sabato 30 novembre 2013

Massimiliano e Salvatore, una condanna già scritta ?

Il dott. de Mistura ieri ha raccomandato di non dare credito alle notizie che arrivano dall’India, ma non ha fornito altri elementi di conoscenza su quanto sta accadendo intorno a Massimiliano e Salvatore.

Il Ministro degli Esteri non ci dice di più. Solo affermazioni del tipo “ Non è accertata l’innocenza dei due Marò”, “auspichiamo un processo rapido ed equo”, “saranno a casa per Natale” dimenticando di esplicitare l’anno, “è esclusa la pena di morte e non dico altro”. Una serie di dogmatiche affermazioni prive di qualsiasi motivazione, quasi a trasmettere il messaggio: se lo dico io …..!

I cittadini comuni, quindi, tutti coloro che non sono illuminati dalla “sapienza” istituzionale e politica e non hanno altri riferimenti, non possono che trarre conclusioni facendo riferimento a ciò che solo la stampa indiana ci propone.

L’India ci dice che   la NIA avrebbe rilevato nel proprio rapporto che i nostri Fucilieri di Marina non hanno rispettato le comuni procedure, quali  avvertimenti con la voce, fuoco dissuasivo e quanto altro necessario per indurre il possibile avversario a recedere nelle proprie intenzioni.

Frasi preoccupanti quelle che dovrebbero essere state scritte a conclusione del rapporto investigativo, come ci informa un’ANSA di oggi da Delhi. "Allorchè una unità sospetta si avvicina - ha dichiarato la fonte - dovrebbero essere utilizzati altoparlanti e sparati colpi di avvertimento. Ma in questo caso non sono state seguite le regole. C'erano undici pescatori sulla St. Antony quando i fucilieri di Marina italiani gli hanno sparato contro". "solo due di essi - Ajesh Binki e Jelestine - sono stati colpiti mentre erano ai comandi del peschereccio. I rimanenti nove dormivano al momento in cui e' avvenuto l'incidente".  

La fonte ha concluso che a suo avviso i due sono stati uccisi in una sorta di tiro al bersaglio, colpiti uno in fronte e l'altro al cuore, colpi che si sono rivelati “istantaneamente letali".

Affermazioni gravissime che ci piombano addosso assolutamente imprevedibili, conseguenza di un vuoto comunicativo sicuramente non rispettoso delle più elementari regole di democrazia. Qualcosa che palesemente coglie di sorpresa anche chi avrebbe dovuto averne sentore, se non altro per aver seguito la vicenda fin dall’inizio. Dimostrazione che forse non si è riusciti in 22 mesi nemmeno a creare un network locale che permettesse di ottenere informazioni preventive anche “off record”, essenziali ed indispensabili per decidere come affrontare l’evolversi della situazione ed  applicare corrette contromisure.

La vicenda sembra precipitare, le notizie si accavallano inducendo pessimistiche previsioni. Si conferma solo quanto a suo tempo intuito dalle affermazioni del Vice Ministro Pistilli che poco dopo il suo insediamento  ci informava di “regole di ingaggio” concordate e condivise con l’India. Se la condivisione era quella di una condanna rabbrividiamo,  anche nella ipotesi che in questi giorni sembra essere caldeggiata da fonti non meglio collocate, di una “colpa non dolosa” dei due militari.

Sbigottimento ancora più marcato nel momento che si è lasciato il diritto di giudicare a chi non lo aveva, cedendo sovranità e credibilità internazionale magari solo per poter un giorno pronunciare slogan del tipo “ abbiamo scongiurato il peggio, siamo stati bravi”.

Un’ipotesi non troppo azzardata, visto come la vicenda specifica è stata fino ad ora accettata e gestita in particolare dal 22 marzo in poi


Fernando Termentini, 30 nov. 2013 - ore 12,30 

mercoledì 27 novembre 2013

Un Natale triste per Massimiliano e Salvatore

Il Commissario del Governo dott. Staffan de Mistura, designato a seguire e gestire la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, Fucilieri della Marina Militare italiana in ostaggio dell’India da 22 mesi, ci informa da Delhi con parole poco rassicuranti.

Dopo oltre 640 giorni, durante i quali l’Italia ha subito un ricatto continuo da parte indiana e rinunciato ad affermare anche la sua sovranità nazionale proponendo un arbitrato internazionale  a cui Delhi non poteva sottrarsi, in fondo al tunnel non si accende una luce, piuttosto si allontana  la possibilità che la vicenda si risolva in maniera dignitosa per i nostri ragazzi.

Un’altra resa italiana che sicuramente non contribuisce a riscattare la meschina figura fatta dall’Italia nel contesto internazionale nel momento che si è rinunciato a pretendere l’applicazione di Diritti universalmente riconosciuti.

Emerge, infatti, in maniera sempre più  evidente che ormai l’Italia è supinamente pronta ad accettare anche una pena lieve sancita dall’India nei confronti di Massimiliano e Salvatore perché giudicati responsabili di eventi colposi, mentre, invece, si delinea un rischio tante volte paventato in passato, quello che il Giudice monocratico indiano, Presidente di un Tribunale Speciale, potrebbe essere chiamato a pronunciarsi su prove ben più gravi da quelle afferenti a fatti colposi.

