogo con l’Iran  per convincere Assad ad accettare i controlli delle Nazioni Unite sulle armi chimiche e si limita a dire sulla vicenda dei Marò,  “L’India è pronta a chiudere l’incidente”.

Parole anche esse misteriose,  che seguono le precedenti del Ministro quando ebbe a dire “non è accertata l’innocenza dei Marò” e che oggi ci ufficializzano che l’India è pronta a chiudere la vicenda, a fronte di un’Italia che ancora esita e continua a non pretendere il rispetto del Diritto Internazionale ed accetta che altri nostri militari siano interrogati ospitati nel territorio indiano quale è la Sede dell’Ambasciata a Roma. Un’Italia che di fatto condivide la decisione indiana di far giudicare i nostri Marò da una Corte Speciale, preoccupata di “rilanciare i nostri rapporti commerciali con l’India”.

Tutto ciò di fronte ad un altrettanto non chiaro impegno diplomatico italiano quando è stato deciso di delegare a rappresentare l’Italia al convegno ASEM (Asia - Europa) svolto in India, un Funzionario della Farnesina piuttosto che uno dei 4 Vice Ministri od almeno uno dei tanti  Direttori Generali del MAE. Un incaricato con delega anche di parlare della vicenda dei Marò in un contesto internazionale dove il rango costituisce da sempre un elemento premiante ed al quale hanno partecipato 34 Ministri degli Esteri e di 11 Vice Ministri, rappresentanti  il 60% della popolazione mondiale ed il 68% dell’interscambio economico globale.

In questo contesto, sicuramente non contribuisce a fare chiarezza l’invito del Commissario de Mistura in occasione dell’audizione del 13 novembre davanti alle Commissioni Esteri e Difesa riunite, a non fare un’analisi del passato e rispettare la “discrezione per risolvere la vicenda”.  

L’enigma è destinato a crescere nel momento che lo stesso Commissario di Governo dice "ci siamo impelagati in un processo indiano perché sono scesi a terra". Ma non ci chiarisce perché la Lexie rientrò a Kochi anche se lui potrebbe essere in grado di farlo essendo stato protagonista nella vicenda fin dal primo momento. Sicuramente tutto avvenne non per caso ma perché con ogni presumibile certezza lungo la catena di Comando e Controllo dei due Fucilieri di Marina,  la Difesa aveva dato l’OK . Ricorda la “infelice discesa a terra” ma non chiarisce il motivo per cui sia avvenuta. Sicuramente non perché quel giorno Massimiliano e Salvatore decisero autonomamente di recarsi in visita a Koci senza dirlo a nessuno, piuttosto,  in quanto qualcuno dispose che  lo facessero. 

Un punto nodale da dove tutto è partito e che ha dato l’opportunità agli indiani di affermare un falso diritto di competenza territoriale e quindi giuridica. Un momento decisionale sul quale dovrà essere fatta chiarezza come lo stesso Senatore Casini ha ribadito e che dovrà essere affrontato  insieme ai motivi reali che hanno determinato il 21 marzo u.s. la decisione di consegnare per la terza volta i militari alle Autorità indiane. Una vera e propria estradizione, questo ultimo atto,  in netto contrasto con quanto sancito dalla Suprema Corte Costituzionale con una sentenza (n. 223 del 27 giugno 1996) nella quale viene ribadito che la  semplice garanzia formale della non applicazione della pena di morte è un atto insufficiente alla concessione dell’estradizione. Materia ulteriormente affrontata dalla stessa Corte che il 10 ottobre 2008 sentenzia che “ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi ……” elementi che non sembra siano stati tenuti in debito conto dall’Esecutivo del momento.

Molti i misteri che si dovranno chiarire, per ora un’unica certezza : Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati svenduti per “trenta denari” .

Fernando Termentini, 14 novembre 2013 - ore 14.00

 

lunedì 11 novembre 2013

I due Marò, la Bonino ancora auspica

Nella vita non si finisce mai di imparare. E’ molto triste scoprire che la responsabile della Farnesina, colei che rappresenta l’immagine dell’Italia nel mondo, per quanto si legge in una recente agenzia di stampa non sembra essere informata in tempo reale sul futuro di due cittadini italiani da 21 mesi in ostaggio di un Paese terzo perchè sospettati di essere coinvolti in eventi indotti dalle loro funzioni istituzionali.

“Maro': Bonino, spero in buone notizie il 13 novembre .
(AGI) - Roma, 7 nov. - Sulla vicenda di maro' in attesa di processo in India per la morte due pescatori, "mi auguro che l'inviato della Farnesina Staffan de Mistura possa dare buone notizie nell'audizione in programma alla Camera il 13 novembre". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino nel corso di un videoforum con Repubblica.it. Rispondendo ad una domanda in cui le si chiedeva di confermare la data dell'11 novembre per l'interrogatorio degli altri quattro fucilieri
della Marina che si trovavano a bordo dell'Enrica Lexie, Bonino ha spiegato di preferire "la politica dei risultati a quella degli annunci. La riservatezza - ha detto - non e' segretezza e a volte aiuta".

Il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino esprime un auspicio non  una certezza nel momento che si augura che Staffan de Mistura dia buone notizie sulla vicenda specifica. Logica e spontanea, quindi, la deduzione che non conosca esattamente lo stato attuale degli avvenimenti che coinvolgono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e preferisca rimanere sul vago. Altrimenti non avrebbe “sperato” ma espresso verità come fatto in passato quando ci diceva che i due Fucilieri di Marina sarebbero rientrati in Italia per Natale.

Si conferma, quindi, un dubbio già espresso in altre circostanze. Forse il MAE, come avvenuto con il precedente Esecutivo, per disposizioni superiori od opportunità di altra natura convive a latere con i fatti specifici, soprattutto considerando che chi sta gestendo  la sorte dei due Fucilieri di Marina non è, come dice il Ministro “un inviato della Farnesina”, bensì un Commissario governativo referente di Palazzo Chigi.

Probabilmente quello del Ministro è, anche,  un approccio prudente che lascia aperta la strada a qualsiasi affermazione futura, ipotesi che si coniuga anche con la riservatezza richiamata dalla responsabile della Farnesina, altrimenti non spiegabile per una persona che come Emma Bonino ha per  decenni combattuto contro il silenzio e l’omertà di Stato.

Siamo di fronte, quindi, ad un’ulteriore e purtroppo consueta aggregazione di mere parole dettate sicuramente dall’incertezza e dalla prudenza nel dire, troppe volte prevaricata in un passato recente garantendo un “processo equo e rapido” e da affermazioni che hanno messo in dubbio che l’Italia sia ancora uno  Stato di Diritto,  come quella,  “non è accertata l’innocenza dei due marò”.

Concetto pesante, questo ultimo, specialmente se espresso da chi nella sua lunga storia politica si è sempre battuto per l’assoluto garantismo ed è stato e continua ad essere un esponente di spicco di una componente politica come il  Partito Radicale, estrinsecazione estrema  di orientamenti liberali, libertari ed antiproibizionisti.

Negare, invece, la presunzione di innocenza non pare essere coerente con quanto fino ad ora il “politico Bonino” ha affermato e continua a farlo per taluni aspetti con la Sua pagina di Facebook, piuttosto sembra essere una scelta di convenienza per non urtare “altrui suscettibilità o interessi”.

Fernando Termentini, 11 nov. 2013 - ore 10,00