l nuovo
Presidente dell’India secondo alcuni rappresentanti istituzionali italiani
dovrebbe gestire nell’immediato futuro la sorte dei due nostri Fucilieri di Marina Massimiliano
Latorre e Salvatore
Girone con un approccio “accondiscendente” e restituirli
all’Italia nel breve periodo.
Da NY la
Ministro degli Esteri Mogherini ci rassicura. In occasione di una conferenza
stampa, infatti, ci informa "sono impegnata io personalmente insieme al
presidente del Consiglio e il ministro della Difesa, anche perché i mesi a
seguire saranno cruciali".
Ottimismo già
palesato dal Presidente Renzi quando attraverso l’ANSA ha riferito di una sua
telefonata con MODI e che Roma ha trovato una sponda nel premier indiano che si
è detto d'accordo con Renzi sulla necessità di "mantenere un dialogo
ravvicinato a tutti i livelli".
Parole che si
sovrappongono alle migliaia di espressioni di rassicurazione che ormai da quasi
tre anni ci vengono propinate dai responsabili istituzionali italiani dopo
l’assurda decisione del Governo Monti di rimandarli in India il 22 marzo 2013.
Gli unici
risultati fino ad ora ottenuti sono quelli di essere riusciti ad ottenere che Massimiliano Latorre
trascorra un periodo di convalescenza in Italia dopo il grave malanno che lo ha
colpito, e che Salvatore
Girone continui a rimanere in India vivendo da solo le giornate sicuramente con
lo stress e l’ansia del caso, mentre i Tribunali indiani dimostrano come la
cultura giuridica indiana sia quella di rinviare le udienze piuttosto che
decidere.
Peraltro, la molta
fiducia in Modi palesata in Italia a livello istituzionale ed anche da
importanti media nazionali, contrasta
con l’approccio tenuto dall’Unione Europea e dagli USA nei confronti di
Narenda, guardato, invece, sempre con
sospetto e sanzionato nell’arco della sua militanza. Ma chi era effettivamente costui ?
Narenda Modi è stata sempre una figura
molto controversa. Da giovane militava nel partito indiano di estrema destra Rss, Pronto
ad accettare durante la campagna elettorale l’appoggio degli estremisti indù,
oggi alleati del suo partito nazionalista Bjp.
È stato sempre molto ambiguo e pragmatico
anche di fronte a gravi evidenze, come l’eccidio di circa 2000 persone, musulmani
e cristiani, avvenuto nel 2002
a Godhra, nello Stato del Gujarat di cui era
governatore.
In quell’occasione ebbe a dire: "Non
ne ho mai sentito parlare", suscitando per questo la reazione della Ue e
degli Usa, che lo definirono "persona non gradita".
Personaggio controverso che forse solo il
nostro Premier guarda con aspettativa quando si è detto "molto fiducioso nel nuovo governo
indiano" , dimenticando forse che, invece, durante la campagna elettorale
Narenda Modi accompagnava le promesse di
miracoli economici con l’intenzione di usare il pugno di ferro contro i nostri marò.
Forzatamente
riabilitato agli occhi della UE e degli USA dopo la sua elezione a Presidente
dell’India, il passato di Modi, però,
torna improvvisamente alla ribalta in quanto una
Corte Federale di New York ha spiccato un mandato di comparizione nei
confronti del primo ministro dell'India accusato di violazione dei diritti
umani e di genocidio nei confronti delle minoranze musulmane.
L’ANSA da NY
ci informa che il New York Times ha dato notizia del provvedimento formalizzato
dopo una denuncia presentata da due cittadini indiani residenti negli Usa per i
fatti del 2002 in
cui il Premier indiano Governatore del Gujarat viene indicato come
"responsabile di assassinio, violenza organizzata ed evacuazione forzata
su larga scala" ai danni della popolazione di minoranza musulmana.
All'epoca,
peraltro, ricorda il New York Times, anche gli Stati Uniti si dissero convinti
delle responsabilita' di Modi, al punto che nel 2005 gli rifiutarono il visto
di ingresso nel Paese.
E’ spontaneo,
dunque, chiedersi come italiani quanto potrà essere affidabile ed risolutivo il ruolo di MODI nella vicenda dei nostri marò,
ostaggio dell’India oltre 900 giorni. Forse
ce lo potrebbero spiegare il Premier, La Ministro degli Esteri e quella della
Difesa che ancora oggi rassicurano di aver preparato gli atti per avviare un
arbitrato internazionale ma preferiscono prima percorrere la strada di una
soluzione diplomatica, nonostante che lo stesso Modi abbia affermato che
"la giustizia indiana e' libera, giusta e indipendente".
Emerge, quindi, il dubbio se non sia azzardato
continuare a percorrere la strada del dialogo con una controparte presieduta da
chi di fronte ad un eccidio etnico / religioso avvenuto nello stato che
governava ebbe a dichiarare "Non ne
ho mai sentito parlare", suscitando le reazioni degli USA e della UE.
mail@fernandotermentini.it
Nessun commento:
Posta un commento