domenica 29 settembre 2013

I due Marò : anche questo accade in Italia

L’articolo 1 della Costituzione italiana cita testualmente “ L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. 

Parole a base della nostra storia democratica troppe volte disattese dimenticando che democrazia (dal greco δῆμος (démos): popolo e κράτος (cràtos): potere, Wikipedia ndr) significa esattamente un sistema di governo in cui la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dall'insieme dei cittadini.

Un concetto che ha trovato una propria espressione storica tutte le volte che si è voluto dare “voce” al popolo perché esprimesse liberamente il proprio pensiero da cui trarre spunto per governare. Una possibilità concretizzabile solo concedendo spazio al confronto nel massimo rispetto delle posizioni reciproche anche se non condivise.

I moderni sistemi di comunicazione potrebbero facilitare questo contraddittorio fra la base e le Istituzioni. Uno fra tutti il social network Facebook, moderna  rappresentazione della ”Agorà”, la piazza principale dove la gente poteva esprimere la “polis”, il luogo della democrazia per antonomasia, sede delle assemblee dei cittadini che vi si riunivano per discutere i problemi della comunità e decidere collegialmente sulle leggi.

Un  moderno strumento, attraverso il cui ridare la parola ai cittadini e riconsegnare loro il “diritto di mugugno” che rappresenta da sempre il link naturale per riavvicinare il popolo alle Istituzioni, rendendo possibile  il confronto con coloro che sono stati delegati dalla sovranità popolare a gestire le sorti del Paese. Una speranza che ieri veniva confermata dai fatti quando improvvisamente ho preso coscienza e conoscenza che forse si apriva una finestra sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone e per tutti gli altri cittadini italiani (forse qualche decina) lasciati nelle mani di Stati terzi con una scarsissima se non assente attenzione dell’Italia.

Una fiducia suscitata dall’improvvisa ricomparsa su FB di una pagina titolata al Ministro degli Esteri Emma Bonino (https://www.facebook.com/pages/Emma-Bonino/9005388225?ref=stream), presentata dalla stessa con parole che inducevano ottimismo “Sono contenta di avere questa opportunità di confronto con voi. Vorrei  rispondere a tutti, ma purtroppo non ho sempre il tempo di farlo. Vi chiedo quindi di comprendere e avere pazienza. Per parte mia cercherà di fare del mio meglio.

Una sorpresa rassicurante per tutti coloro che come me hanno seguito le sorti dei due Fucilieri di Marina nel corso degli ultimi 19 mesi. Una pagina dove peraltro i primi spazi di discussione erano dedicati ai lavori dell’ultima Assemblea delle Nazioni Unite ed all’impegno della Farnesina  per la soluzione del caso d’Alessandro. Immediati quindi i commenti di chi come me chiedeva notizie sulla sorte dei due Fucilieri del S.Marco e del perché si fosse deciso di non portare avanti l’arbitrato internazionale.

Il tutto con toni assolutamente educati, senza polemica di sorta, solo incisività determinata dall’affetto nei confronti dei due Fucilieri di Marina. Ci aspettavamo quindi delle risposte costruttive come ci aveva abituato l’ex Ministro Terzi nella sua pagina di FB. Un sereno confronto di idee, uno scambio di pareri, anche su posizioni diverse ma senza appropriarsi dell’esclusività gestionale dei post da parte dell’intestatario della pagina.

In questo caso invece una reazione totalmente diversa. Pressoché tutti gli interventi dei cittadini sono stati rigettati con prese di posizione permeate da sofismi inconcludenti e da giudizi di “off topic” attribuiti a coloro che si proponevano nella pagina del Ministro.  Una gestione  assolutamente poco comprensibili nel momento che il Ministro Bonino si era presentata con le parole  “Sono contenta di avere questa opportunità di confronto con voi”.  

Una dichiarazione di intenti sconfessata quindi dai fatti e non solo dalle parole in quanto gli oltre 50 commenti sono spariti dal Web, cancellati con un’azione di censura assolutamente improponibile in un Paese democratico (o forse non li trovo più io a causa delle mie scarse conoscenze informatiche).

In questo modo è stata cancellata l’opportunità di qualsiasi confronto come i cinquanta post scomparsi avrebbero forse dimostrato, commenti comunque raccolti e conservati, alcuni dei quali anche pubblicati sul Web http://alfredodecclesia.blogspot.it/2013/09/guai-nominare-i-maro-alla-bonino.html?spref=fb. Sono stati cancellati dalla “bacheca che li ospitava  ma esistono ed evidenzieranno sempre l’approccio incomprensibile di chi dovrebbe essere deputato a gestire relazioni internazionali.

Signor Ministro, prendiamo atto della Sua decisione di gestire la pagina come meglio crede. L’aver  cancellato o messo da parte i commenti a cui faccio riferimento è una scelta come tante altre, ma almeno se ancora crede nel confronto democratico tante volte da Lei richiamato,  apra uno spazio sui due Marò e ci dia la possibilità di esprimere democraticamente il nostro punto di vista.

