martedì 22 luglio 2014

I due Marò: solo demagogia ma nessun atto concreto


Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono in ostaggio dell’India da circa 900 giorni.  Due Governi si sono succeduti da quando con una decisione inaspettata il Governo Monti li ha rimandati in India il 22 marzo 2013, forse anche in contrasto con precisi vincoli Costituzionali.

Dopo tanto tempo, in qualsiasi Paese democratico ci si sarebbe aspettati concretezza da parte di coloro che hanno ereditato dal Governo Monti una vicenda vergognosa per la dignità nazionale. Non solo parole ma fatti concreti  con lo scopo prioritario di riportare a casa due militari italiani, ma nulla è accaduto !.

Prima il Governo Letta che aveva designato alla Farnesina Emma Bonino, egregio Ministro con alle spalle una pluriennale esperienza internazionale. Già Commissario Europeo  per l'Italia all'Onu per la moratoria sulla pena di morte, fondatrice dell'organizzazione internazionale “Non C'è Pace Senza Giustizia per l'abolizione delle mutilazioni genitali femminili” ed soprattutto Commissario Europeo dal gennaio 1995, con i “portafogli” della politica dei consumatori, della politica della pesca e dell’Ufficio Europeo per l’Aiuto Umanitario d’Urgenza (European Community Humanitarian Office, noto anche come ECHO).

Un’esperta internazionalista  che due giorni dopo la nomina a Commissario, il 26 gennaio 1995,  prima fra i rappresentanti della Commissione Europea, raggiungeva la ex Jugoslavia, con il preciso scopo di denunciare l’impotenza dell’Europa ed il disinteresse dell’ONU di fronte alla ”pulizia etnica” in atto . In quell’occasione pubblicava sul Corriere della Sera un significativo articolo «Può sembrare paradossale, certamente amaro se “da convinta nonviolenta quale sono da sempre” mi ritrovo a condividere, se non addirittura a invocare, l'uso della forza da parte della comunità internazionale per mettere fine ai crimini contro l'umanità che vengono impunemente perpetrati in un angolo d'Europa chiamato Bosnia. Sia chiaro: non sono pacifista, non sono per la pace ad ogni costo, soprattutto quando il costo è qualcun altro a pagarlo e a questo prezzo. Sono, invece, per la supremazia del diritto ad ogni costo, ed è amaro doversi arrendere all'evidenza che esistono circostanze storiche in cui la difesa della legalità non può essere affidata, ancorché temporaneamente, che all'uso delle armi» (Fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Emma_Bonino).

Chiara e coraggiosa presa di posizione in quell’occasione che però non trova riscontro nella inerzia dimostrata nella gestione della vicenda dei due Marò, contraddistinta solo da frasi di circostanza del tipo “presto un processo rapido ed equo”.  

Dopo il Governo Letta l’Esecutivo presieduto da Renzi. Sembrava che si volesse dare uno scossone alla vicenda, sia per le parole del Premier al momento dell’insediamento ed alla sua vicinanza ai due Marò dimostrata con una telefonata, primo atto ufficiale del suo mandato. Responsabile della Farnesina una giovane Deputato, l’Onorevole Federiga Mogherini già membro del Dipartimento Esteri dei DS responsabile delle Relazioni Internazionali, dove ha seguito in  particolare i dossier relativi all'Iraq ed all’Afghanistan ed il processo di Pace del Medio Oriente. L’Onorevole Mogherini nel 2008 fa parte della Commissione Affari Esteri, quindi è segretario della Commissione Difesa ed è nominata Presidente della delegazione parlamentare alla Nato. Nel 2014, proposta come responsabile della politica estera europea trova, almeno fino ad ora,  l’opposizione di alcuni Paesi dell’est Europa vicini alle posizioni Ucraine, perché “portatrice di posizioni filo - russe”. Ad oggi, comunque e per quanto noto, nessuna significativa esperienza internazionale né di natura politica né diplomatica.  (Fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Federica_Mogherini).

La nuova Ministro degli Esteri, comunque, fin dai primi momenti del suo mandato sembrava volersi discostare dalla “secret diplomacy” della Bonino e di voler procedere con atti concreti. Annullava, infatti,  il mandato del dott. Staffan de Mistura  di Commissario di Governo ed annunciava ripetutamente di volere l’internazionalizzazione del caso, avviando un arbitrato ufficiale. Ha dimenticato, però, almeno fino ad oggi di informarci su quanto sia stato fatto per attivare le procedure internazionali, limitandosi a meri proclami demagogici molto simili alle frasi di boniniana memoria “processo rapido ed equo”.

 L’unico atto internazionale fino ad ora noto, infatti, è quello della nomina di esperti giuristi non italiani !

