L’India sta dimostrando ancora una volta di non sapere cosa sia il
Diritto Internazionale e la Convenzione di Montego Bay sottoscritta in ambito
ONU. Delhi si propone, infatti, con impenetrabile ambiguità, adottando due pesi
e due misure nei confronti dell’Italia e degli USA.
Mostra i muscoli con
l’Italia e non riconosce le più
elementari regole del diritto internazionale e di quello pattizio, nega
l’immunità funzionale a due militari italiani riconosciuta in tutto il mondo e,
peraltro, applicata da Delhi in più di un’occasione a favore dei propri militari colpevoli di reati immondi
come lo stupro.
Si cala, invece, le brache nei confronti degli USA come palesemente dimostrato ieri da una
dichiarazione del vice consigliere indiano per la sicurezza nazionale, Nehehal
Sandhu in occasione di un episodio simile a quello della Enrica Lexie e che ha
coinvolto una nave americana.
Una posizione indiana
stigmatizzata in una nota pubblicata nel blog “Altra informazione” gestito dal
dott. Alfredo d’Ecclesia.
Alfredo scrive partendo da un mio post pubblicato su Facebook : “Caso marò: L'India riconosce il diritto internazionale...agli altri “
“NOTIZIA
DA LEGGERE ATTENTAMENTE E SE IN NOSTRI RAPPRESENTANTI ISTITUZIONALI ED IN PARTICOLARE
IL MAE NON ATTIVA IMMEDIATAMENTE L'ARBITRATO INTERNAZIONALE O NASCONDEE
QUALCOSA O SI DEVE FARE UN SEGUITO AL MIO ESPOSTO DI IERI ! Fernando
Termentini.
(ANSA)
- NEW DELHI, 17 OTT - Se si dovesse accertare che il pattugliatore 'Seaman
Guard Ohio'di proprieta' di una societa' Usa bloccato sabato con armi e
munizioni a bordo al largo dello Stato del Tamil Nadu non era in acque
territoriali indiane, allora ''sara' difficile avviare contro di esso qualsiasi
azione''. Lo ha dichiarato oggi a New Delhi il vice consigliere indiano per la
sicurezza nazionale, Nehehal Sandhu.
''Si
deve capire - ha detto parlando con i giornalisti secondo l'agenzia di stampa
Pti - che le acque territoriali dell'India si estendono per 12 miglia nautiche. Su
tutto quello che accade oltre non possiamo esercitare la nostra sovranita'''.
''Per cui - ha aggiunto - se c'e' una nave oltre questo limite facendo
qualunque cosa, che possiamo fare noi in base alla legge? Le leggi non possono
essere inventate''. Sulla collocazione del pattugliatore in mare al momento del
sequestro vi sono notizie contrastanti. Secondo una fonte era a 15 miglia dal porto di
Tuticorin, secondo un'altra a 45
miglia . L'incidente e' in qualche misura assimilabile a
quello in cui sono coinvolti i maro' Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.
Il 15 febbraio 2012 la petroliera Enrica Lexie si trovava a 20,5 miglia nautiche
dalla costa quando sono morti due uomini del peschereccio indiano St. Anthony.
Secondo la denuncia della polizia, il Seaman Guard Ohio, battente bandiera
della Sierra Leone, e' entrato illegalmente nelle acque territoriali indiane
con un quantitativo di armi e munizioni. L'equipaggio, composto da 35 uomini di
diverse nazionalita', e' stato denunciato per possesso ingiustificato di armi.
Dopo aver scortato la nave nel porto di Tuticurin, la polizia ha sequestrato 31
fucili e oltre 5.000 proiettili. La nave appartiene alla societa' Usa AdvanFort
(con sede in Virginia), che fornisce servizi di scorta anti pirateria ai
mercantili che transitano nell'Oceano Indiano. L'equipaggio, composto da dieci
marinai (otto indiani e due ucraini) e 25 agenti di sicurezza (sei britannici,
14 estoni, quattro indiani e un ucraino), e' stato interrogato dagli inquirenti
indiani.
Come
giustamente ha fatto osservare il Gen. Fernando Termentini la
notizia è clamorosa,notizia che di per se basterebbe a chiedere le dimissioni
del governo italiano,è in atto un ulteriore vigliaccheria nei confronti di Max
e Salvo i nostri due marò. Di fatto la Corte Suprema in maniera subdola e vigliacca
,comunque ha riconosciuto che l’incidente della Enrica Lexie non è avvenuto in
acque territoriali indiane,ora che il governo italiano si pronunci
immediatamente e chiedi o il pronunciamento della Corte Suprema sulla
giurisdizione,oppure nella incapacità di chiedere e con troppi scheletri
nell’armadio ,chieda immediatamente l’arbitrato internazionale,lo ribadisco
chieda immediatamente l’arbitrato internazionale. Alfredo d'Ecclesia
Maro': Bonino, dossier complesso,sì a consigli no a polemiche. (ANSA) - ROMA, 17 OTT - "Il nostro impegno e' di portare a casa i maro'" e "accetto consigli da tutti ma sono un po' meno disposta ad accettare polemiche" perché "abbiamo ereditato un dossier" di grande complessità……”.
Parole
incisive ma, almeno per me, poco chiare.
Chiedo, quindi, al Ministro Bonino come sia possibile aderire
al Suo invito di ricevere
“consigli” dopo che ha chiuso nella sua pagina su FB (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225
) il Thread dedicato ai marò.
Una
decisione che ha portato all’insorgere di polemiche attraverso moltissimi post
sicuramente “off topic” pubblicati da
molti in spazi della pagina dedicati ad altri temi. Un’azione voluta non per
innescare una disputa lessicale ma solo perché non esiste altro modo per
esprimere il proprio pensiero sullo specifico tema in una pagina che la dottoressa Bonino
presenta come un’occasione di confronto di idee. Uno spazio dedicato ad un
Ministro della Repubblica diventato ormai una bacheca passiva dove qualsiasi
annuncio o espressione di pensiero cade nel vuoto.
Ieri in
un altro scritto ho chiesto al Ministro di riaprire lo spazio dedicato a
Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ,
oggi mi ripeto anche alla luce della disponibilità dichiarata all’ANSA dalla
dottoressa Bonino.
Ministro,
sarebbe auspicabile una dimostrazione aperta e trasparente della disponibilità dichiarata ieri all’ANSA di
voler ascoltare la gente ed essere pronta a recepire consigli. Una
dichiarazione che abbia un seguito e non rimanga un ennesimo puzzle di parole !
Con
l’occasione un mio primo modestissimo consiglio : l’episodio della nave USA e le
conseguenti dichiarazioni indiane riaprono la porta per avviare un urgente
arbitrato internazionale, occasione misteriosamente abbandonata dal marzo u.s.
Un modestissimo
suggerimento, validato da pareri di
esperti di diritto internazionale che ci dicono che sarebbe un’azione
risolutiva a cui l’India non potrebbe sottrarsi e destinata a concludersi in un
tempo massimo di 60-90 giorni. Un flash, rispetto ai 20 mesi trascorsi senza
risultati da quel lontano 15 febbraio 2012.
1 commento:
Bravissimo....
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