Altrimenti parlare di democrazia è un ripetere solo parole come quelle che ci sentiamo reiterare  da Lei su una soluzione (processo) per Massimiliano e Salvatore “equo e rapido”, mi permetto di dire pleonastiche ed insopportabili dopo più di 600 giorni dall’inizio della vicenda.

29 settembre 2013, ore 14,30


venerdì 27 settembre 2013

I due Marò : intervista del dott. d’Ecclesia al Gen. Termentini



  1. Gen Termentini siamo arrivati a quasi 600 giorni e i nostri ragazzi sono ancora in India. Da un governo che ha nominato inviato speciale Staffan De Mistura potevamo aspettarci qualcosa di diverso? E se si cosa si aspettava che facesse questo governo?
Sono molto pessimista dott. D'Ecclesia  per vari motivi. In tutta onestà, mi sarei aspettato ben altro da questo Governo ed in particolare dal Ministro Bonino da sempre paladina dei diritti umani e che invece per la vicenda dei due Marò non sembra essere coinvolta più di tanto.

Non si conoscono, infatti,  prese di posizione del Ministro. Solo sporadiche frasi di circostanza, spesso retoriche come quando si esprime  sull’equità e la rapidità del processo. Esercizi linguistici parlare di rapidità dopo che sono trascorsi 19 mesi dagli eventi e 6 mesi dall’insediamento del Governo. Offese ai diritti dell’uomo ed alla Giustizia garantendo equità in un processo penale.

Giorno dopo giorno mi convinco sempre di più che come avvenuto in passato per l’Ambasciatore Terzi, anche oggi il Ministro degli Affari Esteri è praticamente estromesso dalla gestione di un problema che invece dovrebbe essere di esclusiva competenza della Farnesina, Dicastero tenutario dell’expertise necessaria per la gestione di fatti e controversie internazionali.

In tutta questa vicenda, infatti, emerge e si conferma sempre di più un’ambiguità gestionale  difficilmente comprensibile. Con il precedente Esecutivo abbiamo visto che fin dal primo momento la Difesa ha rappresentato il polo dove si sono concentrate le iniziative e forse anche delegate le competenze. E’ stata la Difesa, infatti,  a dare l'ok  all'armatore perché la Erica Lexie rientrasse sul porto di Koci ed a sottoscrivere - per quanto noto -  l'impegno con l'India per rendere disponibili per un futuro interrogatorio gli altri 4 Fucilieri di Marina componenti il NMP coordinato da Massimiliano Latorre.

Il Ministro Di Paola ha pagato gli indennizzi alle famiglie dei due poveri pescatori uccisi e per i danni al peschereccio indiano. Un'iniziativa sicuramente non presa in autonomia dal Ministro ma coordinata con la Presidenza del Consiglio se non altro per giustificare l’onere economico da contabilizzare, difficilmente imputabile  agli usuali capitoli di spesa. Un atto  peraltro interpretato dagli indiani ed anche da qualche italiano  come un'ammissione di colpa.

Una Difesa accompagnata da discontinue comparse dell'allora Sottosegretario agli Esteri  Staffan de Mistura, come tale delegato dagli Esteri,  ma in buona sostanza palesemente autorizzato a decidere in autonomia forse sempre dall’Esecutivo, non sempre in sintonia con l’ex Ministro Terzi.

Non solo un’ipotesi, quella della mancata condivisione fra Ministro e Sottosegretario nella gestione degli eventi, ma quasi una certezza considerando il ruolo palesemente ricoperto dal dott. De Mistura nel consigliare il rientro improvviso in India dei due Fucilieri di Marina nel marzo u.s., anche sconfessando sue precedenti convinzioni espresse qualche giorno in merito alla necessità di avviare un arbitrato internazionale.

Da quel momento il dott. De Mistura e non il Ministro degli Esteri é diventato l’interlocutore privilegiato per la trattazione del problema, delegato anche a rilasciare poche e scarne informazioni, di volta in volta riprese quasi testualmente dagli altri Dicasteri interessati alla questione.

Nominato Commissario del Governo per la vicenda, oggi risponde direttamente a Palazzo Chigi,  limitandosi, quasi sicuramente, solo ad informare gli Esteri che diventa portavoce di decisioni prese da altri,  forse anche con il coinvolgimento delle più altre cariche dello Stato.

L'italo svedese Staffan de Mistura, di fatto é diventato il gestore del futuro dei due marò e lo sta facendo con un approccio non sempre condivisibile. Una designazione che lascia perplessi, sicuramente imposta da valutazioni di vertice condizionate probabilmente anche da alleati importanti impegnati a difendere i propri interessi in India.