Infatti, de Mistura ci dice che  "la prassi della NIA (National Investigation Authority),  è di mirare in alto. Ovvero usare le cosiddette manieri forti nel suo rapporto", per cui la relazione conclusiva sulle indagini svolte dall’Agenzia potrebbe concludersi configurando un reato ben più grave ritornando alle vecchie ipotesi di un omicidio volontario per il quale l’ordinamento giudiziario indiano prevede la pena di morte.

In tutto questo contesto coloro che  istituzionalmente dovrebbe esprimersi tacciono. Accettano, invece,  che siano pubblicati su youtube video che ci raccontano la possibilità che i fatti in essere potrebbero essere colposi, aggrappandosi all’unica zattera di salvataggio rimasta, ma non escono allo scoperto per ottenere giustizia vera, ossia il rispetto di diritti internazionali che spettano ai due nostri militari.

Nemmeno in questa occasione si sente la voce del Capo dello Stato, Capo delle Forze Armate e Garante della Costituzione. Nessun commento sulla sorte dei due ragazzi e nessuna parola sul fatto che due militari italiani suoi dipendenti nella scala gerarchica, siano costretti a subire un giudizio da un organo giudicante che non né ha diritto, rischiando anche condanne gravi come la pena di morte.

Un obbligo forse solo morale quello del Comandante Supremo delle F.A. che diventa però una responsabilità oggettiva se costui rappresenta anche il Garante della Costituzione e deve vigilare sulla sua corretta applicazione anche per quanto attiene agli obblighi da onorare in caso di estradizione.  Vincoli che nella fattispecie non sembrano essere stati rispettati completamente nel momento che il 21 marzo u.s. una serie di discutibili decisioni hanno portato a riconsegnare a Delhi i due militari italiani per essere giudicati su un reato per il quale l’ordinamento giudiziario indiano prevede la pena capitale. Atto che in prima approssimazione non ha  tenuto conto di quanto previsto dal Codice Penale italiano, dalla Costituzione e da precise sentenze della Suprema Corte nello specifico.

Forse un segnale forte sarebbe auspicabile ma si ritiene che mai come in questo caso si sia destinati a subire il vecchio detto “chi di speranza vive, di speranza muore”.

Fernando Termentini, 27 nov. 2013 - ore 10,30




martedì 26 novembre 2013

L’attenzione della diplomazia italiana sempre più lontana dalla vicenda dei due Marò

Il 23 novembre a Roma migliaia di  cittadini ITALIANI che ancora credono nel loro Paese, nella democrazia, nello Stato di Diritto e nella sovranità nazionale, hanno manifestato la loro solidarietà a Massimiliano e Salvatore in ostaggio dell’India da 640 giorni.

Famigliari dei due Fucilieri di Marina, amici, reduci di tutte le Forze Armate, semplici cittadini si sono riuniti sotto la pioggia battente ed hanno sfilato compostamente per il centro di Roma, inchinandosi rispettosamente di fronte all’Altare della Patria che per costoro è ancora il simbolo sostanziale della Nazione,  intesa come la terra che custodisce le tradizioni, la cultura e le spoglie dei propri avi.

Significativa presenza di tantissima gente esaltata dall’altrettanta significativa assenza di rappresentanti istituzionali o loro delegati che a prescindere dalla loro appartenenza politica abbiano partecipato per dimostrare solidarietà ad altri italiani e la loro compartecipazione alla situazione di disagio di due cittadini italiani che hanno scelto la professione di dedicare la loro vita al Paese, i Fucilieri di Marina del San Marco, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

Il giorno dopo solo qualche testata giornalistica, peraltro con modesto spazio, ha informato di quanto era accaduto a Roma. Significativa, invece,  l’analisi che ci ha proposto ieri  Gianandrea Gaiani nella testata online la “Nuova Bussola Quotidiana”. Parole pregne di italianità ed avulse da qualsiasi sudditanza politica ed istituzionale, un volo d’uccello che ci ha ricordato tutta l’inerzia istituzionale e diplomatica che ha contraddistinto l’intera vicenda, unica nella storia internazionale a non essersi conclusa dopo 22 mesi.

L’amico Gianandrea ripercorre le vicende stigmatizzando i punti oscuri delle stesse che anche noi in passato e di volta in volta abbiamo prospettato. Dubbi sul perché non si sia attivato un arbitrato internazionale lasciato in eredità dal precedente Governo all’attuale esecutivo, mai portato avanti per valutazioni non chiare e comunque in contrasto con il pensiero della maggior parte di esperti di diritto internazionale.

La sudditanza ripetuta di due Governi nei confronti dell’India e la ormai palese scelta dell’attuale Esecutivo di raggiungere un obiettivo minimo, quello rappresentato da una modesta  condanna dei due Fucilieri di Marina, colpevoli solo di aver scelto di servire lo stato indossando un’uniforme e di non aver garantiti dal Paese i diritti elementari loro spettanti, primo fra tutti quello dell’immunità funzionale.