La Ministro degli Esteri rompe il silenzio insieme alla collega della Difesa Pinotti solo quando deve informare gli italiani di aver contattato telefonicamente i due Marò o incontrato la moglie di Girone e la compagna di Latorre.

Il 4 luglio, infatti,  un comunicato ufficiale ci dice : “ROMA – Il ministro degli Esteri, Federica Mogherini e  il ministro della Difesa Roberta Pinotti hanno avuto oggi un lungo incontro – rende noto la Farnesina – con le signore Vania Ardito e Paola Moschetti per il periodico aggiornamento sul procedimento che riguarda i due fucilieri di Marina Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Nel corso del colloquio – si legge nella nota della Farnesina – i due ministri hanno informato le signore sulla riunione che si è tenuta ieri insieme con il team di giuristi internazionali.(Inform)”.

Informazioni che rimbalzate a Delhi con ogni probabilità non hanno, però, convinto Latorre che il 6 luglio ha pubblicato sul social Facebook una serie di puntini di sospensione, come se fosse rimasto senza parole di fronte ad una  sensazione di abbandono da parte dello Stato.
Oggi il silenzio ancora una volta viene rotto non per annunciare atti oggettivi a favore dei due Fucilieri di Marina, ma solo per proporre iniziative personali con lo scopo di dimostrare un interessamento di fatto poco costruttivo e solo demagogico.  

Attraverso il quotidiano Il Tempo, infatti veniamo a conoscenza di una telefonata di Casini ai due Marò : “Il Tempo TELEFONATA DI CASINI “NON CI SIAMO DIMENTICATI DI VOI”.
Roma – “Oggi ho sentito i nostri Marò, gli ho riferito che non ci siamo dimenticati di loro. Il presidente del Consiglio, il ministro degli Esteri, sono tutti in silenzio sì ma operoso”. Lo spiega Pier Ferdinando Casini, reduce da una missione nel fine settimana negli Stati Uniti dove ha incontrato il segretario generale dell’Onu Ban Ki Moon. “Ho posto a Ban Ki Moon la questione e ho avuto la sensazione che c’è la consapevolezza che il contenzioso va risolto – ha spiegato il presidente della commissione Esteri del Senato all’AdnKronos -…….”

Frasi che si aggiungono al fiume di parole vuote e prive di risultati che da quel funesto 22 marzo 2013 si sono succedute intorno alla vicenda dei due Marò e che ormai inducono solo scetticismo in coloro che ancora credono nei valori nazionali e nello Stato. Costori sono stanchi di aspettare. I fratelli Massimiliano Latorre e Salvatore Girone devono essere riportati in Italia e sottratti all’indebita giustizia di uno Stato terzo e deve essere fatta chiarezza su chi ha delegato la sovranità nazionale ad un altro Paese !

Fernando Termentini, 22 giugno 2014, ore 11,15



lunedì 21 luglio 2014

I due maro : molti misteri da chiarire


Il 15 febbraio 2012 è iniziata la triste vicenda che vede due militari italiani da circa 900 giorni abbandonati dallo Stato al giudizio indebito di uno Stato terzo.

Più di due anni e mezzo durante  i quali è successo di tutto,  soprattutto fatti che hanno visto protagonisti rappresentanti istituzionali e che non sono mai chiariti né tantomeno motivati nonostante la mancanza di trasparenza che li contraddistingueva.  


Ripercorriamoli insieme per fissarli nella memoria e perché un giorno sia fatta chiarezza. Sarebbe disonesto, infatti, lasciare cadere nell’oblio tutta la vicenda facendola entrare a far parte dei tanti “misteri italiani” ancora oggi non risolti.

La Lexie rientra in acque territoriali indiane

Il 15 febbraio 2012 la Marina Militare emana un comunicato ufficiale, il numero 04, con il quale annuncia : “I Fucilieri del Battaglione S. Marco, imbarcati come nucleo di protezione militare (NPM) su mercantili italiani sono intervenuti oggi alle 12,30 indiane, sventando un ennesimo tentativo di abbordaggio. La presenza dei militari della Marina Militare ha dissuaso cinque predoni del mare che a bordo di un peschereccio hanno tentato l’arrembaggio della Enrica Lexie a circa 30 miglia ad Ovest della costa meridionale indiana …..”.  Subito dopo  la Lexie viene indotta con l’inganno dalla Guardia Costiera di Mumbai a rientrare in acque territoriali indiane ed attraccare nel porto di Koci ed inverte la rotta rientrando  nelle acque territoriali indiane dopo l’assenso delle Autorità italiane.  

