Alcuni settimane orsono
ebbi a scrivere in forma interrogativa se l’Italia fosse un bancomat per il
terrorismo (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/11/italia-bancomat-terrorismo.html).
Fernando
Termentini 23 dic. 2014 - ore 11,30
Oggi purtroppo sono portato
ad affermare che l’Italia è un “Bancomat” e basta.
Una cassa continua non
solo sotto il profilo economico ma anche per quanto attiene alla cessione della
sovranità nazionale di cui ormai ogni altro Stato può appropriarsi senza
suscitare le reazioni delle nostre Istituzioni, piuttosto pronte a chinare la
testa e a barattare ciò che, invece, per diritto competerebbe.
E’ infatti di oggi la
notizia, riportata anche su un importante quotidiano nazionale, che i media
indiani informano che “l’Italia offre scuse e risarcimento”. In cambio, il rientro e processo italiano per i due fucilieri”.
Un’Agenzia di stampa che da Delhi ci dice della “disponibilità di pubbliche
scuse da parte dell'ambasciatore italiano per l'uccisione dei due pescatori
indiani uccisi ed un importante risarcimento per le loro famiglie, in cambio
del rientro di Massimiliano
Latorre e Salvatore Girone in Italia, dove sarebbero sottoposti
a processo”.
Notizia riportata anche da
un importante quotidiano “The Economic Times (ET)” , che assicura di aver
consultato "fonti governative indiane del massimo livello". Racconto che
l’Ambasciata italiana, come riporta l’Agenzia ANSA, non approfondisce
rispondendo di non avere commenti da fare sul tenore dell'articolo, pubblicato
all'indomani dell'ammissione da parte del governo indiano di avere allo studio
una proposta italiana.
La stessa agenzia, però,
precisa anche che il quotidiano indiano spiega che fonti del Ministero degli
Esteri indiano hanno ammesso che
l'Italia ha presentato "alcuni elementi" per una soluzione amichevole
della questione attraverso un negoziato fra i due governi. I responsabili indiani
della sicurezza, però, sembrerebbero
essere contrari alla proposta e chiedano, ancora una volta, che i due militari riconoscano le loro
responsabilità ed una volta condannati in India potranno rientrare in Italia in base
al Trattato bilaterale sottoscritto nell’agosto 2012, scontando la pena in
Italia.
Continua, quindi, un
baratto fondato su una ignominiosa contrattazione che pone come merce di
scambio due cittadini italiani, due militari colpevoli solo di aver detto
“obbedisco” quel famoso 22 marzo 2013, quando l’Italia li riconsegnò all’India
rinunciando ai propri diritti di Nazione sovrana, omettendo di assicurare ai
due militari il diritto dell’immunità funzionale e forse anche alcune garanzie
costituzionali. Un vero e proprio
mercato in cui la merce è il futuro di due italiani come abbiamo anche avuto
occasione di affermare recentemente (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/12/i-mercato-dei-maro.html)
.
Non ci sono
parole di fronte a questa ennesima e palese abdicazione della sovranità nazionale. Se le cose stanno come viene
riferito dalla stampa indiana è difficile capire su che cosa si basi la recente
contrarietà espressa nei confronti dell’India dal nostro Presidente della
Repubblica. Infatti l’India ancora una volta sta giocando il ruolo perché l’Italia
lo permette.
Gridiamo vittoria per la
liberazione di ostaggi italiani in mano dell’ISIS o di altre formazioni
terroristiche, dimenticando di dire che il successo deriva dal pagamento di un
riscatto e non da successi diplomatici o di intelligence ed ora continuiamo a percorrere
la strada del baratto riconoscendo danni,
peraltro tutti da provare e comunque già pagati nel maggio 2012. Lo facciamo impegnando
risorse economiche che sono degli italiani per raggiungere un successo che ci è
dovuto, quello della riconsegna da parte
di Delhi dei due Fucilieri di Marina.
Forse l’Italia sta per
annunciare una sconfitta mascherata da un successo. Se, infatti, le notizie di ieri fossero confermate il
nostro Governo è in procinto di riconoscere la responsabilità di quanto accaduto
il 15 febbraio 2012 senza che l’India
abbia ancora prodotto prove. Lo facciamo dopo che a due nostri militari da
oltre 1000 giorni è stato negato dall’india senza prove il più elementare dei
diritti umani quello della libertà personale e dopo aver accettato che Delhi
abbia anche oltraggiato la Convenzione di Vienna minacciando a marzo 2013
l’immunità diplomatica dell’Ambasciatore
Mancini.
Se quanto affermato
dall’Economist Time trovasse riscontro è difficile, anche. Condividere la contrarietà espressa dal Presidente della
Repubblica nei confronti dell’India. Piuttosto siamo noi italiani ad essere
adirati con coloro che a livello istituzionale da oltre un anno ci prendono in
giro affermando che è pronta l’internazionalizzazione della vicenda e l’avvio dell’arbitrato
internazionale e
poi invece viene portato avanti un baratto inaccettabile, in cui la merce di scambio è rappresentata dal
futuro di due cittadini italiani e delle loro famiglie.
Un’altra vergogna si
aggiunge alla ignominiosa gestione della vicenda che si trascina da oltre 1000
giorni che deve lasciar pensare su come forse anche in mille altri settori
della vita nazionale il rispetto dei cittadini non esiste più, sostituito dalla convinzione che gli italiani
siano una schiera di creduloni da abbindolare con promesse sconfessate dai
fatti.
Per questo, forse, il Presidente della Repubblica avrebbe ben
ragione di contrariarsi e commuoversi di fronte ad un militare bistrattato
dallo Stato che ieri - ancora una volta - ha avuto la fierezza di dire
“nonostante tutto ancora mi fido delle Istituzioni” .
Nessun commento:
Posta un commento