lunedì 18 marzo 2013

L’India annaspa


Gli indiani stanno annaspando dopo la decisione italiana di non fare rientrare in India i due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone entro la data del 22 marzo prossimo giorno in cui scadrà la licenza di quattro settimane loro concessa.

Il potere giudiziario indiano si arroga il diritto di non validare l’immunità dell’Ambasciatore italiano nel rispetto della Convenzione di Vienna sottoscritta anche da New Delhi fin dal 1965.

L’inviolabilità comporta una serie di garanzie per colui che ne ha titolarità che non posso essere disattese da uno Stato sovrano e tantomeno da un Tribunale.  Colui al quale viene riconosciuto il diritto di immunità  con un atto formale di “gradimento” da parte di uno Stato sovrano, non può essere fermato dalla Polizia, non può essere perquisito né individualmente nè dove lavora o alloggia. Al massimo lo Stato può annullare il gradimento e rimpatriare l’interessato, ma mai limitarne la libertà personale.

Il Governo di Delhi potrebbe “sussurrare” un divieto di movimento per lanciare un segnale politico, ma sicuramente nessun atto giudiziario potrebbe impedire ad un Diplomatico di rientrare in Patria. Qualora invece l’Ambasciatore italiano fosse trattenuto si eserciterebbe nei suoi confronti un atto arbitrario configurabile nella presa di “ostaggio”, azione di estrema gravità se commesso da un Paese che ha aderito alle regole del Diritto internazionale  e che susciterebbe la disapprovazione del mondo intero. 

L’India sta dimostrando di brancolare nel buio. Falchi e colombe si pronunciano minuto dopo minuto accavallandosi nelle dichiarazioni dando corpo a contrasti interni mai cancellati ma  sempre esistiti e dovuti alle  differenze di casta che nei decenni hanno contraddistinto la cultura e la tradizione indiana. Questa volta i magistrati di fronte ad un esecutivo che ancora non si pronuncia,  ma che è l’unico a poter decidere se l’Ambasciatore italiano deve essere espulso perché non gradito o a confermare la fiducia nei suoi confronti.

In questo contesto un fatto è certo : i Giudici indiani sanno di non avere alcun diritto di sottoporre a giudizio i nostri Marò e stanno annaspando facendo finta di disconoscere anche i contenuti della Carta delle Nazioni Unite di cui l’India fa parte. In particolare l’Articolo 33 del Capitolo 6 della Carta che obbliga gli Stati a trovare soluzioni pacifiche in caso di controversie internazionali, ricorrendo ad ogni possibile concertazione diplomatica che non è certo la negazione dei diritti propri ad un Ambasciatore. Qualora la mediazione non fosse possibile l’ONU  prevede che uno degli Stati interessati possa  invocare una decisione arbitrale internazionale.

Roma lo ha fatto, ma i Giudici di Delhi continuano a “fare gli indiani”. Forse  a tal punto senza esitazione l’Italia dovrebbe mandare un segnale richiamandosi al diritto “di reciprocità”, inducendo New Delhi a più miti consigli ed ad un maggiore rispetto delle Convenzioni sottoscritte negli anni

Roma 18 marzo 2013 – ore 17.00  

3 commenti:

Nicola ha detto...

Grazie Generale Termentini, per la sua puntuale e precisa informazione. Modesto parere mio infatti, è che il nostro Ambasciatore non debba assolutamente lasciare l'India, non perchè lo intimano loro, ma perchè in questo momento il suo ruolo è più importante la che non in talia. Almeno per adesso. Cordialità!!!

antonio seraglia ha detto...

