Le
dichiarazioni dell’ex Premier Monti in occasione del suo intervento in
Parlamento il 27 marzo 201, da cui traspariva che fra i motivi che avevano
portato alla decisione di rimandare i Marò a Delhi, vi erano anche quelli di proteggere
interessi economici italiani in India, riconducibili a singoli o a lobby
economiche.
Valutazioni
presumibilmente condivise dall’allora Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado
Passera, lo stesso che oggi si ripresenta sulla ribalta politica italiana e si accinge a lanciare un nuovo partito che,
almeno in prima battuta, sembra solo guardare alla finanza e, quindi, forse tendenzialmente portato a ritenere
preminenti gli interessi economici ad altri valori come la difesa dei diritti dei
servitori dello Stato. Qualcosa di simile a quando fu deciso di riconsegnare
Latorre e Girone all’indebita azione giudiziaria di uno Stato Terzo.
Le
sorprendenti dichiarazioni dell’ex Ministro Bonino che rinunciando alle garanzie
dello Stato di diritto affermava “L’innocenza dei Marò non è stata accertata” e,
nello stesso tempo assicurava ripetutamente “un rapido processo equo”, mentre il
suo Vice Ministro Pistilli parlava di “regole di ingaggio” concordate con
l’India per una rapida e condivisa soluzione della vicenda.
Ed ancora le
estemporanee e per taluni aspetti “simpatiche” e ricorrenti dichiarazioni
dell’ex Commissario di Governo dott. de Mistura incaricato di seguire il problema come inviato speciale,
quando compariva improvvisamente sugli schermi televisivi per dirci che “aveva
assi nella manica”, che intendeva adottare nei confronti degli indiani un
“approccio machiavellico” ed era pronto
a portare avanti ferme azioni nei confronti dell’India.
Lo stesso,
però, che insieme all’Ambasciatore Mancini
lanciava segnali di subordinazione alla Giustizia indiana, partecipando
alle udienze in Tribunale, alzandosi in piedi
di fronte ai Giudici indiani, manifestando, in tal modo, un palese segnale di rispetto sicuramente
esagerato per due rappresentanti istituzionali italiani. Un ossequio che
potrebbe rappresentare un precedente a favore
della controparte indiana in un futuro dibattimento in caso di arbitrato
internazionale.
Alternanza di
dichiarazioni ed assicurazioni che ancora oggi non sembra essere destinata a
finire, anche se proposte in termini formalmente più incisivi ed apparentemente
più determinati.
La Ministro
degli Esteri Mogherini rivendica, infatti, lo sforzo per internazionalizzare
caso ma si cautela sottolineando che “il percorso non sara' facile. “Bisogna
dire verità a italiani". specifica inoltre in un’intervista radiofonica a
Radio24 e sottolinea che "Non e' una questione bilaterale", ricordando
che i due partecipavano a una missione anti-pirateria inserita in "un
sistema internazionale".
Per contro, la
Ministro della Difesa Pinotti, forse appropriandosi di competenze più proprie alla
Farnesina, afferma che è necessario passare all’arbitrato e si deve garantire ai due
Fucilieri di Marina l’immunità funzionale. Aggiunge però che prima di partire
con l'arbitrato si deve provare ad avere un'intesa con il Paese con cui c'e' il
contenzioso, riaprendo quindi le porte ad un approccio bilaterale nonostante
che la collega degli Esteri abbia affermato “non è una questione
bilaterale”. Conclude, inoltre la
Pinotti “Se cosi' non sara' non attenderemo oltre e passeremo direttamente
all'arbitrato internazionale".
Sorge
spontaneo, quindi, il dubbio su quale sarà la futura gestione della vicenda.
Un’ internazionalizzazione della stessa con l’avvio di un Arbitrato
internazionale come sembra sia nelle intenzioni della Farnesina o, piuttosto,
far precedere questa decisione da ulteriori contatti bilaterali con l’India,
dopo l’insediamento del nuovo Governo, magari preparando contatti informali ed
“off record” con il nuovo Leader indiano ?
La realtà che
si sta configurando, purtroppo, non è diversa da quella che ha caratterizzato questi
800 giorni in cui si sta trascinando la vicenda. Sembra
quasi che gli interessi economici a cui fece cenno il Senatore Monti per
motivare le decisioni prese quel fatidico 22 marzo siano ancora prevalenti e rappresentino i
vincoli da rispettare.
Traspare,
infatti, un paradigma che si ripete. Cautela nelle dichiarazioni e nelle azioni
per non “disturbare” l’India e prediligere annunci programmatici al posto di
azioni concrete.
L’attuale responsabile
della Farnesina preferisce non illudere su una rapida soluzione di un problema
di natura internazionale e non bilaterale, a differenza dell’ex Ministro Bonino
che, invece, era solita assicurare su una rapida soluzione attraverso un
processo equo affidato agli indiani. La Ministro Pinotti
sembra voler pretendere maggiori garanzie per i due militari a differenza dell’ex
Ministro della Difesa Mauro
che si limitava ad auspicare una soluzione “onorevole” del
caso.
Comunque, solo
parole, peraltro a ridosso di un momento elettorale. A quando i fatti ?
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