Oggi leggo di una denuncia presentata dal Codacons alla Procura di Roma che avrebbe aperto immediatamente un fascicolo sulla vicenda del morso dato da Suarez a Chiellini in occasione dell’incontro di calcio Italia - Uruguay svolto in occasione dei mondiali in Brasile.
Una
celerità operativa inaspettata quella
della Procura, che lascia favorevolmente sorpresi ma nello stesso suscita una
domanda che si aggiunge ai dubbi del passato: forse in Italia siamo piombati ormai in uno stato
confusionale, come ben stigmatizzato ieri Maurizio Tentor nel suo
blog (http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/07/sbaglio-o-abbiamo-uno-stato-in-stato.html).
Uno smarrimento
che coinvolge chi crede ancora nello Stato, e che deriva da una serie di
circostanze, alcune legate ad aspetti giudiziari altre all’approccio
istituzionale alla vicenda. La celerità nel decidere per il caso Chiellini,
infatti, non è paragonabile a quanto fino ad ora avvenuto per la vicenda dei
due Fucilieri di Marina
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone
trattenuti da 872 giorni a Delhi, delegando all’India la facoltà di esercitare
un’indebita azione giudiziaria nei loro confronti.
Non iniziative
di ufficio da parte della Procura per accertare la correttezza della decisione
di un “estradizione processuale” attuata in assenza di un benché minimo atto di
accusa e senza la determinazione di un Tribunale italiano. Nemmeno, però, risposte
a distanza di mesi a cittadini che a suo tempo hanno formalizzato atti con i
quali si informava l’Autorità Giudiziaria
di possibili violazioni di vincoli imposti dalla Costituzione.
Suarez ha morso Chiellini il 24 giugno
2014 e solo dopo 12 giorni, il 6 luglio viene data notizia che la Procura ha aperto un’indagine. Per fatti rappresentati
relativi ai due Marò a distanza di mesi - almeno per quanto noto - non sembra
che siano state prese decisioni.
Non è una
critica questa mia e tantomeno un rilievo, solo un’amara costatazione suffragata
da fatti derivati da iniziative personali in tal senso.
Il 13 marzo 2013 ho depositato un esposto
presso la Procura della Repubblica di Roma chiedendo che nei confronti di Latorre e Girone, in quel momento in Italia, venisse adottato il provvedimento di divieto
di espatrio perché indagati, secondo notizie di stampa mai smentite, per il
reato di omicidio volontario. Nulla fu disposto né fornita alcuna risposta a
coloro che avevano sottoscritto l’istanza ed il 22 marzo i due espatriarono
diretti in India sottraendosi al giudizio italiano sicuramente prevalente
rispetto a quello di uno Stato terzo.
Il 15 ottobre 2013 ho inoltrato alla
stessa Procura a mezzo fax e PEC un altro esposto con il quale chiedevo, fra l’altro, di
accertare la correttezza del rispetto dei vincoli Costituzionali di chi aveva
deciso di rimandarli in India per essere giudicati anche a rischio della pena
di morte. Non conosco ancora se la mia istanza sia stata accolta nonostante che
avessi invocato il diritto di essere informato qualora si fosse deciso di non
procedere.
Infine, il 20 giugno u.s. ho depositato
un altro esposto condiviso da altri 387 cittadini italiani, perché sia fatta
chiarezza sulle possibili responsabilità che ruotano intorno alla vicenda. Sono
trascorsi 20 giorni e nulla conosco sull’esito dell’iniziativa.
Pur nel massimo rispetto della gestione
procedurale e delle decisioni della Procura, non si può che rimanere smarriti
di fronte a quelle che non è azzardato definire incongruenze. Pochi giorni per
aprire un’indagine su un episodio avvenuto in un contesto agonistico, silenzio
su fatti attinenti a due militari italiani in cui palesemente l’India sta
negando anche i diritti umani con la restrizione non motivata della libertà
personale. Un disorientamento che diventa sbigottimento a fronte della nebulosa
gestione istituzionale della vicenda.
Un Presidente
del Consiglio che il 22 febbraio 2014, all’atto del suo insediamento dichiarava di aver parlato al
telefono con Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone, aggiungendo". Faremo
semplicemente di tutto"
. “Consideriamo il vostro caso una priorità siamo pronti a fare tutto quanto è in nostro
potere per arrivare il più rapidamente possibile ad una soluzione positiva”.
Da quel momento silenzio rotto dopo
qualche settimana dallo stesso Premier che informa , "La scelta di non parlarne è voluta: è una
vicenda complicata, che resta una ferita... Una parola rischia di essere di
troppo. Non credo che la soluzione sia che l'Italia vada al Parlamento europeo
perché non è quella la sede dove si risolvono i problemi con l'India. Non
faccio campagna elettorale o demagogia sulla pelle dei marò". Poi
il nulla assoluto, silenzio tombale da parte del Capo dell’Esecutivo.
La Ministro degli Esteri Mogherini che
continua a ripetere, seppure con differenti parole, concetti simili fra loro ma non ne spiega i contenuti
e tralascia di rispondere anche a semplici domande di comuni cittadini.
