Egregio Presidente, sono un
modesto cittadino italiano che ha dedicato 40 anni della propria vita allo
Stato sacrificando anche una parte importante della propria integrità fisica. L’ho
fatto vivendo ansie, pericoli e difficoltà insieme a tanti altri cittadini
italiani, giovani militari coscritti che
assolvevano i propri compiti consci dell’importanza del mandato ricevuto. Un periodo
intenso durante il quale per lunghi anni ho insegnato seppure non da una
cattedra accademica, tecniche fondamentali per eliminare il pericolo per le
popolazioni costrette a vivere in territori inquinati da materiale
militare ancora attivo e rimasto sui campi di battaglia. Momenti di
intenso impegno insieme a quelli che mi hanno visto interagire con realtà
locali prive di tutto per costruire ospedali e scuole ridando il sorriso di
speranza alla gente.
Un impegno spesso difficile che
ho potuto sostenere in quanto supportato dai valori etici fondamentali derivati
dalle tradizioni, dalla cultura e dalla storia del nostro Paese. Un dovere
avulso da qualsiasi condizionamento nazionalistico, ma affrontato unicamente
come cittadino del mondo che ama la propria Patria , intesa come la terra dove riposano
le spoglie di chi ci ha preceduto, su
cui sventola il Bandiera Nazionale sintesi dei valori e della memoria storica
di qualsiasi Paese.
Per me lo Stato ha, dunque,
sempre rappresentato la massima ragion d’essere per cui un uomo deve vivere e
lavorare senza chiedere in cambio nulla come incarichi di prestigio, posizioni
di comodo o di esaltazione personale, ma dando tutto il possibile per il futuro
delle nuove generazioni.
Ora, dopo aver appreso che il Governo Italiano e quindi Lei Signor
Presidente è tornato sui suoi passi ed ha sconfessato le decisioni prese in precedenza di non far
rientrare i due Fucilieri di Marina in India, mi sento tradito dallo Stato Signor Presidente ed
ho il dubbio che forse ho invano regalato allo Stato una parte consistente
della mia vita.
Un vero e proprio ceffone dato al
popolo che, stanco di condividere solo approcci
politici in cui sono dominanti i concetti di spread, risparmi economici e
sacrifici, auspicherebbe di rivedere rivalutati anche i valori nazionali in
considerazione che non è mai tramontato il vecchio detto cristiano “non si vive
di solo pane”.
Invece, Signor Presidente, l’Italia ancora una volta ha perso quella
credibilità internazionale che Lei aveva promesso di voler riaffermare. L’Esecutivo
da Lei presieduto ha, prima, deciso di
non rispettare gli impegni presi con gli indiani per far rientrare i due
Fucilieri al termine delle quattro settimane di licenza proponendo al mondo
un’Italia quantomeno ambigua, per poi mutare direzione rimangiandosi le
decisioni prese.
L’India in questo giorni ha ricattato e
minacciato l’Italia che, dopo un modesto
ruggito, ha di nuovo belato assecondando l’estorsione e giustificando le
decisioni sulla base dei contenuti di una non meglio definita dichiarazione indiana con
la quale si assicurerebbe che l’India non applicherebbe la pena di morte nei
confronti dei due Marò.
Assicurazioni, visti i precedenti,
sulla cui affidabilità credo nessuno possa giurare e che comunque non
giustificano un atto di “estradizione” di due cittadini compiuto ancora una
volta dall’Italia verso un Paese che intende arbitrariamente giudicarli per ipotesi
di reato in cui è prevista la pena capitale.
Non sono un Accademico, ma forse
questa carenza è un vantaggio perché mi consente di poter valutare con la
schiettezza intellettuale che contraddistingue qualsiasi “cittadino della strada”, avulso da teoremi
troppo spesso teorici e lontani dalla realtà. Mi permetto, quindi, di rappresentarle una perplessità che
sicuramente Lei sarà in grado di chiarire.
A prescindere dall’affidabilità
della controparte indiana non mi sembra che gli articoli della Costituzione
italiana che proibiscono all’Italia di consegnare persone - cittadini o anche solo semplici residenti sul
territorio– con il rischio che sia applicata nei loro confronti la pena di
morte, prevedano deroghe di nessun genere, tantomeno contenuti di circostanza
sottoscritti dalla controparte.
Non rispettare la Costituzione o
interpretarla a sfavore del cittadino non è condivisibile, Signor Presidente, e
gli italiani sono stanchi di essere beffeggiati. Su questo aspetto deve essere
fatta chiarezza politica e giuridica soprattutto a tutela futura delle decine
di migliaia di italiani che in questo momento stanno rischiando la propria vita
lontani dai loro affetti famigliari, con lo scopo di difendere la sicurezza e
la stabilità internazionale e per esportare i valori e l’affidabilità della
nostra Nazione.
Costoro non possono essere
lasciati al loro destino da uno Stato che continua a dimostrare di non essere deciso e coerente. Sono persone
che credono in ideali e nello Stato e non numeri di bilancio manovrabili con
artifizi contabili per far quadrare una partita doppia,
Signor Presidente gli italiani
sono stanchi, molto stanchi e vogliono aver restituita la sovranità loro
assegnata dalla Costituzione.
Grazie per l’attenzione. Cordiali
saluti . Gen. Brig. (ris) dott. Fernando Termentini –
Vittima del
Dovere per servizio.
Roma 22 marzo 2013 – ore 10,15
4 commenti:
Ciao Fernando, condivido i tuoi sentimenti e mi dispiace che la situazione si sia degenerata fino a creare le condizioni affinchè tu ti sentissi di scrivere questa lettera. Ti prego di non dimenticare una cosa però: sentiti pure tradito dalle istituzioni ma non sentirti tradito dal tua Paese...i politici cambiano, il Paese resta ed apprezza col cuore i sacrifici fatti da te.
Daniele Dal Bon
Generale questa italia non è più quella che vede Lei.... è un cadavere putrido che non ha salvezza appunto un altro 8 settembre....
Dai Fernando, non ti far avvilire da questi quattro furfanti.
Ti capisco, quando ero giovane tecnico allo Istituto di Fisica Nucleare lo Stato mi chiedeva di essere esposto alle radiazioni ionizzanti per cinquanta volte la dose massima ammessa per la popolazione civile.
Non me ne sono mai lamentato, queste cose si fanno solo per "spirito di servizio", che noi conosciamo e loro no. E questo fa la differenza che non ci toglie nessuno.
Caro Fernando, soffro i tuoi stessi sentimenti e la stessa rabbia repressa. Ma lo stato verte su una nazione ed essa esiste se c'è un popolo unito, attento al proprio onore, rispettoso dei propri simboli e legato alle tradizioni profonde. Purtroppo qui non lo vedo anche cercandolo come Diogene. Un abbraccio cameratesco
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