Grazie Generale, per le precise e ineccepibili considerazioni. Neppure gli ambasciatori di Gheddafi o di altri gestori di stati canaglia sono mai stati "imprigionati" dai Paesi offesi da attentati come UK e USA, ma semplicemente espulsi. Quello che però non è mai chiaro è: ma NOI Italia cosa abbiamo intenzione di fare?...cosa aspettiamo ancora a reagire?...quale cavolo di strategia è continuare a dire che ci affidiamo agli organismi internazionali?...Non ha pagato con i Marò, che secondo me sono ancora in pericolo, a seconda del governo che verrà....Ma anche in conseguenza dell'avere pensato a risolvere solo "tecnicamente"(cioè proceduralmente, tipo "la giurisdizione") e non "eticamente", cioè SONO INNOCENTI e BASTA!....La convinzione di INNOCENZA comprovata e diffusa, aldilà dell'attesa della fine dei processi, avrebbe smosso le coscienze degli uomini giusti di tutte due le parti...Io stesso non sarei così addolorato dall'andamento delle cose, se non fossi CONVINTO di questa SITUAZIONE UMANA INGIUSTA....Per cui, sapendo già del tuo lavoro per dimostrae l'innocenza in sede giudiziale, e appurare le responsabilità, PROPONGO di ricominciare a battere mediaticamente sulla realtà dell'INNOCENZA, non solo del diritto, ptramite ad esempio Post ben congegnati, utilizzando parti della perizia Di Stefano, e quant'altro, per diffondere e convincere...La chiamata alla COSCIENZA, anche delle parti avverse, non è per me un'utopia; è sempre stata un potente motore di cambiamento, anche nell'area di un "nemico attuale" come l'India o la Sinistra italiana, che hanno caratteristiche variegate nelle espressione ideologiche e intellettuali collettive e individuali(cioè non sono solo bande di criminali, ma "espressioni di società")...Battiamo di nuovo con forza non solo sul DIRITTO, ma sull'INNOCENZA, sulla COSCIENZA e sulla CONDIZIONE UMANA dei protagonisti !!!....Ancora grazie e cari saluti.

Stefano ha detto...

Generale,
concordando con Antonio Seraglia ritengo che lo stesso attivismo debba essere esercitato non solo in Italia, ma anche all'estero.

Riporto di seguito il post che ho pubblicato un paio di giorni fa sul sito della CNN e su quello del Times of India. Forse la stupirà (ha stupito anche me), ma su quest'ultimo a fronte di soli 13 commenti negativi ne ho ricevuti anche 9 positivi e 6 addirittura di 'raccomandazione'. Naturalmente lascio a chiunque lo volesse fare piena libertà di riutilizzarlo ed adattarlo.

Post:

'This is how the world outside India looks at the case. The Italian Marines have been illegally arrested and detained by India through deception in the first place more than one year ago (the italian ship was called into port from international waters using the lie of requesting cooperation in identifying a pirate ship). With no shame, the case was then used by local politicians in Kerala-India to win local elections. To trumpet the nationalistic card has always been the hallmark of corrupt and undemocratic states. For more than one year India has been in contempt of international laws governing jurisdiction in the high seas and military personnel deployed in international missions. The investigation by the local police of Kerala has been a farce and timed to blackmail the Italians (who have already made a substantial donation to the bereaved families - promptly accepted - as an act of generosity without acknowledging any guilt in the incident).  . Before cremating the fishermen bodies and sinking their boat, the autopsy had revealed that the bullets were 7mm soviet made, completely different from the 5 mm NATO standard adopted by the Italian army. Indians seems not to know the meaning of the words "law" and "rights". Rome waited for more than one year for New Delhi to decide on the jurisdiction (clearly Italian) and to produce reliable proof about the alleged shooting. Nothing happened. They just kept the 2 soldiers in a limbo, hostages of corrupt and twisted local politics. The reality is that India has committed so many abuses in this case that nobody knows anymore how to extricate himself. Politicians are passing the hot issue to judges and judges back to politicians and nobody is willing to take responsibility. Italy should have acted much earlier and much more strongly. The way the decision was made not to return the marines to India is unfortunate, but at this point the only possible. After more than one year of restraint Italy was left with no other option but playing the game with the some rule used by India in the first place: deception. Listening to agitated journalists and anchormen, sciovinistic and corrupt politicians has not helped Indian people to form a fair judgment on the case.'

Saluti e buon lavoro.

Stefano