Un’analisi assolutamente condivisibile, che dovrebbe suggerire un minimo di prudenza ai tanti attori protagonisti della campagna elettorale appena terminata in Italia. ”Stars” del dopo elezioni che non smettono di attaccarsi con invettive di ogni genere.
Costoro dovrebbero riflettere sulle responsabilità che il
popolo sovrano ha dato loro eleggendoli per garantire alla Nazione un futuro. Devono
abbandonare qualsiasi intemperanza verbale
e gestuale come troppe volte avvenuto durante la propaganda elettorale e
non devono mai dimenticare quale sia stato da sempre il peso delle parole nell’incentivare
alla ribellione.
Un dovere precipuo per coloro che attraverso il
linguaggio lanciano messaggi che incidono sull’emotività di una folla oppressa
dal disagio sociale. Costoro sicuramente riescono a strappare apparenti consensi,
nella maggior parte dei casi non ragionati ma umorali e tali da provocare
reazioni anche estreme a totale vantaggio dei “capi manipolo”.
Messaggi estremi destinati a favorire l’autoesaltazione anche
di poche persone o addirittura di singoli che potrebbero attuare iniziative
estreme per destabilizzare le Istituzioni a loro proposte come “la madre di
tutti i mali”, il cancro da colpire ed annientare.
Eventualità quanto mai realistiche nel momento che
l’attuale situazione di congiuntura economica potrebbe favorire approcci qualunquistici
attraverso i quali oggettivare il dissenso con azioni eclatanti.
Peraltro, l’evoluzione delle risorse tecnologiche nel
settore informatico consente di mantenere costantemente attivo in tempo reale il
network comunicativo che permette ai moderni
“Masianello” di incitare le folle anche senza un contatto diretto con la
piazza.
La classica automobile imbottita di esplosivo utilizzata
per gli attentati terroristici è sempre
di più destinata a scomparire, sostituita da azioni meno cruente sul piano
pratico, ma di fatto più devastanti. Sabotaggio degli investimenti finanziari,
intrusioni informatiche, immissione di fondi sovrani sui mercati azionari per
destabilizzare l’economica internazionale e la gestione anche a scopi eversivi di
massicci flussi migratori di disperati che fuggono da aree di guerra e di
indigenza. In questo contesto l’efficacia della parola ha un ruolo determinante
in particolare se indirizzata a far leva sui bisogni primari della gente.
Il rischio di azioni estreme è, quindi, elevato.
Qualsiasi episodio della vita di ogni giorno diverso dalla normalità deve
essere oggetto di attenta analisi per cercare di prevenire qualsiasi forma di minaccia.
Semplici manifestazioni di piazza o
rivendicazioni di diritti, piuttosto che azioni delinquenziali contro il
patrimonio comune, devono essere attentamente valutate perché potrebbero essere
l’espressione di un malcontento reale tenuto vivo ed esaltato da coloro che
utilizzano la parola come elemento di disgregazione.
In questi contesti le frange anarchico –
insurrezionaliste rappresentano un motivo di pericolo latente, una vera e
propria minaccia ed in Italia sono già protagoniste. Azioni radicali sul territorio
come la protesta contro la TAV, piuttosto che gli scioperi selvaggio dei
camionisti in Sicilia rappresentano segnali significativi. Episodi apparentemente diversi che, invece,
devono essere letti congiuntamente perché da essi potrebbero scaturire azioni
eclatanti anche isolate, attuare da “schegge impazzite” non più in grado di
subire il disagio sociale che si sta impadronendo dell’Italia.
Una realtà oggettiva di cui potrebbero approfittare anche
e soprattutto cellule dormienti dell’eversione internazionale, non operative ma
pronte a diventarlo e che potrebbero avere un ruolo di coordinamento
dell’azione eversiva nazionale, spingendo i singoli soggetti o piccoli gruppi ad
agire contro obiettivi simbolo dello Stato
Terroristi “self starters” come recentemente definiti
nella relazione annuale sulla politica dell’informazione e sicurezza nazionale.
Un pericolo evidente nel momento che giorno dopo giorno assistiamo ad un
emergente attivismo dei giovani alla ricerca di un ruolo professionale e sociale.
Realtà facilmente permeabili dalle organizzazioni
eversive con ogni probabilità già presenti in Italia, rappresentate dai
cittadini non italiani originari da
Regioni Medio Orientali e balcaniche, preparate e pronte a sviluppare azioni
eversive.
Le campagne verbali che hanno invaso le piazze e le case
italiane durante la campagna elettorale e continuano in questa prima fase della
nuova legislatura concorrono ad alimentare questo rischio, nel momento che
personalità del quadro istituzionale e sindacale vengono continuamente proposte
come “figure assolutamente disattente ai bisogni sociali emergenti”.
In Italia sicuramente la protesta è in una fase evolutiva
e potrebbe esplodere improvvisamente soprattutto per mano di iniziative
autonome e come tali difficili da prevedere e controllare. Una situazione in
cui non è poi troppo remota la possibilità che tutto ciò avvenga se si continua
ad irridere l’avversario politico piuttosto che sconfiggerlo facendo leva sulle
proprie capacità.
Chi è deputato in questo momento a gestire lo Stato deve
assolutamente tenerne conto e ripassare in ogni momento quanto scritto da Matteo
nel Vangelo (mt 13, 24-30) “……mentre tutti dormivano venne il nemico, seminò
zizzania in mezzo al grano e se ne andò. Quando poi la messe fiorì e fece
frutto, ecco apparve anche la zizzania…….”.
Per non essere sorpresi e perché la zizzania non soffochi
il grano è necessario non dormire ed essere vigili per isolare immediatamente singoli
episodi eversivi, utilizzando la parola in maniera ponderata non per esaltare le situazioni di disagio che il popolo sta
vivendo, ma per suscitare momenti di riflessione che portino gli italiani a
ripercorrere la strada di crescita loro congeniale per tradizioni e cultura,
abbassando il rischio di un ritorno ad un passato di azioni eversive.
Roma 4 marzo 2013, ore 09,30
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