Si deve, però, aspettare il 17 ottobre 2012 per sapere con certezza chi in Italia avesse dato l’OK. Dopo otto mesi, infatti, l’allora Ministro Di Paola rispondendo ad un’interrogazione parlamentare scritta, ammise  che la Difesa aveva dato il proprio consenso all’Armatore. In quella occasione, però, l’ex Ministro dimenticava di riferire chi della Difesa avesse dato il consenso. Personale di servizio al COI (Centro Operativo Interforze) a più probabilmente a CNCINAV (Comando in Capo della squadra Navale) da cui dipendevano i Fucilieri di Marina imbarcati ? Comandanti di Vertice delle due strutture di Comando ? Lui stesso in qualità di Ministro della Difesa ?


Aprile - Maggio 2012

Due mesi densi di fatti non chiari in cui non è azzardato affermare che  ha avuto inizio una precisa pianificazione di quanto sarebbe avvenuto in futuro. L’inizio di una tacita configurazione dei fatti in un evento colposo per ridurre il rischio dei due Marò e nello stesso tempo evitare di dover dare risposte domande imbarazzanti.


Il 20 aprile il quotidiano The Times of India, riferiva che il Ministro della difesa Di Paola dopo aver raggiunto un accordo extragiudiziale con i legali delle famiglia dei pescatori uccisi versava alle famiglie per conto dello Stato italiano ”a titolo di indennizzo” 10 milioni di rupie, pari a circa 146mila euro. Successivamente con circa 75.000 Euro veniva risarcito anche il proprietario del peschereccio indiano Sant Antony.


Un’ammissione di responsabilità quella di Di Paola che non è stato mai chiarito da chi fosse stata decisa o consigliata. Il pagamento di una cifra sicuramente attinta da fondi riservati in quanto non imputabile a capitolo di spesa, autorizzata da chi non è dato da sapere. Il Ministro di propria iniziativa o l’allora Presidente del Consiglio?


Poche settimane dopo, il 18 maggio, l’allora Sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura incaricato di tutelare in India i nostri militari in prigione in India, “accompagnava” la donazione del 10 aprile  rilasciando una dichiarazione alla televisione indiana sicuramente non coerente al mandato diplomatico ricevuto : “la morte dei due pescatori è stato un incidente fortuito, un omicidio colposo. I nostri due Marò non hanno mai voluto che ciò accadesse, ma purtroppo è successo”.


L’11 maggio del 2012 la Marina Militare entrava in possesso, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, del rapporto di un’inchiesta sommaria svolta dall’Ammiraglio Alessandro Piroli dalla quale risulterebbe che “….Il proiettile tracciante estratto dal corpo di Valentine Jelestine è stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Andronico. Il proiettile estratto dal corpo di Ajiesh Pink è stato esploso dal fucile con matricola assegnata al sottocapo Voglino".


Non si conosce, però,  come l’Ammiraglio possa essere giunto a queste conclusioni ed a seguito di quali accertamenti tecnici, considerando che le armi del Nucleo di Protezione imbarcato sulla Lexie erano state sequestrate dagli indiani che avevano, peraltro, proibito ai tecnici italiani dei Carabinieri del ROS di assistere alle prove balistiche comparative.


La notizia verrà pubblicata, nonostante il documento fosse riservato,  solo il 6 aprile 2013, un anno dopo. Una relazione che confermava la teoria del reato colposo, logica continuazione di quanto dichiarato da de Mistura e dell’indennizzo saldato da Di Paola.


Dicembre 2012

Il MAE attraverso la capillare azione diplomatica svolta dall’allora Ministro degli Esteri Giulio Terzi, riusciva a riportare in Italia i due Marò per fare trascorrere loro due settimane in famiglia in occasione del Natale. Poco prima del  loro rientro in India  la Procura Militare di Roma li sentiva in quanto inscritti nel registro degli indagati per “omicidio volontario”, come riportato dalla stampa. In quell’occasione nessuna misura cautelare, nemmeno il divieto di espatrio. Perché questa inusuale prassi giudiziaria ?


Gennaio 2013

Il 18 gennaio 2013 la Suprema Corte indiana riconosceva che i fatti addebitati ai due Marò erano avvenuti in acque internazionali e stabiliva che i due dovessero essere giudicati da un Tribunale Speciale.


In Italia ed in Europa la sentenza veniva considerata favorevole, ma nessuno pretendeva che l’India rispettasse il Diritto Internazionale. Non lo fece il Presidente della Repubblica Capo Supremo delle Forze Armate per mandato Costituzionale e nemmeno il Presidente del Consiglio di allora.


L’Europa continuava a tacere a meno di un sommesso sussurro della responsabile della fantomatica politica estera Europea, Catherine Asthon che peraltro confondeva i due militari italiani con contractors privati !


