lunedì 19 maggio 2014

Modi ed il futuro dei due Fucilieri di Marina

Nareda Modi il leader del Partito nazionalista indiano ha vinto le elezioni e si accinge a formare il  Governo dopo aver conquistato una buona maggioranza.

Non appena in Italia sono stati resi noti i risultati, in molti hanno immediatamente annunciato una svolta  positiva per la sorte dei nostri Fucilieri di Marina ed un loro presumibile rapido rientro in Patria.

Noi tutti ci auguriamo che tutto ciò avvenga, ma preferiamo essere più cauti nel manifestare un esagerato ottimismo che alla fine potrebbe essere sconfessato dai fatti. Prima di gridare “vittoria” sarebbe, infatti,  opportuno ricordare quanto Modi  affermava sulla vicenda dei due Marò fin dall’inizio e durante tutti gli 830 giorni fino ad oggi trascorsi, in particolare,  recentemente,  durate la campagna elettorale quando ha imputato a più riprese a Sonia Gandhi di essere troppo accondiscendente sulla sorte dei due Fucilieri di Marina. Modi che a parte le forzature della campagna elettorale, in questi due anni non ha mai smesso di esprimere nei confronti dei due Fucilieri di Marina parole di ferma condanna sollecitando il Governo centrale ad adottare nei loro confronti una “punizione esemplare” ed arrivando ad invocare in più di un’occasione anche l’applicazione della pena capitale.

Ora Nareda è il nuovo Presidente indiano ed in Italia si risvegliano interessi mai sopiti di natura economica ed affaristica con l’India. Gli stessi che nel marzo 2013 spinsero a rimandare i due Marò in India, consegnandoli all’indebito giudizio di un Tribunale di Delhi, per garantire le convenienze di lobby finanziarie ed affaristiche, anche rinunciando a difendere i diritti incontrovertibili di due militari italiani incappati in una situazione difficile mentre difendevano gli interessi dello Stato su mandato del Parlamento.

Oggi sembra che siamo tornati al passato quando l’11 marzo 2013 l’Esecutivo annunciò la decisione dell’Italia di avviare un’azione internazionale per poi sconfessarla 10 giorni dopo rimandando i due Marò in India. Mentre da settimane la Farnesina parla di internazionalizzazione della vicenda e dell’avvio dell’Arbitrato internazionale ed il Ministero della Difesa invoca il diritto dell’immunità funzionale per i due militari, altri, dopo la vittoria del Bjp,  lasciano intendere che questa strada potrebbe essere abbandonata per facilitare accordi con Modi che permettano di risolvere la vicenda e nello stesso tempo garantiscano la continuità dei rapporti d’affari Italia / India.

Personalità che all’ombra di non meglio identificata expertise nelle vicende indiane,  accompagnano questo ottimismo suggerendo anche accordi “off record” con il vincitore delle elezioni dimenticando, però, il rischio che compromessi del genere potrebbero influire negativamente sullo sviluppo di una possibile futura azione giudiziaria italiana a livello internazionale. Infatti, in questo momento,  ogni possibile approccio “amicale” italiano nei confronti dell’India, costituirebbe atto compromissorio nel corso del dibattito arbitrale e rappresenterebbe un'altra manifestazione di accondiscendenza italiana nei confronti di uno Stato terzo che si aggiungerebbe all’ossequio manifestato al Tribunale indiano, dall’ex inviato speciale de Mistura e dall’Ambasciatore Mancini, in occasione di una delle ultime udienze a Delhi.

Non è escluso comunque che Modi, conclusa con successo la tornata elettorale,  potrebbe, ora, affrontare il caso dei Marò mutuando l’approccio italiano del marzo 2013. Una eventualità possibile considerate le tradizioni asiatiche in tema di “affari”, ma che, non può né deve indurre a rinunciare ancora una volta a portare avanti l’iter procedurale per l’internazionalizzazione della vicenda, primo fra tutti l’Arbitrato internazionale.


Credo che dopo 830 giorni di altalena fra machiavellici approcci, assi nella manica, ferme posizioni nei confronti dell’India che tutti ricorderemo e che non hanno portato ad alcun risultato, non possiamo ancora privilegiare tentativi di negoziato confidando nella accondiscendenza del nuovo interlocutore Modi.  


Sarebbe opportuno, quindi, pur auspicando in un approccio benevolo del nuovo Leader indiano, lasciare da parte gli accordi “di convenienza” ed attivare immediatamente il Tribunale di Amburgo perché sia nominato il collegio arbitrale, se non altro per lanciare un messaggio inequivocabile  a Modi : l’Italia è stanca di continuare  a cedere sovranità nazionale ed ad essere offesa da un Governo indiano arrogante e supponente.


Fernando Termentini 19 maggio 2014 - ore 10,00


 

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