venerdì 31 gennaio 2014

Latorre e Girone, merce di scambio per interessi personali

Il 25 ottobre ho ipotizzato in queste pagine che i due Fucilieri di Marina ormai in ostaggio dell’India da 24 mesi erano stati venduti per trenta denari a vantaggio di interessi di settore e  personali.  

L’8 gennaio ho ripreso l’argomento dopo che giungevano notizie sulla vicenda Finmeccanica / India sempre più convinto che i due militari italiani avevano rappresentato la merce di scambio per garantire interessi globali a livello nazionale e soprattutto per tutelare precipue figure istituzionali e lobby di potere economico.

“Merce di scambio” immediatamente resa disponibile dall’Italia come possibile contropartita per rabbonire la controparte indiana adirata perché i fatti erano diventati di dominio pubblico, rivelando al mondo la sensibilità di personalità indiane a proposte corruttive.

Oggi questa ultima ipotesi è confermata da notizie pubblicate da quotidiani nazionali dove si evidenzia il coinvolgimento di massimi livelli governativi indiani nel giro delle ipotesi di tangenti versate dalla Società e di cui si sta occupando il Tribunale di Busto Arsizio. Una lunga lista di nomi, fra cui  Mohamed Singh Presidente dell’India e Ahmed Patel segretario politico di Sonia Gandhi.

Sempre più evidente,  quindi che quando l’ex Premier Monti in Parlamento il 26 marzo 2013 relazionò sulla decisione di far rientrare in India i due Marò accennando anche alla difesa di interessi economici italiani, si riferiva probabilmente anche a quanto sta emergendo ora.

A tale riguardo, non è nemmeno azzardato ipotizzare che il Senatore Monti in quei giorni abbia condiviso le sue decisioni  con il suo Ministro allo Sviluppo Economico Corrado Passera e con L’Ammiraglio Di Paola al momento Ministro della Difesa, in possesso di un consolidata esperienza nei rapporti internazionali riguardanti le industrie italiane impegnate nel settore di forniture militari,  per pregressi incarichi di vertice nell’area tecnico - amministrativo della Difesa.

Sempre di più evidente, quindi, che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano stati al centro di interessi economici rilevanti e che l’India abbia approfittato della vicenda dell’Enrica Lexie per poter garantirsi la gestione di importanti rapporti economici in corso con l’Italia, usando come contropartita la sorte di due militari italiani.

Una vera propria forma di ricatto portata avanti da 24 mesi dall’India, forse anche con lo scopo di proteggere personalità istituzionali indiane, facendo leva sul destino di due nostri militari ceduti alla giustizia di Delhi dall’Italia,  con una decisione al momento dichiarata per “mantenere la parola data” ma le cui motivazioni oggi assumono ben altri connotati. Chiaro a tale riguardo l’articolo che ci propone il dott. d’Ecclesia che scrive  “Ecco la carta che potrebbe rendere incandescente la partita tra il governo indiano e l’Italia. Da un lato il destino dei nostri marò, Massimiliano La Torre e Salvatore Girone. Dall’altro lato, secondo un documento agli atti della Procura di Busto Arsizio, ci sono politici in India che hanno preso mazzette milionarie da Finmeccanica per la commessa degli elicotteri Agusta del 2010” .

Lo Stesso Onorevole Cicchitto, Presidente della Commissione Esteri della Camera, anche se con un certo ritardo comincia a prendere coscienza del problema e dichiara “Italia in debito con marò”.

Perché allora non iniziamo a ripagare l’India con la loro stessa moneta. Il Diritto Internazionale prevede la rappresaglia, attuiamola cominciando a ritirarci dalla Missione ONU “UNMOGIP” voluta dalle Nazioni Unite dal gennaio 1949 per garantire il cessate il fuoco fra India e Pakistan per il controllo del Kashimir.

Un impegno a cui l’Italia ancora partecipa al momento con la presenza di un Ufficiale come si evince dal sito dell’Esercito e che dovrebbe invece essere immediatamente annullato richiamando in Patria l’Ufficiale per evitare che, all’occorrenza,  anche lui possa rappresentare  merce di scambio in mano indiana.

Fernando Termentini, 31 gennaio 2014 - ore 12,30  

 Fonti :


(https://www.blogger.com/blogger.g?blogID=8896682310981339226#editor/target=post;postID=6783254326921315133;onPublishedMenu=allposts;onClosedMenu=allposts;postNum=4;src=postname)


(http://www.esercito.difesa.it/Attivita/MissioniOltremare/MissionidiOsservazione/MissioniONU/Pagine/UNMOGIPIndiaePakistan.aspx?status=In%20atto)

 

1 commento:

Fulvio ha detto...

Beh, per quanto riguarda UNMOGIP, l'India non lo riconosce e non partecipa in nessun modo, salvo quello di consentire che il Comando si sposti per qualche mese all'anno a Shrinagar e che i vari osservatori vadano in giro liberamente.
UNMOGIP avrebbe dovuto essere chiuso già vent'anni o trent'anni fa. Togliendo la nostra presenza non si fa nessun male all'India.
Ma altre forme di intervento sono più che possibili.