Febbraio - Marzo 2013

Un’altra azione diplomatica di pregevole contenuto veniva portata avanti dal Ministro Terzi che otteneva che i due militari rientrassero in Italia per assolvere agli impegni elettorali. Un segnale di chiara accondiscendenza indiana di cui si doveva approfittare, ma così non è stato.


L’11 marzo del 2013 alle ore 17,53 l’AGI “lanciava” un’Agenzia con una dichiarazione del Sottosegretario de Mistura che  dichiarava testualmente “La decisione di non far rientrare i maro’ in India “e’ stata presa in coordinamento stretto con il presidente del Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri” coinvolti nella vicenda, “Esteri, Difesa e Giustizia”. Aggiungeva che “siamo tutti nella stessa posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”.  Aggiunge anche che “a questo punto la divergenza di opinioni” tra l’Italia e l’India sulle questioni della giurisdizione e dell’immunità richiede un arbitrato internazionale…..”.


Il 22 marzo i due fucilieri di Marina venivano fatti rientrare in tutta fretta in India dopo un lungo colloquio con il Ministro della Difesa di cui però non si conoscono nè i toni nè i contenuti, per cui non è possibile esprimersi se sui due militari fosse stata esercitata un’azione di convincimento riconducibile ad una possibile “coercizione gerarchica”.


Il 26 marzo 2013 il Ministro Terzi si dimetteva  per divergenze con il Premier Monti nella gestione della vicenda dei due marò, dimostrando di essere custode di pregevoli valori etici e di un alto senso dello Stato. Quello stesso giorno invece il Ministro della Difesa Di Paola dichiarava “di non voler abbandonare la nave” nel rispetto della più altra tradizione marinaresca ma dimenticando di precisare che rimaneva su un battello alla deriva che di lì a poco avrebbe terminato la sua vita operativa e che la sua decisione seguiva quella di aver abbandonato due militari italiani in “mani ostili” .


Nessuno si poneva il problema se esistessero  responsabilità nell’aver dato ad un’estradizione passiva di due cittadini italiani imputati da uno Stato terzo di un reato per cui era prevista la pena di morte. Si faceva solo riferimento ad una dichiarazione dell’Addetto di Affari indiano a Roma senza alcun valore per la Legge italiana. Infatti,  la lettera riportava  solamente “According to well settled Indian jurisprudence this case wouldnt fall in the category of matters which attract the death penalty, that is to say the rarest of rare cases. Therefore there need not be any apprehension in this regard»( Secondo  una giurisprudenza indiana ampiamente consolidata, questo  caso  non ricadrebbe nella categoria di fattispecie che comportano la pena di morte, ci i più rari tra i casi rari. Di conseguenza, non si deve avere alcuna preoccupazione a questo riguardo ».


28 Aprile 2013 - 22 Febbraio 2014


Letta insediava il suo Governo e la vicenda dei due Marò scivolava lentamente nell’oblio dei media. Solo poche scarne azioni e dichiarazioni istituzionali con un Ministro della Difesa esitante e poco risolutivo e quello degli Esteri che per tutto il suo mandato non ha mai smesso di confermare  il suo quarantennale profondo antimilitarismo.


Una Bonino che dichiarava, dimenticandosi che l’italia fosse uno Stato di diritto, ”non è accertata l’innocenza dei nostri marò” (Repubblica 19/09/2013), escludendo dai suoi viaggi istituzionali l’India disertata anche in occasione della Conferenza dei Ministri degli Esteri Europa - Asia (11 nov. 2013) forse perché troppo impegnata nell’appoggiare la liberalizzazione delle droghe leggere come confermato nel corso della sesta Conferenza Italia - America Latina - Caraibi quando rispondeva ai giornalisti e riferendosi alla liberalizzazione delle droghe leggere in Uruguay affermava: “Va benissimo- non è totale ma va benissimo. Vado in Uruguay a marzo».


Anche il suo Vice Ministro Lapo Pistelli dichiarava  che con l’India erano state concordate regole di ingaggio e soluzioni condivise, ma non altrettanto pronto a chiarirci cosa intendesse dire e quale fosse la condivisione italiana con l’India per la vicenda dei due Marò.


Il 22 febbraio 2014 si è insediato il Governo Renzi. Improvvisamente si è accesa la speranza che si stesse aprendo un’altra fase per i nostri militari in ostaggio dell’India. Un auspicio, però,  destinato a svanire presto come tante altre che hanno contraddistinto questa vicenda.