  1. Il Ministro degli Esteri Bonino ha delegato ad altri le azioni,sembra decisamente fuori ruolo,e anche nelle dichiarazioni ha denotato un assenza e una non conoscenza assoluta della vicenda,deducibile da cose dette non solo in maniera improvvisata ma anche in maniera sciagurata e mi riferisco alle sue dichiarazioni sulle vedove,su quelli che non ci sono più e sulla cocciutaggine nel voler riportare a casa i due ragazzi. Caro Generale ma quando parla il ministro a chi si rivolge?
 Credo di poter ripetere confermando quanto detto in precedenza: il Ministro Bonino si esprime sulla base delle informazioni di cui dispone e che al momento arrivano esclusivamente dal dott. De Mistura in quanto credo che anche il ruolo dell’Ambasciatore a Delhi sia stato al momento ridimensionato per quanto attiene ai fatti specifici.

Leggendo la Sua domanda, penso inoltre, che anche Lei che da tempo si occupa della vicenda abbia consolidato una convinzione simile alla mia, ma quello che mi lascia perplesso é il perché il Ministro Bonino abbia accettato un ruolo di subordine in una vicenda importantissima come quella di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.  Un’accondiscendenza che  appare inusuale conoscendo le caratteristiche intellettuali, professionali e caratteriali della  titolare del Dicastero degli Esteri.

Di fatto si sta ripetendo quello che é avvenuto con il precedente Esecutivo. Una Farnesina di fatto vincolata da decisioni superiori in cui il ruolo di de Mistura diventa dominante e condizionante le decisioni di Palazzo Chigi. Il perché ciò avvenga e sia avvenuto sulla pelle di due cittadini italiani non é facile ipotizzarlo, ma di fatto sta accadendo sulla scia di un passato sicuramente mal gestito e quasi sicuramente condizionato da lobby economiche ed alleanze politiche sul piano globale.

  1. Grazie al vice ministro degli esteri siamo venuti a conoscenza che il governo italiano sin dal primo giorno aveva deciso di affidare all'India la gestione del caso. L'India li processa e se li reputa colpevoli ,si dimostra comprensiva non esasperando la pena che i nostri marò vengono a scontare in Italia.Può un governo trattare i suoi uomini a questa maniera Gen. Termentini,come se fossero due criminali ?
 Questo é l'aspetto che maggiormente indigna. Una serie di fatti che senza offesa per nessuno mi permetto di definire vergognosi per una serie di motivi.  La cessione completa della sovranità nazionale delegando all'India il diritto di giudicare  che nessuna legge internazionale prevede. Il non pretendere che ai nostri militari sia concessa l'immunitá funzionale riconosciuta  dal diritto consuetudinario e pattizio, applicata, peraltro,  dalla stessa India nei confronti di due suoi militari inquadrati nel contingente ONU impiegato in Congo ed accusati di stupro. Il non pretendere che L'India si attenga alla Convenzione di Montego Bay sul diritto della mare da Delhi sottoscritta. Riconsegnare due cittadini italiani ad un Paese che prevede la pena di morte per i reati loro attribuiti, confidando nei contenuti di un documento sottoscritto dall'Addetto di affari indiano a Roma, peraltro sconfessato di lì a qualche giorno  dallo stesso premier indiano Singh in risposta ad una telefonata del Senatore Monti sullo specifico.

Questi i principali aspetti di cui io come cittadino italiano mi vergogno e non vado oltre nell’elencarli per non annoiare. Arrossisco, però,  per questa serie di azioni che evidenziano la inefficacia delle parole dette e ridette in questi mesi dai rappresentanti istituzionali anche di elevato rango. I fatti stanno, infatti, dimostrando che l'impegno istituzionale italiano per i due marò é più formale che sostanziale, un interesse quasi obbligato dalle circostanze ma non sentito come dovere etico.

Parole e solo parole, fatti inconcludenti, che dimostrano una verità al momento incontrovertibile: la valenza indiana nella gestione delle trattative è di gran lunga superiore alla nostra e tale da evidenziare in ambito internazionale una pochezza italiana che va ben oltre la valenza economica del Paese.  

  1. Il 15 Agosto abbiamo saputo dall'inviato De Mistura che c'erano problemi con l'India per l'audizione degli altri 4 marò,hanno aspettato il 15 Agosto per comunicarlo,Cosa andava a fare De Mistura in India,oltre a portare le orecchiette,a trattare l'audizione dei 4?
E come mai continua a ricoprire quel ruolo ,riesce a farsene una ragione?

Alla prima domanda rispondo esprimendo un dubbio : forse il dott. de Mistura fa parte a quella categoria di Funzionari adusi a dire di fronte ad eventi importanti che potrebbero coinvolgerli direttamente,  "io non c'ero, se ero presente ero momentaneamente fuori posto o impegnato in altro ".

