Appena 10 giorni orsono tutti coloro che
dal primo momento si occupano della triste vicenda di Massimiliano Latorre
e Salvatore Girone, hanno gridato un entusiastico “evviva!” leggendo le agenzie
di stampa attraverso le quali la Ministro Mogherini annunciava l’inizio di una
nuova fase per i due Fucilieri di Marina.
Dopo mesi di buio assoluto, infatti, in
cui il Governo Letta aveva proseguito la linea di accondiscendenza nei
confronti dell’India instaurata dal Governo Monti, qualcosa di nuovo sembrava
affacciarsi all’orizzonte.
De Mistura l’inviato speciale italiano
veniva sollevato dall’incarico di “inviato speciale” seppure accompagnato da
parole di “summa cum laude” in cui probabilmente ha creduto solo lui dopo che il suo machiavellico approccio al
problema aveva prodotto i risultati a tutti noti.
Finalmente la Responsabile della
Farnesina ci faceva sapere che “E' stato avviato un percorso di procedura internazionale sul caso dei due fucilieri
detenuti in India", sostituendo le ricorrenti assicurazioni del
precedente Ministro che per quasi un anno insieme a de Mistura ci avevano
assicurato con cadenza ciclica “un processo rapido ed equo”, con qualcosa di
concreto sul piano giuridico. Qualcosa da tempo auspicato da moltissimi, esperti
di Diritto Internazionali, analisti di situazione, esperti di pirateria
marittima, comuni cittadini ed in primis l’Ambasciatore Terzi che dall’11 marzo
2012 tuonava, solo contro tutti, la necessità di ricorrere all’Arbitrato
internazionale.
Una voce quella della Mogherini a cui
faceva da controcanto l’altra importante dichiarazione del Ministro della
Difesa Pinotti che nella stessa circostanza invocava il diritto italiano di
garantire ai due militari l’immunità funzionale, prerogativa riconosciuta in
tutto il mondo e non invocata - almeno per quanto noto - solo dai predecessori
della Pinotti nei precedenti Governi Monti e Letta.
La Ministro in quei giorni annunciava
quindi l’inizio di “una fase nuova” anche se forse iniziata in un modo non
completamente condivisibile, partendo da un atto ufficiale come la quinta nota
verbale inviata all’India, riservandosi di decidere il tipo di passi successivi
da compiere dopo la risposta indiana.
Oggi, 5 maggio tutto è tornato nel silenzio più assoluto come se
il problema dei due Marò non esistesse da 800 giorni. Così però non è e lo sappiamo tutti noi che in questi lunghi mesi
non ci siamo mai arresi e non ci arrenderemo
di fronte all’isteresi che contraddistingue molti dei livelli Istituzionali
impegnati nella vicenda specifica.
Non ci si può accontentare solo di dichiarazioni del momento peraltro,
si conceda l’espressione, viziate da un’inerzia incomprensibile dal momento che
il MAE ancora produce note verbali quando, generalmente, dopo la prima nota formalizzata
senza esito si procede agli atti che il Diritto Internazionale mette a
disposizione, primo fra tutti l’Arbitrato.
Non ci si può accontentare che il Premier Renzi continui ad
assicurare il suo personale impegno nella vicenda e di farsi carico di parlare
della vicenda con il Segretario Generale
delle Nazioni Unite, dimenticando alcune precedenti posizioni dello stesso sul
problema e dimenticando, soprattutto, che un’ingerenza ufficiale delle NU nel
caso specifico non rientra nelle attribuzioni dell’ONU. Ci saremmo aspettati,
invece, un’iniziativa che confermasse l’approccio decisionista che sembra
contraddistinguere l’attuale Premier: avviare immediatamente un Arbitrato
Internazionale, prassi usuale in ambito di controversie fra Stati che solo l’Italia
ha abiurato nel caso di due Marò, forse per non disturbare altri interessi ben
più importanti della sorte di due militari svenduti ad un Paese Terzo.
Il silenzio di regime è tornato ad essere imperante e quello che
più preoccupa, fatte salve poche eccezioni, è la condivisione del mutismo
da parte degli organi di informazione
forse più interessati a non disturbare chi garantisce loro il sostegno pubblico
attraverso le prebende di Stato. Aspettiamoci altre parole a ridosso del 25
maggio, sicuramente non fatti.
E’ assurdo che i Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa sono stati pronti a
far sentire il loro sdegno con altisonanti proponimenti che tali sono rimasti, quasi
che esistano note di linguaggio di regime che non possono essere superate. E’ una vera e propria presa in giro che non
credo gli italiani meritino, soprattutto Massimiliano, Salvatore e le loro
famiglie.
Tutto ciò è inaccettabile in quanto lede i diritti dei cittadini
di una democrazia moderna ai quali non può essere negata l’informazione in
particolare quando trattasi della sorte di due Militari italiani colpevoli solo
di aver adempiuto il compito loro assegnato.
Non lasciamoci trascinare dal silenzio, non lasciamoci convincerci
che la riservatezza gioca a vantaggio dei nostri “fratelli” e scuotiamo la
polvere che si è depositata su tutti i media per nascondere la loro
accondiscendenza a ciò che i regime vuole o non vuole.
Massimiliano e Salvatore
attendono da troppo tempo alla stessa stregua delle loro
famiglie, non dobbiamo renderci complici di chi forse ha già pianificato di
accettare condanne lievi, un rientro (quando ?) in Italia in base ad accordi
bilaterali sottoscritti con l’India sulla sorte dei delinquenti comuni dei due
Paesi ed intanto prende tempo stilando note verbali.
Non stiamo contrattando lo scambio di merci ma della vita e del
futuro di nostri concittadini che hanno scelto di dedicare la propria vita al
servizio dello Stato.
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