Dal rientro in Italia di Massimiliano Latorre
per un periodo di convalescenza di 4 mesi a seguito di un
grave malanno che lo ha colpito a Delhi il silenzio è diventato poi assoluto. Solo
rare e ripetitive dichiarazioni da parte di rappresentanti di vertice della
Difesa e degli Esteri per rassicurare che era stato predisposto quanto necessario
per avviare un arbitrato internazionale che, però, ancora non veniva
ufficializzato per dare spazio ad un’azione diplomatica non meglio chiarita.
Prendiamo atto che, come in passato, gli italiani per essere aggiornati
devono fare riferimento alla stampa indiana e sia sempre il Governo di Delhi a
dare notizie e quasi mai quello italiano. Nella fattispecie, infatti, si parla
dell’esame di una soluzione del caso proposta da Roma, ipotesi sconosciuta agli
italiani in quanto ritenuti, forse, dallo Stato cittadini non affidabili e quindi
non meritevoli di una democratica informazione.
Una scelta che però è difficile condividere. Oserei affermare
offensiva nei confronti delle centinaia di migliaia di cittadini impegnati a tenere alta l’attenzione sulla sorte dei
due Fucilieri di Marina e preoccupati
che l’Italia abbia ceduto ancora una volta il diritto di esercitare la propria
sovranità delegando uno Stato terzo ad esercitare un’indebita azione
giudiziaria.
L’oscurantismo, però, giustifica ogni illazione, per cui proviamo
ad ipotizzarne e proporre un paio di quelle che potrebbero essere le soluzioni
italiane proposte all’India, attraverso un’analisi di quanto avvenuto in questi
900 giorni.
La prima, una proposta italiana di scambiare i 18 marinai indiani
fermati recentemente nel canale di Sicilia a bordo di una nave carica di 40 ton
di sostanze stupefacenti, applicando un accordo bilaterale sottoscritto in tal
senso nell’agosto 2012. Soluzione che presenterebbe al mondo i due militari italiani come comuni
delinquenti.
Una seconda soluzione e forse la più realistica potrebbe essere
quella che l’Italia ha deciso di percorrere la “road map” da tempo proposta dal
Vice Ministro degli Esteri Lapo Pistelli, quando il 16 maggio 2013 in occasione del Forum
dei giornalisti del Mediterraneo dichiarò che "In questo momento la
collaborazione con le autorità indiane e' ottima. Sono state gia' concordate le
“regole di ingaggio per il giudizio che gli indiani si apprestano a dare sui
due fucilieri, cosi' come sono gia' state concordate anche le condizioni
successive a una sentenza. Questo mi permette di dire - ha aggiunto Pistelli -
che la vicenda e' avviata correttamente e aspettiamo solo che finisca".
Nell’uno e nell’altro caso, però, la possibile conclusione della
vicenda non rappresenterebbe una vittoria diplomatica italiana. Piuttosto
l’ennesima “soluzione all’italiana” che garantirebbe il rientro in Patria dei
due militari per la massima soddisfazione delle loro famiglie e di loro stessi,
ma ad un prezzo altissimo in termini di immagine degli interessati e dell’intero
Paese. Presupposti che si sarebbero potuti evitare solo rispettando i vincoli
costituzionali in tema di estradizione e non esercitando nei loro confronti,
invece, il 22 marzo 2013 nei loro
confronti “un’estradizione passiva” a favore dell’India.
Uno scambio di prigionieri, infatti, darebbe per scontato un
coinvolgimento dei due marò in un fatto delittuoso e, ancora peggio, la seconda
soluzione rappresenterebbe un’ennesima cessione di sovranità nazionale nel
momento che l’Italia, rinunciando alle proprie prerogative garantite dal
Diritto internazionale, preferirebbe concordare con l’India un’azione giudiziaria
condivisa invece di pretendere che l’India rispetti l’immunità funzionale dei
due militari garantita loro dal diritto pattizio e quanto previsto da UNCLOS (United Nations Convention on the Law of the Sea)
ratificato in sede
internazionale da
Delhi.
I due Fucilieri di Marina rientrerebbero in Italia e questo
sarebbe il vero successo ma il prezzo da pagare sarebbe altissimo. I due
militari ritornerebbero, infatti, in
Patria privati della dignità di cu avrebbero diritto e per l’Italia agli occhi del mondo sarebbe
un’altra vittoria di Pirro.
2 commenti:
i nostri governanti hanno confermato che le strategie di badoglio e del re nel '43.... sono sempre attuali !!! ...e purtroppo ne sanno qualcosa TUTTI i nostri uomini in divisa anche all'interno del territorio italiano !! Paolo Gennari - Silea
Vera o falsa che sia, l'accusa è omicidio, cioè un reato comune. I militari devono stare sulle corazzate e non sui mercantili, se vogliono una presunta immunità
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