COVID-19
un virus fino ad ora sconosciuto si è impossessato del mondo globalizzato, dell’economia
dei Paesi, delle persone, cancellando intere generazioni. Non risparmia nessuno
ed in particolare quelle Nazioni che negli anni hanno intaccato l’efficienza
della sanità, Paesi come l’Italia che negli ultimi 10 anni ha chiuso 175 Ospedali
ed aperto 9282 Centri di accoglienza per immigrati.
Strana
Patria questa Italia che sacrifica i nostri anziani per carenza di posti letto negli
Ospedali, ma accoglie clandestini requisendo hotel e che gestita da improvvisatori
della Politica presenta al mondo responsabili della cosa pubblica privi di
cultura specifica e della necessaria esperienza. Indecisi nelle scelte, spesso
contraddittori, poco inclini al confronto per giungere a conclusioni condivise.
“Serva Italia, nave senza nocchiero, in un
mare in tempesta, non donna di provincie, ma bordello” (Purgatorio, canto VI
versi 76-78)”, amara riflessione di Dante sulla condizione politica dell’Italia
dei suoi tempi, condizione che la nemesi storica ripropone in un momento in cui
la Nazione è soggetta all’attacco di un nemico sconosciuto, subdolo ed
invisibile, il COVID-19.
Una
situazione nebulosa quella italiana che oggi si propone con un Presidente del
Consiglio che prima annuncia i Decreti e poi li ufficializza e che dopo quasi
due mesi dall’insorgere della pandemia si è finalmente deciso di “narrare” in
Parlamento le sue decisioni. Lo stesso Presidente che il 31 gennaio 2020 aveva
invece dichiarato lo Stato di emergenza per Coronavirus, fissandone una durata
di 6 mesi. Un segnale, questo, che lascia pensare che forse il Governo avesse intuito la
gravità della situazione rimanendo però statico e senza compiere atti concreti fino
a metà del marzo successivo.
Assoluta
confusione in tutto. Quattro diverse autocertificazioni in due settimane, DCPM (Decreti
del Presidente del Consiglio) complessi nei contenuti molte volte non sufficientemente
chiari. Disposizioni dirette a tutta la popolazione spesso poco incline a
rispettare regole, pronta a sostituire l’Inno di Mameli con “Bella Ciao” per
poi tornare a cantarlo di nuovo quando assediata dal COVID -19.
Una
classe dirigente che fin ad ora non ha
perso occasione di dissacrare le FA per poi ricorrere ai militari per vigilare
strade e costruire Ospedali da Campo.
In questo mare in tempesta emerge, però, l’etica innata nel DNA
degli italiani. Medici ed infermieri che si prodigano nelle corsie senza
risparmiarsi pur privi di adeguate protezioni. Personale mandato contro il nemico
subdolo con un minimo indispensabile per la loro protezione individuale, alla
stessa stregua dei soldati che furono impiegati senza adeguati equipaggiamenti in
Teatri di guerra contaminati da Uranio Impoverito. Decisioni affrettate di chi
ha la responsabilità di gestire e lo fa con la supponenza della carica
ricoperta e non per conoscenza specifica e capacità organizzative.
Trentasette
medici sono morti per Covid-19, un numero impressionante che evidenzia come un’epidemia
da coronavirus non si controlla con gli ospedali ma con una tracciatura precisa
attraverso test rapidi ed efficaci.
Una
serie di eventi tragici che dovrebbe indurre a far eseguire i Test di positività
anche senza sintomi, non solo a calciatori, politici e VIP ma anche e
soprattutto ai sanitari chiamati ad operare sul campo, alle Forze dell’Ordine ed
ai militari che operano sulle strade per garantire la sicurezza sanitaria di
tutti.
E’
auspicabile, infine, che ai medici defunti sia riconosciuta la qualifica di
Vittime del Dovere alla stessa stregua di altri servitori dello Stato caduti nell’adempimento
delle loro mansioni.
Roma,
26 marzo 2020, ore 17,00
Fernando
Termentini
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