Leggo
che il signor Ministro Bonino invita gli
italiani a non urlare sulla vicenda dei due Marò, a garanzia di una soluzione
efficace.
Condivido
l’invito del Ministro in quanto manifestare urlando o manifestando posizioni
estreme è poco civile e, sicuramente, non rappresenta la migliore forma per
esprimere democraticamente il proprio dissenso. Piuttosto evidenzia un
approccio poco educato e totale assenza di rispetto per gli altri.
Una condivisione
che deriva dai valori etici e formativi
che caratterizzano la mia persona ed il mio essere cittadino di una Nazione
dalle antiche tradizioni e che si augurerebbe che fossero confermate e
tramandate.
Non si
può, infatti, fare a meno di concordare con l’invito del Ministro Bonino anche se
è ricorrente il rischio di essere negativamente condizionati da espressioni di
dissenso manifestate nel passato ed ancora oggi da qualche politico anche a Lei
vicino politicamente che, seppure non urlando, ha rese pubbliche le proprie
convinzioni con comportamenti che avrebbero
potuto, alla stessa stregua delle urla, urtare la sensibilità di qualcuno.
Ciò
premesso, vorrei chiarire che tantissimi italiani, me compreso, non stanno
urlando, ma vogliono o meglio desiderano solo sapere. Tantomeno non chiedono al
Ministro degli Affari Esteri di dichiarare guerra all’India, piuttosto
auspicano che si attuino tutte le iniziative internazionali a cui si è fatto
spesso cenno con parole o dichiarazioni di intenti che ad oggi, purtroppo, ancora
non sono state seguite da fatti concreti.
Il Signor
Ministro, con una Sua risposta ad una mia istanza il 15 maggio u.s. ha fatto, infatti, inequivocabile cenno che “sulla base del diritto internazionale consuetudinario e
pattizio, continuiamo a ritenere che la giurisdizione sui due Fucilieri di
Marina coinvolti nel tragico episodio spetti all’Italia e che essi debbano
essere giudicati dalla magistratura italiana”.
Non mi
sembra che questo stia avvenendo e per questo motivo chiedo, senza urlare, perché
non si dia corso al preannunciato “arbitrato internazionale”. Esperti di
Diritto Internazionale mi dicono, infatti, che è possibile attivarlo unilateralmente e
chiedendone l’esecuzione con una procedura d’urgenza che lo renderebbe esecutivo
in quindici giorni, un tempo ragionevole ed abbondantemente trascorso
dall’insediamento dell’attuale Esecutivo.
Per
questo a voce sommessa ci si domanda perché non sia attuata una procedura che
sarebbe assolutamente coerente con quanto da Lei affermato nella Sua missiva,
con procedure e tempistica certamente note anche al dott. De Mistura che si sta
occupando a pieno titolo dei Marò.
Per
quanto precede e continuando a non urlare, chiedo ancora come mai si è
preferito accettare i tempi della NIA, che come reso noto dal dott. De Mistura
dovrebbe terminare le indagini in 60 giorni (termine ormai prossimo anche se
dall’India informano che come prassi corrente l’Agenzia normalmente arriva a
conclusioni in non meno di 90 giorni), e
non attivare, invece, quanto previsto dal Diritto Internazionale che avrebbe
consentito di accelerare i tempi e forse anche assicurare allo Stato risparmi economici.
In
assenza di risposte certe, mi permetto, quindi, di esprimere - sempre
bisbigliando - una mia convinzione : forse le mancate risposte rientrano nelle "regole di ingaggio" stabilite
con l'India a cui fa riferimento il Vice Ministro degli Esteri, l’onorevole Pistilli.
Se così
fosse, mi permetto di osservare, che la
nostra sovranità ne trarrebbe un grosso danno, forse non accettabile da una
larga percentuale di cittadini italiani. Costoro, quindi, nel pieno rispetto
della democrazia, potrebbero esasperati
esplicitare la propria disapprovazione con un tono di voce di qualche decibel superiore al
normale, seppure senza gridare.
Grazie
Signor Ministro spero di non avere alzato troppo la voce.
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