 Infatti, appare strano che un Commissario governativo incaricato di mediare per la sorte di due italiani dimentichi di anteporre a qualsiasi richiesta della controparte aspetti sostanziali come quelli dell'impegni sottoscritti a marzo del 2012 su un eventuale interrogatorio degli altri 4 Fucilieri di Marina.

Chi è titolare di responsabilità del genere non può permettersi di disconoscere o solo dimenticare aspetti che si stanno dimostrando fondamentali per la chiusura delle indagini e quindi l’inizio del processo. Elementi difficilmente impugnabili in quanto parte integrante di norme procedurali indiane che prevedono determinate prerogative e diritti decisionali a coloro a cui sono  affidate le indagini.

Aver relegato in subordine questi vincoli rappresenta una imperdonabile sottostima della controparte che dimostra di essere  tuttaltro che sprovveduta. Ancora una volta la conferma della pochezza dei contenuti dell'azione diplomatica italiana a fronte, invece, di una determinazione indiana.

I motivi per cui il dott. De Mistura rimane al suo posto sono noti solo a chi lo ha designato per questo incarico. Sostituirlo in questo momento, comunque, potrebbe dimostrare agli indiani che in questi 600 giorni l'Italia ha sbagliato tutto anche nella scelta dei propri Funzionari. Si potrebbe rimediare al danno affiancando al dott. De Mistura  un supporto,  "una spalla" giustificata dalla stanchezza del Commissario accumulata in questi 19 mesi.

  1. Nessuna parola è stata proferita all'Onu sui marò,nessun incontro ,nemmeno al bar. E' normale tutto ciò Generale?
 Una scelta incomprensibile ed assolutamente difficile da accettare come cittadino italiano. Non un cenno nell’agenda dei lavori, nemmeno un incontro "face to face" se non altro con gli indiani.

Un silenzio generalizzato ormai diventato tombale, come se qualcuno avesse dimenticato o gli è stato imposto di dimenticare che da 19 mesi ci sono due militari italiani in ostaggio di uno Stato terzo.

Non ci sono parole, se prima ho utilizzato l’aggettivo  "vergognoso" ora non vado oltre altrimenti supererei ogni limite di decenza.

  1. Non è venuto fuori nessun nome di chi ha dato ordini che non poteva dare,e a quanto pare in molti sono stati pure premiati .In tutti i paesi del mondo sarebbero cadute molte teste,in Italia no vengono premiati .Come mai generale hanno seguito alla lettera gli ordini del mandante o dei mandanti?
 La parola "ordine" ha intrinseco il significato di un obbligo da rispettare. Un'adempienza che deve essere osservata e non disattesa (to must,  per usare un termine inglese che rende benissimo il concetto ). Forse nell’intera vicenda qualcuno ha interpretato piuttosto che applicato regole e normativa.

L'Armatore avrebbe dovuto informare il Comando della Squadra Navale (CINCINAV) della Marina Militare per avvertire del rientro della Lexie in acque territoriali indiane. Un obbligo previsto da un’apposita convenzione sottoscritta  tra l'Associazione armatori ed il Ministero della Difesa nel quadro delle norme attuative della legge 130/2011.

L'ex Ministro Di Paola avrebbe dovuto chiarire  perché il Comando Operativo Interforze (COI) avvertito dall’Armatore sul rientro della Lexie a Koci come da lui stesso riferito al Parlamento il 15 ottobre 2012, non abbia coinvolto CINCINAV da cui dipendevano sulla linea gerarchico funzionale i Fucilieri di Marina. Una dimenticanza che lascia perplessi per due motivi. Il primo perché il Ministro della Difesa doveva sapere dei vincoli imposti da una convenzione stipulata dalla Difesa. Il secondo, più importante,  é rappresentato dal fatto che l'allora Ministro, già Ammiraglio di altissimo rango, conoscendo le procedure applicate per il coordinamento operativo dei marinai e delle navi impiegate  "Fuori Area" non abbia chiarito perché nella fattispecie ciò non sia avvenuto.

  1. A quanto pare un ruolo particolare continua ad averlo Finmeccanica,e lei lo sbocco finale di tutti quelli che hanno dato gli ordini? E anche di quelli che dovevano monitorare?
 Probabilmente Finmeccanica sta tentando di difendere come é giusto e corretto sul piano imprenditoriale i propri interessi. Si spera solo che non lo faccia sulla "pelle" dei nostri ragazzi sfruttando una situazione ormai ai limiti dell'inverosimile.

8)Cosa si può fare per i nostri ragazzi?E chi dovrebbe farlo gli attuali governanti che si sono bruciati tutti,o dei referenti nuovi nazionali o internazionali,quale può essere la via d'uscita gen Termentini?

A mio avviso l'unica via d'uscita ormai possibile, lecita ed incontestabile, é il ricorso all'arbitrato internazionale attivabile, peraltro,  in brevissimo tempo come confermano esperti di diritto internazionale (anche in sole due settimane). Questa strada, però, è stata abbandonata.

