Il flusso di disperati che sbarcano sulle coste italiane è ormai una realtà con la quale convivere ogni giorno.
Per contro viene dato risalto ad
un twitter del Ministro Alfano che annuncia la cattura di un rapinatore omicida
dell’orafo di Prati. Un giusto plauso alle Forze dell’Ordine ma anche una
notizia di routine trattandosi di una normale operazione di Istituto. Non
sarebbe male, invece, se il Ministro
degli Interni accompagnasse questi ed
altri “editti di successo” con qualche
commento su come viene gestito il problema dei migranti e l’ordine pubblico
collegato e sui palesi “ripensamenti” di
qualche Prefetto sulla dislocazione dei migranti,
come ci indicano i fatti in provincia di
Treviso e di Eraclea.
La situazione è sempre più
caotica. Sicuramente non aiuta nè la gestione del problema né un coinvolgimento
condiviso e cosciente della popolazione italiana, certamente disponibile ad
“accogliere”, ma nello stesso tempo in diritto di pretendere garanzie per la
difesa della propri sicurezza e della proprietà
privata.
Nulla viene chiarito. Solo frasi ricorrenti di noti
buonisti che accompagnano quello di coloro che gestiscono l’accoglienza sotto l’insegna
del “no profit”. Tutti all’unisono pronti a giustificare disagi,
improvvisazioni gestionali maldestre e raffazzonate con la parola “emergenza”, usata per convenienza e non perché realtà
oggettiva. Il processo migratorio è, infatti, ormai consolidato e con un trend
assolutamente prevedibile nel tempo e quantificabile nei numeri e, quindi, da affrontare con una pianificazione seppure di massima. http://fernandotermentini.blogspot.it/2015/07/continua-la-non-informazione-e-ancora.html).
Definirlo emergenza come ci
trovassimo a fronteggiare un’improvvisa catastrofe naturale è, invece,
un’esemplificazione quanto meno opportunistica perché giustifica decisioni che
contrastano anche con i diritti dei cittadini italiani e perché consente,
inoltre, di applicare normative “più snelle”
per gli acquisti delle risorse necessarie o l’affidamento dell’assistenza dei
migranti.
A questa discutibile definizione
del processo in corso se ne sovrappone, ora, un’altra di natura giuridica.
Un sofisma non chiaro nel momento che si
difende lo status di profughi per coloro che arrivano sulle nostre coste ma nello
stesso tempo la magistratura arresta gli scafisti per “favoreggiamento all’immigrazione clandestina”.
E’ già accaduto in passato come
ampiamente pubblicizzato dalle fonti istituzionali e ieri confermato dall’arresto per questo
reato dei due scafisti che hanno traghettato la famiglia della bambina siriana
Ragad, lasciata morire sul gommone per
coma diabetico dopo che costoro avevano
buttato a mare le fiale di insulina di cui la bambina aveva bisogno.
Una domanda sorge quindi
spontanea e la vorrei rivolgere al Ministro della Giustizia e degli Interni: sui gommoni vengono trasportati profughi o
clandestini ?
Ad oggi non è chiaro. Nemmeno il
Parlamento pretende che sia fatta chiarezza con interrogazioni mirate.
Piuttosto, si preferisce continuare a parlare di emergenza, vocabolo
assolutamente idoneo per giustificare l’inefficienza, la mancanza di programmazione
e finanche la gestione estrema dell’ordine pubblico.
2 commenti:
Concordo con quanto hai scritto. Dipende dalle esigenze del momento.
Una volta sono PROFUGHI una volta CLANDESTINI.
Se devi giustificare uno o più arresti devi parlare di CLANDESTINI .......
se stai parlando con quella cima della BOLDRINI devi parlare di PROFUGHI se no starnazza come una papera ....
Dov'è l'Italia dei diritti degli italiani ??
Anche io voglio essere ospitato in albergo a tre sttelle a carico del governo con TV e Telefonino ...... ovviamente vicino al mare.
Buongiorno,
anzi, buona notte, visto che sono già le due del mattino.
Ho letto il suo pensiero sul blog di "catena umana".
Ho commentato e poi, incuriosito, ho voluto cercare su Internet il suo blog: ed ecco che l'ho trovato.
Le faccio il copia/incolla da Facebook per darle soddisfazione.
Bravo!
Claudio Bettinelli
Cremona
L''osservazione è intelligentissima. Qui siamo dove volano i condor, oltre le montagne. Ma allora a che distanza siamo, qui, dal normale livello politico e strutturale? In SECONDA LINEA io parlo sempre di 'ovini', e quindi di stalle e pascoli... Insomma, siamo al livello del suolo.
Una bella distanza! Eh... sarà difficile che degli ovini possano rispondere in modo soddisfacente alla domanda di un condor. ��
http://secondalinea.org/immagini-4/
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