Una legge derivata da
una direttiva europea che si rifaceva a quanto in precedenza attuato sulla
"pelle" dei cittadini di
Cipro, proprio per salvare le banche cipriote. A legge approvata nessun
dettaglio è stato dato a livello istituzionale almeno fino a questo momento, silenzio
accompagnato dal "rispettoso" quiete degli organi di informazione,
cartacei ed a video. Solo qualche flash pubblicati il 3 luglio sul quotidiano
"Il Tempo" (pag. 17) e sul quotidiano specializzato in problemi
finanziari, Il Sole 24 Ore (http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2015-07-03/banche-caso-salvataggio-pagheranno-prima-privati-104631.shtml?uuid=ACmHkDL&fromSearch).
Qualcosa invece è
comparso sul Web quasi in tempo
reale, pubblicato da blogger e da testate online che ancora cercano di
mantenere vivo il diritto di espressione del un libero pensiero. Mi unisco a
costoro non accettando quello che potremmo chiamare il "silenzio di
Stato" in quanto non ritengo accettabile che una democrazia avanzata i
mezzi di comunicazione si adeguino ad un oscuramento "voluto
dall'alto" degno delle migliori tradizioni dell'ex Unione Sovietica e di
qualche altro Stato moderno che ancora si rifà a modelli di un passato
anacronistici e sconfessati dalla storia.
Una prima domanda
dunque. Ci troviamo di fronte ad
un'informazione carente o, piuttosto, ad un'omissione di informazioni
pilotata su aspetti importanti come una legge che - almeno per quanto noto -
andrebbe ad intaccare i risparmi di milioni di italiani. Persone che durante una vita di lavoro si sono impegnate
per garantirsi un piccolo / grande patrimonio fondato su sacrifici ed attenta
amministrazione del proprio budget.
Qualche dettaglio,
dunque, per meglio comprendere. L'Europa prima e l'Italia poi hanno deciso di
assicurare risorse certe a Istituti bancari in sofferenza finanziaria anche se derivata da una speculative gestioni. Prime fra tutte la scelta di
utilizzare i fondi della BCE concessi a
tasso zero non utilizzati per favorire il processo produttivo nazionale, ma per
guadagnare attraverso investimenti su derivati piuttosto che su Titoli di Stato emessi da Paesi a rischio di
insolvenza come la
Grecia. Forse una delle maggiori banche che potrebbero
trovarsi in questa condizione in caso di un tracollo greco è proprio la Deutsch Bank tedesca
accompagnate da banche italiane già travolte da perdite consistenti per
investimenti sui "derivati".
Tutte le ipotesi sono
lecite in assenza di un'informazione nazionale e confutabili solo da notizie
certe e non sicuramente dal silenzio istituzionale. Il tacere, infatti, non
paga ma lascia aperte le porte alle più svariate valutazioni che sicuramente in
un momento di disagio economico come l'attuale non inducono fiducia nelle
famiglie italiane a favore della ripresa economica.
E' difficile non avere
dubbi leggendo il 3 luglio "L’aula della Camera ha
approvato in via definitiva la legge di delegazione europea 2014 che recepisce
58 direttive europee, adegua la normativa nazionale a 6 regolamenti Ue e attua
10 decisioni quadro. I sì sono stati 270, 113 i no, 22 gli astenuti, come
dettagliatamente riportato al link http://www.gazzettadellasera.com/la-grande-rapina-e-servita-il-pd-fa-approvare-alla-camera-in-via-definitiva-il-prelievo-forzoso-dei-soldi-dai-cc/#sthash.EMlXMeEo.dpuf.
Notizia peraltro ripresa
anche dal blog di Grillo e da dichiarazioni del 2 luglio dell'Onorevole Giorgia
Meloni, su Facebook: “Renzi continua a pagare il pizzo alle lobby che lo hanno
piazzato a Palazzo Chigi: oggi alla Camera il Pd e la maggioranza stanno
votando il prelievo forzoso sui conti correnti superiori ai 100 mila euro per
salvare le banche dal default. Indecente e scandaloso (http://www.ecplanet.com/node/4694).
Tutto si è concretizzato
il 2 luglio subito dopo l'incontro del
nostro Premier con la Merkel in Germania avvenuto il 1° luglio. Una coincidenza
? Un caso ? La certezza non c’è ma quello che è sicuro che le date portano ad
ipotizzare questo ed altro.
Sempre in assenza di
precisazioni o possibile smentite ufficiali altri dubbi si aggiungono. In
primis, si è indotti a pensare che quanto approvato sia una mossa economica
strategica concordata fra i partiti politici che hanno concorso ad approvare la
legge ed i banchieri e le lobby di dimensione internazionale collegate a
strutture come la Bieldberg e la Trilaterale o partecipate da coloro che il 2
giugno 1992 si incontrarono a bordo del panfilo
Britannia per concertare in maniera assolutamente riservata la gestione
delle risorse economiche mondiali.
(http://archiviostorico.corriere.it/2009/giugno/16/CROCIERA_DEL_BRITANNIA_FRA_AFFARI_co_9_090616045.shtml?refresh_ce-cp).
Siamo, quindi, di fronte
ad un silenzio istituzionale accompagnato dal consenso degli organi di
informazione che è diventato un comportamento usuale e prevalente in questo
caso e per altri fatti importanti per
l'Italia. Uno per tutti, la vicenda dei due Marò iniziata da più di 1200
giorni su cui nulla o assai poco viene chiarito. Anche recentemente la più
totale confusione in occasione dell'annuncio del ricorso all'Arbitrato
internazionale previsto dalla Convenzione del mare UNCLOS. Scarne Agenzie di
stampa accompagnate da poche righe sui quotidiani nazionali senza specificare
aspetti fondamentali attinenti alla forma dell'Arbitrato stesso. Dettaglio di non
poco conto se non altro perché qualora fosse scelta la strada dell'Arbitrato
Consensuale i due militari continuerebbero ad essere ostaggio dell'India e non
affidati, invece, ad uno Stato Terzo se
si fosse scelta la forma obbligatoria.
Vari dunque i fatti costituzionalmente rilevanti passati sotto silenzio. Una legge che autorizzerebbe di ripianare i dissesti finanziari delle banche con i soldi dei cittadini e la consegna di due militari italiani al giudizio indebito di uno Stato Terzo, nel cui ordinamento prevede la pena di morte, come avvenuto il 22 marzo 2013 per i due Marò.
Una mancanza di
chiarimenti accettata supinamente dai maggiori organi nazionali di informazione
che non fa onore ad una Nazione come l'Italia, custode di una democrazia
conquistata con il sacrificio dei propri cittadini e che ora la politica cerca
di oscurare ricorrendo a strutture "monopartitiche", peraltro non elettive ma imposte.
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