Solo una determinazione internazionale potrebbe, infatti,  indurre l'India a tornare sui propri passi. Un atto forse anche auspicato dagli stessi indiani che sono entrati in un loop senza fine a ridosso delle prossime elezioni politiche. Delhi potrebbe trovare un alibi nella risoluzione internazionale motivando ogni decisone come imposta dall’arbitrato.

Una soluzione che probabilmente agevolerebbe anche Finmeccanica nel risolvere i propri problemi con gli indiani.

Fernando Termentini - Alfredo d'Ecclesia 
27 sett. 2013 - 14,00

venerdì 20 settembre 2013

La vicenda Kazaka, l’altra faccia della medaglia del caso Marò

Alcune emittenti televisive in questi giorni hanno rilanciato un messaggio di Alma Shalabayeva e della sua bimba, moglie e figlia del dissidente kazako Ablyazov, prelevate a Roma e consegnate al dittatore Nazarbayev, che auspicavano un immediato rientro in Italia dopo un’espulsione a dir poco affrettata.

 Un’uscita in video dopo settimane di silenzio istituzionale successivo all’espulsione, nel rispetto delle migliori tradizioni italiane, rafforzate nel caso kazako e nella vicenda dei due Marò.

 In ambedue i casi i vari livelli istituzionali interessati alla vicenda “o non sapevano o se sapevano erano momentaneamente impegnati in altro” e chiedono silenzio per non “innervosire” le controparti. 

 Nel caso kazako gli Interni, gli Esteri e la stessa Presidenza del Consiglio erano all’oscuro di tutto, così come per i fatti dei due Fucilieri di Marina non erano noti gli accordi bilaterali sottoscritti con l’India a tutti coloro che a livello istituzionale stanno seguendo il problema.

 In ambedue le vicende, poi, le dichiarazioni di rappresentanti istituzionali rilasciate alla stampa immediatamente dopo venivano sconfessate in Parlamento. Solo per ricordare, nel caso dei due Marò l’11 marzo l’AGI batte un’agenzia con dichiarazioni del dott de Mistura che informa che Massimiliano e Salvatore non sarebbero stati rimandati in India, decisione concordata fra i Ministri interessati alla vicenda e con la precisazione “siamo tutti nella stessa posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”. Qualche giorno dopo il Senatore Monti in Parlamento smentisce la sua approvazione alla decisione presa. 

 Nei fatti che riguardano Alma Shalabayeva poche le differenze. Un Ministro dell’Interno che “prende atto della vicenda” perché non informato. Il Ministro degli Affari Esteri che solo dopo alcuni giorni dall’evento si limita a rilasciare un’intervista al “Il Messaggero” definendo l’incidente “anomalo” . La Presidenza del Consiglio che comunica che “Rispetto a quanto apparso sulla stampa circa la vicenda della cittadina kazaka Alma Shalabayeva, il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha immediatamente chiesto di avviare una verifica interna agli organi di Governo che ricostruisca i fatti ed evidenzi eventuali profili di criticità”. 

 A fattor comune dei due casi gli interessi economici hanno avuto la prevalenza su tutto, accompagnati anche dall’azione di altri Stati con interessi contrastanti con quelli italiani e che, come emerge da fonti diplomatiche internazionali, sono stati pronti ad approfittare della situazione per incidere sulla visibilità italiana in ambito internazionale. 

 Risorse energetiche nel caso kazako, contratti per commesse militari e civili in quello indiano. Un Financial Times che, forse su input dell’intelligence inglese non informata su fatti che riguardavano congiunti di un dissidente a cui Londra aveva riconosciuto i diritti di rifugiato politico, attiva i mass media italiani che danno immediata rilevanza alla vicenda di Alma Shalabayeva. Lo scandalo di Finmeccanica nella fornitura di elicotteri all’India, con ogni probabilità orchestrato e gestito dall’ Inter Intelligence Service (ISI) pakistano preoccupato che Delhi potesse disporre di velivoli da combattimento in grado di garantire il controllo del Kashmir.

 Il tutto affrontato con un approccio “furbesco” confidando nella “beneficienza indiana” nel caso dei due Marò e nella vicenda della Shalabayeva per compiacere Nazarbayev, il Presidente kazako.

 Strategie non vincenti, però, gestite in ambedue i casi con burocratica lentezza e scegliendo di non affidare in ambedue gli eventi il coordinamento unico al MAE che per mandato istituzionale dovrebbe rappresentare la massima expertise nella gestione di vicende internazionali complesse e destinate ad avere una grossa risonanza pubblica. 