Renzi telefonava immediatamente  a Massimiliano e Salvatore per poi non parlarne più né in Italia né tantomeno nei contesti internazionali. Li Ministro della Difesa Pinotti e degli Esteri Mogherini da quel giorno continuano a parlare di internazionalizzazione della vicenda ma nulla dicono su come intendano avviare gli atti di internazionalizzazione.


Questa la sintesi cronologica di azioni che forse meriterebbero un’attenta valutazione politica e giuridica in modo che sia resa giustizia all’Italia la cui credibilità internazionale è stata pesantemente intaccata dagli accadimenti. Una storia oscura in cui si inseriscono anche fantasiose teorie balistiche o personali interpretazioni sul diritto del mare sviluppate anche da militari ed ex militari di elevato rango che vanno a chiudere il cerchio sulla colposità degli eventi iniziato a maggio 2012.


Ci troviamo quindi di fronte ad una triste vicenda che intacca la credibilità internazionale italiana guadagnata nel tempo proprio da coloro che  come Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ogni giorno rischiano la propria vita per difendere la garanzia all’esistenza pacifica di popolazioni sparse nel mondo.


Soldati, Marinai, Avieri e Carabinieri che lo Stato non può permettersi di dimenticare ed abbandonare per privilegiare altri interessi, non in ultimo quello economico di lobby e di privati.

Una vergognosa vicenda che non può entrare a far parte dei “segreti” italiani, ma deve essere sezionata per individuare responsabilità a qualsiasi livello, in particolare di chi decise quel 22 marzo 2013 di riconsegnare due militari ad uno Stato senza che ne avesse diritto.  


Verità che non possono essere sottaciute altrimenti l’Italia sarà destinata ad una decadenza culturale e di immagine, premesse di un inesorabile declino economico.


Fernando Termentini, 21 luglio 2014 - ore 14,00


giovedì 10 luglio 2014

L’Italia è ancora uno Stato di Diritto ?

Mesi orsono uno dei maggiori quotidiani italiani  riferendo il pensiero dell’allora Ministro Bonino sulla vicenda  dei due Marò titolava “Non è accertata l’innocenza dei Marò”. Rimasi sgomento in quanto mi sarei aspettato da un Ministro italiano una frase diversa del tipo “non è stata accertata la colpevolezza dei Marò”. Un’espressione di conferma delle garanzie che  uno Stato di Diritto deve ai propri cittadini, prima fra tutte la presunzione di innocenza. In quel momento mi chiesi se ancora vivessi in una Nazione erede di antiche tradizioni giuridiche e custode di valori essenziali  garantiti dalla Costituzione.

Oggi leggo di una denuncia presentata dal Codacons alla Procura di Roma che avrebbe aperto immediatamente un fascicolo sulla vicenda del morso dato da Suarez a Chiellini in occasione dell’incontro di calcio Italia - Uruguay svolto in occasione dei mondiali in Brasile.

Una celerità operativa  inaspettata quella della Procura, che lascia favorevolmente sorpresi ma nello stesso suscita una domanda che si aggiunge ai dubbi del passato: forse in Italia  siamo piombati ormai in uno stato confusionale, come ben stigmatizzato ieri Maurizio Tentor nel suo blog (http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/07/sbaglio-o-abbiamo-uno-stato-in-stato.html).


Uno smarrimento che coinvolge chi crede ancora nello Stato, e che deriva da una serie di circostanze, alcune legate ad aspetti giudiziari altre all’approccio istituzionale alla vicenda. La celerità nel decidere per il caso Chiellini, infatti, non è paragonabile a quanto fino ad ora avvenuto per la vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone trattenuti da 872 giorni a Delhi, delegando all’India la facoltà di esercitare un’indebita azione giudiziaria nei loro confronti.

Non iniziative di ufficio da parte della Procura  per accertare la correttezza della decisione di un “estradizione processuale” attuata in assenza di un benché minimo atto di accusa e senza la determinazione di un Tribunale italiano. Nemmeno, però, risposte a distanza di mesi a cittadini che a suo tempo hanno formalizzato atti con i quali si  informava l’Autorità Giudiziaria di possibili violazioni di vincoli imposti dalla Costituzione.

Suarez ha morso Chiellini il 24 giugno 2014 e solo dopo 12 giorni, il 6 luglio viene data notizia che  la Procura ha aperto un’indagine. Per fatti rappresentati relativi ai due Marò a distanza di mesi - almeno per quanto noto - non sembra che siano state prese decisioni.

Non è una critica questa mia e tantomeno un rilievo, solo un’amara costatazione suffragata da fatti derivati da iniziative personali in tal senso.   

