La
baronessa, per il tramite del Suo portavoce,
ha infatti finalmente espresso preoccupazione
sulle decisioni della Suprema Corte indiana di proibire all’Ambasciatore
italiano di lasciare l’India. Una decretazione in palese contrasto con la
Convenzione di Vienna del 1961 (ratificata dall’India nel 1965 n.d.r.) che
garantisce diritti di immunità ai rappresentanti diplomatici accreditati.
L’Alto
Rappresentante ha improvvisamente preso coscienza che l’India dal 15 febbraio
2012 continua a violare il Diritto Internazionale per quanto attiene alla
vicenda che ha coinvolto i nostri Fucilieri di Marina Massimiliano
La Torre e Salvatore
Girone. In particolare, l’omessa applicazione nei loro
confronti della “immunità funzionale” prevista dal Diritto Consuetudinario e
quanto altro riguarda gli accordi sottoscritti con la Convenzione di Montego
Bay sul diritto del mare.
La
Asthon finalmente ha ritrovato la voce, ma si limita solo ad auspicare un accordo fra le
parti. Non assume, invece, posizioni
precise che invece si auspicherebbero per chi è stato designato a garantire gli
Stati Membri sul piano internazionale.
Le
parole della Asthon seguono dopo un giorno le dichiarazioni del Presidente del
Partito del Congresso indiano Sonia Ghandi che ”italiana diventata indiana” ha
giudicato il comportamento italiano come un tradimento e si è impegnata a far di tutto
perché i nostri Marò rientrino in India.
Due
dichiarazioni diverse. La prima modesta, la seconda arrogante e minacciosa che
conferma come in India si interpretato il concetto di democrazia. Quella della
Asthon discreta nei contenuti, sfumata
quasi per non “disturbare” l’antica
colonia che nei secoli è stata fonte di prosperità per la Gran Bretagna. Forti
le parole della Gandhi, dettate da motivi politici in quanto il Partito del Congresso
indiano è da tempo oggetto di attacchi dell’opposizione che la imputa di essere
troppo accondiscendente nei confronti dell’Italia e dall’influenza su Delhi del
Kerala distante anni luce dalla politica del Governo centrale.
La
Asthon sussurra e l’India alza la voce rifiutandosi anche di dar seguito alle
reiterate richieste italiane di consultazioni come previsto dalla Convenzione
sul Diritto del Mare (UNCLOS). Riconsegnare i nostri due Marò in questo
contesto significherebbe estradare di nuovo due cittadini italiani in uno Stato
che intende giudicarli per ipotesi di reato per le quali e prevista la pena di
morte. Una consegna che contrasta con gli articoli 26, 25 2 111 della
Costituzione che ripeterebbe quanto avvenuto il 18 febbraio 2012 sulla banchina
del porto di Koci.
L’Italia
sicuramente in questo momento è stata lasciata sola dall’Europa nonostante il
flebile dire della Asthon che, invece,
potrebbe alzare la voce se non altro tenendo conto della stretta collaborazione
avviata con l’India tra i partner extra UE nell’ambito del Settimo Programma Quadro (2007-2013), grazie al quale
l´India partecipa a numerose azioni cofinanziate
dalla
Commissione Europea, per programmi
di ricerca
in
alcuni
ambiti
strategici, tra
cui
salute,
ambiente,
settore agroalimentare e
biotecnologie.
Obiettivi
importantissimi per lo Stato asiatico dove è stimato che oggi, nonostante la crescita, risieda circa un terzo della popolazione mondiale che vive in stato di povertà.
Di fronte a tale situazione, l´Unione si é impegnata ad aiutare il governo indiano per ridurre la povertà del Paese attraverso una serie di misure concrete in materia di sanità, uguaglianza dei sessi e accesso all´insegnamento primario, per
le quali sono stati erogati 260 milioni di euro di fondi a
favore dell’India nel periodo 2007-2013.
Iniziative pregevoli che coinvolgono tutti gli Stati Membri
dell’Unione, sia economicamente sia politicamente e che prevedono un preciso ruolo di vigilanza del Parlamento
Europeo. Un’attenzione quella di Strasburgo che è
previsto sia accompagnata dalla promozione e dal sostegno dei Parlamenti
degli
Stati dell’Unione.
Forse nell’intera
vicenda dei due Marò è mancata e continua a mancare la giusta incisività
di un
Paramento nazionale che rivendichi il suo ruolo in
ambito europeo, agendo incisivamente e per gli aspetti di competenza sullo
sviluppo del Piano Strategico dell’UE a favore dell’India ed induca Sonia Gandhi a rivedere le sue posizioni.
Roma 21 marzo 2013 – ore 15,30
1 commento:
Chi si fa pecora può solo aspettarsi di essere tosato, Fernando. E non mi risulta che nemmeno il pastore, o il cane da pastore, abbiano una grande considerazione delle pecore, soprattutto di quelle che, quando vengono prese a calci, nemmeno belano.
Fulvio
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