L’essersi limitati il 12 novembre a far partecipare alla Conferenza internazionale Asia - Europa un Funzionario del MAE piuttosto che un Vice Ministro o un Direttore Generale. Il rappresentante italiano in questa occasione ha stigmatizzato l’importanza della lotta alla pirateria ma non ha richiesto di bloccare i rapporti economici UE - India fin tanto che non si fosse risolta la vicenda dei due Marò alla quale, peraltro, sono state dedicate modeste parole.

Inerzia sempre di più ingiustificata e che si trascina da 22 mesi, in particolare dal quel fatidico 22 marzo in cui i due militari sono stati estradati per la terza volta in uno Stato che prevede nel suo ordinamento la pena di morte, nel più assoluto dispregio dei vincoli costituzionali e di precisazioni della Suprema Corte in materia.

Solo una mediocre ed opaca azione del Commissario di Governo de Mistura, accompagnata da un formale interessamento del Ministro degli Esteri Bonino che il 22 novembre ci dice attraverso il TG2 che il Governo segue la vicenda “con intensità straordinaria perché è una vicenda straordinaria”. Un impegno quindi imposto dalla complessità degli atti e non dalla sorte di due cittadini italiani ai quali è stato negato ogni diritto internazionale e pattizio. Una Bonino in quell’occasione impegnata anche a precisare che segue “con altrettanta attenzione 10 mila casi di italiani in difficoltà all’estero di cui 3120 in carcere e 400 bambini che non hanno rapporti con le loro famiglie”.

Lo stesso Ministro che il 19 settembre affermando “ non è accertata l’innocenza dei due Marò” ha dimenticato di essere una rappresentante istituzionale di uno Stato di Diritto in cui non è l’innocenza che deve essere dimostrata ma la colpevolezza e che il 22 novembre è stata colpita da un’altra amnesia. Le è sfuggita la differenza fra un cittadino qualunque arrestato all’estero per reati comuni e due militari che vengono imputati per qualcosa che dovrebbe essere avvenuto mentre loro operavano per conto e su ordine dell’Italia.

La rappresentante della Farnesina parla di dignità quando afferma che l’obiettivo di questo Governo è quello di “di risolvere la situazione in dignità”, ma a noi sorge lo stesso dubbio che ci prospetta nel suo articolo l’amico Gaiani :  La dignità di chi?

Fernando Termentini, 25 novembre 2013 - 16,00

Fonte : Nuova Bussola Quotidiana - “A Roma si manifesta, ma i Marò restano in India” (Gianandrea Gaiani) ,  http://www.lanuovabq.it/it/articoli-a-romasi-manifestama-i-marorestano-in-india-7807.htm



mercoledì 20 novembre 2013

Vicenda dei due Marò : la “secrety diplomacy” ormai è solo un retaggio della Farnesina

Il numerosissimo popolo di Facebook vicino a Massimiliano Latorre ed a Salvatore Girone non ha mai taciuto fin dal 18 febbraio 2012, anzi talvolta ha alzato anche la voce per far arrivare il disappunto ai livelli istituzionali più alti. Ora il silenzio comincia ad essere rotto anche da altre realtà italiane, quali Deputati e Senatori eletti dal popolo anche per  tutelare la sovranità e gli interessi nazionali e rappresentanti politici delle amministrazioni locali, prima fra tutti la Regione Lazio. 
 
MARO’: SANTORI, VENERDI IN AULA MOZIONE PER RICHIEDERE RIMPATRIO
 
(AGENPARL) - Roma, 20 nov - "E' fondamentale che il Consiglio Regionale si esprima in maniera decisa sulla vicenda dei nostri militari trattenuti ingiustamente in India anche e soprattutto per esprimere vicinanza ai familiari dei due Marò che sabato  manifesteranno a Roma. Proprio venerdì il Consiglio Regionale discuterà la mozione sui due marò volta a rappresentare al Governo
ed ai Ministri competenti l'assoluta necessità di non dimenticarli e di farsi garanti del rispetto della normativa internazionale ed ottenere quindi l'immediato rimpatrio dei nostri militari. Spero in un atteggiamento costruttivo
e non ideologico della maggioranza di centrosinistra, nel rispetto di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, delle loro famiglie e dei tanti italiani che attendono il loro ritorno", così annuncia in una nota Fabrizio
Santori, consigliere regionale del Lazio, primo firmatario della mozione, sottoscritta anche dai capigruppo Gramazio, Righini, Sbardella e Tarzia, che esprime la propria vicinanza ai due militari del San Marco trattenuti dalla
magistratura indiana, e a tutti i militari italiani impegnati all'estero, in particolare quelli impiegati in servizi delicati quali le missioni anti-pirateria.
 "Al di là del valore simbolico della richiesta contenuta nell'atto di esporre le gigantografie dei marò nei palazzi della Regione Lazio, vogliamo sottolineare l'esigenza di unire le forze politiche attorno a una questione che sta mettendo alla berlina la nostra classe dirigente di fronte al nostro popolo per  'ingiustizia che i due nostri militati stanno subendo da troppo tempo", così
conclude la nota di Fabrizio Santori, che ha annunciato la sua partecipazione alla manifestazione indetta dai familiari dei due marò per sabato 23 novembre a Roma.
 