Il 13 marzo 2013 ho depositato un esposto presso la Procura della Repubblica di Roma chiedendo che nei confronti di  Latorre e Girone, in quel momento in Italia,  venisse adottato il provvedimento di divieto di espatrio perché indagati, secondo notizie di stampa mai smentite, per il reato di omicidio volontario. Nulla fu disposto né fornita alcuna risposta a coloro che avevano sottoscritto l’istanza ed il 22 marzo i due espatriarono diretti in India sottraendosi al giudizio italiano sicuramente prevalente rispetto a quello di uno Stato terzo. 

Il 15 ottobre 2013 ho inoltrato alla stessa Procura a mezzo fax e PEC un altro esposto  con il quale chiedevo, fra l’altro, di accertare la correttezza del rispetto dei vincoli Costituzionali di chi aveva deciso di rimandarli in India per essere giudicati anche a rischio della pena di morte. Non conosco ancora se la mia istanza sia stata accolta nonostante che avessi invocato il diritto di essere informato qualora si fosse deciso di non procedere.

Infine, il 20 giugno u.s. ho depositato un altro esposto condiviso da altri 387 cittadini italiani, perché sia fatta chiarezza sulle possibili responsabilità che ruotano intorno alla vicenda. Sono trascorsi 20 giorni e nulla conosco sull’esito dell’iniziativa.  

Pur nel massimo rispetto della gestione procedurale e delle decisioni della Procura, non si può che rimanere smarriti di fronte a quelle che non è azzardato definire incongruenze. Pochi giorni per aprire un’indagine su un episodio avvenuto in un contesto agonistico, silenzio su fatti attinenti a due militari italiani in cui palesemente l’India sta negando anche i diritti umani con la restrizione non motivata della libertà personale. Un disorientamento che diventa sbigottimento a fronte della nebulosa gestione istituzionale della vicenda.

Un Presidente del Consiglio che il 22 febbraio 2014, all’atto del suo  insediamento  dichiarava di aver parlato al telefono con Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, aggiungendo". Faremo semplicemente di tutto" .  Consideriamo il vostro caso una priorità  siamo pronti a fare tutto quanto è in nostro potere per arrivare il più rapidamente possibile ad una soluzione positiva”.

Da quel momento silenzio rotto dopo qualche settimana dallo stesso Premier che informa , "La scelta di non parlarne è voluta: è una vicenda complicata, che resta una ferita... Una parola rischia di essere di troppo. Non credo che la soluzione sia che l'Italia vada al Parlamento europeo perché non è quella la sede dove si risolvono i problemi con l'India. Non faccio campagna elettorale o demagogia sulla pelle dei marò". Poi il nulla assoluto, silenzio tombale da parte del Capo dell’Esecutivo.  

La Ministro degli Esteri Mogherini che continua a ripetere, seppure con differenti parole,  concetti simili fra loro ma non ne spiega i contenuti e tralascia di rispondere anche a semplici domande di comuni cittadini.

Un’altalena di notizie che riportano solo dichiarazioni di intenti e non atti concreti. Ci dice “Parlato ora con il Ministro degli Esteri indiano Khurshid dei nostri Maró. Lavoriamo per riportarli in Italia” . Ci racconta, “si apre una fase nuova” - "cambiando linea" - “Si esaurisce quella in cui ha operato Staffan de Mistura …. Servono figure nuove, stiamo definendo un collegio di esperti, sotto la guida di un coordinatore

Ed ancora sempre in maniera molto generalizzata,  "Nessun passo in avanti o novità eclatanti", "Abbiamo ribadito la nostra determinazione ad esplorare tutte le azioni politiche e legali  in ambito internazionale per vedere riconosciuti i nostri diritti ad esercitare la giurisdizione sul caso marò" ;  “Parleremo del caso Marò con Obama, come ne parliamo con la Nato e la Ue. L’obiettivo è arrivare al risultato, poi parleremo delle regole d’ingaggio e degli errori fatti. E’ una questione internazionale perché questa vicenda ha a che fare con le attività e il modo di operare dei nostri militari all’estero”  “I tempi di un arbitrato sono lunghi ma non siamo ancora ad un punto insanabile nella trattativa”, "Abbiamo ribadito il fatto che siamo pronti a esplorare tutte le opzioni a livello internazionale per esercitare la nostra giurisdizione". "Aperta procedura internazionale”.

Quali atti giuridici internazionali siano stai compiuti, però, non è dato da saperlo né si conoscono quali siano le iniziative concrete in itinere per attivare la procedura internazionale tanto invocata, prima fra tutte l’arbitrato. Tutto invece è proposto come “riservato” quasi fossero state classificati i contenuti del Diritto internazionale e della Convenzione  di Montego Bay sul Diritto del mare.

