venerdì 25 febbraio 2011

L’emergenza umanitaria in Libia è destinata a crescere

In Libia l’emergenza umanitaria che si sta configurando potrebbe crescere a dismisura in termini di numero di morti e feriti non solo determinati dalla repressione in atto. Se la marea di profughi aumentasse e fossero chiuse le frontiere lungo le strade che conducono in Egitto ed in Tunisia, la gente potrebbe scegliere di percorrere il deserto per fuggire dalla Libia. In questo caso sarebbe elevatissimo il rischio che costoro vadano ad incappare in ordigni bellici non esplosi (mine e quanto altro) ancor attivi e sparsi sul terreno. In territorio egiziano ci sono moltissimi campi minati realizzati con ordigni di nuova generazione impiegati dall’Esercito di Mubarak negli anni cinquanta - sessanta ai quali si aggiungono gli ERW (Explosive Remants of the War) ancora funzionanti che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale. Mine antipersona ed anti carro concentrate nella zona tra la depressione di al Quattara ed Alamein, intorno alla città di Marsa Matrouh e di al Sallum, vicino al confine libico. Nel maggio del 2010 fonti governative egiziane responsabili dello sminamento e dello sviluppo della costa nord-occidentale hanno denunciato la presenza di più di 16 milioni di mine su una superficie stimata di 248 kmq ed ulteriori 5,5 milioni di ordigni antiuomo risultano essere state posate nel Sinai e nel deserto nord orientale. Per quanto attiene alla Libia non si conoscono numeri certi in quanto non è stato mai possibile effettuare rilevamenti sul territorio, ma per quanto noto la situazione è altrettanto pericolosa. Sul territorio libico esiste una consistente contaminazione da ERW che risalgono al Secondo Conflitto Mondiale ancora attivi ed ai quali si aggiunge quanto ereditato dai conflitti con l'Egitto nel 1977 e con il TCiad dal 1980 al 1987. Inoltre in territorio libico è acclarata una presenza consistente di mine lungo tutte le linee di confine con il TCiad, l’Egitto e la Tunisia. Una situazione estremamente pericolosa per chi volesse attraversare il confine percorrendo il deserto, Costoro potrebbero incappare in questi ordigni che esplodendo ucciderebbero o provocherebbero lesioni ed invalidità permanenti. Esiste anche il rischio che nel deserto possano esistere “isole minate” a difesa dei depositi militari e dei probabili siti di stoccaccio di sostanze chimiche letali (in particolare gas) che quasi sicuramente Gheddafi non ha totalmente distrutto all’atto della dichiarazione della messa a bando delle armi chimiche. Le zone più a rischio sono quelle dislocate a ridosso del confine del TChiad e delle aree della Marmarica a ridosso dell’Egitto e del Sudan. Peraltro, se Gheddafi decidesse di dare un ultimo colpo di coda utilizzando anche armi chimiche come peraltro ipotizzato dall’ex Ministro libico Mustafa Abdel Galil (fonte ANSA), il disastro umanitario che coinvolge la popolazione locale potrebbe crescere a dismisura estendendosi anche ad altre realtà confinanti con la Libia. Un’altra faccia della medaglia che forse meriterebbe attenzione dell’Unione Europea che sta ancora meditando.

25 febbraio 2011 - ore 16,00

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