MOZIONE:
 
Oggetto: sostegno ai MARO' e sensibilizzare il Governo ad intensificare le trattative per il loro immediato rientro in Italia Il Consiglio Regionale del Lazio Premesso che: i due militari italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, appartenenti al battaglione San Marco sono ancora  trattenuti in stato di fermo dalla magistratura indiana, dal 15 febbraio 2012,  con l'accusa di omicidio;  tale iniziativa della magistratura indiana appare contrastante alle norme di diritto internazionale, sia per la dinamica dell'accaduto, avvenuto in
acque internazionali e su una nave di nazionalità italiana, sia per la natura giuridica dei militari che godono dell'immunità diplomatica.  Considerato che non è mai stata provata la loro colpevolezza e che le azioni poste in essere dall'India nei confronti dei due militari italiani non sono conformi ai trattati internazionali vigenti in materia;  sono numerose le incongruenze sulla ricostruzione dei fatti ed evidenti i fallimenti nelle relazioni politiche e diplomatiche che hanno caratterizzato, negli ultimi 20 mesi, i governi italiani; appare assolutamente necessario che il Governo italiano ponga in essere ogni iniziativa utile e risolutiva per giungere ad un immediato rilascio dei nostri militari, risolvendo prima e spiegando poi una situazione che con ragionevole probabilità poteva e doveva essere evitata, e per accertare, di concerto con le autorità indiane, la reale dinamica dell'accaduto;  Roma Capitale ha deciso la rimozione delle gigantografie dei due marò dal Campidoglio nonostante l'Assemblea Capitolina avesse approvato all'unanimità una mozione in data 12 marzo 2012 dove si rappresentava l'esigenza di sollecitare  il Governo ed i Ministeri competenti al fine di garantire il rispetto della normativa internazionale ed ottenere l'immediato rimpatrio dei nostri ragazzi. Esprime la propria vicinanza ai due militari del san Marco trattenuti dalla magistratura
indiana, e a tutti i militari italiani impegnati all'estero, in particolare quelli impiegati in servizi delicati quali le missioni anti-pirateria. Impegna il Presidente della Giunta Regionale  ad esporre le gigantografie dei due maro' sui palazzi della Regione Lazio, non solo come gesto simbolico e di solidarietà nei confronti dei due militari connazionali, ma anche per rappresentare
al Governo ed ai Ministeri competenti l'assoluta necessità di non dimenticarli e di farsi garanti del rispetto della normativa internazionale ed ottenere quindi l'immediato  rimpatrio dei nostri militari.”
 
Forse sarebbe auspicabile che anche la Farnesina getti la maschera della riservatezza e dia un segnale forte di volersi occupare della sorte di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone non solo a parole ma con fatti concreti. Credo che tutti ormai siano stanchi di ascoltare solo dichiarazioni di intenti e frasi di circostanza o, peggio ancora, dichiarazione azzardate come “non è accertata l’innocenza dei due marò” negazione dello Stato di diritto come ci hanno insegnato essere l’Italia. 
 
Non solo i Consigli Regionali devono mobilitarsi ma ci si aspetta che anche il Parlamento pretenda che la riservatezza improduttiva fino ad ora applicata sia cancellata per lasciare il posto alla più completa trasparenza dovuta ai cittadini da una democrazia moderna.  
 
Kissinger applicò la “secret diplomacy” per riaprire i rapporti politici e commerciali con la Cina e riuscì nel suo intento, in Italia qualcuno pensa di mutuare l’approccio kissingeriano con il risultato che l’India cancella contratti milionari con l’Italia e trattiene indebitamente da 21 mesi due militari italiani riconsegnati a Delhi che per il reato a loro attribuito prevede la pena di morte. 
 
Forse qualcosa è sbagliato e memori di un antico detto latino “errare humanum est, perseverare  diabolicum est” ci aspettiamo, ci auguriamo e forse abbiamo anche il diritto di pretendere l’immediata inversione di rotta.
 

Fernando Termentini, 20 novembre 2013 - ore 19,00

Latorre e Girone, il calvario continua


Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in India da ormai 22 mesi. Il Natale si avvicina e sempre di più scemano le speranze che loro possano trascorrerlo in Italia con i loro cari nonostante che da mesi il Ministro degli Esteri italiano rompa talvolta il suo “assordante silenzio” sulla vicenda solo per dirci “a Natale saranno a casa” , è imminente “un processo rapido ed equo”.

Evidentemente chi scrive non ha chiaro il concetto del tempo né tantomeno l’unità di misura temporale applicate da alcuni rappresentanti istituzionali italiani. Ha però chiaro che la “secret diplomacy” adottata finora ha avuto pochissimo successo e l’India giorno dopo giorno sta dimostrando rispetto all’Italia un’apprezzabile capacità di gestire i rapporti internazionali, naturalmente a vantaggio dei loro interessi nazionali.