 Per quanto noto, infatti, nella vicenda kazaka ha agito in completa autonomia la Questura di Roma e nel caso dei due Marò l’allora Ministro della Difesa e l’Armatore, almeno per quanto attiene alle decisioni di far rientrare la nave nelle acque territoriali indiane ed alla sottoscrizione degli impegni con l’India sulla garanzia che, all’occorrenza, anche gli altri componenti del NMP fossero interrogati. 

 Ma forse una soluzione è possibile, almeno per risolvere - in tempi brevi ed equi - le problematiche che ancora impediscono il rientro in Italia di Alma Shalabayeva e della sua bimba. 

Ci viene offerta dall’esperienza maturata in questi 19 mesi in cui l’Italia ha lasciato in ostaggio dell’India due propri militari. Distacchiamo in Karzakistan il dott. De Mistura che ormai sembra abbia avviato ad una sicura soluzione i problemi relativi ai due Marò che sono ancora a Delhi, ed affidiamogli la mediazione per risolvere il problema con Nazarbayev. 

 Roma 20 settembre 2013, ore 12,0

mercoledì 18 settembre 2013

I due Marò, ennesima furbata indiana o leggerezza italiana ?


Circola ormai da un paio di giorni la notizia, anche riportata su giornali indiani, che il Governo di Delhi è pronto a denunciare alla Corte Suprema il rifiuto dei 4 Marò che facevano parte del NPM della Lexie, di comparire davanti alla National Investigation Agency (NIA) e che emerge l’intenzione di fermare le indagini in corso.

Indagini che dovevano essere già concluse da tempo e seguite da un immediato processo che sarebbe dovuto iniziare a settembre,come affermato nei mesi scorsi da più fonti istituzionali.

 In prima approssimazione, la  notizia potrebbe sembrare un altro “coniglio” tirato fuori dal cilindro del prestigiatore indiano. Invece un più approfondito esame della vicenda porta a ben altre conclusioni che confermano, se ci fossero stati dubbi,  la non convincente azione italiana a tutela di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sviluppata durante i 19 mesi nel corso dei quali i due militari sono trattenuti in ostaggio in India.

Infatti, leggendo un’intervista al dott. De Mistura pubblicata il 15 settembre dal quotidiano “Il Messaggero” alla domanda dell’intervistatore se l’Italia si fosse o meno impegnata a consentire gli interrogatori in India degli altri 4 Marò, l’intervistato risponde affermativamente.

De Mistura, precisa “In effetti c’è un impegno scritto tra il Governo Italiano e la Corte Suprema dell’India siglato quando c’era il Ministro Terzi. Sarebbe stato meglio, invece di promettere di riportare i fucilieri in India, scrivere che li avremmo “resi accessibili” . Ma da allora è passata molta acqua sotto i ponti ….”.

Dichiarazione molto fumosa nei contenuti in quanto non informa su chi e quando abbia sottoscritto questo impegno tra il Governo italiano e quello indiano. Presumibilmente la Difesa trattandosi della gestione di militari in servizio, “comandati” dalla Marina Militare  a far parte di quel Nucleo di Protezione Militare ed avendo dato il nulla contro per il rientro della Lexie a Koci il COI o altri della catena di Comando e Controllo militare, come reso noto il 15 ottobre 2012 dall’ex Ministro Di Paola.  

Fatti che comunque erano sicuramente noti a marzo del 2013, quando fu deciso improvvisamente di far rientrare i due Fucilieri di Marina in India annullando quanto ufficializzato in precedenza proprio dal dott de Mistura che dichiarava all’AGI  “La decisione di non far rientrare i maro’ in India “e’ stata presa in coordinamento stretto con il presidente del Consiglio Mario Monti e d’accordo tutti i ministri” coinvolti nella vicenda, “Esteri, Difesa e Giustizia”. Aggiunge che “siamo tutti nella stessa posizione, in maniera coesa e con il coordinamento di Monti”. 

Forse in quel momento, nell’affanno delle decisioni che palesemente si accavallavano,  è stato dimenticato questo impegno di cui oggi ci informa il dott. De Mistura. Una valutazione, invece, determinante ai fini della decisione di non far rientrare i due Fucilieri di Marina a Delhi, in quanto era assolutamente prevedibile che l’India si sarebbe presentata a riscuotere la cambiale ipotecaria sottoscritta dagli italiani. 

Una leggerezza ? Una decisione ponderata? Una dimenticanza ? Domande credo lecite a cui qualcuno dovrebbe rispondere per chiarire un quadro di situazione sempre più complicato e per ora solo tratteggiato con aggettivazioni di scarso significato oggettivo.

Roma 18 settembre 2013 - 11,30 

domenica 15 settembre 2013

I due marò, un processo rapido ed equo


Sono mesi che ci sentiamo ripetere che il Ministro Bonino ed il dott de Mistura sono impegnati per risolvere l'oltraggio che lIndia sta portando avanti da 19 mesi nei confronti della sovranità italiana, trattenendo in ostaggio due cittadini italiani.