Un’altalena di notizie che riportano solo dichiarazioni di intenti e non atti concreti. Ci dice “Parlato ora con il Ministro degli Esteri indiano Khurshid dei nostri Maró. Lavoriamo per riportarli in Italia” . Ci racconta, “si apre una fase nuova” - "cambiando linea" - “Si esaurisce quella in cui ha operato Staffan de Mistura …. Servono figure nuove, stiamo definendo un collegio di esperti, sotto la guida di un coordinatore”
Ed ancora sempre in maniera molto generalizzata,
"Nessun passo in avanti o novità eclatanti", "Abbiamo ribadito la nostra determinazione ad
esplorare tutte le azioni politiche e legali in ambito
internazionale per vedere riconosciuti i nostri diritti ad esercitare la
giurisdizione sul caso marò" ; “Parleremo del caso Marò con Obama, come ne parliamo con la Nato e la Ue. L ’obiettivo è arrivare
al risultato, poi parleremo delle regole d’ingaggio e degli errori fatti. E’
una questione internazionale perché questa vicenda ha a che fare con le
attività e il modo di operare dei nostri militari all’estero” “I tempi di un arbitrato sono lunghi ma non
siamo ancora ad un punto insanabile nella trattativa”, "Abbiamo
ribadito il fatto che siamo pronti a esplorare tutte le opzioni a livello
internazionale per esercitare la nostra giurisdizione". "Aperta procedura internazionale”.
Quali atti giuridici internazionali siano
stai compiuti, però, non è dato da saperlo né si conoscono quali siano le
iniziative concrete in itinere per attivare la procedura internazionale tanto
invocata, prima fra tutte l’arbitrato. Tutto invece è proposto come “riservato”
quasi fossero state classificati i contenuti del Diritto internazionale e della
Convenzione di Montego Bay sul Diritto
del mare.
Infine, anche la terza figura
istituzionale direttamente coinvolta nella vicenda per attribuzioni specifiche,
la Ministro della Difesa Pinotti, non ci risparmia di promesse ma, alla stessa
stregua della sua collega degli Esteri, non informa su come in concreto intenda
procedere, come quando dichiara “Non
accettiamo un processo indiano di cui non riconosciamo la validità. Ricordo
solo che ad oltre due anni dall’incidente, a fronte di un atteggiamento da
parte dell’India dilatorio, manca ancora un atto di accusa valido. Il governo
italiano ha dovuto interrogarsi su una situazione che lo stesso presidente
della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito incomprensibile”.
Parole importanti da quale traspare che
la Ministro ammette che sia in corso una palese violazione dei diritti umani nel momento che
l’India limita la libertà personale di due cittadini italiani con lo status
militare senza produrre atti di accusa circostanziati, ma che non chiariscono
quali azioni concrete si intenda portare avanti perché a Latorre e Girone sia
restituita la loro dignità di uomini.
L’Onorevole Pinotti ci ricorda altresì
un’altra iniziativa pur continuando a non spiegare come si intende oggettivarla.
Ci dice, infatti, “Per questo si è
deciso di aprire una nuova fase che risponde ad una strategia condivisa:
l’internazionalizzazione della vicenda per innalzare il contenzioso a livello
internazionale. Trattenere due militari per oltre due anni è inaccettabile”.
Molte parole quindi, tante dichiarazioni
di intenti ma non azioni concrete come ci si aspetterebbe dopo 873 giorni di
detenzione arbitraria di due militari italiani coinvolti in ipotetici fatti
connessi al loro compito istituzionale assegnato loro dallo Stato.
Qualcosa però è stato detto forse di più preciso alla moglie di Girone ed alla compagna di Latorre convocate il 4 luglio dalle due Ministre come riportato dal sito web della Farnesina. Un lungo colloquio da quello che è dato da sapere da cui però potrebbero essere emerso qualcosa non del tutto tranquillizzante.
Solo un’ipotesi suggerita da quanto
avvenuto subito dopo, quando il 06 luglio Massimiliano Latorre
ha abbandonato la prudenza che lo ha caratterizzato in questi 870 giorni e sul suo
profilo FB è apparso un post formato da una lunga serie di punti
ed ha oscurato la sua immagine.
La situazione ha assunto ormai i connotati di una farsa inaccettabile destinata ad indurre un pericoloso stato di indeterminatezza nelle migliaia di militari italiani impegnati in missioni di Pace nel mondo. Costoro, vivendo la vicenda dei due Marò, con ogni probabilità cominciano a dubitare che, all’occorrenza, saranno garantiti loro diritti fondamentali come l’immunità funzionale. Perplessità pericolose per chi è deputato a rischiare la propria vita per difendere interessi nazionali e garantire sicurezza come, in particolare, coloro che in questo momento sono in Libano e sono ad alto rischio di essere coinvolti in un conflitto armato qualora ci sia un’escalation fra Israele e Gaza.
Fonte: http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/07/sbaglio-o-abbiamo-uno-stato-in-stato.html
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