Delhi, infatti, nonostante i tentativi italiani in più di un’occasione esitanti,  ha ottenuto - prima volta nella storia della diplomazia moderna - che due militari italiani fossero interrogati da un’Agenzia investigativa indiana, senza essere assistiti né da un avvocato né da un rappresentante ufficiale nazionale e parlando da un territorio estero, l’Ambasciata indiana a Roma.

L’India, dimostra, inoltre, di essere attenta e capace nello gestire anche i propri interessi economici a differenza dell’Italia che con lo stesso scopo aveva deciso di rimandare i due Fucilieri di Marina nella terra del Gange. 
 
Ce lo dice l’ANSA da NEW DELHI.  20 NOV - E' fissato per oggi un incontro tra  AgustaWestland e il ministero della Difesa indiana sulla cancellazione del contratto per la fornitura di 12 elicotteri militari a causa dei sospetti di corruzione. Lo riferisce l'agenzia di stampa Ians, secondo la quale le autorita' di New Delhi hanno chiesto all'azienda anglo-italiana di presentarsi oggi per chiarire il caso prorogando al 26 novembre prossimo il termine per fornire una risposta scritta. 
Nell'intimazione ("show cause notice") del 21 ottobre inviata nella sede britannica di AgustaWestland, il dicastero della Difesa aveva chiesto di eplicare entro 21 giorni. Ma il termine e' stato prolungato di 15 giorni su richiesta dell'azienda controllata da Finmeccanica.
Secondo fonti di stampa, smentite ieri da AgustaWestland, il governo indiano avrebbe deciso di cancellare il contratto da circa 560 milioni di euro siglato nel febbraio del 2010. 
 
Forse una ritorsione quella dell’annullamento del contratto la cui gestione è nelle mani del Ministro della Difesa indiano, che, guarda caso, è originario del Kerala, lo stato indiano dei due pescatori uccisi il 15 febbraio 2012 e da dove è partita l’odissea di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. 

Nel frattempo mancano 35 giorni al Natale e veniamo a sapere che  ci vorrà circa  un mese per consentire agli avvocati di prepararsi per  il processo e l'inviato del governo italiano Staffan de Mistura è di nuovo in India dallo scorso sabato con lo scopo di fare il punto sulla situazione ed incontrare le autorità politiche, in particolare il Ministro degli Esteri indiano Salman Kurshid.

Una quadro di situazione sempre più nebuloso anche per la volontà della Responsabile della Farnesina Ministro Emma Bonino,  di mantenere un approccio di assoluta riservatezza pronta a rilanciare i rapporti economici con l’India.
 
Obiettivi che abbiamo già sentito quando il 21 marzo u.s. fu deciso di far rientrare i nostri militari in India riconsegnandoli al giudizio penale di uno Stato nel proprio ordinamento giudiziario la pena di morte.

Fernando Termentini, 20 nov. 2013 - ore 12,00

giovedì 14 novembre 2013

Latorre e Girone, un altro mistero italiano


La vicenda di Latorre e Girone i due Fucilieri della Marina Militare italiana da 22 mesi in ostaggio dell’India, rimane ancora avvolta da tanti misteri connessi alla gestione istituzionale dei fatti.

Dal rientro a Delhi dei due militari una coltre di silenzio è calata sul caso. Solo in questi giorni un improvviso accavallarsi quasi frenetico di notizie che lasciavano sperare che fosse stato deciso finalmente di informare gli italiani. Una speranza immediatamente disattesa dopo che è svanito il  lampo accecante che per un attimo aveva distolto l’attenzione dai particolari oscuri di quanto avvenuto ed in itinere sotto il profilo gestionale. Elementi che, invece, se approfonditi potrebbero far emergere anche responsabilità oggettive di chi a suo tempo ha deciso di delegare all’India facoltà che palesemente non le appartengono.
 
I punti cardine dell’intera vicenda che portano ad affermare che siamo di fronte ad un altro mistero italiano sono almeno due. Il primo imperniato su chi abbia deciso che la Lexie rientrasse nelle acque territoriali indiane e disposto che i due Fucilieri di Marina si consegnassero agli indiani. Il secondo, forse più rilevante perché riferito ad obblighi costituzionali,  basato sui motivi che il 21 marzo u.s. ha suggerito di estradare i militari  per la terza volta in India, omettendo di richiedere un arbitrato internazionale.

Fatti incomprensibili che ancora oggi non vengono chiariti nonostante un repentino accavallarsi di informazioni che hanno rotto un silenzio che ormai durava da 7 mesi. Improvvisamente viene annunciato  l’11 novembre che gli altri 4 Fucilieri di Marina componenti del NMP imbarcato sulla Lexie nel febbraio 2012 sono presso l’Ambasciata indiana, per essere interrogati dall’Agenzia investigativa indiana. Palese la soddisfazione del Commissario di Governo designato a seguire direttamente la vicenda, il dott. Staffan de Mistura, che con grande determinazione ci informa, pur non essendo stato presente all’interrogatorio come riferito da organi di stampa, che “è stata un’escussione dei quattro fucilieri che noi volevamo avvenisse perché sono testimoni della difesa e perché questo è l’ultimo tassello prima di chiudere le indagini suppletive. La posizione di Latorre e Girone è chiara ed è stata ancora più chiarita oggi”.
 