Un  oltraggio che coinvolge due italiani colpevoli solo di aver scelto di servire lo Stato indossando l'uniforme e di aver creduto fino in fondo nelle Istituzioni. Due militari responsabili di aver difeso gli interessi nazionali come stanno facendo in questo momento le centinaia di migliaia di loro colleghi operativi in terre lontane, che rischiano la propria vita per garantire  la sicurezza internazionale e per mantenere alto il prestigio dellItalia nel mondo.

A costoro, lo Stato deve rispetto e garanzie che vanno ben oltre le frasi fatte prive, peraltro, di riscontri oggettivi. Le Istituzioni non possono limitarsi  a raccontare alla Nazione che sono impegnate per ottenere equità e rapidità nellesecuzione di un atto giuridico indebitamente delegato allIndia da unItalia timorosa di affermare la propria sovranità.

Parole anche smentite da fatti. I termini temporali della tanto decantata rapidità sono rappresentati da 19 mesi ormai trascorsi da quel fatidico 15 febbraio 2012 e la possibile equità indiana è difficile da difendere dopo il  succedersi di eventi che si sono sovrapposti fin dal primo momento.

Assicurare "equità e rapidità" in materia  giudiziaria è un atto pleonastico. Essere giusti e celeri in unazione giudica rappresenta  letica del diritto. Qualcosa dovuto a  chiunque appartiene ad una società civile é fa  parte di uno Stato di diritto. Non è sicuramente una concessione derivata dalla generosità istituzionale  del momento.

Chiediamo, dunque, al Ministro degli Affari Esteri Bonino,  al Ministro delle Difesa Mauro ed al "mediatore" dott. de Mistura di non sprecare energie e tempo per ottenere dall'India garanzie che rientrano nel più elementare rispetto dei diritti umani.

Piuttosto, impegnino il loro tempo ed il loro sapere affinché  Massimiliano Latorre e Salvatore Girone siano restituiti come cittadini liberi alle loro famiglie ed al loro Paese, dimostrando loro che lo Stato mai tradirà le aspettative dei propri concittadini e garantirà sempre  ai propri servitori, siano essi militari o civili, il diritto di godere della "l'immunitá funzionale" ogni qual volta siano destinati a difendere gli interessi nazionali fuori dei nostri confini .

Questa sarebbe una vera vittoria istituzionale dopo 19 mesi di supina accondiscendenza nei confronti di un Paese terzo, non certo il trionfo di ottenere magari una lieve condanna da chi non ha il diritto di giudicare ed un rientro in Patria dei due Fucilieri di Marina, sulla base di accordi bilaterali sottoscritti nellagosto 2012 e che riguardano la gestione di delinquenti comuni.  

Uneventualità che sarebbe lennesima sconfitta per lItalia spacciata invece dalle Istituzioni come un successo che si ha il dubbio sia stato già concordato da tempo sul piano diplomatico, nel rispetto di  Regole di ingaggio concordate con l'India, di cui ha avuto occasione di informarci il Vice Ministro Pistelli.

I nostri Fucilieri di Marina e tutti gli altri servitori dello Stato non auspicano provvedimenti pietistici, vogliono solo essere garantiti dalla propria Patria  quando chiamati a compiere compiti rischiosi ma essenziali per la sicurezza nazionale.  

Roma 15 set. 2013, ore 15,30

venerdì 6 settembre 2013

I due Marò : all’orizzonte scenari sempre più bui


Studiare per 5 anni la grammatica latina ai tempi del liceo rappresentava una noia mortale, in particolare quando si dovevano affrontare gli obblighi di una delle regole ripetitive, quasi assillanti, quella riferita ai verbi “spero, promitto e iuro”, assolutamente vincolanti nell’uso dell’infinito futuro nelle frasi subordinate.

Regola ossessiva caratterizzata però da un significato logico da non minimizzare. Quando si desidera veramente qualcosa, infatti, è  coerente prima “sperare”, poi “promettere” a se stessi di raggiungere l’obiettivo “giurando” di impegnarsi per lo scopo.

Con ogni probabilità il dott. De Mistura durante la Sua formazione scolastica ha avuto occasione di approfondire questo  concetto  solo sotto il profilo lessicale. In questi 600 giorni di trattative con l’India per risolvere la vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone ha continuamente promesso e sperato,  ma senza risultati apprezzabili, confermando che l’infinito futuro non esiste. E’  solo un’utopica speranza di chi pensa di fare promettendo, senza disporre di elementi di riferimento certi.

Tutti noi ricordiamo le molte certezze anche recenti del dott. De Mistura. “il processo si farà nel mese di settembre e sarà breve”, “i Marò saranno a casa entro Natale”, ”farò di tutto perché ciò avvenga”. Non ne conosciamo, però,  le oggettivazioni per cui sono e rimangono delle dichiarazioni di intenti.   

