Da alcuni giorni è stato
annunciato che l’Italia fornirà armamento ai Curdi per difendersi dalle forze
del “Califfato Islamico”. Nel momento in cui si scrive se ne sta discutendo
presso le competenti Commissioni di Camera e Senato mentre sembra che la Ministro Pinotti
abbia già visionato il materiale conservato presso un deposito sotterraneo in
Sardegna accompagnata dai massimi vertici militari.
Tralasciando ogni considerazione
etica, di opportunità politica e di efficacia militare della decisione, ci limiteremo a modeste
considerazioni sull’iniziativa che viene proposta come di assoluta efficacia e
che invece potrebbe, almeno sul piano puramente tecnico, dimostrarsi
un’operazione di facciata alla stessa stregua di quanto sta avvenendo per la
vicenda dei due Marò. Parole, visite, promesse ma solo scarsi risultati che in
questo caso potrebbero dimostrarsi anche pericolosi.
Il
materiale di cui trattasi dovrebbe essere costituito, da quanto riferito dalla
stessa Ministro, da armi, munizionamento
e forse equipaggiamento sequestrato nel
1994 nello stretto di Otranto a trafficanti russi che si accingevano a
rifornire i belligeranti dell’ ex Jugoslavia.
Circa 30mila Ak-47 kalashnikov, i fucili di
fabbricazione russa già in dotazione ai guerriglieri curdi, e tonnellate di
munizioni. Anche mitragliatrici MG 42/59 con relativo munizionamento e non più
in uso alle nostre Forze Armate. Forse anche giubbetti antischegge , mezzi
radio e jammer, disturbatori anti IED (Improvised Explosive Device).
Immediato
il dubbio che ci sia il rischio di fornire ai ribelli un materiale forse non perfettamente
funzionante, mescolando peraltro tipologie
di munizionamento che potrebbero essere confuse da personale non
particolarmente esperto, con gravi conseguenze. Anche sistemi elettronici
sconosciuti ai montanari curdi come i moderni jammer.
I Kalashnikov sono fucili mitragliatori
ad alta cadenza di fuoco che devono essere periodicamente manutenzionati con cura, ingrassati e protetti dalla polvere
per evitare che arrugginiscano e si inceppino all’atto dell’impiego. Utilizzano
proiettili calibro 7,62 × 39 mm come quello di uno dei proiettili
che dovrebbe avere ucciso i due pescatori indiani del Kerala.
Le
mitragliatrici MG 42/59 in servizio dall’ultimo periodo del Secondo Conflitto Mondiale,
sono armi ad elevatissima cadenza di tiro. Necessitano anche esse di attenta e
costante manutenzione ed addirittura è previsto, durante l’impiego dell’arma,
la sostituzione delle canna soggetta ad elevatissimo riscaldamento conseguente
alla celerità di fuoco. Utilizzano
proiettili 7,62 × 51 mm
apparentemente simili a quelli sovietici utilizzati dall’AK-47 ma
sostanzialmente differenti. Se scambiati possono provocare grossi danni al
personale che li utilizza.
Fanno parte del materiale sequestrato anche 400 Fagot, missile
contro carro sovietico entrato in servizio nel 1971 praticamente copia del
Milan franco - tedesco . Fu usato per la prima volta nella guerra in Libano del
1982.
Anche 5000 razzi Katiuscia, lanciarazzi di fabbricazione
sovietica introdotto durante il Secondo Conflitto Mondiale, con un raggio di
azione intorno ai 9 km
ma molto impreciso.
Quale sia lo stato di conservazione di questo materiale non
è dato saperlo, si dubita che sia tale da garantire un’immediata ed assoluta
affidabilità delle armi e dei sistemi autopropulsi come i Fagot ed i Katiuscia,
dotati di sofisticati sistemi di “sparo” e spinti da sistemi di lancio
sensibili all’umidità.
Materiale che giace
dal lontano 1994 in sotterranei in
prossimità del mare, la cui efficacia originaria è certa ma non altrettanto
quella residua dopo essere rimasti accatastati per 18 anni, senza un
programmato e ciclico controllo di efficace manutenzione né trattamento oggetto
di appropriati trattamenti conservativi, trattandosi di sistemi estranei allo
strumento militare nazionale.
L’annuncio politico di aiutare i Curdi è stato lanciato,
accompagnato da convinte assicurazioni delle nostre scelte, applicando un
modello comunicativo diventato ormai usuale e sperimentato nel trattare da più
di due anni la vicenda due Marò.
Parole, assicurazioni e certezze però tutte da dimostrare e
che nel caso specifico potrebbero incrementare il numero di ordigni bellici
inesplosi per cattivo funzionamento dovuto ad imperizia d’uso, obsolescenza,
cattiva conservazione e scarsa manutenzione, alimentando i pericolo post
bellici per la popolazione civile, in particolare donne e bambini.
Ci auguriamo come professionisti del settore e come uomini
rispettosi della vita che qualcuno abbia attentamente valutato questi aspetti
ed i possibili rischi che ne potrebbero conseguire.
3 commenti:
Gentile signore
dalle sue enunciazioni non mi sembra un grande esperto di armi leggere AK ed MG, le consiglierei di verificare bene quanto dice,sempre restando valido che le armi devono essere in buono stato.
Cordialmente
GG
mi piacerebbe avere uno scambio di parole con gg guarda caso sono un perito balisistico e comunque mi sembra di aver parlato solo di conservazione. dove ha individuato le mie carenze mi manda una email a ftermentini@gvmsil.com. grszie
se ho commesso qulche errore me lo infichi grszie
Posta un commento