Non chiarisce, però, che l’interrogatorio di questi quattro militari più che un’esigenza difensiva è stato imposto da un diritto preteso dalla NIA indiana a seguito di un impegno italiano sottoscritto nel maggio 2012 (non è dato da sapere se dalla Difesa o dagli Esteri) e per una legge di procedura penale indiana la “Nation Investigation Agency, ACT, 2008”.

Abbagliante, quasi in contemporanea,  la dichiarazione del Ministro Bonino, improvvisamente ufficializzata dopo mesi di silenzio e dopo che la stessa ci aveva detto solo il 7 novembre  di preferire "la politica dei risultati a quella degli annunci. La riservatezza - ha detto quel giorno - non e' segretezza e a volte aiuta”. Quali siano i motivi di questa inaspettata inversione di marcia è difficile comprenderlo. La Responsabile della Farnesina attraverso un’articolata intervista  ci racconta quasi nel dettaglio  come l’Italia abbia anticipato il dialogo con l’Iran  per convincere Assad ad accettare i controlli delle Nazioni Unite sulle armi chimiche e si limita a dire sulla vicenda dei Marò,  “L’India è pronta a chiudere l’incidente”.

Parole anche esse misteriose,  che seguono le precedenti del Ministro quando ebbe a dire “non è accertata l’innocenza dei Marò” e che oggi ci ufficializzano che l’India è pronta a chiudere la vicenda, a fronte di un’Italia che ancora esita e continua a non pretendere il rispetto del Diritto Internazionale ed accetta che altri nostri militari siano interrogati ospitati nel territorio indiano quale è la Sede dell’Ambasciata a Roma. Un’Italia che di fatto condivide la decisione indiana di far giudicare i nostri Marò da una Corte Speciale, preoccupata di “rilanciare i nostri rapporti commerciali con l’India”.

Tutto ciò di fronte ad un altrettanto non chiaro impegno diplomatico italiano quando è stato deciso di delegare a rappresentare l’Italia al convegno ASEM (Asia - Europa) svolto in India, un Funzionario della Farnesina piuttosto che uno dei 4 Vice Ministri od almeno uno dei tanti  Direttori Generali del MAE. Un incaricato con delega anche di parlare della vicenda dei Marò in un contesto internazionale dove il rango costituisce da sempre un elemento premiante ed al quale hanno partecipato 34 Ministri degli Esteri e di 11 Vice Ministri, rappresentanti  il 60% della popolazione mondiale ed il 68% dell’interscambio economico globale.

In questo contesto, sicuramente non contribuisce a fare chiarezza l’invito del Commissario de Mistura in occasione dell’audizione del 13 novembre davanti alle Commissioni Esteri e Difesa riunite, a non fare un’analisi del passato e rispettare la “discrezione per risolvere la vicenda”.  

L’enigma è destinato a crescere nel momento che lo stesso Commissario di Governo dice "ci siamo impelagati in un processo indiano perché sono scesi a terra". Ma non ci chiarisce perché la Lexie rientrò a Kochi anche se lui potrebbe essere in grado di farlo essendo stato protagonista nella vicenda fin dal primo momento. Sicuramente tutto avvenne non per caso ma perché con ogni presumibile certezza lungo la catena di Comando e Controllo dei due Fucilieri di Marina,  la Difesa aveva dato l’OK . Ricorda la “infelice discesa a terra” ma non chiarisce il motivo per cui sia avvenuta. Sicuramente non perché quel giorno Massimiliano e Salvatore decisero autonomamente di recarsi in visita a Koci senza dirlo a nessuno, piuttosto,  in quanto qualcuno dispose che  lo facessero. 

Un punto nodale da dove tutto è partito e che ha dato l’opportunità agli indiani di affermare un falso diritto di competenza territoriale e quindi giuridica. Un momento decisionale sul quale dovrà essere fatta chiarezza come lo stesso Senatore Casini ha ribadito e che dovrà essere affrontato  insieme ai motivi reali che hanno determinato il 21 marzo u.s. la decisione di consegnare per la terza volta i militari alle Autorità indiane. Una vera e propria estradizione, questo ultimo atto,  in netto contrasto con quanto sancito dalla Suprema Corte Costituzionale con una sentenza (n. 223 del 27 giugno 1996) nella quale viene ribadito che la  semplice garanzia formale della non applicazione della pena di morte è un atto insufficiente alla concessione dell’estradizione. Materia ulteriormente affrontata dalla stessa Corte che il 10 ottobre 2008 sentenzia che “ai fini della pronuncia favorevole all’estradizione , è richiesta documentata sussistenza e la valutazione di gravi indizi ……” elementi che non sembra siano stati tenuti in debito conto dall’Esecutivo del momento.

Molti i misteri che si dovranno chiarire, per ora un’unica certezza : Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono stati svenduti per “trenta denari” .

