Sicuramente
un passo in avanti dopo tanto silenzio e che dimostra come si siano perduti
inutilmente oltre due anni dopo aver interrotto l’iter dell’Arbitrato avviato
il 18 marzo 2013 come informava un comunicato del Governo reso noto dalla Farnesina.
(http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2013/03/20130318_maro_comunicato_governo.html).
Una
posizione politico / diplomatica che - come risulta - fu ufficializzata anche
alle Ambasciate italiane nel mondo con un documento diretto agli Ambasciatori
perché potesse “…..essere utilizzato
dalle SS.LL. negli ulteriori contatti che avranno con le rispettive Autorità di
accreditamento….”.
Provvedimento
coordinato anche con l’allora Ministro della Difesa Di Paola che “…..concordava
sul fatto di tornare alla carica con i legali indiani perché presentassero una
petition per ritardare il rientro dei marò in India e formalizzare una nota per
una consultazione con ex art. 100 di UNCLOS come indicato dalla stessa Corte
Suprema…..”.
Improvvisamente
tutto, però, fu ribaltato dall’improvvisa
e per taluni aspetti imprevista decisione del Premier Senatore Monti che il 22
marzo 2013 decise di rimandare in India i due Fucilieri di Marina. I due
militari furono rispediti a Delhi come un vero e proprio "pacco
postale". Più precisamente, con un accompagnamento coatto dell'allora Vice
Ministro degli Esteri Staffan De Mistura utilizzando un volo di Stato. L’Ambasciatore
Terzi, assolutamente contrario a quanto avvenuto, si dimise da Ministro degli
Esteri.
Dimissioni
che, come si ricorderà, suscitarono polemiche non ancora sopite, basate anche
su dichiarazioni che ancora oggi
lasciano molto perplessi. Una fra tutte quella del Senatore Monti “Sono rimasto
stupefatto per ciò che il ministro Terzi ha fatto e per ciò che non ha fatto”.
Perché l’ex ministro, spiega Monti, “poteva opporsi e non si è opposto” (Blitzquotidiano 10 luglio
2015 -
http://www.blitzquotidiano.it/blitz-blog/maro-ministro-terzi-santagata-colpa-2229866/).
Affermazioni che, forse per dimenticanza, non tengono
conto di quanto riportato in documenti ufficiali come una lettera del 21 marzo
2013 (il giorno prima del rientro dei Marò in India, ndr), indirizzata al
Presidente del Consiglio a firma dell’allora Ministro Terzi. Un documento nel
quale è possibile leggere tra l’altro “………………delle preoccupazioni e delle
riserve che ho ritenuto per parte mia, di rappresentare al riguardo e continuo
ad avere ……., Le sottopongo un progetto di nota verbale. Essa contiene le
condizioni veramente minime, in un quadro peraltro problematico e di evidente
ambiguità, che questa Amministrazione ritiene debbano essere accettate da parte
indiana al fine di: salvaguardare anche di fronte ai nostri principali partners
internazionali la credibilità della linea del Governo maturata nei giorni
scorsi …….”.
Il
parere del Ministro Terzi non fu ascoltato come non si tenne conto del parere
giuridico del Ministro della Giustizia Severino. Si preferì, invece,
prediligere gli interessi economici di
lobby ancora peraltro non chiariti nonostante che nel tempo si sia tentato in
più riprese di coinvolgere anche l’Autorità Giudiziaria ("LiberoReporter ", 11 luglio 2015, http://www.liberoreporter.it/2015/07/primo-piano/caso-maro-responsabilita-e-malaffare-fuori-gli-altarini.html).
Di
fronte a scenari del genere diventa sempre più urgente affidare ad una
Commissione di inchiesta Parlamentare il compito di accertare le responsabilità
politiche e giuridiche di chi ha deciso di sacrificare due cittadini italiani pur di non
compromettere altri interessi, peraltro sicuramente ininfluenti di fronte al
rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.
Avverrà
mai ?
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