Infine, anche la terza figura istituzionale direttamente coinvolta nella vicenda per attribuzioni specifiche, la Ministro della Difesa Pinotti, non ci risparmia di promesse ma, alla stessa stregua della sua collega degli Esteri, non informa su come in concreto intenda procedere, come quando dichiara “Non accettiamo un processo indiano di cui non riconosciamo la validità. Ricordo solo che ad oltre due anni dall’incidente, a fronte di un atteggiamento da parte dell’India dilatorio, manca ancora un atto di accusa valido. Il governo italiano ha dovuto interrogarsi su una situazione che lo stesso presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha definito incomprensibile”.

Parole importanti da quale traspare che la Ministro ammette che sia in corso una palese  violazione dei diritti umani nel momento che l’India limita la libertà personale di due cittadini italiani con lo status militare senza produrre atti di accusa circostanziati, ma che non chiariscono quali azioni concrete si intenda portare avanti perché a Latorre e Girone sia restituita la loro dignità di uomini.

L’Onorevole Pinotti ci ricorda altresì un’altra iniziativa pur continuando a non spiegare come si intende oggettivarla. Ci dice, infatti, “Per questo si è deciso di aprire una nuova fase che risponde ad una strategia condivisa: l’internazionalizzazione della vicenda per innalzare il contenzioso a livello internazionale. Trattenere due militari per oltre due anni è inaccettabile”.

Molte parole quindi, tante dichiarazioni di intenti ma non azioni concrete come ci si aspetterebbe dopo 873 giorni di detenzione arbitraria di due militari italiani coinvolti in ipotetici fatti connessi al loro compito istituzionale assegnato loro dallo Stato.

Qualcosa però è stato detto forse di più preciso alla moglie di Girone ed alla compagna di Latorre convocate il 4 luglio dalle due Ministre come riportato dal  sito web della Farnesina. Un lungo colloquio da quello che è dato da sapere da cui però potrebbero essere emerso qualcosa non del tutto tranquillizzante.

Solo un’ipotesi suggerita da quanto avvenuto subito dopo, quando il 06 luglio Massimiliano Latorre ha abbandonato la prudenza che lo ha caratterizzato in questi 870 giorni e sul suo profilo FB è apparso un post formato da una lunga serie di punti ed ha oscurato la sua immagine.

La  situazione ha assunto ormai i connotati di una farsa inaccettabile destinata ad indurre un pericoloso stato di indeterminatezza nelle migliaia di militari italiani impegnati in missioni di Pace nel mondo. Costoro, vivendo la vicenda dei due Marò,  con ogni probabilità cominciano a dubitare  che, all’occorrenza, saranno garantiti loro diritti fondamentali come l’immunità funzionale. Perplessità pericolose per chi è deputato a rischiare la propria vita per difendere interessi nazionali e garantire sicurezza come, in particolare, coloro che in questo momento sono in Libano e sono ad alto rischio di essere coinvolti in un conflitto armato qualora ci sia un’escalation fra Israele e Gaza.

Fernando Termentini, 10 luglio 2014 - ore 11,00
 
Fonte: http://tentor-maurizio.blogspot.it/2014/07/sbaglio-o-abbiamo-uno-stato-in-stato.html

venerdì 4 luglio 2014

Marò : Ministro Mogherini permette 3 domande ?

L’analisi che ho svolto fin da quel lontano 15 febbraio 2012 ha indotto in me certezze e dubbi. A dire il vero più perplessità che convincimenti per come l’intera vicenda è stata affrontata nel tempo.

I convincimenti sicuri sono tre, tutti importanti. Il primo riguarda il palese link lungo il quale è stato trasmesso dal Governo Monti e da quello Letta un modus operandi che è arrivato all’Esecutivo attuale. Non ultimo  il richiamo al silenzio, quasi in analogia alla “secret Diplomacy” invocata dall’ex Ministro Bonino, con risultati tutti da dimostrare.

La seconda certezza riguarda le responsabilità ed i motivi per cui il 22 marzo 2013 i due marò sono stati rimandati in India, il cui accertamento è stato affidato all’analisi della Magistratura.

Infine, l’assoluta espressione di senso dello Stato e valenza etica delle dimissioni dell’Ambasciatore Giulio Terzi da Ministro degli Affari Esteri. Un atto di dignità  personale avvenuto nel momento che l’interessato ha avuto la consapevolezza che sui diritti di due militari italiani aveva prevalenza l’interesse di lobby economiche e che i due Marò erano stati svenduti per “trenta denari” .

A fronte di questi riscontri oggettivi solo perplessità. Prime fa tutte quelle  che emergono da recenti e ripetute dichiarazioni del Ministro della Difesa e di quello degli Affari Esteri, che potevano indurre a sperare in una rapida e concreta soluzione del caso, ma che improvvisamente fino ad ora non hanno trovato reale oggettivazione.