Fernando Termentini, 14 novembre 2013 - ore 14.00

 

lunedì 11 novembre 2013

I due Marò, la Bonino ancora auspica

Nella vita non si finisce mai di imparare. E’ molto triste scoprire che la responsabile della Farnesina, colei che rappresenta l’immagine dell’Italia nel mondo, per quanto si legge in una recente agenzia di stampa non sembra essere informata in tempo reale sul futuro di due cittadini italiani da 21 mesi in ostaggio di un Paese terzo perchè sospettati di essere coinvolti in eventi indotti dalle loro funzioni istituzionali.

“Maro': Bonino, spero in buone notizie il 13 novembre .
(AGI) - Roma, 7 nov. - Sulla vicenda di maro' in attesa di processo in India per la morte due pescatori, "mi auguro che l'inviato della Farnesina Staffan de Mistura possa dare buone notizie nell'audizione in programma alla Camera il 13 novembre". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino nel corso di un videoforum con Repubblica.it. Rispondendo ad una domanda in cui le si chiedeva di confermare la data dell'11 novembre per l'interrogatorio degli altri quattro fucilieri
della Marina che si trovavano a bordo dell'Enrica Lexie, Bonino ha spiegato di preferire "la politica dei risultati a quella degli annunci. La riservatezza - ha detto - non e' segretezza e a volte aiuta".

Il Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino esprime un auspicio non  una certezza nel momento che si augura che Staffan de Mistura dia buone notizie sulla vicenda specifica. Logica e spontanea, quindi, la deduzione che non conosca esattamente lo stato attuale degli avvenimenti che coinvolgono Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e preferisca rimanere sul vago. Altrimenti non avrebbe “sperato” ma espresso verità come fatto in passato quando ci diceva che i due Fucilieri di Marina sarebbero rientrati in Italia per Natale.

Si conferma, quindi, un dubbio già espresso in altre circostanze. Forse il MAE, come avvenuto con il precedente Esecutivo, per disposizioni superiori od opportunità di altra natura convive a latere con i fatti specifici, soprattutto considerando che chi sta gestendo  la sorte dei due Fucilieri di Marina non è, come dice il Ministro “un inviato della Farnesina”, bensì un Commissario governativo referente di Palazzo Chigi.

Probabilmente quello del Ministro è, anche,  un approccio prudente che lascia aperta la strada a qualsiasi affermazione futura, ipotesi che si coniuga anche con la riservatezza richiamata dalla responsabile della Farnesina, altrimenti non spiegabile per una persona che come Emma Bonino ha per  decenni combattuto contro il silenzio e l’omertà di Stato.

Siamo di fronte, quindi, ad un’ulteriore e purtroppo consueta aggregazione di mere parole dettate sicuramente dall’incertezza e dalla prudenza nel dire, troppe volte prevaricata in un passato recente garantendo un “processo equo e rapido” e da affermazioni che hanno messo in dubbio che l’Italia sia ancora uno  Stato di Diritto,  come quella,  “non è accertata l’innocenza dei due marò”.

Concetto pesante, questo ultimo, specialmente se espresso da chi nella sua lunga storia politica si è sempre battuto per l’assoluto garantismo ed è stato e continua ad essere un esponente di spicco di una componente politica come il  Partito Radicale, estrinsecazione estrema  di orientamenti liberali, libertari ed antiproibizionisti.

Negare, invece, la presunzione di innocenza non pare essere coerente con quanto fino ad ora il “politico Bonino” ha affermato e continua a farlo per taluni aspetti con la Sua pagina di Facebook, piuttosto sembra essere una scelta di convenienza per non urtare “altrui suscettibilità o interessi”.

Fernando Termentini, 11 nov. 2013 - ore 10,00


giovedì 7 novembre 2013

Nuove teorie sul ruolo del Ministro degli Affari Esteri italiano


Oggi forse stiamo imparando qualcosa di nuovo sul ruolo del Ministro degli Affari Esteri italiano, dopo che abbiamo appreso  in questi 21 mesi di prigionia di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone altre lezioni di Diritto Internazionale e di difesa della sovranità nazionale.

 Il responsabile della Farnesina, infatti, rompendo un silenzio assordante sulla vicenda dei due Marò ci informa che :

 Bonino esclude viaggio, "lavoro al caso ma non in India"
 
(AGI) - Roma, 7 nov. - Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, non andra' personalmente in India per affrontare con il governo di New Delhi la vicenda giudiziaria dei due maro' italiani detenuti in loco, ma lavora al caso dall'Italia. 
    Lo ha precisato lei stessa, rispondendo a una domanda sulle indiscrezioni della stampa indiana secondo sarebbe in procinto di recarsi nel Paese proprio per affrontare la questione: "No", ha risposto la titolare della Farnesina. E poi ha aggiunto: "Lavoro (al caso), ma non in India". 
    Il ministro ha parlato a margine della presentazione dello spettacolo teatrale sul femminicidio, 'Ferite a morte', che andra' in scena il 25 novembre a New York. 
 
Una decisione che ci induce a pensare che il Ministro  non ritiene opportuno impegnarsi in prima persona della sorte di due militari italiani che lo Stato ha estradato per tre volte in un Paese - l'India - dove è prevista la pena di morte a fronte di una dichiarazione indiana che non ha nessuna valenza secondo la Suprema Corte Costituzionale. 

