L’articolo 1 della Costituzione
italiana cita testualmente “ L’Italia
è una Repubblica
democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la
esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. “
Parole a base della nostra storia
democratica troppe volte disattese dimenticando che democrazia (dal greco δῆμος
(démos): popolo e κράτος
(cràtos): potere, Wikipedia ndr) significa esattamente un sistema di governo
in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente,
dall'insieme dei cittadini.
Un concetto che ha trovato una propria espressione storica
tutte le volte che si è voluto dare “voce” al popolo perché esprimesse
liberamente il proprio pensiero da cui trarre spunto per governare. Una
possibilità concretizzabile solo concedendo spazio al confronto nel massimo
rispetto delle posizioni reciproche anche se non condivise.
I moderni sistemi di comunicazione potrebbero
facilitare questo contraddittorio fra la base e le Istituzioni. Uno fra tutti
il social network Facebook, moderna
rappresentazione della ”Agorà”,
la piazza principale dove la gente poteva esprimere la “polis”, il luogo della democrazia per antonomasia, sede delle assemblee dei
cittadini che vi si riunivano per discutere i problemi della comunità e
decidere collegialmente sulle leggi.
Un moderno strumento,
attraverso il cui ridare la parola ai cittadini e riconsegnare loro il “diritto
di mugugno” che rappresenta da sempre il link naturale per riavvicinare il
popolo alle Istituzioni, rendendo possibile
il confronto con coloro che sono stati delegati dalla sovranità popolare
a gestire le sorti del Paese. Una speranza che ieri veniva confermata dai fatti
quando improvvisamente ho preso coscienza e conoscenza che forse si apriva una
finestra sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e
per tutti gli altri cittadini italiani (forse qualche decina) lasciati nelle
mani di Stati terzi con una scarsissima se non assente attenzione dell’Italia.
Una fiducia suscitata
dall’improvvisa ricomparsa su FB di una pagina titolata al Ministro degli
Esteri Emma Bonino (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225?ref=stream),
presentata dalla stessa con parole che inducevano ottimismo “Sono contenta di
avere questa opportunità di confronto con voi. Vorrei rispondere a tutti, ma purtroppo non ho
sempre il tempo di farlo. Vi chiedo quindi di comprendere e avere pazienza. Per
parte mia cercherà di fare del mio meglio.
Una sorpresa rassicurante per
tutti coloro che come me hanno seguito le sorti dei due Fucilieri di Marina nel
corso degli ultimi 19 mesi. Una pagina dove peraltro i primi spazi di
discussione erano dedicati ai lavori dell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite
ed all’impegno della Farnesina per la
soluzione del caso d’Alessandro. Immediati quindi i commenti di chi come me
chiedeva notizie sulla sorte dei due Fucilieri del S.Marco e del perché si
fosse deciso di non portare avanti l’arbitrato internazionale.
Il tutto con toni assolutamente
educati, senza polemica di sorta, solo incisività determinata dall’affetto nei
confronti dei due Fucilieri di Marina. Ci aspettavamo quindi delle risposte
costruttive come ci aveva abituato l’ex Ministro Terzi nella sua pagina di FB.
Un sereno confronto di idee, uno scambio di pareri, anche su posizioni diverse
ma senza appropriarsi dell’esclusività gestionale dei post da parte
dell’intestatario della pagina.
In questo caso invece una
reazione totalmente diversa. Pressoché tutti gli interventi dei cittadini sono
stati rigettati con prese di posizione permeate da sofismi inconcludenti e da
giudizi di “off topic” attribuiti a coloro che si proponevano nella pagina del
Ministro. Una gestione assolutamente poco comprensibili nel momento
che il Ministro Bonino si era presentata con le parole “Sono contenta di avere questa opportunità di
confronto con voi”.
Una dichiarazione di intenti sconfessata
quindi dai fatti e non solo dalle parole in quanto gli oltre 50 commenti sono
spariti dal Web, cancellati con un’azione di censura assolutamente
improponibile in un Paese democratico (o forse non li trovo più io a causa
delle mie scarse conoscenze informatiche).
In questo modo è stata cancellata
l’opportunità di qualsiasi confronto come i cinquanta post scomparsi avrebbero
forse dimostrato, commenti comunque raccolti e conservati, alcuni dei quali
anche pubblicati sul Web http://alfredodecclesia.blogspot.it/2013/09/guai-nominare-i-maro-alla-bonino.html?spref=fb.
Sono stati cancellati dalla “bacheca che li ospitava ma esistono ed evidenzieranno sempre l’approccio
incomprensibile di chi dovrebbe essere deputato a gestire relazioni
internazionali.
Signor Ministro, prendiamo atto
della Sua decisione di gestire la pagina come meglio crede. L’aver cancellato o messo da parte i commenti a cui
faccio riferimento è una scelta come tante altre, ma almeno se ancora crede nel
confronto democratico tante volte da Lei richiamato, apra uno spazio sui due Marò e ci dia la
possibilità di esprimere democraticamente il nostro punto di vista.
Altrimenti parlare di democrazia
è un ripetere solo parole come quelle che ci sentiamo reiterare da Lei su una soluzione (processo) per
Massimiliano e Salvatore “ equo
e rapido”, mi permetto di dire pleonastiche ed insopportabili dopo più di 600
giorni dall’inizio della vicenda.
29 settembre 2013, ore 14,30
3 commenti:
Sarebbe veramente ora che il governo italiano (già ma quale?) alzasse la voce sul piano diplomatico internazionale. Cosa ha fatto questo governo per risolvere il caso? Quali iniziative diplomatiche? Quali pressioni verso la comunità Europea? Sono o no cittadini europei? Quali richieste all'ONU?
Due Governi hanno gestito la vicenda dimostrando incapacità, inerzia e vigliaccheria. Non esistono giustificazioni a che due servitori dello Stato siano tenuti in ostaggio da una potenza straniera da quasi due anni. Del resto hai constatato come non esista dialogo con la istituzioni. L'unico segnale forte che possiamo dare è quello di esprimere uniti il nostro dissenso come ti avevo proposto
Martucci purtroppo molti parlano e pochi fanno. se mi mandi una tua nemail ti spiego dettagliatamente
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