L’8 gennaio ho ripreso
l’argomento dopo che giungevano notizie sulla vicenda Finmeccanica / India
sempre più convinto che i due militari italiani avevano rappresentato la merce
di scambio per garantire interessi
globali a livello nazionale e soprattutto per tutelare precipue figure
istituzionali e lobby di potere economico.
“Merce
di scambio” immediatamente resa disponibile dall’Italia come possibile
contropartita per rabbonire la controparte indiana adirata perché i fatti erano
diventati di dominio pubblico, rivelando al mondo la sensibilità di personalità
indiane a proposte corruttive.
Oggi
questa ultima ipotesi è confermata da notizie pubblicate da quotidiani
nazionali dove si evidenzia il coinvolgimento di massimi livelli governativi
indiani nel giro delle ipotesi di tangenti versate dalla Società e di cui si
sta occupando il Tribunale di Busto Arsizio. Una lunga lista di nomi, fra cui Mohamed Singh Presidente dell’India e Ahmed
Patel segretario politico di Sonia Gandhi.
Sempre
più evidente, quindi che quando l’ex
Premier Monti in Parlamento il 26 marzo 2013 relazionò sulla decisione di far
rientrare in India i due Marò accennando anche alla difesa di interessi
economici italiani, si riferiva probabilmente anche a quanto sta emergendo ora.
A tale
riguardo, non è nemmeno azzardato ipotizzare che il Senatore Monti in quei
giorni abbia condiviso le sue decisioni con il suo Ministro allo Sviluppo Economico
Corrado Passera e con L’Ammiraglio Di Paola al momento Ministro della Difesa,
in possesso di un consolidata esperienza nei rapporti internazionali
riguardanti le industrie italiane impegnate nel settore di forniture
militari, per pregressi incarichi di
vertice nell’area tecnico - amministrativo della Difesa.
Sempre
di più evidente, quindi, che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano stati
al centro di interessi economici rilevanti e che l’India abbia approfittato
della vicenda dell’Enrica Lexie per poter garantirsi la gestione di importanti
rapporti economici in corso con l’Italia, usando come contropartita la sorte di
due militari italiani.
Una vera
propria forma di ricatto portata avanti da 24 mesi dall’India, forse anche con
lo scopo di proteggere personalità istituzionali indiane, facendo leva sul
destino di due nostri militari ceduti alla giustizia di Delhi dall’Italia, con una decisione al momento dichiarata per
“mantenere la parola data” ma le cui motivazioni oggi assumono ben altri
connotati. Chiaro a tale riguardo l’articolo che ci propone il dott. d’Ecclesia
che scrive “Ecco la carta che potrebbe
rendere incandescente la partita tra il governo indiano e l’Italia. Da un lato
il destino dei nostri marò, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone. Dall’altro
lato, secondo un documento agli atti della Procura di Busto Arsizio, ci sono
politici in India che hanno preso mazzette milionarie da Finmeccanica per la
commessa degli elicotteri Agusta del 2010” .
Lo Stesso Onorevole Cicchitto,
Presidente della Commissione Esteri della Camera, anche se con un certo ritardo
comincia a prendere coscienza del problema e dichiara “Italia in debito con
marò”.
Perché allora non iniziamo a
ripagare l’India con la loro stessa moneta. Il Diritto Internazionale prevede
la rappresaglia, attuiamola cominciando a ritirarci dalla Missione ONU “UNMOGIP”
voluta dalle Nazioni Unite dal gennaio 1949 per garantire il cessate il fuoco
fra India e Pakistan per
il controllo del Kashimir.
Un impegno a cui l’Italia ancora
partecipa al momento con la presenza di un Ufficiale come si evince dal sito
dell’Esercito e che dovrebbe invece essere immediatamente annullato richiamando
in Patria l’Ufficiale per evitare che, all’occorrenza, anche lui possa rappresentare merce di scambio in mano indiana.
(https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8896682310981339226#editor/target=post;postID=6783254326921315133;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=4;src=postname)
(http://alfredodecclesia.blogspot.it/2014/01/la-vicenda-maro-legata-alle-mazzette-di.html?spref=fb).
(http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissionidiOsservazione/MissioniONU/Pagine/UNMOGIPIndiaePakistan.aspx?status=In%20atto)
1 commento:
Beh, per quanto riguarda UNMOGIP, l'India non lo riconosce e non partecipa in nessun modo, salvo quello di consentire che il Comando si sposti per qualche mese all'anno a Shrinagar e che i vari osservatori vadano in giro liberamente.
UNMOGIP avrebbe dovuto essere chiuso già vent'anni o trent'anni fa. Togliendo la nostra presenza non si fa nessun male all'India.
Ma altre forme di intervento sono più che possibili.
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