venerdì 16 aprile 2010

Gli attenti terroristici “non convenzionali”

Se Al Qaeda entrasse in possesso di armi nucleari, per il mondo "sarebbe una catastrofe". L'ammonimento arriva dal presidente americano Obama, che ha sottolineato questo pericolo durante il summit di Washington sulla sicurezza nucleare. L’allarme lanciato dal Presidente degli Stati Uniti è quanto mai attuale in uno scenario mondiale del post-Guerra Fredda che abbatte il rischio di una minaccia di confronto nucleare ma, nello stesso tempo, paradossalmente propone il problema della disponibilità ed accessibilità a materiale radioattivo non protetto. Uranio Impoverito e Plutonio, scorie delle centrali nucleari, materiali radioattivi conservati nei depositi una volta gestiti da Grandi Potenze nucleari come l’ex Unione Sovietica ed ora non più vigilati appropriatamente, materiale che potrebbe essere utilizzato per scopi non leciti. Unendo, ad esempio, una sfera di plutonio delle dimensioni di una pallina da tennis con dell’esplosivo plastico del tipo convenzionale, analogo a quello utilizzato dai terroristi kamikaze, si potrebbe realizzare qualcosa di potenzialmente molto pericoloso. Un IED del genere se fatto esplodere disperderebbe nell’ambiente polveri radioattive con proprietà letali immediate ed in grado di provocare un inquinamento ambientale destinato a durare decenni. Varie fonti ci dicono che già in passato Al Qaeda ha cercato di entrare in possesso di materiale radioattivo per realizzare “bombe sporche”, senza raggiungere per fortuna lo scopo. Non si può essere certi, però, che in futuro qualche organizzazione terroristica non riesca nello scopo e possa realizzare attentati “sporchi” o solo minacciarne l’esecuzione instaurando un clima di ricatto terroristico di grande valenza. Un rischio globale che giorno dopo giorno aumenta con il proliferare dell’uso del nucleare anche solo per scopi pacifici, in particolare se gestito da realtà politiche vicine ideologicamente al network terroristico mondiale. Sicuramente non rassicuranti i messaggi che arrivano dall’Iran contro lo Stato ebraico e che accompagnano la conferma dello sviluppo nucleare iraniano. Da Teheran l'agenzia d'informazione "Fars" riferisce che il numero due dell'Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran (Oeai), Behzad Soltani, ha annunciato che l'Iran diventerà una potenza nucleare entro un mese. "Nessun Paese penserà di attaccare l'Iran dopo il suo ingresso nel club" dei Paesi nucleari. Soltani, ha incontrato recentemente studenti dell'Università di Kashan, nell'Iran centrale, confermando che sono stati completati al 70% i lavori per la costruzione della centrale nucleare di 360 megawatt e un reattore nucleare ad Arak che concorrerebbe, nel breve periodo, ad incrementare la disponibilità non controllata di materiale radioattivo anche solo di scarto ma comunque impiegabile nelle “Dirty Bombs”. Il nucleare iraniano potrebbe rappresentare anche un esempio da imitare per Egitto, Turchia e Arabia Saudita con un conseguente aumento di disponibilità di sostanze radioattive assolutamente fuori dal controllo delle Agenzie Internazionali preposte ad esercitare la vigilanza dello specifico settore. I possibili “IED sporchi”, peraltro, potrebbero essere approntati utilizzando non solo materiale radioattivo, ma anche sostanze chimiche e biologiche ad alta letalità che potrebbero essere disperse nell’ambiente da un’esplosione convenzionale. Sostanze spesso anche ricavabili da normali processi produttivi della chimica industriale civile e che possono essere dispersi nell’ambiente con una certa facilità come vari episodi di inquinamento ambientale hanno dimostrato anche recentemente. Cosa sarebbe accaduto, infatti, se ad inquinare il fiume Lambro non fosse stato semplice petrolio ma un agente chimico ad alta tossicità o polvere di plutonio dispersa nell’acqua ? Le preoccupazioni del Presidente Obama e degli altri capi di Stato sulla gestione del materiale nucleare sparso nel mondo è assolutamente fondata ma forse troppo limitativa se orientata solo ad occuparsi del “rischio radiologico” come possibile pericolo terroristico a livello globale. Piuttosto dovrebbe rappresentare un punto di partenza per un impegno internazionale indirizzato a valutare e monitorare costantemente questo particolare rischio, affidata ad Agenzie specializzate preparate per analizzare il problema nel suo complesso e proporre soluzioni operative e tecnologiche che esaltino le condizioni di sicurezza sul piano globale, abbattendo il rischio di “attentati sporchi”. Strutture che abbiano l’autorità di imporre, ad esempio, la dislocazione e la gestione di reti di sensori per rilevare minacce chimiche, biologiche e nucleari almeno nei luoghi pubblici densamente frequentati, come le stazioni ferroviarie, le metropolitane, i centri commerciali, applicando standards comuni che superino qualsiasi interesse statale e territoriale. La Nasa e il Pentagono Defense Threat Reduction Agency (Dtra) hanno già avviato studi in tal senso per realizzare strumenti adeguati tipo “palmari” o “telecamere per la sorveglianza passiva” in grado di captare immediatamente la presenza di sostanze pericolose chimiche e radioattive con lo scopo di fornire ai responsabili della sicurezza elementi utili per la scelta di appropriate contromisure. Iniziative che, però, non dovrebbero essere solo appannaggio di alcune particolari entità istituzionali o private ma essere gestite da un’Agenzia Internazionale appositamente designata. Una struttura capace di assicurare una costante vigilanza per prevenire attacchi terroristici sporchi escludendo il rischio di allarmi generalizzati che potrebbero innescare un panico collettivo difficilmente controllabile e che inciderebbe negativamente su qualsiasi processo di sviluppo sociale ed economico ed esalterebbe, invece, la “paura” che si impossessa di chi è a rischio di qualsiasi ipotesi di attacco terroristico “sporco”.
16 aprile 2010

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