Nulla trapela ma forse il rischio
è incombente. Come la bolla del Califfato è esplosa improvvisamente nel
Kurdistan iracheno, potremmo assistere anche ad una improvvisa spaccatura delle
realtà islamiche fondamentaliste che da tempo operano in Africa settentrionale da
cui potrebbe nascere un nuovo “ISIS africano”, nel quale potrebbe confluire tutto
l’estremismo locale.
Un’eventualità non troppo remota
considerando che in Algeria da tempo è presente ed operativa una cellula di Al
Qaeda, l’AQIM originata da un gruppo
salafita (GIA) “nato per la predicazione ed il combattimento” negli anni ’90 con lo scopo di costituire, fin da allora, uno Stato Islamico. Un gruppo eversivo
concettualmente vicino all’ISIS.
Una struttura che forse per prima
nella storia dell’eversione islamica “ha inventato l’autofinanziamento” attraverso
il ricavato di rapimenti di occidentali ed estorsioni in generale. E’ stimato
che negli ultimi dieci anni AQMI abbia raccolto più di 50 milioni di
dollari.
Nel 2013 l’intervento militare
francese ha in parte fermato o almeno disarticolato le fazioni operative nel Nord del Mali
evitando l'avanzata verso sud dei riibelli islamici che avevano l’obiettivo di impadronirsi della Capitale
e fondare , quindi, un Califfato islamico. Obiettivo che comprendeva la
liberazione del Nord Africa dall’influenza occidentale, il rovesciamento dei
governi islamici apostati, tra cui
Algeria, Libia, Mali, Mauritania, Marocco e la
Tunisia, destinati ad essere sostituiti da governi fondamentalisti sostenitori
della sharia islamica.
Ora, segnali preoccupanti fanno
presagire che almeno una parte dell’AQIM guardi con simpatia i successi
dell’ISIS e stia pensando di lasciare Al Quaeda allontanandosi dalla leadership
di al-Zawahiri per avvicinarsi politicamente e militarmente a Abu Bakr al-Baghdadi
.
Al-Baghdadi nuovo leader dell’estremismo,
autoproclamatosi califfo iracheno, operativo da tempo anche con altri nomi
secondo quanto riportato negli archivi dell’ex agente americano Edward
Snowden ed oggi personaggio di spicco della corrente più estremista dell’Islam
Sunnita.
Protagonista negativo dello scenario mondiale ha fondato il Califfato Islamico dell’ISIS e
dopo una lenta penetrazione del territorio iracheno si è insediato nell’antica
Mesopotamia, nell’area di Mossul una delle più grandi ed importanti città
dell’Iraq dove il Califfato ha posto le sue basi.
Leader di una struttura economicamente potente come ci riferisce
l’analista Michael Knights, socio del
Washington Institute per le politiche Nord americane in Medio Oriente, che stima
l’ISIS come l’organizzazione
terroristica più ricca del mondo. I proventi derivano da una gestione criminale
del petrolio iracheno, contrabbandato attraverso la Siria in Turchia ed anche
verso l’Occidente. Un traffico illegale con introiti che oscillano tra i 2
milioni di dollari e i 4 milioni di dollari al giorno. Risorse immense che
permetterebbero agli estremisti di “acquistare” la vittoria ed imporre in un periodo
medio lungo il proprio dominio su intere zone della Mesopotamia con le
drammatiche conseguenze che sono già sotto gli occhi di tutti.
Il suo leader Abu Bakr al-Baghdadi viene
guardato con interesse da altre fazioni dell’estremismo islamico presente nel
mondo ed in particolare in Africa
settentrionale. L’AQIM ne è un esempio.
Da sempre vicina ad Al Qaeda ora sembra in procinto di spaccarsi con una
divisione pericolosissima che potrebbe essere determinante per una nuova destabilizzazione
dell’Africa Settentrionale dopo i discutibili successi della Primavera Araba.
Uno scisma, come ci riferisce il
ben informato quotidiano algerino El Kabar, accompagnato esternamente da altre fazioni
come la tunisina Ansar al-Sharia, gruppo estremista propugnatore del
radicalismo che nel luglio 2013
ha dichiarato la sua fedeltà all’ ISIS attraverso
un appassionato discorso tenuto nella moschea di Kairouan dal suo portavoce di AST, Seifeddine Rais, e dal sostegno all’ISIS
da parte del leader di Boko Haram, Abubakar Shekau.
Una frattura che potrebbe
avvenire nel breve periodo. Infatti, in ambito AQIM si stanno sempre di più
consolidando posizioni divergenti. Abu
Musab Wadud (Abdelmalek Droukdel) leader
di spicco dell’AQIM ha negato
ufficialmente ogni forma di fedeltà
all’ISIS anche se circolano voci che il 4 luglio 2014 abbia scambiato
segretamente due lettere con al-Baghdadi manifestando tutto il proprio sostegno.
Un’ambiguità che è accompagnata dalle prese di posizione di
gruppi jihadisti salafiti algerini che sempre secondo El Katbar sembrano essere
orientati a giurare fedeltà incondizionata
ad al-Baghdadi, fondando una succursale dello Stato islamico nel Maghreb, al di
fuori dell'organizzazione di appartenenza.
Una situazione ancora fluida ma
che evidenzia una certa propensione a virare verso l’ISIS abbandonando Al Qaeda.
Pericolosa realtà, che analisti locali guardano con preoccupazione anche
considerando la consistente esistenza di depositi di armi di qualità in Libia, che
potrebbero essere acquistate dall’ISIS e distribuite alle fazioni amiche che
stanno emergendo nell’area.
In sintesi, nel breve periodo si potrebbero configurare tre
scenari diversi ed in concorrenza fra loro.
Un secondo scenario rappresentato dal consolidamento
di forze alleate alla Libia ed all'Egitto gestito dalla supervisione di
al-Baghdadi.
Infine, un terzo scenario con la nascita
di un califfato minore che si potrebbe
radicare sui territori libici controllati dalle milizie jihadiste.
Una situazione che potrebbe
diventare ingestibile se non affrontata immediatamente, con ricadute
assolutamente negative sulla sicurezza internazionale venendosi a creare una
terza area di instabilità dopo quella irachena e siriana e di cui potrebbero
trarre un vantaggio strategico Hamas e gli hezbollah libanesi vicini all’Iran che, al
momento, è un silente ed attento osservatore delle vicende.
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