Non ci  si permette di giudicare, prendiamo solo atto della scelta istituzionale e personalmente arrossisco di vergogna di fronte ad una dichiarazione di simile portata. Mi auguro che diserti anche il summit  Europa - Asia, che verrà ospitato a Delhi l'11 e 12 novembre.
 
Non ho parole !!!!
 
Fernando Termentini, 07 nov. 2013 - ore 15,00

 

Controversia Italia - India : un’altra vittoria di Pirro italiana


Giunge notizia che nel contradditorio Italia / India relativo alla vicenda dei nostri due Marò ed in particolare all’interrogatorio degli altri quattro Fucilieri del NMP imbarcato sulla Lexie il 15 febbraio 2012,  dopo quasi 21 mesi si stia prospettando da parte italiana quella che io chiamerei la “vittoria di Pirro”.

Infatti da Delhi un’agenzia stampa ci informa :

Maro': stampa, 4 militari forse in ambasciata India a Roma Possibile videoconferenza per ascoltare i quattro fucilieri

    (ANSA) - NEW DELHI, 6 NOV - L'India avrebbe deciso di ascoltare la testimonianza di quattro maro' implicati nella vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone attraverso una videoconferenza possibilmente dall'ambasciata dell'India a Roma. Lo scrive oggi l'agenzia statale indiana Pti.

   Secondo l'agenzia, la decisione sarebbe l'unica disponibile dopo che la Procura della Repubblica di Delhi ha sconsigliato l'invio di un team investigativo della polizia NIA in Italia. La Pti precisa comunque che questo sarà possibile dopo l'ottenimento da parte di un tribunale di lettere rogatorie da trasferire alla magistratura italiana.

   E in questo ambito ''fonti ufficiali'' hanno detto all'agenzia che ''i testimoni potranno essere chiamati nell'ambasciata dell'India a Roma da dove appariranno davanti agli investigatori per un interrogatorio, in presenza di un magistrato''.

Non si comprende perché forse per la prima volta nella giurisprudenza italiana quello che dovrebbe essere lo step giuridico della rogatoria internazionale viene accettato che sia svolto nel territorio dello Stato che chiede l’interrogatorio.

Il Codice di Procedura indiano prevede, perché le indagini possano essere chiuse, che nel fascicolo istruttorio specifico si debba includere anche la deposizione degli altri 4 militari. Se l’India, però,  vuole giustamente che sia rispettata la propria sovranità giuridica deve reciprocamente rispettare quella dell’Italia che, nella fattispecie, non prevede  un’altra estradizione di altri cittadini italiani anche se temporanea.  

A tale riguardo, sembra che ci sia un impegno italiano sottoscritto lo scorso anno in cui si assicurava all’India di rendere disponibili per un possibile interrogatorio tutti i militari che componevano il Nucleo Militare di Protezione di cui Latorre era il responsabile. Non ci viene detto però se nell’impegno fosse sottoscritte le modalità con cui  tutto ciò dovesse avvenire ed in particolare se l’Italia si fosse impegnata a consegnare a Delhi anche gli altri 4 militari oltre a Massimiliano e Salvatore.

Un documento importate questo, i cui contenuti purtroppo non furono attentamente valutati da chi decise che il 21 marzo u.s. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone fossero estradati in India per la terza volta. Un impegno di cui si parla ma che non viene reso pubblico nel rispetto della massima trasparenza istituzionale, per consentire ai cittadini di capire quali in realtà siano le concessioni italiane a favore di Delhi. Una sottoscrizione italiana rilevante nei contenuti che, però,  come tante altre nella vicenda specifica,  non è possibile leggere perché il MAE sembra aver catalogato tutti i documenti relativi alla vicenda della Lexie come “documentazione sottratta all’accesso agli atti ai sensi del decreto del Ministero Affari Esteri 604/1994”.

Continuiamo quindi solo a disporre di notizie ipotetiche che da 21 mesi si accavallano spesso anche in maniera contraddittoria.  Prima la NIA sarebbe venuta in Italia, poi la proposta italiana di un interrogatorio da svolgersi in uno Stato terzo disponibile ad ospitare gli inquirenti indiani e i soggetti italiani da sentire o, in alternativa, una video conferenza dall’Italia. Ora una possibile videoconferenza dall'Ambasciata dell'India a Roma.

In questa ottica l’Italia forse ha vinto la battaglia formale di non mandare in India i 4 Fucilieri di Marina, ma se costoro  fossero interrogati nella Sede dell’Ambasciata indiana il successo di Roma sarebbe la classica vittoria di Pirro, in quanto comunque l’India avrebbe ottenuto di sentire i testi sul proprio territorio.

In questo modo avremmo sicuramente rispettato i vincoli della “spendig review” in quanto risparmiate le spese di trasferta a Delhi, ma ad un  caro prezzo avendo ceduto un'altra fetta dell’esigua dignità nazionale che ancora ci rimane .

 Fernando Termentini, 07 nov. 2013 - ore 11,00