Il dott. De Mistura continua a promettere ai cittadini italiani con un piglio deciso. Sicuramente in perfetta buonafede crede in quello che fa sperare, ma forse dimentica che il suo interlocutore primario, l’India, ben conosce, per cultura e tradizione,  la sottile arte della mediazione ed è pronta a sfruttare a suo vantaggio le certezze del proprio interlocutore, specialmente se impegnato a formulare speranze utopistiche con l’unico scopo di poter affermare :  “io prometto e faccio”.  

Un interlocutore che come noto agli indiani è vicino per pregresse attività ai pakistani ed agli afgani, i primi sicuramente non alleati dell’India, e che sta dimostrando di avere qualche difficoltà nel focalizzare l’essenza del problema.

Piuttosto è impegnato nel cercare di dimostrare la propria expertise in una vicenda complessa e diversa da quanto affrontato come Funzionario dell’ONU. Una trattativa differente da quelle generalmente gestite secondo le procedure delle Nazioni Unite,  quando quasi sempre uno dei due interlocutori parte come vincente in quanto incaricato di  mediare nei confronti di chi è sofferente per carenza di risorse politiche ed oggettive. 

Un dott. De Mistura, inviato speciale dell’Italia, che  spera in continuazione, che promette da quasi 600 giorni di riportarci i ragazzi dopo un breve processo come ripetuto anche recentemente, quando riferisce a Radio Anch’io, subito dopo Ferragosto,  di “essere cautamente ottimista” su una rapida soluzione della vicenda.

Promette anche che “il suo messaggio a tutti i livelli alle autorità indiane era chiarissimo. Ora aspetta la risposta del Governo Indiano, ricordando però che <l’Italia ha tutto l’interesse> che gli altri quattro vengano sentiti,  ma non in India”.

Una frase perentoria, questa ultima, che forse sarebbe meglio non pronunciarla nel bel mezzo di una fase di mediazione. Piuttosto, sarebbe stata, invece, più appropriata ed opportuna all’inizio della vicenda, quando l’India ha iniziato a prevaricare  a danno dell’Italia il Diritto Internazionale e quello pattizio.

Il dott. De Mistura continua a sperare sul fatto che il processo potrebbe essere avviato “in tempi brevi “entro la prima settimana di settembre e si dice “ottimista” ma nello stesso tempo “cauto” sul rientro dei due Marò per Natale.

Annunci immediatamente confutati dalla NIA che ribadisce di voler interrogare i fucilieri Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana ed Alessandro Conte. Una richiesta ufficiale formalizzata all’Italia dal Ministro degli Esteri Syed Akbaruddin con una nota verbale. Un atto diplomatico formale che de Mistura sembra continuare ad ignorare nel momento che seguita ad assicurare “è escluso che i 4 fucilieri di Marina sia inviati a New Delhi a testimoniare”. “non lo saranno - ha spiegato - perché si tratta fra l’altro di una decisione presa in Italia a tutti i livelli, compreso il mio. Siamo fiduciosi (continua quindi a sperare) di trovare un’altra soluzione”.

Anche noi italiani vorremmo finalmente essere certi di qualcosa che giorno dopo giorno diventa invece sempre più incerto. Un auspicio forse però lontano da realizzare memori di quanto avvenuto il 21 marzo dopo che l’11 dello stesso mese il dott de Mistura aveva annunciato alla Nazione che i Marò non sarebbero rientrati in India a seguito di una decisione collegiale dei Ministri interessati e con il beneplacito del Premier Monti.

La speranza cade immediatamente il 5 settembre, quando da Delhi respingono le richieste italiane ripetute in ogni momento da de Mistura e confermate dal Ministro della Difesa Onorevole Mauro su possibili opzioni alternative per sentire gli altri quattro Marò in Italia e chiede con insistenza che costoro debbano recarsi in India per essere interrogati. Il Governo indiano aggiunge anche che un ulteriore diniego italiano potrebbe “mettere a repentaglio il futuro dei loro colleghi imputati”.

Il processo di allontana. Le grandi mediazioni poste in essere dall’italo svedese dott. De Mistura stanno dimostrando di essere inefficaci. Forse si è perso tempo nello sperare e nel promettere senza disporre di elementi certi per farlo, con la presunzione di essere maestri di diplomazia. Convinzione di fatto molto pericolosa perché sicuramente ha portato a sottovalutare i nostri interlocutori indiani con le conseguenze a cui tutti assistiamo.

In questi 600 giorni, invece,  gli indiani hanno sicuramente dimostrato una “saggezza”  nella gestione delle vicende altrimenti sconosciuta agli interlocutori italiani capaci solo di “sperare, promettere e giurare” dimenticando che “l’infinito futuro” non è certezza, ma rappresenta solo un auspicio spesso difficilmente raggiungibile.

Roma 6 settembre 2013, ore 15,00