Molti i dubbi che sorgono da quanto ci dice la Ministro Mogherini e che suscitano spontanee domande nonostante che la stessa abbia “raccomandato silenzio”, laddove tacere potrebbe significare togliere al cittadino il diritto di sapere.

Chiedo quindi scusa alla Ministro se vado ad intaccare le sue “raccomandazioni di silenzio”, ma nella fattispecie non sono condivisibili e per taluni aspetti inaspettate perché riferite anche ad aspetti sostanziali come  quello di aver investito risorse dello Stato per coinvolgere esperti internazionalisti stranieri, anche se in Italia disponiamo di Accademici di chiara fama competenti nello specifico settore giuridico del Diritto internazionale e  del mare.

Una scelta che in assenza di chiarimenti si è indotti a pensare che  forse deriva da carenze di informazioni in possesso del Ministro sulla realtà del mondo accademico italiano nello specifico settore, che potrebbero derivare dalle pregresse esperienze universitarie e professionali  della Ministro. Laureata in  Scienze Politiche con una tesi di filosofia politica sul rapporto tra religione e politica nell’Islam, fatta durante l’Erasmus a Aix-en-Provence, in Francia e con un’esperienza internazionale come responsabile   delle Relazioni Internazionali del PD seguendo dossier relativi all'Iraq, l'Afghanistan, il processo di pace in Medio Oriente (Fonte : http://it.wikipedia.org/wiki/Federica_Mogherini).

Propongo, quindi, tre semplici quesiti con l’auspicio che pur nel rispetto della riservatezza invocata, la Ministro mi conceda una risposta come, invece,  non avvenuto in occasione di una mia lettera inviata all’atto del suo insediamento.

  1. Ministro,  un’Agenzia Ansa del 4 luglio riporta alcune  sue testuali dichiarazioni quali,  "in questi 5 mesi il Governo ha dato un'impronta un po' diversa" che "punti al risultato", il ritorno a casa”. Ha anche ricordato che l'Italia ha dato l'avvio "ad una fase diversa, l'internazionalizzazione" della vicenda. "Proprio ieri abbiamo lavorato con i giuristi internazionali" incaricati dal governo, e "nel momento in cui ci saranno passaggi concreti da comunicare lo faremo,in questa fase stiamo lavorando".
Perché giuristi internazionali Ministro e non italiani e cosa significa internazionalizzazione quando atti giuridici internazionali come l’Arbitrato risulta che ancora non siano stati avviati ?

  1. Un’altra Agenzia del 3 luglio riporta che lei abbia dichiarato "E' piu' utile una parola in meno che in piu'", ha sottolineato il ministro che peraltro si e' impegnato a riferire "nel momento in cui ci dovessero essere passaggi in cui e' bene che il Parlamento sia informato".
Ci vuole spiegare quale sua l’utilità di una parola in meno in una fase in cui le carte da giocare sono note a tutti ? Forse perché si ha poco o nulla da dire !

  1. Ci dice ancora ieri che sui maro' "non siamo in una fase di riflessione ma in una fase operativa che non e' ne' facile ne'  breve" ma il "lavoro e' costantemente in corso e il livello di internazionalizzazione e' avviato anche se complicato".
Torno a chiederle con la modestia di una persona che dalle sue parole non riesce a capire, cosa significhi “internazionalizzazione” se non si attuano gli atti previsti perché la vicenda sia sottoposta all’attenzione di un Giudice internazionale ? Forse, ma sarebbe interessante saperlo da lei, vuol significare chiedere aiuto agli USA piuttosto che all’ONU o ancora peggio affidarsi ad un team di esperti internazionali non meglio identificati a meno dell’inglese Sir Daniel Behtlehem, ex  Consigliere Giuridico del Regno Kingdom Foreign & Commonwealth Office non particolarmente esperto in Diritto del Mare come si evince dal suo CV?

Tre semplici domande che se rimarranno tali ogni illazione o personale convinzione sarà lecita. Un’opinione immediata è quella che coinvolgere esperti internazionali o chiedere l’impegno di altri Stati per risolvere la vicenda non rappresenta l’internazionalizzazione del caso, ma l’ennesima dichiarazione di debolezza della nostra politica estera ed un ulteriore cedimento di sovranità nazionale, di cui siamo stanchi almeno io e gli altri 387 cittadini italiani che hanno sottoscritto l’esposto presentato per sollecitare l’interesse del magistrato su fatti non chiari della vicenda, compreso l’attendismo a cui stiamo assistendo .
 
Fernando Termentini, 4 luglio 2014 - ore 17,30