giovedì 26 marzo 2020

COVID – 19. LE INCONGRUENZE ITALIANE



COVID-19 un virus fino ad ora sconosciuto si è impossessato del mondo globalizzato, dell’economia dei Paesi, delle persone, cancellando intere generazioni. Non risparmia nessuno ed in particolare quelle Nazioni che negli anni hanno intaccato l’efficienza della sanità, Paesi come l’Italia che negli ultimi 10 anni ha chiuso 175 Ospedali ed aperto 9282 Centri di accoglienza per immigrati.
Strana Patria questa Italia che sacrifica i nostri anziani per carenza di posti letto negli Ospedali, ma accoglie clandestini requisendo hotel e che gestita da improvvisatori della Politica presenta al mondo responsabili della cosa pubblica privi di cultura specifica e della necessaria esperienza. Indecisi nelle scelte, spesso contraddittori, poco inclini al confronto per giungere a conclusioni condivise.
 “Serva Italia, nave senza nocchiero, in un mare in tempesta, non donna di provincie, ma bordello” (Purgatorio, canto VI versi 76-78)”, amara riflessione di Dante sulla condizione politica dell’Italia dei suoi tempi, condizione che la nemesi storica ripropone in un momento in cui la Nazione è soggetta all’attacco di un nemico sconosciuto, subdolo ed invisibile, il COVID-19.
Una situazione nebulosa quella italiana che oggi si propone con un Presidente del Consiglio che prima annuncia i Decreti e poi li ufficializza e che dopo quasi due mesi dall’insorgere della pandemia si è finalmente deciso di “narrare” in Parlamento le sue decisioni. Lo stesso Presidente che il 31 gennaio 2020 aveva invece dichiarato lo Stato di emergenza per Coronavirus, fissandone una durata di 6 mesi. Un segnale, questo, che lascia pensare  che forse il Governo avesse intuito la gravità della situazione rimanendo però statico e senza compiere atti concreti fino a metà del marzo successivo.
Assoluta confusione in tutto. Quattro diverse autocertificazioni in due settimane, DCPM (Decreti del Presidente del Consiglio) complessi nei contenuti molte volte non sufficientemente chiari. Disposizioni dirette a tutta la popolazione spesso poco incline a rispettare regole, pronta a sostituire l’Inno di Mameli con “Bella Ciao” per poi tornare a cantarlo di nuovo quando assediata dal COVID -19.
Una classe dirigente che fin ad ora  non ha perso occasione di dissacrare le FA per poi ricorrere ai militari per vigilare strade e costruire Ospedali da Campo.
In questo mare in  tempesta emerge, però, l’etica innata nel DNA degli italiani. Medici ed infermieri che si prodigano nelle corsie senza risparmiarsi pur privi di adeguate protezioni. Personale mandato contro il nemico subdolo con un minimo indispensabile per la loro protezione individuale, alla stessa stregua dei soldati che furono impiegati senza adeguati equipaggiamenti in Teatri di guerra contaminati da Uranio Impoverito. Decisioni affrettate di chi ha la responsabilità di gestire e lo fa con la supponenza della carica ricoperta e non per conoscenza specifica e capacità organizzative.
Trentasette medici sono morti per Covid-19, un numero impressionante che evidenzia come un’epidemia da coronavirus non si controlla con gli ospedali ma con una tracciatura precisa attraverso test rapidi ed efficaci.
Una serie di eventi tragici che dovrebbe indurre a far eseguire i Test di positività anche senza sintomi, non solo a calciatori, politici e VIP ma anche e soprattutto ai sanitari chiamati ad operare sul campo, alle Forze dell’Ordine ed ai militari che operano sulle strade per garantire la sicurezza sanitaria di tutti.
E’ auspicabile, infine, che ai medici defunti sia riconosciuta la qualifica di Vittime del Dovere alla stessa stregua di altri servitori dello Stato caduti nell’adempimento delle loro mansioni.
Roma, 26 marzo 2020, ore 17,00   
Fernando Termentini

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